Della mostruosa moltitudine (potenzialmente infinita) di articoli sui cartoni animati giapponesi che ho recuperato in questi anni solo due vennero ospitati dal "Manifesto", uno dei due è questo sulla signorina "tutte lentiggini" a firma di Antonio Faeti.
L'autore non gradiva molto l'animazione giapponese che veniva trasmessa dalla televisione pubblica e privata italiana, non era un pasdaran dei nemici dei cartoni animati giapponesi, ma lo si poteva tranquillamente posizionare tra gli esperti assai critici.
L'intento di questo articolo doveva essere quello di studiare seriamente "Candy Candy", ma mi pare che non ci si sforzò moltissimo.
Fino ad oggi ho postato le recensioni di due saggi di Antonio Faeti in cui si è occupato di anime, in un terzo libro venne interpellato come esperto del settore, oltre ad un articolo su Panorama in cui venne chiamato di nuovo in causa come esperto:
"Mal di Goldrake", di Chiara Valentini - Panorama 23 gennaio 1979 (viene consultato come esperto);
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980) (viene consultato come esperto);
Direi che Faeti, come Giannalberto Bendazzi, fa parte di quello stuolo di esperti di fumetto ed animazione che si schierarono contro gli anime (a differenza di pochi altri colleghi), ribadendo punti di vista spesso erronei, che avrebbero potuto confutare da soli grazie alla loro conoscenze del settore.
In un altro suo articolo del marzo 1981 parrebbe aver cambiato un pochino idea sugli anime, ma in seguito in vari saggi ribadirà il legittimo punto di vista mediamente negativo.
Probabilmente il saggio del 1983 è quello in cui si possono notare gli errori più colpevoli, perché il tempo per analizzare la tematica non era mancato.
Tra l'altro mi sono accorto solo nel momento di scrivere questo post che l'articolo che mostro ora sul "Manifesto" era stato inserito nel saggio del del 1983... una bella riciclata... ormai avevo già scritto tutto... chiedo venia.. diciamo che il post, seppur ripetitivo, serve come testimonianza ^_^
Saltando la premessa di Faeti ad inizio articolo, che va oltre le mie capacità di comprensione, l'autore fa riferimento alla serie di "Candy Candy" trasmessa da "Telesanterno", infatti su "TV Sorrisi" dal 9 al 15 novembre 1980 c'era Candy due volte al giorno ^_^
L'articolo parrebbe abbastanza ironico, altrimenti non avrebbe avuto senso tirare in ballo Mata Hari e Komeiny... forse una piccola occasione persa, specialmente se ci si riprometteva di "studiare" Candy Candy, direi che il prof sarebbe stato da rimandare a settembre ^_^
Sia chiaro, nel 1980 non era facile trovare informazioni sull'animazione giapponese, di certo difficile, ma non impossibile per chi si occupava di fumetto per professione.
Una richiesta di informazioni all'ambasciata giapponese? Tanto mica erano segreti industriali...
Una lettera ad un qualche professore universitario nipponico che insegnava in Italia?
Contattare qualche autore giapponese?
Farsi un viaggetto in Giappone come fece la Rai?
Quello che non ho ancora compreso è perché, una volta saltata fuori l'animazione giapponesi in Italia, gli esperti del settore, che conoscevano a fondo il mondo del fumetto ed animazione statunitense, sudamericano ed europeo (ovest ed est), ma nulla su quello nipponico, non fecero il passo successivo di cercare di capire, di informarsi in prima persona, per quanto questo fosse arduo in quel periodo.
Bisognerà aspettare una nuova generazione di esperti alla fine anni 80 per avere qualcuno che cerca informazioni di prima mano.