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"Spazio 1999 , vivete anche voi le avventure di un pugno di uomini alla deriva nello spazio" - Clementoni (1975)

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Nella mia memoria è questo il primo gioco in scatola che ebbi, non considerando il "Sapientino", fatto comprare a mia madre perché ero un fan sfegatato, e qualche volta un po' impaurito, di "Spazio 1999".
Quasi sicuramente io vidi il telefilm di coproduzione italo-britannica in una seconda visione rispetto alla prima messa in onda del 31 gennaio 1976 alle ore 22,00:

Nel 1976 ero troppo piccolo per restare alzato fino a quell'ora, quindi immagino che l'enorme e dotatissima confezione della Clementoni arrivò nel 1977, per il Natale di certo. Non può essere il Natale 1978 perché eravamo già in era Goldrake, mentre "Spazio 1999"è pre "Atlas Ufo Robot", poi i due convissero sui teleschermi, ma il telefilm lo vidi prima del cartone animato giapponese.
La terza caratteristica della confezione di un tipico gioco in scatola della Clementoni, dopo la grandezza e i numerosi accessori, era il prolisso sottotitolo, in questo caso "Vivete anche voi le avventure di un pugno di uomini alla deriva nello spazio", chissà perché il solo "Spazio 1999" non era considerato abbastanza invitante.
Purtroppo il gioco fu una delusione, probabilmente non ero dell'età corretta, ancora troppo piccolo, il problema era che nessuno in cortile ci voleva giocare... nessuno...
Effettivamente, dopo aver letto e riletto il regolamento, posso capire il perché non fosse un gioco amato da me e dai miei coetanei, procedeva in maniera po' troppo macchinosa, direi astrusa.
Quindi non posso affermare se il gioco in scatola fosse bello o brutto, semplicemente mia madre spese dei soldi per nulla, se non per farmi giocare con le quattro Aquile colorate, che usai abbastanza in fretta per altre attività ludiche, e poi persi. 
E' questo, forse, il motivo per cui gran parte delle confezioni che si trovano sul web o ai mercatini mancano spesso di tutte o alcune delle Aquile: 
i bambini si stufavano del gioco e usavano le Aquile per altro, il gioco restava intonso, ma le astronavicelle mancavano.

Spero che qualcuno che ci giocò attivamente possa darne un giudizio con cognizione di causa nei commenti  ;)


         

L'apertura dell'opening con quel rullo di timpani iniziale e i fiati è stupenda, la chiusura un po' banalotta, ma è epica il giusto per un gioco in scatola a cui sono fortemente affezionato, pur non avendoci praticamente mai giocato!   ^_^

Piccola digressione.
Ormai hanno fatto il remake di film di qualsiasi cosa, le serie tv remake di qualsiasi cosa, i reboot, i sequel, i pre-sequel, i post-sequel... eppure "Spazio 1999"è uno dei pochi titoli che è sfuggito a questa cannibalizzazione dei ricordi.
Certo che la storia di una Luna che viaggia spedita nello spazio è troppo ridicola da digerire nel 2022, nel 1975/77 eravamo molto ingenui, e poi dovrebbero cambiargli il titolo almeno in "Spazio 2099"   ^_^



Scorrendo le 69 (70 con questa) recensioni di giochi in scatola si noterà che spesso queste confezioni erano dotate di "computer" o "elaboratori", oppure erano denominati come "giochi elettronici", tutto questo perché avevano una batteria, una luce e, in qualche occasione, un cicalino (una piccola bobina elettromagnetica).
Non poteva fare eccezione un gioco in scatola che si ispirava ad un telefilm di fantascienza in cui il computer era parte integrante della sceneggiatura di ogni episodio.
Era questo rossissimo "Elaboratore Centrale" a dare il consenso alle mosse che volevi fare, il regolamento prevedeva tre status di risposte, una scelta scarsamente binaria se si voleva imitare un computer:
POSITIVA = accensione dell'OK ed eventuale cicalino;
NEGATIVA = solo suono del cicalino;
NEUTRA = nessun effetto sonoro o luminoso.

Per quanto banale possa essere nel 2022 questo chassis di plastica ci dava ben tre stimoli:
la luce;
l'OK sullo schermo;
il suono.

Ricordo bene che, accantonata ormai l'idea di giocare al gioco in scatola, mi mettevo ad inserire il puntale nella scheda preforata al solo scopo di ottenere la luce e il ronzio, era affascinante.. da dove diavolo arrivavano?
Era per forza fantascienza!
In realtà non era neppure elettronica, era mera elettrotecnica ^_^

L'Elaboratore Centrale!!!! 



Quando si inseriva la scheda di metallo, questa fungeva da doppio collegamento elettrico, e poteva far accendere sia la luce che attivare la bobina in base al foro scelto.


Lo schermo non era altro che un cartoncino con scritto OK, ma eravamo felici lo stesso.
Comunque meglio i videogiochi   ;)


Forse inconsciamente non vorrò ammettere che non ero un bambino molto sveglio, ma il regolamento non l'ho capito neppure da adulto... il che fa di me un adulto non molto sveglio   >_<



Da ricordarsi che c'è un doppio errore nella descrizione della dotazione inerente le carte dell'Elaboratore Centrale e quelle dei Piani di Volo, che non sono 36, come riportato, ma 34.




Sono abbastanza sicuro ce alcuni dei nomi dei pianeti siano quelli presenti anche nella serie, ma non sono certo che siano tutti corretti.


In pratica per ogni mossa bisognava consultare l'Elaboratore Centrale, poi era ovvio che si rompesse...
La misura della scarsa fluidità di gioco era che se l'Elaboratore Centrale ti dava risposta negativa ad una domanda, potevi riprovarci con un'altra carta finché ne avevi, probabilmente si resero conto che altrimenti il gioco non sarebbe mai proseguito.



Quelle grigie sono le UE, Unità di Energia.

Questi sono i talloncini che permettevano di tracciare la rotta verso la Terra sul quadrante più piccolo, il Monitor Stellare, immagino il casino con gli eventuali incroci di rotte dei vari giocatori, dato che le rotte non erano identificate con il colore del singolo giocatore.


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