A fine gennaio "Vinile" aveva dedicato uno speciale di una ventina di pagine alle sigle dei cartoni animati giapponesi, pur con qualche errore e qualche mancanza (almeno in un caso molto grave), ho trovato molto meritoria l'attenzione della redazione, che non ha come target i fan dell'animazione giapponese:
In questo numero estivo la redazione di "Vinile" torna sul tema sigle, questa volta in maniera un po' più generica, trattando le sigle in generale, anche di programmi e non esclusivamente per bambini. Chiaro che i dischi delle sigle indirizzate ai bambini furono quelle che vendettero di più, quindi hanno maggiore spazio.
Il dossiere si divide in due parti, nella prima c'è una lunga intervista di sei pagine ad opera di Emmanuel Grossi ad Alessandra Valeri Manera dal roboante titolo "Nientepopodimenoché... Alessandra Valeri Manera!"
Il secondo articolo di sette pagine è incentrato sul collezionismo di dischi delle sigle, dal titolo "Cacciatori di sigle, origini ed evoluzione di un fenomeno discografico", a cura di Diego Pavesi e Gabriele Maestri.
Consiglio l'acquisto della rivista, in fondo il tema sigle è trattato dalla stampa raramente, ma visto che "Vinile" l'ha già toccato due volte, sarà il caso di tenerli d'occhio :]
Purtroppo il mio giudizio sull'opera di Alessandra Valeri Manera inerente l'animazione giapponese in televisione e le sigle è totalmente negativo.
Il fatto solo di leggere "basta nominarla per evocare, praticamente in tutti gli italiani tra i trenta e i cinquant'anni, bei ricordi di cartoni animati e indimenticabili sigle televisive", mi fa andare un pochino in bestia...
Ecco, si vede che io faccio parte di quel "praticamente", ed essendo un over 50 mi ritengo un privilegiato che è cresciuto con i cartoni animati giapponesi prima che l'intervistata facesse scempio di trame e fece ricantare a Cristina D'Avena tutte le amate sigle che ricordavo con affetto.
Ho cercato qualche informazione sull'età dell'intervistatore, non l'ho trovata, ma dalle immagini ipotizzo sia sulla trentina. Ergo è cresciuto con gli anime censurati e tagliati da Fininvest/Mediaset e con le sigle ricantate dalla D'Avena, quindi per lui quegli anime sono la normalità. Probabilmente non è neppure un appassionato di animazione giapponese, altrimenti saprebbe che i fan più datati (fin gli over 40) non gradiscono quello che venne compiuto nei programmi per bambini/ragazzi di "Italia 1", "Rete 4" e "Canale 5".
Sia chiaro, Alessandra Valeri Manera era una dipendente Fininvest/Mediaset e seguì semplicemente le direttive dei suoi superiori. In fondo non fregava nulla agli autori e produttori nipponici se le loro serie venivano rilocalizzate, censurate e stravolte sistematicamente, perché doveva interessare qualcosa negli studi di Cologno Monzese?
Semplicemente non ho apprezzato come Valeri Manera trattò l'animazione giapponese seriale, come non ho apprezzato la ricostruzione riguardante i cartoni animati giapponesi che si evince da questa intervista. Mi pare una storia un po' diversa da quello che successe, magari un paio di domande più informate sarebbero state utili
Un giorno mi piacerebbe leggere un minimo di autocritica della Manera per i tagli che infersero a così tante serie, spesso serie che erano già state mandate in onda in versione integrale senza nessuno scandalo. Stesso discorso per il rifacimento delle sigle, chissà, prima o poi...
La cosa che ho sempre trovato assurda è che Fininvest/Mediaset comprava serie con tematiche particolari, poi le doveva censurare perché non adatte ai più piccoli, che non erano il target originario della serie!
Facevano prima a non comprarle...
Ad una domanda sulle canzoni interne ad un anime ricantate tenendo la base giapponese e cambiando il testo in italiano (cosa anche sensata, sia chiaro), l'intervistata risponde che ci furono proteste da parte dei "puristi appassionati di manga giapponesi"...
Dico io, "manga giapponesi"... e per fortuna che è del settore.
Come ho scritto sopra sono un po' prevenuto verso la ex responsabile dei programmi per ragazzi della Fininvest/Mediaset, forse altri lettori con una mentalità più aperta troveranno l'intervista piacevole ^_^
Molto interessante la lettura di questo articolo sul collezionismo delle sigle tv, in cui largo spazio è dato a quelle dei cartoni animati giapponesi. In qualche modo lo si può considerare un approfondimento del secondo degli scritti del numero di "Vinile" che ho linkato sopra, che si occupò dei 45 giri più rari degli anime.
Qui sotto il sommario del numero che si può acquistare ora in edicola, che costa 12,90 € in quanto contiene uno speciale discografico su Mina.