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Megaloman (1979) - puntata 11

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I punti salienti della trama ordita dagli sceneggiatori nipponici mi sono parsi cinque:
L'ultimazione dell'inserimento delle pile energetiche nel sottosuolo giapponese, il cui scopo reale resta, a causa dell'adattamento italico, ancora oggi un bel mistero...
Il dilemma etico di Ippei, che deve mentire ai propri genitori per salvare la Terra;
Il sistema di avanzamento gerarchico della Tribù dal Sangue Nero;
La Stella di Rosetta sta per subire un disastro ambientale in stile Vega;
L'arrivo del Pianeta Fortezza comandato da Capitan Delitto verso la Terra.

Nella puntata si dice che queste benedette pile energetiche servirebbero per appropriarsi dell'energia solare terrestre, poi dell'energia del "sistema solare", che io intendo come "sistema planetario".
Ma non potevano piazzare dei pannelli solari sulla Luna per avere dell'energia solare?
Ma poi, sulla Stella di Rosetta, non hanno un sole?
Non possono prendersi la LORO energia solare, kemminkia vogliono dalla nostra?
Infine, questa fantomatica energia del "sistema solare", in base a quale legge scientifica risiederebbe sul territorio giapponese?
Ippei è un bravo bambinetto, aiuta addirittura i genitori nella trattoria di famiglia, però, quando necessita di uscire in missione, deve mentire loro, la qual cosa lo turba non poco. Si vede che gli sceneggiatori si posero il problema di spiegare ai giovani telespettatori che non si deve mentire ai genitori, ed in questa puntata Ippei sarà sincero.



Il titolo dell'episodio è "Disputa per il comando", ma la disputa dura veramente poco...
In questa puntata Capitan Delitto viene promosso a capo delle operazioni di conquista della Terra, il metodo è assai curioso... Capitan Delitto uccide il proprio superiore diretto, che si era permesso di redarguirlo, ne indossa il casco dorato e si autonomina capo.
Ottimo sistema meritocratico  ^_^
Prima di defungere, casco d'oro ci mette al corrente che sul loro pianeta, a causa degli effetti nefasti di un'arma che stavano elaborando, si sta scatenando un disastro ambientale. Uguale uguale a tante serie animate del periodo.
La puntata si chiude con Capitan, o Generale Delitto, che parte per la conquista della Terra a bordo del Pianeta Fortezza, creando così una grande attesa per il dodicesimo episodio.



Prima di iniziare la recensione della puntata mi vorrei soffermare su una breve scena in cui si scoprono gli altarini degli "effetti speciali" inerenti il volo di Takashi.
Quando il nostro eroe si tuffa in picchiata verso il terreno, vengono mostrati dei supporti laterali che immagino servissero come imbracatura atta a far ruotare l'attore.


Troviamo i becchini che creano un'altra cupola per posizionarvi la pila energetica autotrivellante, ma lo fanno in pieno giorno, sulla riva del mare di una spiaggia pubblica... chiaro che passi il Sampei del caso... ma non potevano fare queste operazioni segrete di notte?  >_<



Il malcapitato viene fatto dipartire, ma è il metodo ad essere curioso: preso per la faccia, viene scagliato a metri e metri d'altezza, per poi precipitare esanime al suolo.
Non potevano sparagli con dei raggi laser?



Nel momento in cui la pila energetica entra nel terreno un segnale appare sugli strumenti di Mari, che quindi si presuppone stia a monitorarli h24... ma il segnale dura troppo poco per essere individuato con precisione.
Il capo becchino informa Capitan Delitto che l'operazione è terminata con successo, a cui viene ordinato di procedere con l'installazione della quinta pila energetica, ma non erano di più?



Casco d'oro, il superiore gerarchico di Capitan Delitto (che indossa un casco d'argento), lo informa che "l'arma elettronica che avevamo costruito per conquistare lo spazio è impazzita, e ha cominciato a distruggere la natura", seguono immagini di disastri ambientali.
Sulla Stella di Rosetta hanno bisogno dell'energia solare della Terra, quindi Casco D'oro invita Capitan Delitto affinché sia dia una smossa, il quale replica che mancano solo due basi per terminare l'operazione.



Cambio di scena.
Ippei sta servendo ai tavoli del ristorante dei genitori, ma arriva la convocazione di Mari, in quanto la trivellazione della quinta pila energetica li ha messi in allarme. Il padre non vuole farlo andare via, ma il bambino gli racconta una bugia e se la fila.



Appena installata la quinta(?) e penultima base Capitan Delitto viene convocato da Casco D'oro, alias il generale Mosuk(?), che lo cazzia perché i terrestri si sono accorti delle loro mosse, in quanto è stato troppo precipitoso, ma era stato proprio lui ad incitarlo a fare in fretta visti i problemi sul loro pianeta natio!
Quindi il generale Mosuk esonera dal comando Capitan Delitto, che non la prende tanto bene... sfodera la spada ed inizia il duello.



Ad un certo punto compaiono delle luci sullo schermo, e di colpo ritroviamo il generale Mosuk  incatenato, segue tortura tramite lampi di luce ed accasciamento al suolo.



Capitan Delitto si china, toglia il casco al generale Mosuk e lo indossa, nominandosi Casco D'oro.
Il viso di Capitan Delitto mi ricorda qualcuno...
Rammento che questa scena ai tempi mi colpì, ormai avevo un po' di consuetudine con le dinamiche dell'intrattenimento nipponico, la serie era appena iniziata, eppure il comandante in capo veniva eliminato in una maniera tanto spiccia.
In questa scena il doppiaggio italico fa dire a Capitan (o generale) Delitto che il generale Mosuk sarà trasformato in kaiju e mandato a combattere sulla Terra, ma in realtà vediamo che è il solito poveraccio di soldato a subire kaijuchizzazione.
Forse gli adattatori pensarono di edulcorare l'omicidio del generale con quella frase.



I becchini stanno installando l'ultima pila energetica.



Mari e compagnia questa volta individuano il luogo preciso dell'operazione nemica, ma fuori dalla loro base arriva il padre di Ippei in cerca del figlioletto.
Il bambino affronta il padre dicendogli che era scomparso per combattere contro gli alieni, quindi gli racconta la verità, in attesa della punizione che il padre deciderà di infliggerli per aver mentito in precedenza Il padre perplesso ovviamente non gli crede, ma in quanto bambino gli concede il diritto di inventarsi delle storie fantasiose.
Takashi si complimenta con Ippei per essere stato tanto coraggiose ed aver detto la verità, anche se non creduto.
Combattere gli alieni ed essere sinceri ha il medesimo valore etico.



Mentre Takashi sta volando vede la cupola rosa, atterra, ma si trova contro una schiera immane di alieni.



Arriva il resto della truppa è scatta il combattimento corpo a copro.
Da notare che gli abiti "civili" dei ragazzi hanno i medesimi colori della tuta da supereroi.


Ippei viene ferito ad una gamba da una lancia aliena, arma molto tecnologica... ma viene salvato da Hyosuke.


Compare il mostro, la cui caratteristica è scagliare delle incudini posizionate al posto delle mani, ma non solo...



Ora che anche l'ultima pila energetica è stata posizionata, Capitan Delitto impartisce l'ordine di far rotta con il Pianeta Fortezza verso la Terra.



Intanto anche Hyosuke viene ferito.


 Lo stuntman di Megaloman mette in mostra le solite abilità funamboliche.


Megaloman recide il secondo ed ultimo arto a maglio.



Ma il mostro ne ha un terzo, non più scagliato dalle mani, ma dal...


 Finale con la classica esplosione da omicidio colposo   ^_^



I nostri eroi sono molto provati dallo scontro.
Mari conclude la puntata comunicando a Takashi che dallo spazio sta arrivando qualcosa!



"Onda TV" dall'11 al 17 febbraio 1979

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Questo numero di "Onda TV" non contiene articoli sull'animazione giapponese, anzi, contiene un solo articolo, su "Tele Milano", più un trafiletto sui nuovi telefilm di "Antenna Nord".
Perché lo posto?
Perché è il numero più vecchio in mio possesso e di questa rivista avevo messo ad oggi solo due numeri.
"Onda TV" era una pubblicazione prettamente nordica, quindi ottima per indagare i primi palinsesti delle tv locali private milanesi (per quanto mi riguarda), purtroppo sul versante cartoni animati giapponesi aveva la desolante consuetudine di non riportare il titolo della serie, vi si può leggere solo una lunga serie di "cartoni animati" o "disegni animati". Inoltre la scaletta dei programmi partiva sovente dal pomeriggio, in alcuni casi pomeriggio inoltrato, ergo veniva tagliata fuori tutta la programmazione che vedevamo quando tornavamo a casa da scuola.
Fa eccezione il solito "Kimba il leone bianco", che fu la prima seria animata giapponese seriale ad essere trasmessa in Italia dalle tv private, il cui titolo possiamo leggere su "Antenna Nord" alle ore 20,00 dal lunedì e su Telereporter alle 18,30 dal martedì.
Il fatto che nella stessa settimana la medesima seria animata nipponica venisse trasmessa da due emittenti differenti, crea quella difficoltà di risalire alla prima messa in onda italiana di un anime quando ci si basa solo sulla propria memoria. Chi la seguiva su un canale non concorderà mai con chi la seguiva su un altro canale, ed in questo specifico caso io captavo entrambe le emittenti, generando caos mnemonico in buona fede.
C'erano poi i cartoni animati non giapponesi, come il polacco "Bolek and Lolek", che mi ha flashato quando l'ho rivisto su You Tube, lo avevo rimosso!


           


Resto sempre più basito quando penso al fatto che gli adulti di allora furono sorpresi dal successo dei cartoni animati giapponesi, ma ci si rendeva conto di quali programmi venissero propinati ai bambini?
Manco c'erano i dialoghi in questa animazione dell'est Europa!
Attenzione, io adoravo il "Professor Baltazar" e la talpa, mentre Gustavo un po' mi deprimeva, ma tutta questa animazione non giapponese aveva disegni più belli, colori più belli, musica più bella e trama più bella degli anime?
"Onda TV" mi pare che puntasse molto sull'informazione inerente i film in programmazione, spesso sono presenti brevi sinossi, vi si trovano anche un certo numero di film di fantascienza giapponesi degli anni 60 e 70.
Se mancano i titoli dei cartoni animati, non vennero omessi, invece, i programmi di intrattenimento autoprodotti da ogni emittente locale, di alcuni a vaghi ricordi, visto che siamo all'inizio del 1979.



Resta interessante l'articolo su "Tele Milano", pre "Canale 5", molto prima di "Canale 5".









Oggi la gente racconta gli affari propri sui Social, ieri inviavano una lkettera ad una perfetta sconosciuta  ^_^
Quel numero di "Cinema & Superotto" ce l'ho, mi sa che lo posto prossimamente  ^_^





Sally Oldfield, bella voce.


        
















Miss Bustarella sia sempre lodata  ^_^
Da notare la ragazza a destra che aveva già una postura più adatta ad una trasmissione del genere, le altre paiono in visita dal medico della mutua.
L'ultima a sinistra sfoggiava un micro due pezzi!











"Thumbelina" ("Sekai Meisaku Douwa: Oyayubi Hime") - "Cinema & Superotto" febbraio 1979

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Questa testata "Cinema & Superotto", nonostante le mie infinite ricerche online e nelle emeroteche, non la conoscevo, l'ho scoperta ad un mercatino dell'usato, bella imbustata a neppure un euro. Sono poi riuscito a consultare tutta l'annata 1979 in una biblioteca, purtroppo il 1980 pare essere introvabile, mentre su Ebay qualche numero del 1979 compare.
All'inizio del post precedente è presente la pubblicità di questo secondo numero (anno I), quindi ho pensato di inserirlo quasi in toto:
"Onda TV" dall'11 al 17 febbraio 1979

La copertina è dedicata al primo film di Superman, che sarebbe arrivato nelle sale cinematografiche italiane proprio nel febbraio 1979, quindi l'articolo è una simil anteprima un po' striminzita. Forse avrebbero posticipare la copertina a marzo e fare un articolo sul film nella versione doppiata in italiano.
Sono presenti un paio di pubblicità di pellicole in superotto di Goldrake (e di altri film), che fanno sempre la loro bella figura, ho quindi preso spunto da ciò per inserire la nuova etichetta "Superotto", visto che ho qualcosina d'altro in merito.
Essendo la rivista dedicata al cinema e al superotto, sono presenti le nuove uscite disponibili, un po' come succederà in seguito con le VHS.
Mi ha sorpreso vedere a centro pagina le immagini di otto film nella medesima modalità di quando, nelle riviste sulle VHS, si renderanno disponibili le copertine da applicare alla custodie delle cassette registrate da tv. In seguito sul web verrano prodotte le copertine dei DVD pezzotti di vari anime, visto che in commercio non esistevano.
La consuetudine pare nascere da questa rivista!
Non manca qualche pubblicità di prodotti tecnologici per la cineproiezione casalinga, che ai tempi non penso avesse avuto costi contenuti o comunque popolari.



Nella rubrica "Il Tuttofilm", dove c'è la recensione di "Superman", è presente quella di un film d'animazione della Toei abbastanza dimenticato in Italia, di cui non sono riuscito a trovare traccia nelle pagine dei programmi cinematografici dei quotidiani del periodo:
"Thumbelina" ("Sekai Meisaku Douwa: Oyayubi Hime")

Anche on line si trova pochino:
https://www.youtube.com/watch?v=bKwvm7ugDeY
https://www.youtube.com/watch?v=qauyKoMfUHg&lc=z13lsbfgzuazw3cr204chjjygpfbg5thgkk0k

L'unico libro in mio possesso che ne tratta, seppur per poche righe, è il saggio di Rumor:
Toei Animation, i primi passi del cinema animato giapponese

Mi pare di capire che ebbe più successo nelle nazioni di lingua ispanica, visto che molte di queste versioni sono in spagnolo.
In realtà nella recensione del film di Tezuka non c'è la sinossi della trama, e neppure qualche giudizio sui suoi contenuti, si parla in generale dell'animazione giapponese. Si vede che non fu un film di animazione proiettato da molte sale ed agevole da andare a vedere.
Il giudizio sull'animazione giapponese non molto positivo, veicolata con invadenza dalla televisione, e bollata come quasi esclusivamente commerciale... cioè... mentre Disney?
Ma la cosa sempre sorprendente di questi articoli, articoli e trafiletti è che da qualche parte la minkiata la trovi scritta  ^_^
"Ma il nome di Tezuka, ex disegnatore di fumetti..."

Nel febbraio 1979 si poteva affermare che Osamu Tezuka fosse un ex mangaka?  O_O





L'immagine sotto recuperata sul web è la medesima dell'articolo.





La VHS nipponica.



"Dinospaziosauri contro la Terra"!
"Dinospaziosauri"è bellissimo, immagino coniato per il film col dragosauro.
Non sono per nulla ferrato sui superotto degli anime, ma si vede che i diritti di questi film di montaggio vennero venduti a case diverse, perché qui sotto c'è il nome di un'azienda differente.










Espletata la precedenza sugli anime, riparto con l'indice della rivista, che iniziava con una parte informativa su tutto quello che concerneva il cinema, dai libri alle riviste, passando per i dischi, un bel panorama.
La redazione si appoggiava alle informazioni reperite sulla rivista statunitense Starlog.






Da notare la versione disegna simil "Guerre Stellari".







La rivista ospitava la riproposizione del libro di Bendazzi "Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni"







Nella rubrica "Cinema in casa" venivano pubblicizzati i nuovi film usciti in superotto.





Ed è qui che vengono presentate le copertine di alcuni film in pieno stile "custodia per VHS registrata in casa"  ^_^









La recensione di Superman.




Manga Academica vol. 12, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese

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TITOLO: Manga Academica 12, rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 159
COSTO: 14,5€
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN: 9788896133408

E sono dodici.
Dodici numeri, dodici anni.
In questo dodicesimo numero di Manga Academica sono presenti quattro saggi:
Uno scritto di Marco Pellitteri il cui titolo e la premessa accademica mi hanno spaventato a morte, ma che poi sono riuscito anche a capire  ^_^
Una analisi dell'anime "Lo strano mondo della signora Minù" di Gianluca Sorrentino;
Un approfondimento sul manga "Tokyo Ghoul" di Valeria Paolini;
Infine Jacopo Mistè si occupa delle serie animate giapponesi che costituirono le versioni statunitensi di Voltron e Robotech.

Marco Pellitteri vuole fornire "non teorie generali ma una spiegazione storicamente attendibile e teoricamente fondata dei meccanismi che fecero" arrivare in Italia e Francia il primo anime robotico, Goldrake.
Essendo i contatti e contratti per l'acquisto di Goldrake tra i primi in assoluto, in un mercato allora inesistente, vengono spiegate quali furono le parti dei vari soggetti e le dinamiche tra le parti.
Quindi, oltre a riproporre la storia dell'arrivo di Goldrake in Francia e in Italia, si analizza il ruolo sociologico/mediatico/commerciale/economico delle varie figure professionali che vi presero parte, che in seguito, pur con nomi differenti, si sarebbero riproposte per gli acquisti degli altri anime.
La figura centrale analizzata è quella del "broker" di "cartoni animati giapponesi", nato proprio grazie a Goldrake. Queste persone, che si occupavano di altro, ebbero l'intuizione che gli anime potessero essere un ottimo affare, ma fu difficile convincere le controparti televisive dei tempi.



Qualche volta mi capita di scrivere, specialmente nei post dell'Emeroteca Anime, che le serie animate di quel periodo non vennero create per essere distribuite all'estero, cosa che, invece, i giornalisti dell'epoca affermavano spesso. I cartoni animati giapponesi vennero venduti con sommo gaudio ai compratori italiani ed europei, ma era il dato di ascolto sulle televisioni giapponesi che ne decretava il successo. Il mio punto di vista, che ribadisco, non sempre è accettato, ma a pagina 49 Pellitteri traduce (in virgolettato) uno scritto del saggio "Broking anime: How to create a Japanese animation business bridge between Lapan and India" di R. Mihara (link).

Il secondo scritto vuole mostrare, tramite l'anime "Lo strano mondo della signora Minù", come alcuni registi giapponesi volessero riaffermare l'identità classica giapponese negli anni 80. Considerando che non ho mai seguito la serie in questione, oltre non mi spingo.
Nel terzo scritto si vuole far risaltare il ruolo della letteratura presente nel manga "Tokyo Ghoul", considerando che io ho visto solo il film live e che non ho mai letto neppure una delle opere letterarie citate, oltre non mi spingo.
Ammetto, invece, una leggera delusione inerente l'ultimo contributo. Leggendo il titolo pensavo (mia aspettativa personale) che venisse spiegata la storia (e i retroscena) di come gli statunitensi generarono il Frankestein animato di Voltron e Robotech, mentre in pratica sono presente le recensioni delle singole serie animate nipponiche che vennero usate per generare i due mostri d'oltreoceano. Si parla anche della genesi di Voltron e Robotech, ma non è il fulcro dello scritto. Magari l'autore potrebbe scrivere qualcosa per l'anno prossimo  :]





Delle non tantissime case editrici che negli ultimi due decenni si sono volute occupare di saggistica su anime e manga, è restata coerente con lo spirito iniziale solo la "Società Editrice La Torre".
C'è anche la casa editrice Tunuè, che a sprazzi pubblica ancora titoli, ma che mi pare abbia perso l'interesse dell'esordio (preciso che "Anime System" della Tunuè l'ho comprato, provato a leggere, ma per ora messo da parte perché un po' ostico per le mie capacità intellettuali).
L'unica casa editrice che pubblica regolarmente un titolo all'anno, talvolta due, resta la casa editrice casertana.
Nella recensione di Manga Academica dell'anno scorso avevo contato il numero di autori che vi avevano partecipato in undici numeri, e (salvo errori) ne avevo contati 48, per un totale di 59 contributi (tolte le recensioni di altri saggi).
Con questo nuovo numero saliamo a 51 differenti autori per 63 contributi (sempre senza le rece dei libri).

L'indice del libro.





Lotta per la sopravvivenza, la guerra della Cina contro il Giappone 1937-1945

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TITOLO: Lotta per la sopravvivenza, la guerra della Cina contro il Giappone 1937-1945
AUTORE: Rana Mitter
CASA EDITRICE: Einaudi
PAGINE: 471
COSTO: 34€
ANNO: 2019
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': reperibile a Milano
CODICE ISBN: 9788806242404

Prima che arrivasse in Europa e negli Usa, la guerra mondiale era già esplosa in Cina nel 1937 con l'apertura delle ostilità da parte dell'impero giapponese.
Il saggio ripercorre gli eventi di quegli anni di guerra dal 1937 al 1945, che vide la Cina opporsi al Giappone praticamente sola per quattro anni fino all'entrata in guerra degli Usa e della Gran Bretagna.
Se pensiamo che i morti statunitensi e britannici della seconda guerra mondiale ammontano a circa 400 mila, quelli sovietici a 20 milioni e quelli cinesi a 14 milioni (con 80 milioni di profughi, per difetto), si fa in fretta a comprendere quanto devastante fu il conflitto e quanto distruttivi furono i "fratelli" giapponesi. Nel freddo computo totale dei caduti bisogna mettere in conto che una parte di questi furono causati dalle scelte tattiche di Chiang kai-Shek, come la distruzione delle dighe sul Fiume Giallo per rallentare l'avanzata nipponica, che causarono circa 500 mila morti tra i cinesi.
Considerando il genere di saggistica che recensisco in questo blog, cioè gran parte di quello che viene pubblicato sul Giappone, non potevo saltare questo libro, ma quando l'ho acquistato non ho preso in considerazione il fatto che, essendo incentrato sulla Cina che subiva l'attacco giapponese, il Giappone non era il soggetto dello scritto.
Non per nulla nel titolo si specifica "guerra della Cina contro il Giappone", non viceversa, ergo ci potevo arrivare da solo   ^_^
A dire il vero il paese del Sol Levante non lo si può considerare neppure il secondo soggetto, perché in gran parte, del tutto correttamente, sono raccontate le dinamiche storiche fra le tre anime della Cina: i nazionalisti del Kuomintang di Chiang kai-Shek; i comunisti di Mao; i collaborazionisti di Wang Jinguwei.

Sia chiaro, il Giappone ha largo spazio nel saggio, ma quanto ne hanno statunitensi, britannici e sovietici, gli altri protagonisti storici dello scenario bellico asiatico e cinese.
Il libro mi è piaciuto, ho approfondito molte questioni che conoscevo solo superficialmente e ne ho scoperte molte di nuove, ma non è incentrato su come agirono i giapponesi in Cina.
Per esempio c'è, ovviamente, un capitolo sul massacro di Nanchino, ma mi è parso poco coinvolgente, solo 23 pagine.
Ho trovato, invece, sbalorditivo che non sia mai trattato l'argomento dell'Unita 731, e mai citato il nome del suo creatore, Ishii Shiro... sfogliavo pagina dopo pagina e mi dicevo che prima o poi se ne sarebbe dovuto parlare, ma il libro è finito senza che ve ne sia stata traccia.
Questo fatto mi ha fatto rivedere il giudizio positivo sul saggio, non si può non raccontare degli esperimenti che i giapponesi fecero sui cinesi...

Dei 19 capitoli più l'epilogo finale alcuni non trattano l'operato dei giapponesi sul suolo cinese, altri ne raccontano le gesta belliche, ma solo per dare conto delle contromosse e delle beghe interne cinesi.
I capitoli in cui si può leggere maggiormente di cosa fece l'esercito imperiale giapponese in Cina e di quali rapporti c'erano tra il governo nipponico e quello cinese sono i seguenti:
3°; 4°; 5°; 6°; 7°; 8°; 9°; 10°; 11°; 17°; 19°; 20°.

Ma comunque, ribadisco, in molti di questi capitoli il soggetto resta come si difese la Cina, spesso con la ricostruzione storica, un po' tediosa per me, dei dibattiti interni cinesi.
Infatti avevo preso, come sempre, appunti su ogni capitolo, ma man mano mi sono reso conto che avrei scritto quasi esclusivamente di fatti inerenti la Cina, quindi ho preferito scrivere questa recensione di avvertimento:
se vi interessa leggere della Cina durante il conflietto col Giappone, questo è il libro che fa per voi, altrimenti sfogliatelo bene prima di acquistarlo.

Piccola lamentela per l'editore, le poche cartine presenti, non sono leggibili... troppo piccoli i caratteri scritti ed il tratto dei confini: non si capisce niente...




"Ricordando gli Atlas Ufo Robot" - "Settimana TV" dal 28 maggio al 3 giugno 1978

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Questo articolo fa parte di quelli che ho potuto solo fotografare in biblioteca, ego mi scuso se l'immagine non è proprio in squadra  ^_^
Sempre dalle pagine di "Settimana TV" avevo già postato un articolo di Nicoletta Artom che presentava la nuova serie animata giapponese:
"Tutti i Superman dei telefilm", di Nicoletta Artom - "Settimana TV" dal 9 al 15 aprile 1978 

La prima tranche di "Atlas Ufo Robot" era terminata il 6 maggio, e la redazione coglieva l'occasione per esaudire i desideri dei giovani lettori e ricordare il successo della prima serie robotica giapponese giunta sui teleschermi italici, inserendo a centro pagina uno stupendo poster!
Il cartone animato giapponese aveva avuto così tanto successo che i telespettatori richiedevano qualcosa da poter venerare  ^_^
Se lo avessi saputo ai tempi, avrei di certo chiesto di comprarmi questo numero di "Settimana TV" :]
E' presente anche un breve articolo, in cui viene di nuovo scorporato il nome "Atlas" da "Ufo Robot", non è la prima volta che la rivista si concedeva questa licenza poetica:
"Settimana TV, il settimanale della televisione" dal 16 al 22 aprile 1978 - "Gli Atlas, Ufo e Robot"

Tralasciando il sacrilegio di considerare Goldrake meno di successo del telefilm statunitense "La famiglia Partridge" e di quello australiano "Le isole perdute", mentre posso soprassedere sull'inserimento di "Happy Days", non è che ci sia molto da commentare dello scritto, a parte che viene riportato l'anno 1977 come creazione della serie, quando fu il 1975, nel 1977 terminò la sua trasmissione in Giappone.



Oggigiorno un poster del genere potrà sembrare ben poca misera cosa, con la possibilità che abbiamo di vedere, possedere e replicare fino all'infinito le immagini dei nuovi idoli mediatici, ma nel 1978 era un piccolo tesoro da conservare con cura   ^_^
Non mi è stato possibile fare una foto migliore in quanto, oltre ad avere sole due mani, e quindi mancandomene una per tenere disteso il volume rilegato in cui c'era la rivista, lo stesso spessore non rendeva possibile vedere del tutto il poster.
L'immagine è sempre quella che si vedeva sovente in tanti articoli cartacei, in cui fa capolino il Grande Mazinga, che non sapevamo ancora chi fosse.

Qui sotto il breve scritto.



L'animazione giapponese in DVD che ho accumulato in 20 anni: cosiderazioni personali

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Premessa: rifuggo i post di elucubrazioni personali su questioni opinabili con filosofie un tanto al chilo, preferisco mostrare un "qualcosa di tangibile", che magari risulterà poco o per nulla interessante, ma possa, prima o poi, tornare utile a qualcuno.
Farò in questo caso una piccola eccezione.
Questo post nasce casualmente, e preciso che non ha, nel caso potesse sembrarlo, lo scopo di ostentare alcunché.
Nasce per caso perché originariamente volevo ri-ri-riprovare a vedere tutta la serie del "Ninja Kamui", che da bambino vidi solo a sprazzi e volevo saggiare completamente, ma che tutte le volte che ho iniziato a vedere, l'ho droppata causa disegno vetusto e dialoghi farneticanti.
Cercavo il cofanetto, comprato nell'ormai sperduto 2003, ma non lo trovavo più, ergo ho dovuto tirar fuori tutto il comprato in "Digital Versatile Disc"... per fortuna/sfortuna era proprio tra le ultime serie immagazzinate, e quando ho visto in toto l'emerso, sono rimasto un po' sorpreso... non pensavo di aver comprato così tanto materiale.
Il post non vuole essere neanche una mera esibizione di soldi spesi, in quanto gran parte dei DVD non li ho comprati al momento della messi in vendita, perché troppo costosi, ma in periodi successivi, talvolta lustri o anche più.
Si potrà notare che per quanto riguarda le serie, queste sono nella quasi totalità facenti parte di quelle che vidi da bambino, quindi "vecchie serie animate", mentre per i film d'animazione risulta l'esatto opposto, quasi tutti film nuovi.
Non sapendo quale copertina dei DVD mostrare prima, ho scelto il criterio oggettivo cronologico dell'anno di messa in vendita (salvo qualche errore che avrò di certo commesso, in quanto nella confezione la data non sempre è riportata).
In realtà questo post sarebbe dovuto essere successivo ad uno sulle VHS originali degli anime, ma essendo stipate (e ben imbottite) in luoghi diversi, ho preferito virare sul materiale che avevo in casa.
Alcune serie robotiche le ho in VHS originali, che poi non ho più preso in DVD perché non valevano la spesa di essere ricomprate per vari motivi (Gaiking, Gackeen, Baldios).

Parto con le mie elucubrazioni mentali.
Capita spesso che mi permetta di fare critiche a testi di saggi oppure vecchi articoli in cui sono presenti errori di trama o di analisi sui personaggi, volevo così mostrare che una gran parte di queste vecchi serie sono nella mia disponibilità. Ergo, non mi baso sulla mia memoria, ma ho un minimo di database personale.
C'è poi la questione della pirateria...


Perché ho messo come prime due immagini del post il cofanetto giapponese di "Neon Genesis Evangelio: Deat & Rebirth the end of Evangelion - 2 movie box set"?
Primo perché è l'unico in cui non è riportato l'anno... e per secondo perché volevo mostrare che si era disposti pure a comprare una versione in lingua originale con sottotitoli in italiano, pur di vedere qualcosa che il mercato italico ufficiale non ti rendeva disponibile.
La digitalizzazione dell'animazione nipponica ha permesso il boom della pirateria, in precedenza potevi, al massimo, acquistare alle fiere del fumetto le VHS registrate dalla tv di serie non presenti sul mercato. Io lo feci con Jeeg, Ken Falco, Gundam e qualche altra serie che non rammento, 10 mila lire a videocassetta, la cui qualità variava dall'osceno al decente... poi le ho avute in vari formati digitali (video-cd, dvix, dvd), ma appena qualcuno si è degnato di metterle in vendita (complete ed ultimate, sia chiaro...), me le sono accattate subito.
Poco più sotto, nell'annata 2001, si potrà vedere il cofanetto giapponese (o forse taiwanese, non l'ho mai capito) del Gundam, con sottotitoli in italiano, ma pur di vedermi decentemente i primi mobil suit di Tomino, dopo essermi preso la versione VHS registrata dalla tv, la versione dvix, la versione dvd pezzotta, mi comprai anche questo cofanetto... e poi, finalmente nel 2007 grazie a Dynit, la versione ridoppiata con audio originale e sottotitoli fedeli al parlato nipponico.
"Conan il ragazzo del futuro" della Yamato Video è, invece, un buon esempio di quanti DVD originali le case di produzione avrebbero potuto vendere se avessero reso disponibile ai fan una serie in DVD.
Di Conan non ho versioni "pezzotte", in quanto mi comprai prima le VHS, sempre della Yamato Video, e poi i DVD appena uscirono.
E poi mi sono ricomprato la serie di Hayao Miyazaki anche nella versione Dynit del 2009!

Sarebbe successa la stessa cosa con gran parte dei robottoni, se già nel 2000 qualcuno le avesse pubblicate.
Conan, ma anche i pessimi DVD della "Buena Vista" con i lungometraggi dello "Studio Ghibli", permettono di capire che le cose sono migliorate indicibilmente sul versante della qualità del prodotto: nuovi doppiaggi, sottotitoli fedeli ai dialoghi giapponesi, mantenimento della traccia audio originale per i fan un po' fissati con le versioni vecchie.

Da "Princess Mononoke" in versione Disney(...) del 2000 a "Principessa Mononoke" della Lucky Red del 2014 (pur col nuovo doppiaggio aulico...), c'è stato un netto miglioramento.
Purtroppo tardivo... tardivo per le stesse aziende che avrebbero potuto fare qualche soldino in più se si fossero svegliate almeno 10 anni prima...
Poi ci sono i fan.
Quelli che pur di non comprare una serie originale, hanno sempre qualcosa da contestare sulla versione messa in vendita, questi proprio non li capisco...
Mentre comprendo, invece, chi ha perso un po' la passione per queste vecchie serie e non è più disposto a spenderci soldi nel 2018 o nel 2019, mentre lo avrebbe fatto 10 o 15 anni prima.
Questa tipologia di fan, però, di norma non si lamenta delle teoriche o pratiche pecche della versione originale disponibile, semplicemente non se ne interessano.
Di seguito i DVD di film e serie animate giapponesi.



Anno 2000





Anno 2001





Quanto mi dovetti spremere i due neuroni in mio possesso per abituarmi a leggere i nomi dei personaggi originali, invece dei nomi dell'adattamento italico... con Amuro Rei era facile, il problema erano tutti gli altri...
Però il cofanetto, che ancora oggi non ho capito se me lo fecero pagare salato pur essendo non originale giapponese, era proprio bello.






Anno 2002






Avevo letto di quanto belo fosse "Mao Dante", il precursore di Devilman: orrendo...
Rammento una prima puntata con una ottima qualità, il resto assai scarso, senza contare la trama VM 18...






Anno 2003

"Ninja Kamui" lo sto guardando in questo periodo, e mi sta facendo impressione quanti animali, animaletti e pure insetti vengano ammazzati durante ogni puntata... ok che è di un'altra epoca, ma è una carneficina...  ^_^



Di "Otaku no video" nel leggevo sempre nella saggistica, ergo l'ho preso a scopo informativo sul mondo degli otaku giapponesi.


Anno 2004



Rammento che quando comprai "Il gatto con gli stivali" pareva imminente anche l'uscita degli altri due film del gatto Pero, sono usciti nel 2018...   ^_^




Anno 2005





Il DVD di "Final Fantasy VII Advent Children"è uno dei casi in cui il fan veniva turlupinato dal venditore della fiera del fumetto, che ti rifilava la versione pirata cinese al prezzo di quella originale giapponese... che poi ti sei ricomprato quando è stata messa in vendita...




Anno 2006



Una volta che avrò terminato "Ninja Kamui", resterà solo "Judo Boy" da guardare, ma so già che non ci riuscirò mai   :]






Il motivo per cui comprai (a prezzo di saldo) "Brain Powerd"è curioso, la sua colonna sonora  ^_^
Avevo comprato ad una fiera del fumetto il cd con le musiche, alcune molto belle, ed in generale tutte molto ricercate, ergo pensai che anche la serie dovesse essere bella... ovviamente i due fattori non erano correlati  ^_^





Anno 2007













Anno 2008






Anno 2009







Anno 2010




Anno 2011


Di Lady Oscar avevo anche i DVD singoli, non ricordo più se li ho regalati alla figlia di qualche amico oppure se sono in qualche scatolone...







Anno 2012









Anno 2013






Anno 2014


 Ken Falco e il Superbolide - Machine Hayabusa - Cofanetto DVD Yamato Video








Anno 2015




Di "La tomba delle lucciole" ho anche la VHS originale della Buona Vista (mi pare), mentre questo DVD è ancora incelofanato, e così resterà finché non avrò la forza di rivedere questo bellissimo atroce film...

"Il regno dei sogni e della follia" un film di Mami Sunada - Lucky Red (2013)



 Go Nagai Super Robot Movie Collection - Edizione Speciale 3 DVD




Anno 2018





"Toei Classics" - I primi 5 DVD
"Toei Classics" - I secondi 5 DVD




(Atlas) Ufo Robot Goldrake Box DVD 1,2,3 - Yamato Video



Anno 2019


Jeeg Robot d'Acciaio Box DVD 1 e 2 - Yamato Video





Il Grande Mazinga Box DVD 1 e 2 - Yamato Video

"Tocca all'Italia far festa con i Muppets", di Tiziana Casetti Cerusico - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 4 al 10 dicembre 1977 + esordio del 29 novembre

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Negli anni 1976 e 1977 non sempre per "TV Sorrisi e Canzoni" l'articolo di presentazione di un programma veniva pubblicato prima o in concomitanza con la sua trasmissione, mi è capitato di notare che in più di un'occasione questo avveniva successivamente.
Magari veniva messo in stampa una sola settimana dopo la prima puntata, ma comunque l'articolo non lo si poteva spesso considerare una anteprima, in quanto il pubblico aveva già potuto farsene una idea propria.
Chissà come mai capitava questa situazione, forse per mancanze o prassi della redazione?
Mi pare più arduo pensare che fosse responsabilità della Rai, che programmava il palinsesto mesi o settimane prima.
Premesso ciò, nel numero del 4/10 dicembre 1977 la giornalista Tiziana Casetti Cerusico ci spiegava cosa fossero i Muppets, che avevano esordito sulla Rete 2 della Rai martedì 29 novembre alle 19,10
L'articolo non contiene chissà quali notizie, ed è pure breve, ma bisogna sempre rammentare che ai tempi si tendeva ad essere più parchi nel dare questo tipo di informazioni, proprio perché spesso mancavano alla fonte.
Io adoravo il "Muppets Show", anche dopo che arriveranno Goldrake e soci, l'unico aspetto che non mi garbava era proprio l'ospite umano famoso... in primis perché sovente non lo conoscevo, e qui interveniva mia madre a spiegarmi chi esso/a fosse, inoltre queste guest star sovente si esibivano in canzoni, che non conoscevo o non mi piacevano, ergo consideravo la loro presenza allo stesso modo di come considererò in seguito la presenza dei robot in stile Boss Robot:
personaggi fastidiosi che rubavano tempo alla parte che più mi piaceva...
A riprova di ciò, a otto anni, potevo mai saper chi cacchio fosse Juliet Prowse che partecipò alla prima puntata messa in onda dalla Rai?!




Il riquadro della settimana precedente all'articolo presenta la dicitura "Telefilm"... non era un telefilm... vabbè...
Il classico quadrifoglio verde con l'incontestabile scritta "Novità" indica che questa fu la prima puntata  ^_^
Quella di inserire questo simbolo, che saltava immediatamente all'occhio, per evidenziare un nuovo programma merita un encomio postumo verso chi ne fu l'ideatore/ideatrice.
Per chi, come me, ricerca spesso la prima messa in onda di un vecchio programma, telefilm o cartone animato, la piccola invenzione grafica della redazione di "TV Sorrisi e Canzoni" evita superflui dubbi.
Piccolo avviso:
L'articolo l'ho potuto solo fotografare in biblioteca, quindi mi scuso per l'immagine non perfetta, mentre i riquadri dei palinsesti sono di un mio "TV Sorrisi e Canzoni", che ho scannerizzato.
Qui sotto l'articolo più le altre tre pagine dei programmi con le prima quattro puntate.






 Cioè... anche Joel Grey penso mi fu oscuro... e non esisteva Wikipedia per sapere chi fosse...



I due vecchietti sono in assoluto i miei personaggi preferiti, forse una certa vena sarcastica che taluni mi affibbiano, deriva da questi due terribili signori   ^_^




"Ralph Bakshi:il nuovo Disney del cinema d'animazione", intervista a Ralph Bakshi di Andrea Ferrari e Sergio Giuffrida - "Cinema & Superotto" giugno 1979

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Una qual certa tendenza del giornalismo dello spettacolo (ma non solo) ad esagerare (e spesso ad esasperare) le notizie non doveva essere una prassi esclusiva delle grandi testate, l'ho notato con gli articoli dell'Emeroteca Anime.
Capitava con qualsiasi pubblicazione, anche l'Araldo di Cazzago usava toni apocalittici e faceva previsioni campate in aria, e la nuova (nel 1979) piccola rivista "Cinema & Superotto" non fu da meno quando battezzò Ralph Bakshi come il nuovo Disney dell'animazione...
Sia chiaro, a me il film del regista newyorchese piacque, ma paragonarlo a Disney, manco fosse Osamu Tezuka, mi è parso, seppure con il facile senno di poi di 40 anni dopo, un pelino esagerato...
Alla fine, prima de "Il Signore degli Anelli", il regista girò solo altre quattro produzioni animate, e a voler fare i pignoli, molte scene animate del film furono girate con la tecnica del rotoscope, che non è animazione al 100%.
Gli infamati autori nipponici facevano, al contrario, tutti i loro cartoni animati giapponesi a mano, ma erano ormai bollati di usare il fantomatico computer mai esistito.
Detto ciò, l'articolo qui presente risulta interessante perché riporta l'intervista telefonica di Andrea Ferrari e Sergio Giuffrida proprio al "nuovo Disney dell'animazione"  ^_^
Non che io sia un bakshiologo, però questa è la prima intervista ad italiani in italiano che ho trovato tra tutte le millemila riviste che ho sfogliato in questi anni, magari salta fuori che è una chicca unica nel suo genere, magari  :]
Buona breve lettura.



Domanda:
"Immaginiamo che il restante della trilogia sarà comunque trasposto prossimamente:
Naturalmente. Il seguito di "The Lord of the Rings" part II è già in fase di programmazione e speriamo di poterlo ultimare entro il prossimo anno"(cioè il 1980)

Si si, ho visto come è stato programmato ed ultimato bene, sto ancora aspettando   ^_^



Super Giocattoli La Giraffa 1976

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I cataloghi facenti capo ad aziende di distribuzione come la GDG (la CID, la DAG o la Baravelli) contenevano, oltre ad alcune marche note, anche articoli di aziende di giocattoli poco conosciute, oppure articoli importati dall'estero. Questa caratteristica permette di riesumare, assieme ai classici del periodo, giocattoli che non andavano per la maggiore, esemplari che son caduti nell'oblio totale perché non inseriti nei cataloghi della Standa e dell'Upim.
Ovviamente, per ammirare questi giocattoli poco noti, conta anche l'annata del catalogo, nel 1976 non c'erano ancora i videogiochi in pianta stabile né i millemila articoli nati dal merchandising legato ai cartoni animati giapponesi.
Per esempio in terza pagina è pubblicizzata la linea di giocattoli Puzzletown creata da Richard Scarry, che viene evidenziata in neretto come "Novità assoluta per l'Italia".
A pagine 5 ci sono degli articoli dei Peanuts con le scritte in inglese sulla confezione, come a pagina 10 altri giocattoli riportano diciture in spagnolo e francese.
Alle pagine 12 e 13, assieme alla simil Barbie (che non manca neppure stavolta...) di epoca ottocentesca dal nome Jody, c'è una serie di giochetti tascabili ispirati a vari sport, i Pocketeers.

           


Consiglio di vedere il video linkato qui sotto per capire meglio in cosa consistessero:
https://www.youtube.com/watch?v=EhFNb56Kl_Y)

Comunque gli articoli chiaramente non italici si sprecano, e questa particolarità avvicina il catalogo a quello della Baravelli, che importava in particolare dalle aziende anglosassoni, ma anche nipponiche.
Nel 1976 Big Jim (pagina 51) non era l'unico personaggio snodabile per bambini (mi rifiuto di usare il termine dispregiativo "bambolotto"...), a pagina 21 ci sono gli articoli in stile western della Marx Toys, a pagina 23 i personaggi di Spazio 1999(!), dove le navicelle spaziali Aquila sono ancora denominate Eagle, c'è una doppia pagina per i Gijoe, che io ho sempre schifato, infine (a pagina 67) gli Action Man della Polistil.
Per quanto riguarda i giochi in scatola, a cui io dedico sempre una certa attenzione (link), oltre la doppia scatola coi classici giochi che potevamo vedere in cortile, a pagina 26 c'è la recensione di tre giochi strategici: Midway; Afrika Korps; D-Day.
Erano questi degli articoli completamente nuovi per il mercato italico, i cui giochi di società erano solo per bambini/e, mentre questi erano dedicati ad adolescenti e adulti, chissà se le istruzioni erano tradotte in italiano...



Avevo già postato un altro catalogo de La Giraffa, di qualche anno successivo, si potranno notare le differenze:
"Super Giocattoli GDG La Giraffa 1979/80"












Non rammento proprio di aver mai visto questi articoli di Spazio 1999, altrimenti avrei rotto per averli  ^_^





La pagina di destra mostra delle confezioni  di articoli stranieri per un target non da bambini, si vede che in Italia non producevamo molto materiale simile oltre i 14 anni.












Mi son sempre piaciuti i Big Jim western, specialmente gli indiani, ma non ne ho mai avuto uno.








La triade del Bat-elicottero, Bat-motoscafo e della stupenda Bat-mobile, li avevo.
Il motoscafo fece una brutta fine fin da subito, seguì l'elicottero (incidente in volo...), mentre la Bat-mobile durò anni ed anni.


Petropolis - Editrice Giochi (1976)
"Kojak, il grande gioco poliziesco (presentato in TV da Telly Savalas)" - Editrice Giochi (1976)
Sandokan - Il gioco dei pirati - Editrice Giochi 1976
"Reporter nuovo gioco del giornalista"- Editrice Giochi (1976)







Console di videogiochi "TV Game Color Tenko", "TV Game Color Novex", "TV Game Color Elbex" + varia elettronica di consumo - "Electronic Market" autunno/inverno 1980/81

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Questo era il catalogo "Postal Market" dell'elettronica non patinata, infatti, pur essendoci prodotti e pubblicità della Sony, per il resto delle 320 pagine della pubblicazione ci sono quasi interamente prodotti poco noti. Lo si può constatare dai nomi delle marche in prima pagina, che, oltre a Sony, annoverava la Bandrige, Unitronic, Goldatex e Geloso.
Probabilmente queste erano marche importanti per un appassionato di alta fedeltà audio, ma per il comune consumatore italico erano brand(...) sconosciuti.
Più sotto riporto l'indice del catalogo, da cui si comprende il target della pubblicazione e gli articoli offerti:
materiale per hi-fi; radioamatori; componenti elettronici sfusi; utensili e strumenti per l'elettronica; antifurto; antenne tv e radio.
Ci sono anche un paio di pagine per la telefonia mobile paleolitica  :]
In queste pagine si possono trovare metal detector, radio, orologi, calcolatrici; televisori, effetti luminosi da discoteca, computer e... console di videogiochi!
E' improponibile mettere tutti gli articoli disponibili, però qualcuno più curioso e che ci ricorda prodotti ormai scomparsi, risulta numericamente accettabile come numero di scan   ^_^
Ovviamente per quel che interessa questo blog metto per prime le immagini, comprensive di breve scheda informativa, riguardanti le console di videogiochi:
TV Game Color Tenko; TV Game Color Novex; TV Game Tenko (per tv in bianco e nero); TV Game Color Elbex.
Ci sono poi tre videogiochi portatili:
Calcio e Guerra Spaziale; Brigthee; Multisport Elettronico.

Ho fato una breve (e magari disattenta) ricerca, e non ho trovato nessun riscontro certo né per le console che per i videogiochi portatili.
Le console potrebbero derivare dalla "Color TV Game" della Nintendo, ma la mia è solo una ipotesi basata più che altro sull'assonanza del nome.
Molto probabilmente, come capitava sovente in quel periodo, veniva modificato l'hardware di una console ormai un po' vetusta, cambiandogli nome e tentando di ingannare il povero bambino...
Oggi, con tutta l'informazione professionale disponibile sul mondo dei videogiochi, operazioni del genere non sarebbero proponibili, ma nel 1980 non sapevamo nulla... vedevamo la scritta "TV Game Color" e rimanevamo fregati  ^_^
Comunque sono pubblicizzati anche il "Sinclair ZX80" ed un computer professionale della Commodore.
A parte i videogiochi, uno degli articoli che mi ha più commosso è stato il metal detector... ho messo due pubblicità di quelli più professionali, e mi chiedo quello che mi chiedevo ai tempi: Ma poi uno, una volta che il metal detector segnalava qualcosa, si metteva a scavare ?  O_O





Oggi anche le "femmine" (per fortuna e finalmente) giocano abitualmente ai videogiochi, ma non era cosi nel 1980, lo si può notare anche dall'immagine che vede la ragazzina giocare con una sola mano, quando, invece, il fratellino ne sta usando due per prendere il pulsante rosso, mentre la sorellona usa l'altra mano per reggersi la testa...   ^_^





In questa seconda pagina altre tre console.
Qui sotto ingrandisco le immagini singole.




"TV Game Color Tenko":
"Gioco televisivo di simulazione elettronica per televisori a colori"

Pare una banalità, ma le console estere erano fatte per le tv a colori, e dato che in Italia, invece, molti avevano ancora la televisione in bianco e nero (io tra questi), veniva specificata questa caratteristica, visto che poi c'erano le console che sulle tv a colori si sarebbero viste in bianco e nero:
Console Reel - 4 giochi TV (1977/78) 



"TV Game Color Novex"
"Gioco computerizzato per TV a colori. Comando a cloche"

Questa console aveva 10 giochi base più altre schede di espansione, di tutte sembrerebbe la più moderna.




"TV Game Tenko", cioè il classico Pong per tv in bianco e nero.



"TV Game Color Elbex":
"Gioco computerizzato"

Perché per la "TV Game Color Tenko" si parla di "gioco televisivo di simulazione elettronica" mentre per la Novex e la Elbex il gioco diventa computerizzato?
Probabilmente si trattò solo di parole a caso  ^_^



Curioso questo videogioco portatile multi disciplinare... ok che il campo da gioco di calcio ed hockey possono essere simili, in fondo entrambi hanno un'area ed una porta, ma il basket?   >_<
Vedendo gli schermini in alto a sinistra mi sorge il dubbio che in base alla modalità selezionata, si dovesse applicare la cover relativa, in modo da ricreare il campo da gioco corretto.


Ma sono i due articoli qua sopra ad avermi sorpreso.
Intanto non comprendo come un videogioco possa essere sia di calcio che di guerra spaziale:
"Una intera partita di calcio oppure una battaglia negli spazi intergalattici"

Dal campionato del mondo di calcio a Guerre Stellari...

Il secondo gioco è un clone, immagino non autorizzato, del mitico Simon della MB, è la prima volta che ne vedo una copia, seppur con un maggior numero di sezioni colorate.


        


Non considero videogiochi i vari simulatori di scacchi, dama e poker.




Ecco l'indice, da cui riparto con qualche scan a campione.



L'acquisto di componenti elettronici penso che oggi, vista l'estrema miniaturizzazione dei circuiti stampati, non sia più fattibile, ma fino ai primi anni 2000 esisteva un mercato di hobbistica elettronica.





Bellissimi!!!  ^_^




E carissimi!
760 mila lire del 1980 corrispondono a 2000 euro di oggi!
E ti devi ancora comprare la vanga!  ^_^





Il modello da 880 mila lire corrisponde a 2300 euro... un passatempo economico.. ai voglia quante monete da 100 lire dovevi trovare  ^_^



Lo smartphone di una volta  :]



L'unico problema è che dovevi stare entro il chilometro.






Mi sono un po' concentrato sul materiale per i fanatici di dischi, non avrei mai immaginato che ci fossero così tanti prodotti per migliorare l'ascolto di un 45 o 33 giri.













Al momento il nome"Geloso" non mi aveva detto nulla, poi ho visto il marchio!
Mia nonna comprò un registratore a nastro della Geloso negli anni 60, e funziona ancora  ^_^





Avevo già fatto un post in cui si vede il registratore magnetico:
 Audio dello spot di Jeeg su "Milano TV" - aprile/maggio(?) 1979 





Bella l'idea delle donnine ignude sparate sui muri della discoteca o in casa  :]




Oggi son tornati di moda fin gli orologi al quarzo, ma che nacquero come prodotto di consumo alla fine degli anni 70.




I televisori della GBC, dalle mie parti c'erano un paio di negozi della GBC, oggi non ci sono più...






Chissà quanto costava il videoregistratore Betamax della Sony, quanti programmi dimenticati avrei potuto salvare.






Ho un amico che aveva il Sinclair ZX80, tutti avevano il VIC 20 e poi il Commodore 64, e lui aveva il Sinclair, poi è diventato ingegnere... tutto si spiega   >_<



Unboxing vintage di "Paroliamo, il famoso gioco di Telemontecarlo" - Socoge/Adica Pongo versione pocket (primi anni 80)

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"Paroliamo" del 1977/79 vuol dire Lea Pericoli.
Ho controllato sui miei "TV Sorrisi e Canzoni", la mia prima traccia di "Paroliamo"è del settembre 1977, ma lo ritrovo anche negli anni successivi, fino al 1979, poi ho smesso di cercare.
Mentre nei cataloghi di giocattoli trovo sempre e solo la versione grande della scatola, mai questa piccola, quindi presumo fosse dei primissimi anni 80, visto che comunque il logo di TMC è quello originario.
L'ex tennista conduttrice di TMC è, per quelli della mia età, indissolubilmente legata ad uno dei primissimi quiz televisivi giornalieri della storia della tv italiana. Posso sbagliare ma in quel periodo i quiz televisivi erano settimanali, ed erano programmi non consueti, che poi si parlava solo dei programmi di Mike Bongiorno e poco altro.
Ma sulla trasmissione a quiz condotta da Lea Pericoli farò un post apposito, tornando al gioco in scatola di "Paroliamo" che presento qui, era questa la versione da viaggio, quando ancora i "mini giochi" non erano consueti.
Ovviamente la dotazione del gioco in scatola è minima, altrimenti la confezione non misurerebbe solo 16 cm x 26 cm.
Non so come sia potuto capitare, ma qualche anno fa ad un mercatino dell'usato ho trovato questa confezione ancora incelofanata praticamente regalata, e pur non sapendo il perché, me la sono accattata subito   ^_^
Approfitto, perciò, di ripostare, dopo un po' di tempo, un nuovo "Unboxing vintage", sempre più rari dopo quattro decenni dalla messa in vendita di questi prodotti.
















"Lea Pericoli rivale di Mike Bongiorno a TV Monte Carlo", di Gherardo Gentili - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 25 settembre al 1 ottobre 1977

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Con il precedente post sul gioco in scatola di "Paroliamo", questo con l'articolo sulla trasmissione a quiz condotta da Lea Pericoli ed un paio di altri successivi, vorrei fare una piccola panoramica su quanto fu importante, a livello televisivo, l'emittente monegasca Telemontecarlo.
Inizialmente volevo postare solo l'articolo su Lea Pericoli, ma mi sono reso conto che questo numero di "TV Sorrisi e Canzoni" contiene più spunti interessanti, nonostante abbia omessi alcuni articoli di programmi ormai dimenticati.
Intanto numerose pubblicità (molte come sempre di alcolici), tra cui una inquietante e delinquenziale su come fosse "nato il fumare intelligente: si prende il piacere; si riducono i problemi"... Riducono?!?!  T_T
Altro che pubblicità ingannevole...
Poi c'è un articolo sulle cicatrici del nazismo, dove si riporta che nel 1977 c'era un revival di Hitler... beh... avrebbero dovuto vedere come siamo messi oggi... articolo di Paolo Cucco, che prima di Goldrake si occupava anche di cose serie  ^_^
Ecco un suo passo riguardante i turisti del nazismo da standing ovation:
"Accade che ai bunker (edificati dai nazisti) si accostino spesso strani turisti, giovani e vecchi. Quando se ne vanno rimangono tracce visibili del loro passaggio: svastiche e slogan dipinti sul cemento. Sono rigurgiti malefici di una malattia che il mondo non riesce ancora a debellare".

Oggi siamo ben oltre il rigurgito...
Interessante l'inchiesta sul senso del pudore degli italiani nel 1977, specialmente se messo a confronto con la nostra quotidianità vissuta e social.
Nei programmi tv Rai spicca la prima puntata del telefilm statunitense "Mamma 4 ruote", che io adoravo, purtroppo non reperibile in italiano...




"Paroliamo" fu una vera eccezione nel panorama dei quiz televisivi, a dire il vero pochi in generale, proposti al pubblico italico, intanto andava in onda tutti i santi giorni, nessun riposo. I quiz televisivi nel 1977 ed anche dopo erano tutti settimanali, ovviamente di durata maggiore, mentre "Paroliamo" si concludeva in 20 minuti circa.
Grazie a questa sua brevità, ma soprattutto grazie alla pacatezza di Lea Pericoli, le bubbole, così predominanti oggi, erano ridotte al minimo.
Lo scopo era far giocare anche i telespettatori, e ricordo bene io e mia madre che facevamo a gare a chi trovava la parola più lunga. Il problema era che spesso il concorrente anticipava la risposta, non permettendoti di usare tutto il tempo disponibile  :]
Leggendo l'articolo mi son ricordato la leggerezza con cui Lea Pericoli conduceva la trasmissione, peccato che non si trovino video di queste puntate.
La conduttrice lasciava spazio al gioco, non conquistava la scena come fanno i conduttori di quiz di oggi, che vogliono diventare loro stessi i protagonisti della trasmissione, facendo commenti superflui, dando suggerimenti contro il regolamento, parlando di cose a caso.






Ricomincio dall'indice del numero








Le sottilette della Star, il cui nome vuol dire anche giovane stella dello spettacolo, geniali i pubblicitari...



La pubblicità regresso sul tabacco che riduceva i problemi... ok che era un altro periodo storico, ma possibile che nella redazione della rivista non ci fosse qualcuno che non si rendesse conte della pericolosità di un tal messaggio?
Specialmente per i più giovani...



 Questo articolo l'ho inserito solo perché l'attrice è in copertina.




 La disoccupazione era il miglior stimolo per arruolarsi nell'esercito...









Prima del Bagaglino c'era chi usava i sosia dei politici.
Del programma non rammento nulla, ma il rettile penso che fosse stato costruito per lo sceneggiato Rai "Uova fatali", vado a memoria.





L'articolo di Paolo Cucco che merita di essere letto, specialmente per quello che leggiamo e sentiamo oggi da personaggi pubblici. Nel 1977 nessuno di conosciuto si permetteva di affermare quello che i turisti scrivevano sui bunker.










Questa inchiesta, il cui scopo di allora era solo quello di vendere un po' più di copie con la scusa del sesso, oggi acquista un certo valore "sociologico".
Secondo me, se si rivotasse col medesimo campione di età, scopriremmo che siamo diventati più bacchettoni, nonostante tutti i media ci sollazzano con sesso a iosa.









Purtroppo, ancora una volta, quasi sempre c'era solo la dicitura "cartoni animati", nessun titolo.





Su T.R.E. UHF 59 alle 19,55 trasmettevano il film "Tarzan in India", ma come ci era arrivato dall'Africa, con una liana molto lunga?   >_<










In base alla rivalutazione Istat una scatola di Sofficini Findus alla carne oggi costerebbe 2,23 €


Altro prodotto scomparso.








Ho trovato solo le puntate in lingua originale, ma la prima puntata la ricordavo abbastanza bene, avessi usato questa memoria per lo studio...  ^_^









Ok, "Mamma a 4 ruote" era del 1965, ma almeno era una prima visione italiana, anche se la Svizzera lo aveva già trasmesso, cosa si può dire di Zorro?
Lo vedevo pure io, ma perché non c'era altro!
Ecco perché Goldrake e soci ebbero un successo rivoluzionario, ci propinavano programmi vecchi e stravecchi...







"Punta su Montanelli l'ultima rivale della Rai-TV", di Gastone De Luca - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 14 al 20 marzo 1976

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Con questo articolo di "TV Sorrisi e Canzoni" del marzo 1976 (numero dal 14 al 20 marzo) penso di chiudere questo mini trittico su Telemontecarlo (tutto attaccato):
Unboxing vintage di "Paroliamo, il famoso gioco di Telemontecarlo" - Socoge/Adica Pongo versione pocket (primi anni 80)

"Lea Pericoli rivale di Mike Bongiorno a TV Monte Carlo", di Gherardo Gentili - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 25 settembre al 1 ottobre 1977

Come si può evincere dal titolo la rete monegasca Telemontecarlo era, assieme all tv della Svizzera italiana (non considero TV Koper Capodistria), considerata una competitor sia sul versante degli ascolti che sulla raccolta pubblicitaria, in quanto il suo segnale (come quello delle altre due) veniva irradiato in gran parte del territorio nazionale. Questo non valeva, ovviamente, per le tv locali private, che nel 1976, seppur erodessero costantemente il bacino di telespettatori della Rai, non erano ancora così forti, né come programmi né, conseguentemente, come raccolta pubblicitaria.
Su questo aspetto doppio aspetto di odiens/raccolta pubblicitaria devo avere da qualche parte un interessante articolo di una testata di settore.
Gastone De Luca fece un po' di luce sulla struttura di TMC, dalla proprietà e la sede produttiva, fino ai programmi e i personaggi televisivi che vi lavoravano.
Da quando ho memoria io, Jocelyn ha sempre parlato italiano, mentre scopro che nel 1976 era coadiuvato da una conduttrice milanese che traduceva per lui.
Per chi è anche di poco più giovane dello scrivente, e quindi nato già con le tv locali private ben presenti in pianta stabile nelle abitudini televisive famigliari, penso che sia arduo immaginare cosa rappresentò TMC (assieme alla Svizzera italiana).
Benché le trasmissioni coprissero solo una piccola parte della giornata, davano la possibilità di variare non poco i programmi che erano disponibili.
A tal proposito posso portare un piccolo ricordo del palazzo popolare in cui abitavo da bambino:
il nostro era un enorme palazzone con quattro numeri civici da 8 piani, nonostante ciò TMC, la Svizzera e Capodistria dal nostro palazzo non si riuscivano a captare, mentre dal palazzo di fianco, di solo tre piani, invece si... non ho mai capito il perché... Perciò, quando ancora le antenne su balcone non era usuale metterle ed il desiderio di vedere queste tv estere era tanto forte, si decise, tramite colletta, di effettuare un collegamento col palazzo vicino, con relativo mini scavo sulla strada confinante in cui passava il cavo d'antenna di connessione.
Poter vedere TMC e la Svizzera italiana era considerato così importante che, in un caseggiato popolare, quindi senza amministratore condominiale, una parte dei condomini si autotassò per svolgere tutti questi lavori.
Piccola ulteriore chiosa: quel solco venne usato per anni come mezzeria per le partitelle di tennisball tra noi bambini, e rimase lì per decenni fino ad una asfaltatura di qualche anno fa.
Nella didascalia della pagina di destra è riportato che TMC iniziò la trasmissione in lingua italiana il 5 agosto precedente, ergo nel 1975.


       


La sigla di TMC presente nel fotogramma sopra in bianco e nero, la si può ammirare a colori nel video qui sopra, grande ritmo e sincronia con le immagini!  ^_^
Mi piaceva un sacco questa sigla di apertura.


Benché l'articolo di De Luca fosse spalmato in più pagine, l'ho reso leggibile mettendolo tutto di seguito, poi seguono le immagini e gli interessanti box informativi.
Come al solito mi scuso per le immagini un po' ballerine, ma in quella emeroteca dove ho consultato la rivista si possono solo fare foto, niente fotocopie... ed ovviamente io non faccio come Borghezio che si portava a casa i volumi per scannerizzarli con calma... altrimenti a me davano l'ergastolo...










La didascalia della seconda pagina.


Terza pagina completa.





Quarta pagina completa.



Tokusatsu, i telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni ottanta

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TITOLO: Tokusatsu, i telefilm giapponesi con effetti speciali dalle origini agli anni ottanta
AUTORE: Massimo Nicora
CASA EDITRICE: Società Editrice La Torre
PAGINE: 363
COSTO: 22,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788896133415


La saggistica su anime e manga ormai non manca, poi bisogna valutarne il grado di approfondimento, che varia dal mero ricordo nostalgico (in senso buon) all'analisi dei contenuti, passando per le simil guide.
Mentre non esisteva un saggio sui "telefilm giapponesi con effetti speciali", tecnicamente chiamati "tokusatsu".
Ad un primo avviso si potrebbe pensare che questo saggio sia indirizzato alla nicchia della nicchia degli appassionati di animazione giapponese, mentre ritengo che sia un tassello fondamentale per capire l'evoluzione degli anime, sia in Giappone sia nello scenario italiano al loro esordio.
Manga, anime e tokusatsu si sono influenzati a vicenda, ognuno prendeva qualcosa dagli altri o dal medesimo gruppo, lo rimixava, ci aggiungeva un pizzico di novità, e alla fine gli autori mandavano in onda una serie (oppure pubblicavano un manga) sperando che fosse ben accolto dal pubblico.
Ma se, a chi vuol cercare di capire meglio questo mondo dello spettacolo nipponico, manca la tessera dei tokusatsu, come è possibile che riesca a comprenderne il contesto globale?
Salvo qualche mia svista numerica, che comunque lo sarebbe per difetto, il saggio contiene la sinossi, gli autori ed attori, l'analisi della trama e la storia della produzione di ben 77 serie tokusatsu, a cui vanno aggiunte 10 serie di telefilm inglesi con marionette più 4 serie di telefilm giapponesi con marionette, per un totale di 91 serie.
Ovviamente non a tutte è dato il medesimo spazio, alcune meritano un maggiore approfondimento, altre un breve citazione a titolo informativo, ma visionando l'indice (più sotto) si potrà notare a quante sia stato riservato un paragrafo intero (non poche).
Estremamente interessante la parte finale in cui, prima di illustrare i tokusatsu con marionette, si introduce l'argomento raccontando l'imprescindibile storia dei telefilm inglesi con marionette creati da Gerry Anderson. E' stata la prima volta che ho letto un tale approfondimento, e l'ho trovato molto appagante.
Il genere tokusatsu si può dividere a sua volta in alcuni sottogeneri, che comunque non escludono contaminazioni in una medesima serie, che può contenere più di un aspetto di questi:
Kyodai heroes;
Henshin heroes;
Mecha;
Kids shows;
Sentai
Super sentai;
Marionette.

Nel "kyodai heroes" il supereroe diventa gigante, nello ""henshin" si trasforma (comprensiva di posa plastica), nel "mecha" vengono introdotti i robot.
Oltre alle serie fantascientifiche, i produttori nipponici si indirizzarono su telefilm che erano più che altro show per bambini, con attori che indossavano i costumi di pupazzoni di varia natura, creando il genere "kid show".
Nelle serie "sentai" i buoni sono formati da un gruppo, generalmente di cinque membri, ognuno con il classico (quasi sempre) colore che ne stabilisce il ruolo nella compagine.
Lo spunto per introdurre i robot giganti nel "sentai", che diventano quindi "super sentai", nasce con il telefilm di "Spiderman", quando la Toei e la Marvel stipularono un accordo per usare vicendevolmente i loro personaggi in nuove serie per il proprio paese. La Toei, per andare incontro ai gusti del pubblico nipponico, inserì il robottone Leopardon, idea che venne sfruttata per i successivi "super sentai".
Infine ci sono le serie con marionette, tecnica che in Giappone era usata prima dell'arrivo in televisione della serie inglese "Thunderbiords", in quanto la tradizione del teatro bunraku nasce nel XVI secolo. Ovviamente Gerry Anderson influenzò gli autori giapponesi, che ne copiarono i temi e le tecniche produttive.
Tra gli autori conosciuti anche in occidente che si dedicarono al genere tokusatsu non ci fu solo Shotaro Ishimori, ma anche Osamu Tezuka e Go Nagai, che ho notato dovesse avere una grande passione per i tomahawk, visto che oltre che al Getta, li diede in dotazione a tutti e tre i supereroi di "Battle Hawk"   ^_^
Nell'analisi di Kamen Rider viene raccontato che il primo attore che impersonò il motociclista cavalletta ebbe un grave incidente durante le riprese del 10° episodio. La cosa, recensendo Megaloman, non mi sorprende affatto, e considerando ciò che ho annotato sul telefilm, è già tanto che nessun attore o stuntman sia mai perito nelle riprese di tante serie tokusatsu...
Spesso annoto in altre recensioni di saggistica che i giapponesi non hanno fatto i conti con la guerra del pacifico, non hanno mai ammesso le loro responsabilità, a questo proposito, ed in assoluta controtendenza storica, spicca la serie "Ai no senshi Rainbowman". Del misterioso cattivo di questa serie, Mr. K, si è a conoscenza solo del fatto che odia i giapponesi perché durante il conflitto fu torturato a morte dalle truppe imperiali, quindi arruola altri seguaci che subirono le medesime atrocità per distruggere l'ex impero del Sol Levante. Si vede, comunque, che la serie non educò molto quella generazione...
Tra le tantissime informazioni interessanti e curiose del saggio mi ha colpito quella sulla serie "Battle Fever J" del 1979/80, a dimostrazione della sfrenata fantasia degli autori nipponici:
i cinque eroi in costume usano come tecnica di battaglia cinque diverse danze!   ^_^

Lo scritto è sempre comprensibilissimo, scorre via veloce, anche se le serie tokusatsu arrivate in Italia furono solo 11, se non ho sbagliato a contarle.
Espletata la parte simpatica, cioè dei dovuti apprezzamenti all'opera saggistica, passo a quella che mi è parsa l'unica pecca del libro: le immagini.



Stante che il comparto iconografico non è il fulcro del saggio, e che ha il solo, benché necessario, scopo di dare un volto alle serie analizzate, che altrimenti sarebbero una sequela di titoli, il fatto che siano tutte in bianco e nero e di qualità non eccelsa, è un aspetto che si poteva migliorare.
Immagino che per tante serie dimenticate non sia agevole trovare immagini di ottima qualità, ma almeno a colori. Qui sopra il povero Greenman è un pelino simile allo sfondo  :]

La recensione del saggio è arrivata parecchio in ritardo rispetto all'ultimazione della lettura perché avevo pensato di linkare ad ogni titolo la relativa opening, tanto per far scoprire queste serie dimenticate (che in alcuni casi sono oggi trashissime!), ma anche per poter apprezzare come il genere si fosse evoluto.
Purtroppo di molte di queste non ho trovato le sigle... alla fine ho desistito, comunque lascio qui sotto l'elenco completo (spero) di tutte le serie trattate nel saggio.

Serie tokusatsu:
Super Giant
Gekko Kamen
Yusei Oji
Nanairo Kamen
Kamen no ninja Akakage
National Kid
Maboroshi tantei
Unbalance
Ultra Q
Ultraman
Capitan Ultra
Ultra Seven
Booska
Ninja butai Gekko
Mighty Jack
Kaiki daisakusen
10-4 10-10
Magma Taishi
Giant Robot
Super Robot Red Baron
Super Robot Mach Baron
Ganbaron
Daitetsujin 17
Spectreman
Kamen Raider
Silver Kamen
Mirroman
Barom-1
Iron King
Kikaider
Mitsurugi
Fireman
Jumborg Ace
Zaborgar
Condorman
The Kagestar
Triple Fighter
Totsugeki! Human!
Shirojishi Kamen
Ufo daisenso: Tatakae! Red Tiger
Ultra Fight
Redman
Godman
Greenman
Rainbowman
Ryusei ningen Zone
Zone Fighter
Diamond Eye
Thunder Mask
Battle Hawk
Azteckaiser
Henshin ninja Arashi
Robot Keiji
Inazuman
Kyodain
Akumaizer 3
Chojin Bidyun
Zubat
Robocon
Robot 110-ban
Guruguru Medaman
Goranger
JAKQ
Spider-Man
Battle Fever J
Denjiman
Ninja Captor
Enban senso Bankid
Born Free
I-Zenborg
Koseidon
Tansor 5
Ultralion
Tiger Seven
Saru no gundam
Star Wolf
Guerra fra galassie
Megaloman

Serie marionette inglesi:
the Adventures of Twizzle
Torchy the Battery Boy
Space Patrol
Four Feather Falls
Supercar
Fireball XL5
Stingray
Thunderbirds
Captain Scarlet and the Mysterons
Secret Service

Serie marionette giapponesi:
Uchusen Silica
Ginga shonentai
Kuchu toshi 008
X-Bomber










Megaloman (1979) - puntata 12

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Puntata assai movimentata e con tanti scontri corpo a corpo a colpi di napalm...
Penso che in questo episodio si sia raggiunto un altro record di tentativi di omicidio intenzionale...
Nella recensione del saggio "Tokusatsu", Nicora racconta di un incidente in moto al primo attore di Kamen Raiden accaduto durante le riprese, non ero sorpreso nel leggerlo, mentre sono stupefatto che nessuno ci abbia lasciato mai le penne in decine di anni di serie tokusatsu...
In questa puntata le scene con deflagrazioni in vicinanza degli attori o stuntman sono più di una!
Sarebbe bastato un errore di calcolo nell'attivare le cariche esplosive, oppure che un detrito venisse scagliato verso gli attori, o, infine, che una ventata improvvisa dirigesse le fiamme dalla parte sbagliata, per trasformare una ripresa in dramma.
Evidentemente lo stellone non è solo una caratteristica italica, ma pure nipponica  :]
Il fattore più importante della trama è che finalmente capiremo a cosa cacchio servivano le pile, forse...  >_<


Delle numerose scene con detonazioni, che si possono vedere scorrendo la recensione, ho scelto a paradigma del disprezzo per l'incolumità degli attori da parte della produzione, quella in cui Ran ed Ippei sono coinvolti in ben tre consecutive (manca la terza).
Quando la ragazza protegge il bambino con il suo corpo non lo fa, a mio avviso, per seguire il copione, ma semplicemente per proteggere un ampiamente minorenne...
A me non sembra che siano controfigure, mi paiono proprio Madoka Sugi e Koji Hasamichi, ma comunque non cambierebbe molto, al loro posto ci sarebbero altri due poveri cristi...


Nella precedente puntata avevamo lasciato il gruppo dei buoni davanti al radar, mentre stava arrivando il Pianeta Fortezza comandato da Capitan Delitto, che dice ai suoi accoliti che questo sarà lo scontro finale!
Ma siamo solo alla dodicesima puntata...
Da notare la posa dei soldati in una location che ricorda una discoteca anni 70  ^_^



Takashi e company decidono di cercare le tre(?) basi che fino ad ora non avevano trovato... ma i dialoghi sono un po' a caso, quindi, piuttosto che attendere passivamente l'arrivo dell'enorme oggetto sconosciuto, si mettono la tutina colorata e vanno in cerca di becchini.



Nel frattempo a Mari parte il flash back:
Anche sulla Stella di Rosetta arrivò il Pianeta Fortezza, e da quel giorno terminò la pace.
Lacrimuccia...
Mari mi ricorda Romina Power ad un Sanremo  ^_^




Capitan Delitto annuncia che sarà lui a posare l'ultima pila energetica che permetterà di assorbire l'energia solare, ma avverte i becchini di fare la guardia alle basi già installate, se solo una venisse distrutta, il loro piano sarebbe inapplicabile.
Perché i becchini stanno sempre nei piani interrati con gli scarichi del cesso sul soffitto?




Ma si possono lasciare sul ciglio della strada una ragazza ed un bambinetto vestiti ridicolmente?
Ran ed Ippei corrono dietro ad un veicolo della polizia, visto che il bracciale del bambinetto ha emesso un avvertimento al loro passaggio, ma l'auto scompare misteriosamente appena girato l'angolo...



Intanto Hyosuke e Seiji sono giunti nei punti concordati.
Da notare che l'auto è gialla come la tutina di Hyosuke, mentre è il casco di Seiji ad avere il colore del pigiamino, visto che la moto è rossa... i costi di produzione...
Mi pare che la moto di Seiji sia una Yamaha Cross GTI, ho cercato qualche immagine d'epoca, ma di moto non capisco uno zero spaccato...




Seiji arriva sulla spiaggia, dove trova l'auto della polizia vista da Ran ed Ippei, quando si avvicina ai poliziotti il suo bracciale scintilla.
Seiji sente anche parte di una conversazione in cui sono menzionate le "pile", ma poi viene scoperto da un terzo poliziotto.
Ne consegue un inseguimento con esplosione multiple a rischio omicidio mica tanto colposo...

 Queste sono le quattro scene in cui lo stuntman fa lo slalom fra il napalm...
 Quella sopra fa già impressione, ma non è nulla rispetto a ciò che si può vedere sotto.



Qui si può vedere come l'innesco dell'esplosione viene acceso pochissimo dopo il passaggio del motociclista, sarebbe bastato un piccolo ritardo per arrostire una moto con pilota.


Qui, oltre alle tre esplosioni consecutive a breve distanza, vediamo l'ultima fatta deflagrare proprio davanti all'auto, la scene viene tagliata appena dopo, immagino che l'autista abbia dovuto inchiodare di colpo.



Qui si rimane veramente impressionati, ci sono tre esplosioni una dietro l'altra, e la terza avviene poco dopo il passaggio del motociclista... follia pura...



Anche Ran ed Ippei incontrano due poliziotti, e rischiano di finire arrosto... un settenne arso vivo...
Curiosa, ed un po' imbarazzante, la posa di Ran  ^_^


 Questa sequenza è quella che ho messo all'inizio del post, quella sotto è peggio, se possibile...



Dopo che Ran ed Ippei hanno subito due bombardamenti al napalm, ne arriva un terzo, veramente vicino ai ragazzi, e di una potenza maggiore.
Stiamo parlando di una ragazza e un bambino di neanche 10 anni!|



Hyosuke raggiunge Seiji, e dopo aver vinto lo scontro, avvertono Takashi dell'esistenza delle pile sotterranee protette dalle cupole rosa, di cui, però, ignorano lo scopo.




Mari ha un altro flash back:
Sulla Stella di Rosetta vennero installate le medesime cupole, dentro le quali solo la Tribù dal Sangue Nero sopravvive.




Quindi le pile non servivano ad assorbire l'energia solare, ma a creare altre cupole che avrebbero distrutto gli abitanti di quei luoghi, creando una base permanente sulla Terra... che bei dialoghi   ^_^
Mari ordina a Takashi di distruggere le pile ed impedire che accada ciò che successo sul suo pianeta natio.
Ora Capitan Delitto parla della pila che serve a creare la "cupola a barriera"... e l'energia solare?



Takashi individua la pila centrale, ma quando è pronto per distruggerla, arriva il kaiju


 Ormai la puntata è finita, ed il mostro regge pochissimo, una vera pippa...



Distrutta l'ultima pila, tutte le altre esplodono, 12 puntate di fatiche buttate nel cesso.



Enorme sollievo dei buoni, ma i cattivi sono ancora in agguato!
Bella forza, siamo solo alla dodicesima puntata!

"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 17

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E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

L'infinito "Il Giappone moderno" pare non finire mai... in questo 17esimo capitolo De Riseis decide di illustrarci i monumenti religiosi. Dato che, come fa notare l'autore stesso, i monumenti religiosi non possono essere disgiunti dal fermento religioso che alberga in un popolo, ci parla anche della coesistenza tra shintoismo e buddismo. Ad onor del vero De Riseis chiarisce che il popolo giapponese era ben poco religioso, ergo l'architettura sacra era già da tempo in decadenza.
A pagina 482 si può leggere che il cristianesimo giunse in Giappone "qualche anno dopo" il buddismo... non contento di ciò si sofferma sulle ingiustizie subite dalla nostra religione nella terra degli shogun... a parte queste esternazioni filocristiane, il resto del capitolo resta interessante.
Buona lettura  ;)

















"Hanna & Barbera Show" - Album figurine Panini 1978

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Prima dello sbarco sul suolo terrestre italico di Goldrake & company, l'album di "Hanna & Barbera Show" era il mio preferito in assoluto, visto che conteneva i personaggi che allietavano i nostri pomeriggi televisivi
Le figurine totali sono 263 (salvo un mio errore di conteggio), e quindi non "quasi 300" come ci dicono Hanna e Barbera in seconda pagina, però considerando che il formato dell'album è da 10 cm x 26 cm, con 32 pagine disponibili per attaccare figurine, ogni singola pagina era ben piena.
Sono presenti sia i singoli personaggi nella classica figurina rettangolare, tipo campionato di calcio, che le figurine di "porzioni di scenari", che erano quelle che un po' detestavo, in quanto, se posizionate male, rendevano la tavola assai brutta.
L'album non contiene trame di episodi come avverrà con i cartoni animati giapponesi, ma vi sono presentati i personaggi di ben 32 serie della casa di produzione hollywoodiana.
Tra i personaggi dell'album sono presenti alcuni comprimari che penso di non aver mai visto, tipo Eufrasia(...) in "Ginxi, Pixi e Dixi", ma c'è pure qualche intera serie che non rammento, come "Tornado Kid".
La presenza di questi personaggi secondari, come la doppia pagina per i "Figli degli Antenati", che non mi pare da noi godessero di grande fama e repliche televisive, mi fa sorgere il dubbio che l'album possa essere una riproposizione in chiave italica di una versione statunitense, ma con il testo sotto la figurina che tenga conto del doppiaggio italiano.
Infatti per Napo Orso Capo si può leggere:
"Con il suo inconfondibile accento partenopeo maschera la volontà di emergere come capo".



Yoghi e Bubu, i figli degli Antenati, i Pronipoti e Wachy Races (chiamata "Le corse pazze") hanno una doppia pagina, come doppia è il bello scenario della pagina centrale di una domenica a Bedrock.
Questo sopra è un esempio di quello che io intendo per pagina con figurine di "porzioni di scenari".
Dovevi far combaciare tutti i lati della figurina con il contesto disegnato, sperando che le proporzioni fossero corrette, infatti capitava, non di rado, che da una parte i margini combaciassero, e da un altro lato no... assai frustante... anche perché, una volta appoggiata la figurina, rischiavi non ti si staccasse più, oppure rovinasse la carte della pagina... brutti ricordi   ^_^




Difficile, anzi, quasi impossibile stilare una classifica dei personaggi Hanna & Barbera preferiti, ma basandomi solo su quelli di questo album, posso almeno declamare quello che non mi garbava per nulla: Braccobaldo...
Eppure era il testimonial della casa di produzione...
La mia top five, tra quelli qui presentati, non può altro che essere:
Lupo de Lupis (che mi ha ispirato nelle fregature della vita...);
gli Antenati (Wilma dammi la clava!);
Dastardly e Muttley (medaglia medaglia medaglia);
Napo Orso Capo (un orso partenopeo con la capigliatura afro: irraggiungibile);
Wachy Races 

Menzione speciale per Svicolone  ^_^




































"Non soltanto i giapponesi si servono del computer", di Piero Zanotto - "LG Argomenti" novembre/dicembre 1987

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Se si consulta l'indice dell'Emeroteca Anime si noterà che questo articolo è l'ultimo che metto in lista, oltre ad essere uno dei pochi (solo 6) dell'annata 1987.
Questo non vuol dire che dagli anni 1984 in poi i giornalisti avessero smesso di occuparsi di animazione giapponese, benché l'attenzione era ormai scemata rispetto al delirante quinquennio 1978/82, ma semplicemente io non ricerco sistematicamente articoli dopo il 1982, vi incappo casualmente, ergo il loro numero crolla.
La mia attenzione si pone regolarmente fino al 1982, con il 1983 e 1984 come annate limite, poi capita di trovare qualche articolo che va oltre, come questo di fine 1987, che risulta essere per di più assai interessante.
Bisogna prima, però, spendere due righe sulla testata "LG Argomenti", che, come si legge in copertina, era la rivista del centro studi letteratura giovanile delle biblioteche del comune di Genova.
Non di facile reperimento in tutte le sue annate neppure nelle emeroteche, è però una importante fonte informativa, non tanto per gli articoli che dedicò all'animazione giapponese, visto che fino ad oggi ne ho trovati solo cinque, ma per i sommari di articoli sulla carta stampata.
In pratica dal 1982 in poi (se non rammento male) c'era una rubrica che dava conto di ciò che scrivevano quotidiani e riviste su argomenti che avessero attinenza con il mondo dell'intrattenimento giovanile, dai fumetti ai libri, dai film ai programmi televisivi, il tutto diviso per genere.
Una rubrica molto esaustiva e precisa, che mi ha permesso di recuperare non solo singoli articoli caduti nel dimenticatoio, ma intere testate completamente sconosciute, in cui ho scoperto altri articoli e così via. Un effetto domino impressionante.
Dall'indice della copertina qui sopra si può notare quanto eterogenei fossero i temi toccati dalla redazione, e a pagina 70 c'era la rubrica "Dalle altre riviste", che è quella che mi ha permesso di trovare un sacco di materiale.
Nella emeroteca in cui ho potuto consultare questo numero non era possibile fare fotocopie, e dato che io sono un signor nessun, mi son limitato a fare delle fotografie, senza portarmi a casa i volumi della rivista per scannerizzarli con calma, quindi le immagini non sono sempre nitidissime  ^_^



Questo articolo è interessante per un numero inusitato di motivi, principalmente perché tratta della bufala dei cartoni animati giapponesi fatti al computer, raggiungendo inusitate vette di assurdità...
Già il titolo ci avverte che non erano più solo i giapponesi ad usare il computer per fare animazione, quindi non erano più solo loro a commettere questo indicibile peccato mortale, dando per assodato e non contestabile che per gli autori nipponici l'uso del calcolatore elettronico era ormai la prassi, cosa, ovviamente, assolutamente falsa...
L'autore dell'articolo, Piero Zanotto, se non si tratta di un caso di omonimia, era un esperto di fumetti, quindi avrebbe potuto, forse, trovare le corrette fonti informative, specialmente nel 1987, quasi 1988.
Altro tema interessante è, appunto, la data dell'articolo, il novembre/dicembre 1987, non l'aprile del 1978... forse nel quasi 1988 il tema animazione giapponese non era più coperto dal mistero, qualche possibilità di trovare informazioni corrette esisteva.
Lo scritto parte subito abbastanza maluccio, visto che Heidi non venne trasmesso nel 1976 e non veniva programmato nemmeno con cadenza giornaliera (solo martedì, mercoledì e giovedì):
La prima puntata di Heidi - 7 febbraio 1978 (non 1976) 

Devo dire che non avrei mai pensato che il post sulla prima trasmissione di Heidi mi sarebbe tornato utile così tante volte  ^_^
La fonte erronea di Piero Zanotto fu "If, speciale Orfani e Robot 1963/1983", in cui si dava già la data sbagliata della prima trasmissione di Heidi, ma gli equivoci non erano solo sulla pastorella svizzera. Nel numero speciale di "If" si faceva un po' di confusione anche sull'uso del computer da parte degli autori giapponesi, in parte si smentiva, in parte si suffragava questa totale invenzione italica.



Piero Zanotto scelse di ribadire quasi nel 1988 la fake news che le serie animate giapponesi degli anni 70 erano fatte al computer per risparmiare sui costi di produzione:
"Quell'animazione parziale è voluta per un risparmio consistente dei costi di produzione e ottenuta attraverso un uso, che diventerò sempre più sofisticato, dell'uso del computer."

Quindi pare di capire che per il giornalista fin dalla produzione di Heidi, cioè il 1974 (data che scrive corretta), in Giappone esisteva un hardware ed un software, e perciò anche dei programmatori e degli utilizzatori, che permettevano di fare i disegni animati con il computer...
Finché leggi questi articoli datati dal 1978 al 1982, rimani perplesso (più che perplesso...), ma cerchi di sforzarti di comprendere che in quel periodo le informazioni non erano reperibili come oggi, ma alla fine del 1987 queste cose non si possono scrivere...
Secondo me non si può prendere come oro colato una fonte  datata dicembre 1983, cioè ben cinque anni prima, si sarebbe dovuto fare uno sforzo e cercare anche qualcosa di più recente.
Quando poi la balla degli anime fatti al computer te la confida pure il Walt Disney italico Bruno Bozzetto si va a nozze!  ^_^
"I giapponesi con il computer riescono a realizzare 25 minuti di animazione in una settimana di lavoro. Io lo stesso lavoro lo posso fare al massimo in un anno!"

Con tanto di punto esclamativo finale!!!


Piuttosto che ammettere che i giapponesi fossero più bravi di noi italiani, bisognava trovare la scusa del computer  ^_^
Purtroppo l'autore non si ferma qui, entra nel dettaglio di quanto l'uso del computer in Giappone avesse cambiato il sistema produttivo delle serie animate, ci informa che la figura degli intercalatori è stata eliminata:
"Il computer in Giappone ha eliminato squadre di addetti alla intercalazione di disegni. Ci pensa il cervellone una volta programmato, a far risparmiare una enormità di tempo, ad esempio colorando elettronicamente i disegni e - usando la sua memoria - richiamare per essi gli sfondi desiderati; scenografie diverse nel caso di scene con elementi ripetitivi."

A voler riportare tutti i passi incriminati, quasi dovrei trascrivere l'intero articolo... ci sono dei punti in cui mi è sorto il dubbio che forse l'autore parlasse dell'uso del computer alla fine del 1988, ma in altri punti è chiaro che si riferisse agli anni 70...
"Atlas Ufo Robot segna nel 1975 la seconda ondata dell'invasione in Europa dei cartoni giapponesi; i quali, assieme alle note caratteristiche tecniche legate alla possibilità grafica del computer...".

Poi ci sono i punti che non si comprende di preciso cosa l'autore volesse affermare, tanto assurde paiono le sue considerazioni... perché nel 1975 in Europa non ci fu alcuna "seconda invasione dei cartoni giapponesi"... che ancora manco erano arrivati, se non al cinema con qualche lungometraggio:
I film d'animazione giapponese dalle recensioni di "Segnalazioni Cinematografiche": volumi dal 1969 al 1982

Ma se ne 1975 arrivo la seconda invasione degli anime, la prima quando accadde?  O_o


"Lo sfruttamento delle emozioni"!
Ma perché, il buon Walt Disney, cosa fece fin dal suo esordio?  >_<
Però se lo fanno i giapponesi non va bene  :]
Ma è più atroce Bambi o Remi?
Di articoli conto gli anime ne ho tanti e ne ho postati parecchi, però uno tanto virulento con una datazione così "recente"è l'esempio di quanta cattiva stampa godessero i cartoni animati giapponesi.




"Apocalittici e Integrati: è opportuno censurare Goldrake?", di Giorgio Bini - "LG Argomenti" gennaio/giugno 1981

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Proseguo con gli articoli della pubblicazione genovese "LG Argomenti", dopo "Non soltanto i giapponesi si servono del computer", scritto un po' delirante di fine 1987, ne posto uno dell'inizio 1981.
Dell'autore dell'articolo ho in tutto cinque scritti, compreso questo, gli altri quattro furono pubblicati tutti su "l'Unità", e non furono particolarmente pro cartoni animati giapponesi, fino ad oggi ne ho già postati tre:
Lettere dei lettori pro e contro Goldrake e soci - l'Unità e Radiocorriere TV 1979/80 (ad inizio post)

Goldrake torna in tv (secondi 25 episodi: 12-12-1978/ 12-01-1979), articoli di Repubblica, Corriere della sera, Stampa, l'Unità (a fine post)

"Lacrime giapponesi" - articoli de La Stampa (1979 e 1980), l'Unità (1981) e Il Giorno (1979) (a fine post)

Quindi si può affermare tranquillamente che Giorgio Bini, in modo del tutto legittimo, non apprezzava l'animazione seriale giapponese, e non lo nasconde neppure su "LG Argomenti", ma l'approccio interessante dell'articolo verte sulle due fazioni pro e versus i programmi televisivi per bambini. Quindi il soggetto non sono, per una volta i diseducativi anime, che comunque per il giornalista sono delle "porcherie", ma gli adulti che si schieravano a favore o contro la libertà dei bambini di guardare ciò che gli garbava.
Le due fazioni sarebbero quelle degli "Apocalittici", totalmente contrari a far guardare la tv ai bambini, e quelle degli "Integrati", totalmente favorevoli a lasciare il libero arbitrio ai figli, ovviamente per programmi adatti alla loro fascia di età.
L'idea di questo articolo nasce dal, a quanto pare, caloroso dibattito che avvenne in una biblioteca in occasione della presentazione del saggio "Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi ", che invece di concentrarsi sull'editoria per ragazzi (tema del saggio), virò sui programmi televisivi per ragazzi, con conseguenti polemiche sulla pericolosità mortale dei cartoni animati giapponesi.
Mi permetto di anticipare le conclusione del giornalista:
"P.S.  Per caso ciò significa censurare Goldrake? 
Dovrebbe significare prima di tutto che alcuni signori che spendono i quattrini del popolo sovrano (della Rai) a far compere in Giappone dovrebbero essere licenziati o trasferiti in portineria a viale Mazzini. Quanto alla censura, diciamo che ci vorrebbe una politica culturale seria (politica: cioè comportamenti pubblici, controllabili) e maggior rispetto per l'infanzia.".

Stante che, alla fine, non ho ben compreso se Giorgio Bini, che scriveva regolarmente su "l'Unità" fosse a favore o meno della censura sui programmi per bambini, il dilemma neppure si sarebbe posto, perché Heidi e Goldrake (i primi anime ad arrivare sui canali Rai) non si dovevano neppure comprare, ergo non li avremmo mai visti   ^_^
La censura non andava fatta a valle, cioè censura televisiva, ma a monte, censura di acquisti... non solo, i colpevoli di questo scempio, cioè Nicoletta Artom, Sergio Trinchero, Paola De Benedetti, Massimo Gusberti e Massimo Fichera dovevano essere licenziati in tronco   ^_^
Meno male che Giorgio Bini non lavorava alla Rai 2!
Nell'articolo si possono leggere un sacco di ragionamenti colti, si tirano fuori citazioni dotte, ma lo scopo ultimo era la censura... pare proprio che una larga fetta degli adulti di allora non si rendesse conto di quanto smorti fossero i programmi per bambini e ragazzi prima dell'avvento dei cartoni animati giapponesi.
Buona lettura.






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