Secondo numero della bella rivista "Anime Cult", mi è piaciuta quanto il primo numero, salvo due aspetti più uno organizzativo non legato agli articoli.
In questo numero sono presenti ben sei(!) interviste:
a Cristina D'Avena;
a Rumiko Takahashi;
a Yoshiko Watanabe;
ai Kappa Boys (prima parte);
a Claudia Bovini direttrice di Star Comics;
a Claudio Maioli autore della sigla di "Ken il guerriero".
Quale di queste sei è nobilitata della parte inferiore della copertina con tanto della dicitura "INTERVISTA ESCLUSIVA"?
Quella a Rumiko Takahashi, peccato che venne fatta a gennaio 2019 in Francia... ok, non era mai stata tradotta dal francese e pubblicata in Italia (sicuri? il web è sterminato), ma considerando che nel primo numero era stata pubblicata un'altra "INTERVISTA ESCLUSIVA" a Go Nagai del 2007(...), temo che la redazione di "Anime Cult" sia affetta dalla sindrome delle "interviste esclusive retrodatate" ^_^
Non che l'intervista alla Takahashi sia brutta, ma sono passati quattro anni... tutte le altre cinque interviste le ho trovate altrettanto interessanti, se non di più, oltre che attuali.
In special modo quella di Yoshiko Watanabe, personaggio poco conosciuto che meriterebbe maggiore approfondimento sulla sua carriera italiana legata alle riviste in cui le disegnava:
Spero di non trovare nel terzo numero un'intervista a Hayao Miyazaki del 1979, ovviamente ESCLUSIVA e MAI PUBBLICATA PRIMA IN ITALIANO ^_^
Come si può vedere, rispetto al primo numero (che era stato spedito fuori abbonamento), ho postato immagini digitali, in quanto non ho materialmente con me la rivista cartacea, ma solo il PDF della versione digitale (inserita automaticamente nell'abbonamento).
Nel primo numero avevo spiegato che, visto il costo assai vantaggioso dell'abbonamento avevo optato per questo, ma quando mi ero informato telefonicamente con i gentili e disponibili addetti della "Sprea Editori" avevo espressamente chiesto se l'invio per posta della rivista era tracciato e con spedizione di circa cinque giorni, quindi non una spedizione ordinaria, con tempi lungi.
Ed ero stato tranquillizzato su questo aspetto: spedizione tracciabile e celere.
Poi nel primo numero c'era anche la pubblicità dell'abbonamento, che confermava questa informazione telefonica, la conferma è anche in questo secondo numero, in cui si promette la "CONSEGNA GARANTITA ENTRO 48H", dove immagino che "H" stia per ore.
Perché non ho aspettato la rivista cartacea per fare questa recensione ed ho usato le immagini del PDF?
Perché ieri mi è giunta la mail che ho affiancato alla pubblicità dell'abbonamento con spedizione in 48 ore, in cui mi si avverte che le Poste Italiche non garantiscono tempi di consegna prevedibili, e quindi potrebbero volerci fino a 14 giorni... poi magari arriva lunedì, però a me era stata garantita la spedizione in tempi brevi, cosa ribadita nella pagina qui sopra di questo numero due.
Come la mettiamo?
Sia chiaro, a me va bene anche aspettare 15 giorni, mica me la devo mangiare la rivista, ma semplicemente avrei voluto saperlo PRIMA di fare l'abbonamento, non dopo, avrei valutato il da farsi.
Non si può sempre scaricare la colpa sulle disastrate poste italiane, che è come sparare sull'Ucraina... una casa editrice dovrebbe sapere, come dimostrano nella mail inviata ieri, i tempi medi per la tipologia di spedizione inclusa nell'abbonamento.
Preciso che il primo numero mi era arrivato in tempi record per avevo pagato la spedizione circa 5 euro, essendo fuori dal pacchetto dell'abbonamento, che partiva dal numero due.
L'alto aspetto che non ho gradito, di un numero per altro del tutto meritevole, è l'editoriale di Alessandro Agnoli (CEO della Sprea Editori) in cui già il titolo mi ha lasciato perplesso:
"Revisionismo storiografico per la censura"
Cioè? O_o
Forse ho capito leggendo l'editoriale, in cui il CEO "riabilita" la figura di Alessandra Valeri Manera:
Alessandro Agnoli ritiene che:
In quel periodo tutti eravamo indignati per le censure e i riadattamenti che i prodotti del Sol Levante subivano, soprattutto quelli trasmessi nelle reti nazionali. Il capro espiatorio di tutti i mali era molte volte la povera Alessandra Valeri Manera (responsabile della programmazione per ragazzi di Fininvest) – che invece oggi è riconosciuta giustamente come una visionaria che seppe importare per più di 15 anni anime di qualità nel nostro Paese. L’indignazione generale di noi “otaku”, al tempo, non teneva conto di moltissimi aspetti che invece oggi sono estremamente chiari. La programmazione per ragazzi, soprattutto con gli ascolti stratosferici di quegl’anni (4-5 milioni di telespettatori incollati davanti alla tv) aveva sulle proprie spalle una grande responsabilità, visto il pubblico molto giovane. Il problema era, semmai, quello di aver trasmesso (e quindi proposto) delle serie tv che avevano originariamente un target più adulto a un pubblico più giovane, rendendo quindi necessari dei rimaneggiamenti per poter rendere le serie adatte, e soprattutto per non suscitare le ire delle associazioni dei genitori, sempre sul piede di guerra.
E, del resto: avremo preferito non vederle per niente?
Io capisco che in Italia si riabilita chiunque, ma a me pare che il CEO ragionamento sia poco ragionevole :]
Perché acquistare serie pensate per adolescenti e censurarle perché non adatte ai bambini?
Era ovvio che non andassero bene per i bambini italiani!
Che male poteva fare ad un bambino italiano veder mangiare gli onigiri?
Sarebbe rimasto pietrificato dagli arancini di riso nipponici?
Che problema c'era nel vedere degli ideogrammi sul televisore?
Potevano essere messaggi di qualche oni?
Perché censurare i personaggi animati giapponesi che facevano il bagno?
I bambini italiani non si lavavano anch'essi?
Perché togliere i riferimenti religiosi di un'altra cultura?
Poco sicuri della religione autoctona?
Poi si decide questa politica editoriale?
Va bene, ma chi la mette in atto non era mica obbligato, esiste sempre l'opzione di cambiare lavoro se si ritiene che le scelte editoriali siano errate, se uno non si dimette, continuando con gli adattamenti e le censure, penso lo si possa continuare a criticare con educazione.
Sia chiaro, Alessandra Valeri Manera mica ha commesso crimini contro l'umanità, si parla solo di cartoni animati giapponesi, ma farla passare come capro espiatorio mi pare un pelino da revisionismo storico ^_^
Giustamente non fregava nulla agli autori nipponici se le loro opere venivano massacrate a targhe alterne, perché se ne dovevano preoccupare gli adattatori italici?
Detto ciò farle anche i complimenti mi pare esagerato, poi sarò io che non capisco le complesse dinamiche editoriali di riviste e televisioni nazionali, della qual cosa mi scuso, spero che verso di me si possa aver la metà della comprensione che si dimostra verso Alessandra Valeri Manera.
La cosa bella è che in questo numero c'è un esaustivo scritto del blogger Miki Moz proprio sull'adattamento fininvestaino delle cinque stagioni di "Sailor Moon", e poi il CEO che "assolve" colei che adattava "Sailor Moon".
Misteri editoriali...
L'indice del bel secondo numero, che stavolta mi pare abbia trattato più tematiche anni 80 e 90, rispetto al primo numero più sugli anni 70 ed 80.
Il contenuto del prossimo numero.