Quantcast
Channel: Imago Recensio
Viewing all 1508 articles
Browse latest View live

Enciclopedia Diecast – Parte quarta: Bullmark, Ark, Nomura e Nakajima

$
0
0


TITOLO: Enciclopedia Diecast – Parte quarta: Bullmark, Ark, Nomura e Nakajima
AUTORE: Alain Bernardi
CASA EDITRICE: Edizioni Centroffset
PAGINE: 252
COSTO: 19,90 €
ANNO: 2019
FORMATO: 22 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line robotvintage.com
CODICE ISBN:9788897998112

Quarto volume della "Enciclopedia Diecast" di Alain Bernardi, se nei primi tre volumi erano stati mostrati i modellini della Popy, questa volta tocca ai bellissimi giocattoli delle ditte Bullmark, Ark (una divisione della Bullmark), Nomura e Nakajima.
Come ho già scritto sovente, io non sono un collezionista di modellini, la Go Nagi Robot Collectionè stata un (rovinoso) incidente di percorso, però mi attirano questo genere di libri, in cui sono descritti, in questo caso estrema dovizia di particolari, questi giocattoli che riproducono i personaggi dei cartoni animati giapponesi.
Il libro non è solo una guida, come per gli altri tre volumi sono presenti consigli per intraprendere la lunga e perigliosa via del collezionismo robotico, ma sono presenti notizie sulle aziende, le serie e varie curiosità.
Tutti i volumi li ho trovati ben impostati graficamente, scritto sempre ben leggibile, riquadri molto chiari, tabelle esemplificative, forse le immagini più piccole risultano un poco sacrificate, ma la causa è data dal formato non grandissimo del libro: in totale un ottimo prodotto, frutto di una grande passione.
In questo quarto volume ho ritrovano alcuni modellini che ebbi da bambino, non presenti negli altri volumi, ed è stato un piacere leggerne e vederne la storia.
Le 252 pagine del libro sono strapiene di immagini a colori, ad un prezzo di soli 20 euro.
Un giorno qualcuno mi spiegherà come pubblicazioni "amatoriali" (nel senso che non passano da case editrici) come questa riescano a mettere in vendita libri con un fracasso di immagini a colori a prezzi contenuti, mentre per le case editrici i costi sono troppo alti, tanto che virano sulle immagini in bianco e nero.


I quattro volumi usciti fino ad oggi, e da quello che ho capito dall'introduzione dell'autore ne usciranno altri:
Enciclopedia Diecast – Parte prima: Popy GA e PA dal 1973 al 1979
Enciclopedia Diecast – Parte seconda: Popy GB e PB dal 1977 al 1983
Enciclopedia Diecast – Parte terza: Popy GC e PC dal 1980 al 1986
Enciclopedia Diecast – Parte quarta: Bullmark, Ark, Nomura e Nakajima


Che lusso questa confezione del Diapolon!



Questo Astrorobot ce l'ho ancora, distrutto, ma ce l'ho ancora  :]



Per anni mi son chiesto cosa fosse questo modellino che mi venne regalato non ricordo quando, lo usavo come mostro dei cattivi, e ci avevo azzeccato!





Gloizer X mi venne preso prima dell'arrivo del cartone animato, quindi, essendo a me sconosciuto, passò subito tra le fila dei cattivi.



Alla fine tutto si tiene in una serie di rimandi e citazioni continue  ^_^
"Questo è un UFO! I dischi volanti" (Toei 1975) e "Contatti con gli extraterrestri" (Rizzoli 1976)



Stupenda!




Shalanda, il magico nell'animazione giapponese

$
0
0



TITOLO: Shalanda, il magico nell'animazione giapponese
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 222
COSTO: 23,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788867766482


Alcune premesse d'obbligo.
Non sono un esperto del genere majokko/maghette, quindi posso non essermi reso conto di errori, che per altri lettori esperti del genere potrebbero essere macroscopici.
Fare una divisione netta per generi nell'animazione giapponese è arduo, ma comunque non impossibile.
Sono abbastanza prevenuto verso i libri della collana "Ultra Shibuya".
Il perché io sia diffidente verso i contenuti della collana li ho scritti più volte nelle altre 9 recensioni:
Ultra Shibuya

Brevemente li riesporrò: quantità strabordante di inutili immagini (senza didascalie); poco scritto; informazioni prese dal web (wikipediate); assenza di bibliografia e sitografia; autori che non paio esperti o appassionati di animazione giapponese; lunghe frasi ad effetto supercazzola; rapporto prezzo/contenuto assai scarso.

Questa volta non ho avuto la forza di andare a cercarmi ogni singola wikipediata, le ho date per scontate leggendo il testo, si notano rileggendo poi Wikipedia  ^_^
Una volta tanto parto subito con l'aspetto positivo del libro, una miglioria innegabile:
sono aumentate le pagine con scritto!

Delle 222 pagine totali "solo" 42 hanno immagini a piena pagina, ergo scritto pari a zero.
Altre 104 pagine ospitano una immagine di varia grandezza, che può occupare anche gran parte della pagina.
Sono 33 le pagine scritte interamente, mentre le restanti, fatte le debite sottrazioni, non contengono immagini, ma non riempiono completamente la pagina.
Per un qualsiasi altro saggio sarebbe un ben magro numero di pagine scritte, ma per un libro della "Ultra Shibuya"è praticamente quasi un record. Per comprendere il mio sarcasmo è necessario andarsi a leggere le recensioni delle altre 9 uscite  ^_^
Inoltre sono state inserite alcune didascalie, solo per le immagini di opere d'arte, per quelle degli anime zero... resta la prassi di inserire un'immagine che non ha nessun nesso con quello che stai leggendo nella pagina, creando una certa confusione.
Come premettevo sopra non sono un esperto delle serie sulle maghette, vidi qualche puntata a caso di alcune serie, però il bello di questo libro che non tratta solo il magico delle serie majokko, ma il magico in generale, di quasi qualunque serie.
A questo punto entra in gioco l'altra mia premessa, cioè che non è facile decretare nettamente a quale genere una serie appartenga, sappiamo che molto spesso ci sono tratti di più generi, però un minimo di ordine lo si può stabilire.
In un libro che tratta della magia nell'animazione giapponese ha senso inserire "Hela Supergirl", "Cutie Honey", "Cybernella" e "Kimagure Orange Road"?
Ma se i "superpoteri" del protagonista non li conferisce una entità magica, ma invece fanno parte del proprio codice genetico ("Hela Supergirl" e "KOR") oppure hanno matrice scientifica/fantascientifica, perché i relativi titoli vengono inseriti nel libro?
In "Kimagure Orange Road" la famiglia del protagonista ha poteri paranormali, va bene che in Italia venne affibbiato alla serie l'assurdo titolo "E' quasi magia Johnny!", ma, appunto, pure alla Fininvest si resero conto che era "quasi magia", ergo non era magia   ^_^
Come mi ha fatto notare un'amica (grazie Susy), se il criterio di scelta della serie è così labile, allora ci si poteva mettere dentro anche Barbapapà!
E cosa ne diciamo della trasformazione dei Getta Robot? Essa non è magia pura?
E in Starzinger la regina Aurora non ha poteri magici?
Ma quando vedi che ci hanno cacciato in un capitolo anche la povera Lamù, dove nel titolo italiano si specificava fosse la "ragazza dello spazio" e in quello giapponese fossero "i tizi della stella Uru", e non la "ragazza magica dello spazio" o "i tizi magici della stella Uru", capisci che allora vale tutto   ^_^


Dal breve scritto evidenziato qui sopra di pagina 133 si può comprendere la mia diffidenza verso questa collana.
Forse sarò un po' settario, ma penso che uno scritto di saggistica debba nascere, obbligatoriamente, da una passione, dal far parte di una "setta" di appassionati di qualcosa.
A me nulla interessa di fitness, quindi, se mai ci scrivessi un saggio, mi limiterei a prendere informazioni dal web o da altri libri, mischiarle un po', commettendo qualche svista, e pubblicherei il tutto.

Si può scrivere che Sailor Moon è un sentai?
Si, il sentai è un concetto, prima di essere un genere. Nel sentai c'è un gruppo coeso, ognuno del gruppo ha un colore che lo contraddistingue, associato di norma ad un carattere ben specifico.
Il primo anime sentai fu "Rainbow Sentai Robin" (ringrazio Massimo Nicora per l'annotazione), prima manga nel 1965, poi anime nel 1966.
Ma Sailor Moon è un super sentai?
Nel super sentai ci deve essere la presenza di un robot, c'è in Sailor Moon?
Non che seguissi questa serie, ma a me non pare.
Segue il passaggio successivo, dove si butta lì la serie tokusatsu "Himitsu Sentai Goranger", guarda caso la stessa cosa scritta sulla relativa pagina di Wikipedia sui super sentai, poi si dice che il genere è noto in Italia per i Power Rangers, che in realtà sono la versione statunitense dei super sentai.
Infine saltano fuori, non ho ben capito da dove, "I cavalieri dello Zodiaco", che diventano una serie super sentai...
Ma "I cavalieri dello Zodiaco" sono un super sentai? Non mi pare proprio...
Ma anche solo un sentai?
Hanno i cavalieri le caratteristiche dei personaggi sentai?
A me non pare, però, nel dubbio, oltre ai tanti libri in mio possesso, ho dato una scorsa ad un titolo della stessa "Ultra Shibuya":
I cavalieri dello zodiaco, hai mai sentito il cosmo dentro di te?

Neppure nel libro della "Ultra Shibuya" dedicata agli eroi in armatura, si afferma che sarrbe una serie super sentai.
Faccio presente che quello di Stefano Tartaglino è l'unico dei 10 titoli della collana che cerca di elevarsi al livello di saggistica.
Quindi, sarebbe interessante, capire dove la Arnaldi ha saputo che "I cavalieri dello Zodiaco" sono una serie super sentai  :]
Considerando che io conosco abbastanza poco le tante serie per ragazze trattate nel libro, e una delle poche volte che c'era qualche tema di cui ero informato, ho trovato una magagna, per giudicare appieno lo scritto ci vorrebbe una Stengo in gonnella   ^_^
Fa un po' impressione che Valeria Arnaldi abbia già scritto 6 libri sull'animazione giapponese, più di Nicora, Di Fratta, Tarò, Montosi, Ghilardi, Rumor, Romanello, Castellazzi, Ichiguchi. Mi pare che l'unico che le sta ancora davanti sia Pellitteri, però ha cominciato prima!   ^_^



Il capitolo in cui si arruolano "Hela Supergirl", "Cutie Honey", "Cybernella" e "Kimagure Orange Road" nelle serie magiche.



Il capitolo in cui si arruola Lamù nelle serie magiche.



 Un esempio delle onnipresenti immagini, da una parte con didascalia, dall'altra senza...



 Ogni capitolo è di poche pagine, se poi non si contano le immagini, ancora meno.



Storia del Giappone, dallo splendore del passato all'oscuro del presente

$
0
0


TITOLO: Storia del Giappone, dallo splendore del passato all'oscuro del presente
AUTORE: Rossana Carne
CASA EDITRICE: Enigma Edizioni
PAGINE: 305
COSTO: 18 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788899303815


E' questo un saggio un po' particolare sulla storia del Giappone, in quanto la tratta nella sua interezza, quindi dall'epoca Jomon fino alla fine dell'era Heisei (con la recente abdicazione di Akihito), ma lo fa in circa 80 pagine (vedere scan dell'indice). Dato l'esiguo numero di pagine dedicate alla descrizione storica degli avvenimenti, il libro lo si può considerare, più che un saggio storico, un "assaggio storico". Vi sono elencati i fatti più importanti, poi, nel caso, il lettore interessato potrà approfondire ciò che lo ha incuriosito di più.
Finita la parte storica generalista, ci sono una serie di focus sia storici che di vari argomenti inerenti il Giappone, tra cui una larga parte religiosa ed esoterica.
Il motivo che mi ha spinto ad acquistare il libro è dato dal fatto che non sono mai riuscito a leggere il primo saggio di Rossana Carne sull'Unità 731, quindi immaginavo che qui sarebbero stati riproposti gli stessi temi. Per fortuna la mia ipotesi era corretta, e tutta la parte (circa 40 pagine) di approfondimento storico sulle varie unità create dal colonnello Ishii Shiro l'ho trovata interessante.
Rossana Carne tratta anche la questione del massacro di Nanchino e delle Comfort Woman (ianfu), sebbene entrambe molto meno approfonditamente.
A questo punto è giusto premettere che io sono interessato ai temi religiosi solo come descrizione sociologica del Giappone, mentre non mi interessa per nulla l'esoterismo, di qualsiasi nazione sia.
Mi interessa ancor meno quando pare trasparire dalla lettura, non solo una descrizione di tali pratiche, ma un coinvolgimento ed una credenza (legittima) dell'autore (fatto confermato dalla biografia degli autori).
Per lo stesso motivo per cui non guardo le trasmissioni di Roberto Giacobbo (o similari) e recensisco in maniera ironica la collana "Il mondo dell'occulto", non mi sono garbati i capitoli sul "Shinrin Yoko" (il respiro degli alberi), il Reiki e Onmyodo (l'esoterismo giapponese).
Più accettabili, per la mia ristrettezza mentale, i paragrafi sulla mitologia shintoista e il folclore, il rapporto con i cadaveri e i defunti, le mummie giapponesi (miiro).
Il capitolo finale riguarda i "Misteri del Sol Levante", dove viene trattata la questione (che non conoscevo) delle rovine sommerse di Yonaguni, però anche qui l'approccio mi è parso un po' in stile "Il mondo dell'occulto" di cui sopra  ^_^
Quello che, invece, non mi è per nulla chiaro, è perché si sia inserito nel capitolo "Misteri del Sol Levante" la trattazione dell'etnia Ainu... la popolazione ainu è studiata fino da quando i primi missionari occidentali li videro in epoca medioevale, non comprendo cosa abbiano di misterioso.
Stesso discorso per il paragrafo sui pirati giapponesi Wokou, perché sarebbero un mistero? Mistero...
Il linguaggio dello scritto è molto colloquiale, comprensibilissimo nella parte storica, meno nella parte religiosa, ma ciò dipende da miei limiti.
In pratica il libro contiene tematiche varie, meglio leggere l'indice o sfogliare il libro per valutare quante di esse facciano parte dei propri interessi.



Per quanto concerne la parte che a me interessava di più, cioè sull'Unità 731, è presente una biografia del colonnello Ishii, le attività delle varie unità costituite in Cina (731, Togo, 673, 100, 1644), infine è spiegato come dopo la guerra il tutto venne messo a tacere sia dalle autorità nipponiche che dagli Usa, in cambio dei dati "scientifici" ottenuti con le sperimentazioni sugli esseri umani. E' spiegato anche come, man mano, la popolazione e i media giapponesi presero coscienza (chi voleva aprire gli occhi) delle attività del colonnello Ishii.
C'è poi l'aspetto, che oscilla tra l'inquietante e l'incredibile, riguardante il Pokemon 731 presente nella versione del videogioco Nintendo pubblicata a metà degli anni 90. Questa non è la prima fonte dove leggo di queste congetture, che se poi nel gioco esistono veramente quei frame digitali delle foto originali, non si tratta più di invenzioni, ma di follia pura...
Dato che in italiano non si trovano video sulla parte del videogame dove si entra nella città di Lavandonia, in cui ci sono/sarebbero le immagini della pagina scannerizzata sopra, metto una ricerca su Yuo Tube:
https://www.youtube.com/results?search_query=Lavender+Town++731

L'indice del saggio






Cofanetto DVD de "L'invincibile ninja Kamui": ovvero la mattanza del regno animale!

$
0
0


Un paio di mesi fa ho riprovato a vedere questa serie che da bambino mi affascinava molto, ma che per vari motivi (emittenti private che si vedevano male; altre serie concomitanti più belle), non riuscì mai a seguire regolarmente, e mai fino alla fine. In realtà questa visione da adulto l'avevo tentata più volte, ma a causa del disegno al risparmio e all'adattamento a caso, ogni volta la interrompevo, sbagliando assai.
La trama mi ha sorpreso (positivamente) più volte, non contiene solo combattimenti all'arma bianca, ma segue un racconto abbastanza lineare sul destino solitario di Kamui, che deve diffidare di chiunque, e che non può trovare sollievo al suo isolamento neppure in un amico animale, che regolarmente gli viene ucciso... corollario: diventare l'animale da compagnia di Kamui, implica la morte entro poche puntate...
Essere braccato continuamente porta Kamui a diventare fin paranoico, tanto che nel 14esimo episodio uccide sei persone completamente innocenti per timore che potessero ucciderlo o rivelare la sua posizione. Tra queste sei vittime ci sono due bambini (uno di questi è un infante) e la loro madre... in altre puntate, pur non uccidendo nessun innocente, non interviene per salvare persone aggredite da malfattori, decretando indirettamente la loro morte.
Kamui quindi si rivela, a differenza di quanto ho sempre creduto, chiaramente non un eroe, ma solo un fuggitivo, che fa qualunque cosa pur di non essere ucciso.
Questa recensione, però, non ha lo scopo di analizzare la serie, al massimo di consigliarne la visione, ma di approfondirne l'aspetto che mi ha colpito di più:
l'ecatombe animale che si svolge nei 26 episodi!

E' normale che in una serie basata sui ninja vengano uccise delle persone: agricoltori, commercianti, vagabondi, samurai, altri ninja, persone comuni.
Il tutto ha lo scopo di mostrare quanto dura fosse la vita sia di un ninja che di chiunque altro nel medioevo giapponese, quindi non ho preso nota delle morti umane, che tra l'altro sono ingenti...
E' altresì normale che durante ogni episodio ci siano scene di caccia o pesca, gli esseri umani, compreso Kamui, si devono pur cibare. Ergo non ho considerato neppure queste dipartite a scopo alimentativo.
Più curioso che in molte puntate vengano mostrate scene di caccia fra animali, in casi minoritari scene bucoliche. Molto spesso, invece, vediamo serpenti che cacciano roditori, aquile che cacciano serpenti (nella medesima scena, tipo catena alimentare), lupi che inseguono cervi, insetti grandi che catturano insetti piccoli etc etc
Chiaro che gli autori volessero mostrare che in natura la vita non è più facile rispetto a quella degli umani, sopravvivere è arduo... c'è sempre chi è cacciato e chi è cacciatore. Indi per cui neppure questi decessi li ho presi in considerazione.
L'espediente narrativo che non mi aspettavo è stato quello del coinvolgimento diretto degli animali nelle battaglie o ad uso di semplici bersagli. Uccisioni spesso gratuite, senza alcuno scopo tattico/strategico, ma anche quando la morte dell'animale ha un senso durante lo scontro, a causa del modo in cui viene uccisa la bestia, del numero di esemplari sacrificati e della sua ripetizione continua, si rimane un po' basiti.
Evidentemente se la vita umana in "L'invincibile ninja Kamui" non conta nulla, nulla può contare quella animale... mentre oggi ci sono personaggi politici pronti a fare barricate (giustamente) in favore dei diritti degli animali, per poi fregarsene di essere umani morti in mare...
Essendo una serie prodotta nel 1969, la sensibilità ambientalista era ancora di là da venire, ma molto di là da venire... a cui va aggiunto il fatto che in Giappone son sempre stati un po' indietro rispetto agli occidentali su questi temi ambientalisti. Inutile ricordare la caccia alle balene mascherata da ricerca scientifica... figuriamoci come erano messi 50 anni fa   >_<


Quindi la recensione si concentrerà su questa mattanza del mondo animale, che mi ha visto annotare le seguenti specie sacrificate: cane; rondine; civetta; aquila; falco; corvo; passero; lucertola; serpente; squalo; cavallo; topo; lepre; ape; lucciola; millepiedi; bue; orso, pipistrello; gatto; donnola...
Dimenticavo... viene vilmente ucciso anche un povero ed indifeso baco da seta...   T_T
Per un totale di 182 anime animali trapassate in 26 puntate!
Come spiegavo sopra questo elenco non contiene gli animali uccisi a scopo di caccia o pesca, sia da parte di umani che da parte di altri animali, ma solo quelli uccisi in uno scontro oppure per semplice "diletto".
Preciso che, per quanto io abbia guardato e riguardato le scene, usando lo slow motion e pure l'avanzamento fotogramma per fotogramma, in alcuni casi è stato difficile stimare il numero di decessi. Questo perché veniva modificato il punto di vista, non permettendo di comprendere se le povere salme fossero di nuovo conio o le medesime della scena prima, ma viste da un'altra angolazione. Oppure perché il disegno della scena non ne permetteva il conteggio, tipo i passerotti accatastati da Kamui nella prima puntata, che io ho stimato in una ventina, ma potevano essere 30 o 40...
Ci sono poi le armi con cui le povere bestie sono state sacrificate sull'altare della dea televisiva:
pugnale (kunai e tanto); arco e frecce; aghi (shirai); veleno; lancia; ascia; katana; shuriken; falce (kama); alabarda (naginata); fiocina; mani nude; bastone; "suicidate".

C'è un'altra arma, il morso.
In quanto grande parte nella serie hanno i cani ninja, che oltre ad usare i pugnali kunai (che non ho capito dove li tenessero in così grande quantità...) utilizzavano nel corpo a corpo anche l'arma donata loro da madre nature: le fauci.
Entrando in scena i cani ninja ho considerato le loro vittime con il medesimo criterio, quindi non ho contato le salme che uccidevano per cibarsi, mentre se terminavano un altro animale in combattimento, le vittime entravano nel computo totale.
Ho avuto grossi dubbi esistenziali su come considerare la morte del cane ninja di Kamui, il potente ed intelligentissimo Aka. Essendo Aka trapassato per la rabbia, trasmessagli da un altro cane infettato ad arte dai ninja che cacciano Kamui, non sapevo se computarlo nelle morti naturali o meno... alla fine l'ho valutata morte da combattimento, quindi facente parte della tabella di cui sopra.
Si, ho varcato una nuova barriera di nerdaggine  ^_^



Ma la fantasia degli autori nipponici poteva limitarsi all'uso di una moltitudine di armi bianche?
Ben 5 anni prima che il Grande Mazinga usasse la combinazione Spada Diabolica e Doppio Fulmine, lo staff di "Ninpu Kamui gaiden" aveva anticipato Go Nagai!
Nell'episodio numero 25 il nostro eroe lancia la sua katana nel muso del pescecane mentre questi salta svariati metri fuori dall'acqua, anche se non è un'orca marina... di seguito un fulmine colpisce l'animale, che si inabissa...




... per poi rimbalzare fuori (si nota che nel fotogramma ha ancora la katana conficcata nel muso), beccandosi un secondo fulmine (ergo il "Doppio Fulmine") ed esplode!
Uno squalo che esplode!!!  ^_^
THUNDER BREAK!!!

Seguono tutte le scene delle 26 puntate in cui un animale è stato ucciso con il criterio esposto per la tabella. Da notare che solo negli episodi 8, 11, 15 non vengono uccisi animali in combattimento, e solamente nella puntata n° 15 non viene ucciso neanche un umano (il tutto salvo mie sviste).


Ognuno dei tre ninja a caccia di Kamui vuole dimostrare la propria mira infallibile.
Il primo uccide 3 poveri passerotti con i sui pugnali, segue quello che con una sola freccia del suo arco ne infilza 4... ma il tizio che utilizza la cerbottana ne ammazza 5!
Ma the winner is... Kamui mascherato da villico, che con il veleno (o sedativo?) ne stermina una montagnetta intera, tanto che deve usare il rastrello per raggrupparli...
Ma perché i simpatici piccoli pennuti non se la sono filata al primo triplice omicidio?
In tutta la serie il nostro eroe userà spesso travestimenti degni del telefilm "Missione Impossibile", da cui forse gli autori ebbero l'idea delle maschere, poi ci sarebbe da capire con quali materiali, nel medioevo giapponese, tali perfetti camuffamenti venivano allestiti...



All'inizio della seconda puntata il ninja cattivo deve dimostrarci le sue capacità, per farlo ammazza un gatto innocente ed un cane... mentre i 2 ratti sono stati sacrificati per creare una trappola.



Già nel titolo viene sacrificato un povero pipistrello che si faceva gli affari suoi, il tutto solo e sempre per far risaltare le abilità del ninja di turno.
I cani randagi sono usati spesso, a scopo difensivo o diversivo.
Anche i nobili rapaci verranno infilzati in più modi... ho sempre pensato che Kamui per tutta la serie avesse come fedele compagno il suo falco, ed invece ne avrà due, entrambi uccisi... proprio iettatore!



Doppia rondine infilzata!
Perché ammazzarne una sola non avrebbe dimostrato sufficiente bravura...
Triple api infilzate!
Kamui si nasconde dietro un albero, e ne fanno le spese tre povere api, o qualsiasi cosa fossero nella mente dei disegnatori.




Altro ninja, altre incredibili abilità, scindere la lucciola...



Il momento della morte del secondo falco di Kamui, che poi si vendica uccidendo l'aquila assassina, essa stessa mezzo omicida di un altro ninja.



No dico, non potevamo usare un'arma un po' più grossa per un semplice millepiedi...



A Kamui offrono una ciotola di riso, ma lui è generoso, la fa mangiare ad un corvo, che crepa seduta stante tra atroci contorcimenti... segue affettato di serpente come secondo.
Nella nona puntata fa la sua apparizione il primo cane ninja.



Cosa c'è di più indifeso di un povero baco da seta?!
A giustificazione di Kamui va rammentato che in queste puntate era cieco o finto cieco, non l'ho capito...


Kamui predilige i cavalli bianchi, e i poveri equini non ringraziano... nella scena sopra Kamui ha fatto precipitare l'animale da un dirupo per uccidere un altro ninja, che tra l'altro è sopravvissuto.



Il bue è stato ucciso per danneggiare gli allevatori, ma sempre morte violenta è.
Il passerotto per dimostrare la mira dello sparante.
La lucertola per semplice passatempo.



Questa volta il cavallo bianco viene fatto schiantare a tutta velocità contro una roccia.
Quello a destra è un cane, non ricordo se ninja.



L'ho classificata come donnola, comunque parrebbe chiaro che sia un mustelide, infilzata da tre pugnali ninja, ne bastava uno, ma vabbè, abbondiamo...



Il ninja sull'albero voleva far notare la propria abilità balistica, la civetta ne conviene.


E noi usiamo l'insetticida spray... ci piace vincere facile!



Quella in alto a sinistra è una lucertola, che dato non è chiaro come venga sbudellata, l'ho inserita nelle morti procurate.
E' questa la puntata dove Kamui fa il primo incontro con il cane ninja Aka, che prima lo segue (generando sospetto nel ragazzo), poi uccide un orso (aizzatogli contro dal simpatico Kamui), infine inizia la strage di altri cani ninja.
Infatti Aka è un cane ninja traditore, e quindi viene braccato da altri cani ninja, che vengono puntualmente massacrati.




Quello della scena in basso a sinistra con i due pugnali conficcati nella schiena è Aka.




Nell'episodio 19 Kamui ed Aka diventano alleati, alla fine del post illustro una scena abbastanza sbalorditiva, come tutta la puntata, in cui Aka dimostri doti umane.
Kamui uccide le due serpi per evitare che possano mordere Aka. 
Kamui ed Aka sono inseguiti da cani ninja e ninja.



Aka uccide la lepre non per cibarsene, ma per usare il suo sangue come falsa pista per i ninja che cercavano Kamui. Quindi il cane non solo combatte come una iena, ma è raziocinante.



Più che un'aquila doveva essere uno pterodattilo, viste le dimensioni...



La morte dell'indomito Aka!




Kamui vede un cervo in pericolo, lo salva uccidendo il cane o il lupo.



In questa puntata il pescatore Hanbei deve costruirsi una nuova esca, e gli serve lo zoccolo di un cavallo di color... si, bianco, che recide di netto con un'ascia.
Non si vede il cavallo morire, però ho dato per scontato che con sole tre zampe, il suo padrone non l'avrebbe più tenuto in vita.




Nell'episodio 23 Kamui è affiancato da una donna ninja traditrice, Sugaru, la moglie di Hanbei, ed insieme fronteggiato un branco di cani ninja.
I cani uccisi con gli spilloni sono ad opera di Sugaru.
Le puntate 23, 24 e 25 sono un vero massacro di cani (ninja e non) e squali!




Sugaru e Kamui sono grandi cinofili...



Hanbei e Sugaru ospitano Kamui sulla loro isoletta di pescatori, che però è infestata dagli squali, che non permettono agli abitanti di uscire a pescare.
Per ovviare al problema vengono chiamati in causa dei cacciatori di squali, che usano le stesse tecniche di pasturazione del film "Lo Squalo" (magari Spielberg vide questo cartone), solo che per far saltare fuori dall'acqua gli squali ed infilzarli in svariati modi necessitano di esche, cioè cani randagi...




Il boss dei cacciatori di squali dimostra la propria abilità, questi sono anch'essi ex ninja, ora fuggiaschi.


Kamui vorrà mai sembrare meno abile del boss?






Ovviamente per riciclare un po' di disegni le scene della mattanza degli squali vengono ripetute nella 25esima e 26esima puntata.





Il cane dell'immagine in basso a destra è stato lanciato da Kamui, che, adirato per la morte della famiglia di Hanbei e Sugaru, si esercita attirando uno squalo fuori dall'acqua con un povero cane randagio... segue scena della Spada Diabolica e del Doppio Fulmine illustrata ad inizio post.




Rimetto la episca scena in stile Grande Mazinga.



Di nuovo disegni riciclati, ma sempre squali ammazzati,



Con gli squali qua sopra la puntata termina nel sua aspetto di ecatombe animale.
Passo ad illustrare qualche scena che mi ha colpito, delle tante che si potrebbero mostrare.



Aka, il cane ninja che si allea con Kamui, non solo è un combattente formidabile, ma ha una intelligenza ed una manualità praticamente umane.
Nella 19esima puntata vediamo Kamui intento ad accendere il fuoco, ma non ci riesce... Aka si allontana per un momento e torna con un bel ramo infuocato!
Kamui è così sorpreso che gli chiede come abbia fatto ad accendere il fuoco, me lo son chiesto pure io...
Aka, di nuovo per distrarre i tre ninja sulle tracce di Kamui, prende il comando di un branco di cani randagi uccidendone il capobranco con un pugnale (che poi sotterra per non farlo vedere agli altri cani randagi, come se questi potessero capire che Aka aveva giocato sporco...), quindi usa i cani per intralciare i ninja.


Nella stessa puntata Aka, usando come copertura dei cavalli selvatici, quindi è capace pure di cavalcare, uccide tutto da solo i tre ninja che sono sulle tracce di Kamui.
Poco prima aveva preso il comando del branco di cani randagi.
Praticamente licantropo ninja.



I cani ninja li ho già ampiamente mostrati, ma questi non sono gli unici animali che lanciano coltelli.
Nell'ottavo episodio una ragazza insegna ad una enorme gru (pare quasi uno struzzo...) ad uccidere tutti quelli che le danno da mangiare che non sia lei stessa.
Il perché mi resta oscuro, ma l'uccello nascondo sotto l'ala il coltello che, per semplice sfortuna, colpirà la sua padrona invece che Kamui, che gli aveva dato appunto da mangiare.



Una delle scene più presenti nella serie è la tecnica ninja che serviva per dare un falso bersaglio. Chi lanciava coltelli o shuriken pensava di aver colpito il nemico, che poi si rivelava essere un semplice tronco, spesso con addosso il vestito della potenziale vittima.
Considerando che tutte queste scene si svolgevano nella foresta, pur non comprendendo come si potessero svolgere materialmente, le potevo accettare, ma quando la medesima scena viene mostrata in mare...
Kamui viene attaccato sul ciglio di un scogliera, si butta in acqua, li aggressori sono convinti di averlo colpito, ma si tratta del solito tronco... ma dove cacchio lo ha trovato Kamui un tronco in mezzo ai flutti?!?!



Attenzione, segue spoiler!!!!
















Dopo quasi 4 anni ho rivisto quella bella serie,, ero curioso di vederne il finale, beh... non finisce... Kamui continua la sua fuga... a vaffanfuga...


P.S.
Buon Natale e vado a mangiare   :]

"Atlas Ufo Robot: considerazioni problematiche psico pedagogiche sul successo dei fumetti televisivi fantascientifici", di Donato Marzano - "La vita scolastica - Rassegna quindicinale dell'istruzione primaria" 10 luglio 1978

$
0
0


Questo è l'unico articolo che ho della rivista "La vita scolastica", anche perché la pubblicazione non è
consultabile in nessuna emeroteca per il periodo temporale che mi interesserebbe (1978/1983)... un vero peccato perché, se la redazione trattò l'argomento animazione giapponese al suo esordio (luglio 1978), probabilmente vi si potranno trovare altri articoli nei numeri successivi.
Per questo sono conscio che la mia ricerca di articoli sui cartoni animati giapponesi resterà incompiuta ed infinita, troppe le testate di difficile o impossibile consultazione... troppo lacunose alcune annate nelle emeroteche... compito in alcuni casi reso arduo dalle stesse biblioteche, con archivi non consultabili, prenotazioni problematiche per chi ha un lavoro, indici online approssimativi o inesistenti, macchinari malfunzionanti o guasti...
Per esempio sul sito della Giunti, che pubblicava il periodico, sono presenti solo le annate dagli anni 2010 in poi, nessun archivio storico, anche a pagamento, sia chiaro, zero assoluto.
Detto ciò, l'articolo resta interessante perché "La vita scolastica" fu la prima (nella mia ricerca) pubblicazione inerente la scuola a trattare del cartone animati giapponese "Atlas Ufo Robot".
A dispetto del titolo, che pare subito da mal di testa, il contenuto è abbastanza normale e di buon senso, l'autore non lancia strali contro i disegnatori nipponici, ma parla del rapporto genitori/insegnati con i personaggi amati dai bambini.
Sarebbe interessante potersi sincerare se la redazione mantenne questa linea neutro verso gli anime, robotici in particolare, anche nei mesi ed anni successivi, in particolare nella primavera 1980, ma non potendo io consultarne altri numeri, mi resterà il dubbio...
Probabilmente l'autore faceva un po' di confusione riguardo ai personaggi citati, basta leggere che considera due entità separate Atlas e Goldrake, ma il solo fatto che si mise davanti alla televisione con il figlio per cercare di capire il programma che tanto successo aveva tra i bambini (e suoi scolari), è già un atto di apertura mentale che tantissimi esperti(?) dopo di lui neppure fecero.





Ho lasciato la piccola inserzione pubblicitaria perché mi pare indichi una certa necessità di reperire fondi.



Non è in mio possesso la copertina del numero, però ho l'indice, tanto per capire i temi mediamente trattati.
La presenza del dipinto di carattere religioso, parrebbe indicare che seguisse una linea editoriale per una scuola cattolica.


La città incantata, il film da premio Oscar di Hayao Miyazaki

$
0
0


TITOLO: La città incantata, il film da premio Oscar di Hayao Miyazaki
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 190
COSTO: 23,5 €
ANNO: 2019
FORMATO: 25 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788867768950


Undicesimo titolo della collana "Ultra Shibuya" e settimo personale di Valeria Arnaldi.
Sono abbastanza prevenuto verso i libri della collana "Ultra Shibuya".
Il perché io sia diffidente verso i contenuti di questi libri l'ho scritto più volte nelle altre dieci recensioni:
Ultra Shibuya
Quindi la solfa della mia recensione non cambierà:
quantità strabordante di inutili immagini (senza didascalie); poco scritto; informazioni prese dal web (wikipediate); assenza di bibliografia e sitografia; autori che non paiono esperti o appassionati di animazione giapponese; lunghe frasi ad effetto supercazzola; rapporto prezzo/contenuto assai scarso.
Considerando che dei sette scritti a firma Arnaldi ben quattro hanno come tema Hayao Miyazaki o le sue opere, nasce, ormai, una ulteriore (mia) lagnanza: la ripetitività dei temi trattati.
Sul rischio copia/incolla ci tornerò poco sotto.

Questa volta delle 190 pagine totali ben 55 (quasi il 30%, quindi 7€ solo di immagini...) hanno immagini a piena pagina, ergo scritto pari a zero.
Altre 102 pagine ospitano una immagine di varia grandezza, che può occupare anche gran parte della pagina.
Sono 33 le pagine scritte interamente, mentre le restanti, fatte le debite sottrazioni, non contengono immagini, ma non riempiono completamente la pagina.
Rispetto al precedente saggio della Arnaldi (Shalanda) c'è stato un netto peggioramento del rapporto pagine/parte scritta, ed un ritorno alle medie degli altri libri della "Ultra Shibuya".

A pagina 7, la prima pagina scritta del saggio, si riportano dei ricordi di Miyazaki (presenti in tutto il saggio e quasi mai con citazione delle fonti), in cui il regista parla di una sua esperienza alle terme da bambino:
"Sarà lo stesso regista a raccontarlo dopo aver terminato la realizzazione del lungometraggio: Ho dei ricordi molto nitidi di "yuyas"(virgolettato nel libro) della mia infanzia".

Ho cercato sul web questa parola "yuyas", ma ho trovato solo "yuya", che è sempre riferita ai bagni o alle terme, ma "yuyas" resta un termine di cui non ho trovato traduzioni.
Riporto questo mio dubbio e non altri, perché era il primo che ho letto, a titolo di esempio generale.



Problematica ripetitività.
Sia chiaro, è ovvio che si deve descrivere la biografia del regista, le informazioni di base siano sempre le stesse, ma quando una singola autrice scrive quattro titoli (in 5 anni) sullo stesso tema, capita di rendersi conto che si sta rileggendo per larghi tratti del libro parti di informazioni presenti negli altri tre.
Esistono altri saggi su Miyazaki o capitoli in saggi più generalisti, ma essendo scritti da più persone, una volta espletate le formalità sulla biografia, le analisi variano, in quanto ognuno/a dei diversi autori ha sensibilità e titoli di studio differenti.
Qui ci troviamo di fronte ad una autrice che scrive quatto saggi su Miyazaki, umanamente impossibile non ripetersi più e più volte.
L'appunto che faccio riguardo agli autori della collana che parrebbero non appassionati di anime (unica eccezione Stefano Tartaglino), basandomi sulla loro biografia e su come e cosa scrivono nei loro libri, mi rendo conto che in parte è poco sensato. Anche una persona non appassionata può scrivere un libro su anime e manga.
Quando, però, si scrivono così tanti titoli sugli anime, diventando la saggista più prolifica in Italia, credo superando anche Marco Pellitteri (che cominciò a scriverne più due decenni fa), mi sorge la curiosità di sapere se Valeria Arnaldi sia una vera appassionata di animazione giapponese.
Ha la casa piena di VHS, DVD, BR, manga, artbook, saggi, pupazzetti e merchandising?
Frequentava le fiere del fumetto prima di diventare saggista?
Andò a vedere al cinema "La città incantata" quando uscì nelle sale italiane nel lontano 2003?
Io trovai un cinema che lo proiettava nel mese di agosto in via Torino a Milano (l'Eliseo), faceva un caldo boia, in sala non eravamo neppure in dieci. Fu il primo film di due in totale (l'altro Totoro) che andai a vedere da solo (il massimo della tristezza è andare al cinema da soli...), ma pur di vedere Miyazaki sul grande schermo feci pure questo.
Mi chiedo se gli autori della collana "Ultra Shibuya" abbiano il medesimo pregresso da semi otaku come il mio e di quasi tutti gli altri saggisti italiani, da quello che leggo ho spesso l'impressione che non sia così.
L'idea che mi sono fatto riguardo a questa collana "Ultra Shibuya"è che sia nata solo per vendere copie, non nasce né da passione né vuole fare una analisi saggistica, ma neppure essere un semplice ricordo nostalgico (in senso buono).
La casa editrice ha trovato un tema che gli permette di vendere copie (buon per loro), e lo sfruttano, in parte come successe per le collane "I love anime""Japan Files" della Iacobelli, i cui scritti erano affidati, però, a saggisti con un solido background sulle serie e i personaggi che trattavano.



A pagina 27 e 28 (io ho unito le due parti interessate) c'è un buon esempio di ciò che non mi convince in questi libri, cioè concetti magari non errati, ma comunque non corretti o precisi.
Tralasciando la velocità biografica su Miyazaki, che passa dal 1969 al 1979 in poche righe, un non appassionato di anime, leggendo che il regista "appose il suo segno in alcune serie poi divenute cult" come "Conan il ragazzo del futuro", mai immaginerà che quella serie è totalmente sua.
Sembra che il contributo di Miyazaki alle serie animate di Heidi, Marco e Conan fu il medesimo... ma non si poteva perdere due righe in più per specificare che di "Conan il ragazzo del futuro" Miyazaki fu l'autore, lo sceneggiatore e il regista?


In un capitolo si parla del lavoro, in quanto Chihiro chiede di essere impiegata nelle terme.
Mi chiedo che nesso ci sia tra i vergognosi campi di internamento statunitensi per i nippoamericani durante la seconda guerra mondiale  e i campi di prigionia giapponesi in cui si praticava il lavoro forzato fino alla morte.
Più che altro non vedo il senso di citare i campi di internamento americani in un saggio su "La città incantata".



C'è poi il capitolo "Palazzo delle prove, casa del piacere", in cui si parla di prostituzione infantile...
Non è la prima volta che leggo di connessioni tra la trama del film e la prostituzione minorile nel Giappone fino al dopo guerra, presente anche in bordelli/bagni, e ne ho trovate sul web cercando di capire da dove provenissero le teorie esposte in questo capitolo.
A mio avviso, però, si esagera non poco quando si arriva a vedere nello spirito del ravanello che entra in ascensore con Chihiro la figura di un uomo che anela la verginità della bambina (pagina 73).
Chiaramente ognuno vede in una trama ciò che vuole, ma a me è parsa una forzatura.
A questo punto entra in scena, per quanto mi riguarda, il bagaglio di conoscenze nato da una vita a guardare "cartoni animati giapponesi", cioè "l'essere appassionati".
Nelle serie e nei film di Miyazaki ci sono mai stati personaggi femminili ammiccanti?
Miyazaki ha mai solleticato il pubblico con scene equivoche?
A me pare proprio di no... tutti gli amori dei film di Miyazaki sono giusto accennati, al massimo un bacino casto... le eroine del regista sono tutto tranne che sensuali...
Basta pensare alla prorompente Fujiko Mine della serie di "Lupin III" in giacca verde, quando Miyazaki ne eredità la regia, la donna perde la carica erotica che aveva sotto la guida di Masaaki Osumi.
La scena in cui Fujiko subisce la tortura del solletico nella prima puntata, sarebbe stata pensabile con Miyazaki alla regia?


Mi chiedo che senso abbia inserire in un libro su "La città incantata" una immagine come quella di destra... a sinistra il ravanello maniaco sessuale.



Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi (1930-1945)

$
0
0


TITOLO: Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi (1930-1945)
AUTORE: Gabriele Zaffiri
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 96
COSTO: 10 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9788831648202

Il titolo di questo libro potrebbe non permettere a tutti di cogliere di cosa tratti, perché durante la guerra sino-giapponese le terrificanti varie "Unità 731" venivano fatte passare per una attività fin meritoria, cioè la lotta alle epidemie sul territorio cinese.
Normale che una nazione impegnata in una guerra di occupazione si preoccupasse dello stato di salute delle proprie truppe, è notorio che le malattie possono decimare un esercito ben più del nemico. L'acqua sporca, le malattie endemiche della regione o la carenze nell'alimentazione minano l'efficienza di un soldato, ergo la denominazione "Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi" suona rassicurante.
Peccato che il colonnello Ishii Shiro fosse interessato alla guerra batteriologica e chimica, oltre agli esperimenti su esseri umani...
Non sono molti i titoli in italiano che cercano di approfondire questa oscura e vergognosa pagina della storia giapponese: Unità 731
Oscura perché è poco conosciuta in generale, vergognosa perché quasi nessuno dei responsabili pagò per i propri crimini, ma non solo... gli occupanti statunitensi, con lo scopo ottenere i dati dei folli esperimenti di Ishii, insabbiarono (assieme ai governanti giapponesi del dopo guerra) il più possibile tutte le notizie sulle "Unità 731". E' probabilmente superfluo aggiungere che il governo giapponese non se ne assunse mai la responsabilità ufficialmente, a differenza di quello che hanno fatto i governanti tedeschi dopo la guerra (fino ai giorni nostri) per quanto riguarda le attività simile portate avanti dai nazisti.
Ergo, quando ho scoperto l'uscita di questo libro mi sono precipitato ad acquistarlo.
Purtroppo, e lo scrivo con sommo dispiacere, il testo soffre di gravissimi problemi... sinceramente non riesco a capacitarmi a cosa essi siano dovuti, forse, considerando che siamo di fronte ad una auto-pubblicazione, potrebbe essere che sia arrivato un file corrotto alla tipografia.
E non starò qui a commentare i numerosi refusi, le tante parole (specialmente nomi propri) senza lo spazio, i caratteri di stampa che diventato più piccoli, i nomi propri errati, i numeri delle note che non esistono.
In alcuni tratti dello scritto pare di notare un testo tipico di "Google traslate", ogni tanto salta fuori una parola in inglese, oppure un nome viene prima tradotto grossolanamente in italiano, e poi te lo ritrovi la pagina dopo di nuovo nel testo originale.
Poi ci sono le ripetizioni.
Alcuni concetti non solo vengono ripetuti più e più volte, ma te li ritrovi scritti come se fosse la prima volte che vengono nominati, e magari sei a pagina 73...
Considerando che di libri sulla "Unità 731" ve ne sono pochi in italiano, io consiglio comunque di acquistare lo scritto, magari sperando che la mia copia con il testo fallato sia stato causato da un qualche imprevisto tecnologico... anche perché la quarta di copertina è scritta in un italiano corretto e comprensibile.
Malauguratamente le devastanti condizioni dello scritto hanno spostato la mia attenzione dai suoi contenuti, teoricamente interessanti, alla forma, che ne preclude in gran parte la fruizione.
Giudizio scritto da uno come me che si rende conto di fare scempio della lingua italiana quasi ad ogni post di questo blog...   T_T
Dato che non vorrei passare per millantatore o visionario, mi permetto di inserire delle scan di un campione di errori. Sia chiaro, un campione, non gli unici errori o i più gravi, solo un campione...



Ecco una frase tipica a pagina 11:
"Shigeru Maruyama, un ex membro dell'unità ha detto che un esperimento ha coinvolto la fame di prigionieri affamati e ha parlato di vedere le vittime essere operate quasi ogni giorno." 

Come potrete appurare qui sotto, non si tratta di un refuso occasionale.




Gli addetti giapponesi dell'Unita 731 usavano un loro codice per riferirsi alle cavie umane, il termine che ho letto in tutti gli altri saggi storici è "maruta", cioè "pezzo di legno", in quanto si fingeva che la struttura fosse una segheria. Il loro destino era chiaro...
A pagina 27 si parla di "maruta" come nome di una operazione, non il nome in codice delle cavie, che, invece, diventa "log", tradotto nella lingua di dante sarebbe "registro", e la struttura diventa "mulino da ginnacchiere"...
Che cavolo è un "mulino da ginnacchiere"?!?!   O_o
Poi a pagina 39 si legge la versione che conosco anch'io, che senso ha lo scritto di pagina 27?
Nel cerchiolino rosso ho evidenziato il numero della nota, la numero 16, peccato che al massimo le note presenti nel libro arrivino alla numero 9.
Direi che la fonte potrebbe essere questa:




 https://en.wikipedia.org/wiki/Unit_731






Il concetto iniziato alla fine di pagina 31 termina a pagina 32 con una parola in inglese in uno scritto in italiano, come se fosse scappata da una traduzione.
Ma poi, gli occhi spuntato dalle presse?   >_<
Tra l'altro il terribile elenco degli esperimenti sulle cavie umane è ripetuto molte volte, ma molte.



 Pagina 32 e 33, un esempio del testo.
"... riposo coperto, gestito le prove."



Stante che sarebbe più importante concentrarsi sulla testimonianza rispetto al modo con cui è stata scritta, cosa vuol dire "... esperimenti sessuali e come vittime del sesso Crimini"?



La ripetitività la si nota bene alle pagine 43 e 44, riguardo alla quantità (30 kg) di germi della peste bubbonica che i giapponesi potevano produrre in "pochi giorni".



Una volta che l'Imperatore Hirohito, che stanziò fondi per le unità di Ishii, dichiarò la resa, bisognava distruggere le prove, come fanno sempre i perdenti o i vincenti che sanno di aver fatto qualcosa di non corretto:
"Gli equipaggi scheletrici delle truppe giapponesi..."etc etc
In pratica, da quello che ho letto in altri saggi, i giapponesi fecero distruggere agli stessi prigionieri le basi delle unità, finito il lavoro vennero uccisi, ma alcuni si salvarono, "da rimanere un po' intatti".

Lo scrivo ironicamente, e con tutto il rispetto per il nominato, del quale vorrei avere un briciolo della sua cultura (benché non abbia apprezzato l'adattamento di Evangelion), ma pare proprio una traduzione alla Gualtiero Cannarsi!    (scherzo!)   ^_^



Nelle pagine 65 e 66 vediamo un termine tradotto in italiano, e non ce ne sarebbe stato motivo, tornare in inglese la pagina successiva:
"Operazione Fiori di Ciliegia di Notte", son certo che Cannarsi non l'avrebbe mai tradotta così  :]

Da Wikipedia:
Operation Cherry Blossoms at Night



A pagina 73, quindi a circa 20 pagine dalla fine del libro, si parla del colonnello Ishii come se fosse la prima volta che ne leggiamo, senza contare il nome scritto male.
Ovviamente, essendo il dottor Ishii il creatore delle Unità 731, il libro ne parla più volte.
Si noti anche il carattere più piccolo con cui è scritto Ishii al centro dell'immagine.



I giapponesi lanciarono molti palloni bomba verso il nord America, alcuni arrivarono fino in Canada, lo scopo era quello di seminare il panico tra la popolazione, cosa che non avvene mai, anche perché quando un pallone bomba cadeva sul suolo statunitense, non veniva mai reso pubblico.
Quello che mi chiedo è come fosse stato possibile creare danni al reattore nucleare di Manhattan... la mia perplessità ha senso se per "reattore nucleare di Manhattan" si pensa alla città di New York, che non ha mai avuto un sito nucleare in città, ma se si legge la pagina di Wikipedia sulla Operation Cherry Blossoms at Night, si comprende meglio il senso della frase tradotta non benissimo:







Listino prezzi dei Telegiochi (Atari, Inno-Hit, Videopac Philips) da "Tutto sui mercati" annate dall'inverno 1980/81 all'inverno 1982/83

$
0
0



A fine anno uscirà la Play Station 5, ovviamente non si conosce ancora quale sarà il prezzo di lancio, ma si può ipotizzare che oscillerà intorno ai 500€, troppo?
Piccolo passo indietro.
Non sempre nei cataloghi di giocattoli sono presenti anche i prezzi, ma quando sono inseriti risulta interessante farsi due conti su quanto incidemmo nel bilancio familiare, oppure si può capire se i prezzi di oggi siano poi così esagerati.
Per poter fare una rivalutazione dei prezzi a distanza di una 40ntina d'anni torna utile il sito dell'Istat, con il suo programmino apposito: http://rivaluta.istat.it:8080/Rivaluta/

Per cercare di togliermi qualche curiosità sui prezzi delle prime console di videogiochi, che di norma non si riescono a recuperare facilmente, ho provato a consultare in emeroteca la rivista "Tutto sui mercati", che conteneva semplicemente modello e costi (non sempre) dei prodotti disponibili (non tutti, ma comunque una enormità) nel mercato elettronico italiano.
La pubblicazione aveva cadenza semestrale, una in autunno/inverno ed una in primavera/estate, nessun articolo di commento, solo modelli e prezzi (non sempre menzionati).
L'aver potuto esaminare i prezzi di cinque listini distribuiti in un arco temporale di due anni, permette anche, per chi se la fosse dimenticata, di rammentare cosa fosse l'inflazione. Dato che ogni tanto qualche politico mentecatto propone il ritorno alla liretta... 
Tanto per capire quanto nuovo fosse il mercato delle console di videogiochi, la redazione li chiamò "Telegiochi", e ne ho trovati 7 modelli:
Atari CX 2600 Video Computer System;
Telegiochi Super Play Computer 4000 Grunding;
Varie console Inno-Hit Ditron;
Due console Silcom;
Tele-Match;
Videopac Computer G 7000 Philips;
Videoplay 2 Saba.

Considerando che io non sono per nulla un esperto in materia, non saprei dire se alcuni di questi articoli fossero, in realtà, console più famose con il nome modificato. Non ho comunque trovato nulla sulla "Inno-Hit Ditron" (forse Ditron era il nome dell'azienda produttrice/importatrice) e sulla "Silcom".
Per quanto riguarda le console "Telegiochi Super Play Computer Grunding"e "Tele-Match" si trovano parecchie informazioni on line.
Immagino, invece, che non necessiti di presentazione l'Atari   ^_^



Nell'autunno/inverno del 1980/1981 la console Atari 2600 costava 271 mila lire (con una cassetta in dotazione), cioè 644 euro di oggi!
L'ipotesi di prezzo della Play Station 5 ora non sembra poi così tanto esoso, vero?  ^_^
Da quello che posso capire dal listino erano disponibili due pad aggiuntivi (chiamati "telecomandi") per alcuni giochi appositi, le cassette CX 2620/2664/2643/2642, questi pad costavano 33500 lire, cioè 80 euro.
Le cassette erano divise in tre gruppi, in base al prezzo:
Standard 33500 (80€);
Premium 41750 lire (99€);
Special 67500 lire (160€!!!).

Della console Grunding, Tele-Match e Silcom non ci sono i prezzi.
Per quanto riguarda la console Inno-Hit-Ditron bisogna un po' districarsi tra i codici e i prezzi.
Parrebbero esserci più console disponibili:
GT-6N 6 giochi con pistola per tv in bianco e nero prezzo 36000 lire (85€);
GT-66C 6 giochi con pistola per tv a colori prezzo 44500 lire (105€);
GT-10C 10 giochi per tv a colori prezzo 53500 lire (105€);
GT-30P gioco (console) a cassetta + 1 una cassetta da 10 giochi prezzo 74000 lire (176€);
GT-55P gioco (console) a cassetta computerizzato + 4 giochi inseriti prezzo 120 mila lire (285€).

I prezzi delle cassette con i videogiochi variavano da 19500 lire (46€) a 30500 lire (72€).

Considerando il periodo, forse le console vendute dalla Inno-Hit potrebbe essere quelle di questo post, benché abbiano codici diversi:
Console di videogiochi "TV Game Color Tenko", "TV Game Color Novex", "TV Game Color Elbex" + varia elettronica di consumo - "Electronic Market" autunno/inverno 1980/81

Inflazione! Chi era costei?


Nel listino prezzi della primavera/estate 1981, ergo sei mesi dopo, i prezzi sono aumentati non poco.


Ovviamente per rivalutare correttamente i prezzi ho impostato la data a marzo 1981 e non più ad ottobre 1980, quindi non fanno fatti raffronti tra i prezzi in euro tra parentesi  ;)
La console Atari passava  271 mila lire (644€)  a 279500 lire (614€), sempre con una cassetta in dotazione, sarebbe solo il 3% di aumento (in lire), ma in soli 6 mesi!
Le cassette dei videogiochi, invece, aumentavano del 15% (in lire) in soli 6 mesi!
Standard da 33500 (80€) a 38500 lire (84€) + 15%!
Premium da 41750 lire (99€) a 47950 lire (105€) + 15%!
Special da 67500 lire (160€!!!) a 77600 lire (170€) + 15%!

Per quanto riguarda la misteriosa console Inno-Hit scomparivano i modelli GT-6N, GT-30P e GT-66C, venivano introdotti i modelli GT-16C e GT-20C:

GT-16C 6 giochi con pistola e fucile per tv a colori prezzo 60000 lire (131€);
GT-20C 10 giochi per tv a colori 66000 lire (145€);
GT-10C da 53500 lire (105€) a 70000 lire (153€) + 30% (non credo dovute all'inflazione);
GT-55P 120 mila lire, prezzo in lire invariato (263€)

I prezzi delle cassette con i videogiochi passavano dalle due fasce di prezzo, 19500 lire (46€) e 30500 lire (72€), ad una sola da 23000 lire (50€).



Autunno/inverno 1981/1982


La console Atari:
ottobre 1980 = 271 mila lire (644€)
marzo 1981 = 279500 lire (614€) + 3% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 314500 lire  (633€) + 12,5% rispetto a 6 mesi prima.

Le cassette Atari.
Standard
ottobre 1980 = 33500 (80€)
marzo 1981 = 38500 lire (84€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 45200 lire (91€) + 17,5% rispetto a 6 mesi prima.

Premium
ottobre 1980 = 41750 lire (99€)
marzo 1981 = 47950 lire (105€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 57500 lire (115€) + 20% rispetto a 6 mesi prima.
Special
ottobre 1980 = 67500 lire (160€)
marzo 1981 = 77600 lire (170€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 89900 lire (181€) + 16% rispetto a 6 mesi prima.


Anche stavolta per la console Inno-Hit scomparivano alcuni modelli, GT-16C e GT-20C, entrambi introdotti sei mesi prima:

GT-10C 10 giochi per tv a colori prezzo
ottobre 1980 = 53500 lire (105€)
marzo 1981 = 70000 lire (153€) + 30% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 78500 lire (158€) + 12% rispetto a 6 mesi prima.
GT-55P gioco (console) a cassetta computerizzato + 4 giochi inseriti
ottobre 1980 = 120 mila lire (285€)
marzo 1981 = 120 mila lire (263€)
ottobre 1981 = 140500 lire (283€) + 17% rispetto a 6 mesi prima.
Le cassette della console Inno-Hit
ottobre 1980 = 19500 lire (46€) e 30500 lire (72€)
marzo 1981 = 23000 lire (50€)
ottobre 1981 = 25500 lire (51€) + 11% rispetto a 6 mesi prima.



Primavera/estate 1982



La console Atari:
ottobre 1980 = 271 mila lire (644€)
marzo 1981 = 279500 lire (614€) + 3% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 314500 lire  (633€) + 12,5% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 369500 lire (699€) + 17,5% rispetto a 6 mesi prima.

Le cassette Atari.
Standard
ottobre 1980 = 33500 (80€)
marzo 1981 = 38500 lire (84€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 45200 lire (91€) + 17,5% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 45200 lire (85€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.

Premium
ottobre 1980 = 41750 lire (99€)
marzo 1981 = 47950 lire (105€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 57500 lire (115€) + 20% rispetto a 6 mesi prima.marzo 1982 = 57500 lire (108€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.

Exclusive (Asteroids)
marzo 1982 = 79900 lire (151€)

Special
ottobre 1980 = 67500 lire (160€)
marzo 1981 = 77600 lire (170€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 89900 lire (181€) + 16% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 89900 lire (170€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.

La console Inno-Hit scompare del tutto.





Autunno/inverno 1982/1983



La console Atari:
ottobre 1980 = 271 mila lire (644€)
marzo 1981 = 279500 lire (614€) + 3% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 314500 lire  (633€) + 12,5% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 369500 lire (699€) + 17,5% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1982 = 395000 lire (679€) + 7% rispetto a 6 mesi prima.

Le cassette Atari.
Standard
ottobre 1980 = 33500 (80€)
marzo 1981 = 38500 lire (84€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 45200 lire (91€) + 17,5% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 45200 lire (85€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1982 = 51000 lire (87€) + 13% rispetto a 6 mesi prima.

Premium
ottobre 1980 = 41750 lire (99€)
marzo 1981 = 47950 lire (105€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 57500 lire (115€) + 20% rispetto a 6 mesi prima.marzo 1982 = 57500 lire (108€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1982 = 64900 lire (111€) + 13% rispetto a 6 mesi prima.

Champion (Year's Revenge)
ottobre 1982 = 72600 lire (124€)

Exclusive (Asteroids, Pac Man, Defender)
marzo 1982 = 79900 lire (151€)
ottobre 1982 = 90200 lire ( 155€) + 13% rispetto a 6 mesi prima.

Special
ottobre 1980 = 67500 lire (160€)
marzo 1981 = 77600 lire (170€) + 15% rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1981 = 89900 lire (181€) + 16% rispetto a 6 mesi prima.
marzo 1982 = 89900 lire (170€) prezzo in lire invariato rispetto a 6 mesi prima.
ottobre 1982 = 101500 lire (174€) + 13% rispetto a 6 mesi prima.

Alla Atari ci andavano giù pesanti con gli aumenti  ^_^

In questo ultimo listino prezzi furono inseriti anche i prezzi del Videopac Philips.

Videopac Computer G 7000
ottobre 1982 = 250000 lire (429€)

Le cassette per la console avevano solo due fasce di prezzo:
una da 36000 lire (61€) ed una da 44000 lire (75€).


Un vero peccato che questi cinque numeri della rivista siano gli unici reperibili nelle emeroteche italiane... sarebbe stato interessante vedere i pezzi prima del 1980, visto che veniva già pubblicata e dopo il 1983, quando arriveranno altre console più tecnologiche.


"L'altra campana" 18 aprile 1980: i (600) genitori di Imola contro Goldrake

$
0
0


Nell'aprile del 1980 si scatenò un vero tsunami mediatico contro i cartoni animati giapponesi ed in particolare contro quelli robotici, rappresentati da Goldrake e Mazinga.
In quell'unico mese vennero scritti ben 121 articoli sugli anime (link), la cui genesi è data dalla concomitanza di più fattori esplosi in quell'incredibile aprile:
la lettera di denuncia dei 600 genitori di Imola;
lo studio Mesomark/Rai su televisione e bambini;
il risultato del sondaggio Rai su Pinocchio vs Mazinga

Quindi lo scenario nazional-popolare televisivo era pronto per un processo mediatico, che avvenne il 18 aprile 1980 durante la trasmissione "L'altra campana" ideata e condotta dall'amatissimo Enzo Tortora.
Su questa trasmissione ho scritto più volte, perché quella sera davanti al teleschermo c'ero anch'io con la mia famiglia. Non ho un ricordo chiaro della puntata, ma rammento vividamente il risultato finale che condannava Goldrake ad essere eliminato dalla televisione italiana.
Sia chiaro, non che i 600 genitori di Imola avessero torto a lamentarsi per la presenza strabordante dei cartoni animati giapponesi in televisione, basta dare un'occhiata al numero di serie che erano disponibili:
"Guida TV" paginone con riepilogo dei programmi per ragazzi - 10 numeri del 1980/81/82

Resta il fatto che lamentarsi, anche a ragione, che il martellamento degli anime era esagerato, e poi decretarne (teoricamente) la loro cacciata in televisione senza dare spazio alle opinioni a loro favore, non fu proprio simpaticissimo come sistema democratico   ^_^
Ricordo chiaramente come mio padre, appena venne votata l'eliminazione di Goldrake, mi vietò di guardarlo.
Mi chiedo chi fosse più influenzato dalla televisione, se i bambini, che guardavo ore ed ore di animazione giapponese, oppure gli adulti, a cui bastavano pochi minuti di dibattito tv senza contraddittorio per passare al lato oscuro   :]



Mi restava (ed in parte resta tutt'ora) la curiosità di vedere ed ascoltare cosa in realtà venne detto in quella seconda puntata de "L'altra campana", perché fino ad oggi potevo solo valutare cosa venne riportato sulla carta stampata.
Devo quindi ringraziare infinitamente un lettore del blog (Giuliano Tani) che mi ha linkato la trasmissione "Voxpopuli" del 9 luglio 2018 visibile su Rai Play, in cui sono presenti due minuti di quella memorabile puntata de "L'altra Campana" del 18 aprile 1980:
Voxpopuli - Come sono cambiati i costumi degli italiani negli ultimi 40 anni? In questa puntata li analizziamo attraverso il rapporto degli italiani con la televisione buona e cattiva, i pregiudizi rimasti e superati verso l'omosessualità e alcune forme di divertimento adottate dai giovani.

Per poter apprezzare lo spezzone della trasmissione di Enzo Tortora  (dopo un minuto e 55 secondi) bisogna essere iscritti a Rai Play.

Chissà che fine ha fatto la stupenda gigantografia dietro lo scranno degli accusatori, oggi avrebbe un valore inestimabile  ^_^




I genitori di Imola colpiscono ancora! "L'altra Campana" vs Goldrake e Mazinga - articoli del 1980

Sempre il 18 aprile su "Il Resto del Carlino" Lidia Golinelli, che si era già occupata più volte di anime (condannandoli quasi senza appello), lancia la puntata su Goldrake con un breve articolo in cui riporta i nomi dei cinque rappresentanti dei 600 genitori di Imola, e vengono spiegati alcuni retroscena della puntata.
Non è mia intenzione colpevolizzare i cinque rappresentanti dei genitori imolesi, ed in particolare le due signore che parlarono per l'accusa, né prendermela con il grande Enzo Tortora.
Il documento è così bello che sarebbe un peccato aggiungere altro.
Spero solo che un giorno qualcuno alla Rai possa riesumare l'intera parte della puntata che si occupò di Goldrake, in fondo, se hanno trovato questi due minuti, non credo avrebbero problemi a farci vedere anche il resto.
Riporto qui sotto le immagine disponibili, con annesso dialogo relativo, nel caso non vi fosse possibile vedere il video al link sopra.


 Parte la sigla di Goldrake e viene inquadrata la sua michelangiolesca gigantografia  ^_^






 Actarus li guarda con benevolenza  :]



 Qui parla la signora a sinistra.





La regia ci mostra i disegni dei bambini "intossicati" dagli anime.
Ok, il primo in alto a sinistra è un simil Mazinga, ma gli altri due potrebbero essere qualunque cosa...



Secondo me gli adulti votanti non colsero il monito di Tortora  :]



In pratica nelle poltrone (quante?) c'erano due pulsanti (uno rosso ed uno nero) per poter votare la propria opzione.
Si notano anche dei bambini e dei ragazzi tra i pubblico, ma in numero limitatissimo.
Gli aventi diritto erano tutti adulti che non seguivano Goldrake.



 L'accensione delle luci rosse intorno ai monitor indicava la vittoria dei genitori di Imola.



Felicità, tripudio, euforia.
Di Goldrake non si sentirà più parlare!   ^_^




Fine dello spezzone di due minuti.




I genitori di Imola colpiscono ancora! "L'altra Campana" vs Goldrake e Mazinga - articoli del 1980

Domenica 20 aprile, sempre su "Il Resto del Carlino", di nuovo Nadia Golinelli dava conto del risultato anti-Goldrake.
Si comprende che ci sarebbe altre parti interessanti della trasmissione da vedere, speriamo che mamma Rai si ricordi del suo figliastro Goldrake   :]




Telepiù n° 10 dal 24 al 30 maggio 1980 - "Goldrake: la parola ai bambini", lettera di un quasi 17enne + Cicciolina vs Mazinga

La trasmissione ebbe una certa reazione negativa tra noi bambini, la possiamo leggere nella lettera di Paolo De Luca a Telepiù.


Di seguito inserisco tutta la trascrizione di quei due minuti di trasmissione:

Enzo Tortora
C'è una sorta di crociata, una specie di richiesta di messa al bando di un personaggio televisivo popolarissimo, addirittura Goldrake!
E' un problema grosso quello che avete agitato a Imola, ne hanno parlato tutti i giornali mi sembra ovvio e giusto che la televisione che è stata la pedana di lancio di questo Goldrake vi dia anche il modo di parlarne contro.
Quindi, ditegliene quattro!
E voi ascoltate

Signora a sinistra
Gliene diciamo quattro e anche molto volentieri perché purtroppo la televisione di Stato per prima e le tv libere private, hanno fatto una campagna di condizionamento nei confronti dei nostri bambini proprio attraverso questi telefilm fatti in maniera veramente pericolosa, per quanto ci riguarda.

Signora a destra
Infatti si ripercuote tutto questo anche nel gioco, nel disegno, nel modo di gestire, nel modo di parlare. Io faccio un appello, sentito veramente: Perché si deve impiegare tanti mezzi, buoni, ottimi, come possono essere le televisioni private e televisioni di Stato, per intossicare dei bambini?

Enzo Tortora
La proposta è molto precisa, allora:
Eliminiamo Goldrake.
Mettiamo immediatamente ai voti la proposta di Imola e vediamo se il nostro pubblico la approva, schiacciando il rosso o la disapprova schiacciando il nero.
I bambini vi guardano.
Attenzione, pronti? Via!
Approvato!


"Nell'altra campana non vedremo l'altro tortora", di Pierluigi Ronchetti + Copertina Gundam nelle tv locali - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 13 al 19 aprile 1980

$
0
0


Nel precedente post ho mostrato la pagina dei programmi Rai di "TV Sorrisi e Canzoni" del 18 aprile 1980 con la puntata che mise sotto accusa e condanno Goldrake, ma nello stesso numero della rivista era presente anche un articolo di presentazione della trasmissione di Enzo Tortora. In realtà "L'altra campana" era iniziata la settimana prima (ho il relativo numero con il classico quadrifoglio verde per le novità), ma capitava spesso che l'articolo di "anteprima" arrivasse a prima puntata già mandata in onda.
Per il resto nel numero non ci sono contenuti particolarmente interessanti (dal mio punto di vista), ho dovuto mettere per forza l'articolo su Tozzi, in quanto il cantante campeggia in prima pagina, ho inserito la recensione del film di Carpenter "Fog" più un paio di altri (sulla trasmissione "Studio 80" e su quella di  Ruggero Orlando sulla Cina).
Un gran numero di scan sono di pubblicità, veramente molte (e ne ho omesse non poche), tra cui spiccano numericamente, come sempre, quelle di alcolici. Ogni volta che sfoglio un "TV Sorrisi e Canzoni" noto questo profluvio alcolemico dove mancano i vini da tavola, si vedevano birre, amari e superalcolici.
Sono presenti due pubblicità poco affidabili sulla perdita di peso, si vede che è un filone pubblicitario che arriva da lontano quello che vediamo oggi nelle telepromozioni...




Nell'edizione dell'Emilia Romagna delle tv locali private, presente in questo numero, fanno bella mostra di sé il Gundam e Peter Rei:
"Peter Rei e Gundam coppia invincibile
Siamo nell'anno 79 dell'era spaziale. L'umanità, disseminata nei sistemi solari, vive retta da una confederazione di pianeti. Ma il pianeta Yong si stacca per dominare tutte le galassie: è la guerra...
Peter Rei, simpatico e coraggioso pilota del formidabile robot Gundam, è uno dei nuovi beniamini degli appassionati di fumetti fantascientifici."

Poche righe di introduzione alla trama,e più o meno abbastanza fedeli al prologo del primo doppiaggio
In quanti sistemi solari era disseminata l'umanità?
In uno solo, il nostro...
Ok, forse il termine "side" era troppo ricercato, ma "isole spaziali" ("che ruotano come tanti satelliti intorno alla Terra"), come citato dal prologo italico del 1980, lo si poteva inserire, invece che "pianeti".
Avendo usato "pianeta" invece che "side" o "isola spaziale", il campo di battaglia passa da "attorno alla Terra" a "nell'universo".
Quello che muove guerra non è un pianeta, ma un principato, mentre il nome è corretto, Yong, cioè, è sbagliato, ma venne usato quello del primo doppiaggio.
Di Peter Rei si può dire tutto il bene possibile, era tra i miei preferiti da bambino, ma simpatico proprio no...   ^_^
Ogni tanto sulla copertina dei programmi locali compariva qualche cartone animato giapponese, purtroppo, per poter appurare quante e quali copertine vennero dedicate ai personaggi degli anime, bisognerebbe poter visionare tutti gli inserti di tutte le edizioni della rivista, penso che sia praticamente impossibile.



Grazie a questo articolo e allo spezzone de "L'altra campana" visibile per merito di Voxpopuli, mi sono rammentato che il "sondaggio" con il pubblico da casa, eseguito tramite il maggiore o minore consumo elettrico, non era l'unica votazione. Si votava anche in studio nella parte chiamata "Digliene quattro", in cui un cittadino saliva su un palco allestito nello studio, e poteva esprimersi su un argomento, avendo come contraddittore una persona dello schieramento avverso, presente in studio o collegata telefonicamente.
La teorica messa al bando di Goldrake (e dei cartoni animati giapponesi) avvenne proprio nel "Digliene quattro", purtroppo dallo spezzone di "Voxpopuli" non si vedono le voci a favore di Goldrake, ma in articoli di giornale ho letto che ci fu un intervento telefonico pro Goldrake di Bruno Bozzetto. Ho però il dubbio di quanto l'autore italiano si spese a favore del prodotto dell'industria animata giapponese che aveva ormai monopolizzato tutte le fasce orarie, conquistando così tanta popolarità tra i bambini che delle persone andavano in televisione per chiederne la messa al bando.
L'articolo completo un po' ingrandito.






Riparto dall'inizio con l'indice, da cui si noterò che ho omesso qualche articolo allo scopo di ridurre un po' le scan, che risultano già quasi un centinaio...



 "Il telefono, la tua voce", se non avevi il Duplex!!!   ^_^








 Sinceramente ho qualche dubbio che delle calze tanto lerce, potessero tornare bianche immacolate.



Oggi si legge che il nostro sistema politico è instabile, nel 1980 invece...
Tranne per il terrorismo interno, che molti italiani si sono pure dimenticato quanto morti ha causato, per quanto riguarda crisi economica e moralizzazione della vita pubblica, non è che si siano fatti questi grossi passi avanti.
Fa fin sbellicare che nel 1980 si parlasse che di ricevuta fiscale obbligatoria per i negozianti  ^_^


A quelli che promettono il ritorno alla liretta bisognerebbe far leggere questi articoli, pure i lettori di riviste televisive si rendevano conto che l'inflazione era esagerata.





A me i balletti in tv annoiavano un sacco, le trasmissioni prevalentemente di balletti come questa, le evitavo come la peste   ^_^
















 Il Nano Ghiacciato di Amanada Lear lo avevo rimosso   ^_^

          




La pubblicità potrà incensare il prodotto quanto volete, ma ricordo bene quanto schifo faceva questo purè rispetto a quello che faceva mia madre, quelle rare volte che non aveva tempo di prepararlo, immangiabile...



















Negli anni 90 la Sony userà lo stesso stratagemma di Carpenter, tanta nebbia, pochi effetti speciali/grafica con i vari Resident Evil e Silent Hill    ^_^



































Un piccolo focus su Game, che tanto caos scatenerà in questo mese di aprile:
"Pinocchio contro Mazinga Z" - Articoli dal 23 febbraio al 26 aprile 1980 sul sondaggio della trasmissione "Game" su Rai 1








Dimagrire nella vasca da bagno!



Chissà cosa c'era dentro a quella pastiglia... probabilmente nulla   ^_^



C'è da mettersi le mani nei capelli se pensiamo alla sicurezza di quelle auto... ti facevano mettere gli sci dentro all'abitacolo, senza bloccarli!
In caso di incidente, ti ritrovavi decapitato  :]



Da comprare subito!

Megaloman (1979) - puntata 13

$
0
0


Episodio abbastanza anonimo, un po' in media con tutto il resto della serie, che ricordavo più interessante.
Penso che gli autori volessero introdurre una fase nuova nella serie, dove mostrare i cattivi che, fallito il piano iniziale nella precedente puntata, passavano ad una azione più diretta sul suolo terrestre/giapponese.
E' comunque difficile avere certezze, visti i dialoghi che lasciano spesso numerosi dubbi sulla loro sensatezza.
Parrebbe entrare in scena un nuovo personaggio tra i cattivi, un comandante delle operazioni terrestri, che prende le vesti di un presidente di un agglomerato industriale nipponico. Quindi mi son fatto tutta una serie di elucubrazioni politco-economiche su eventuali critiche degli autori al sistema capitalista giapponese, ma il tipo muore a fine puntata  ^_^



Mi pare giusto segnalare il primo caso, a mia memoria, in cui Takashi si rende responsabile di una uccisione diretta tramite infilzamento. Durante i combattimenti corpo a corpo con addosso le tutine colorate era già capitato di vedere alieni infilzati, ma la loro dipartita era poco drammatica, mischiata a capriole e salti. In questo caso Takashi, per difendere il piccolo Ippei, trafigge l'alieno ancora in forma umana, ed è chiaro dal visto del trapassato (in tutti i sensi) che la morte è stata reale e dolorosa. La differenza rispetto alle altre scene di uccisioni sta nel fatto che, una volta che gli alieni tornano nella loro forma normale, dato che indossano la maschera, non si vede alcuna smorfia di dolore.
In questa breve scena, invece, è chiaro che il tizio non abbia gradito di morire  :]


Non solo l'adattamento dei testi lascia secondo me abbastanza a desiderare, ma neppure i titoli erano molto sensati, visto che c'è un solo kaiju in questa puntata...


Sta arrivando il Pianeta Fortezza della Tribù dal Sangue Nero.
Mari dice al figlio che, forse, sconfiggendo gli invasori sulla Terra, anche la Stella di Rosetta potrebbe essere liberata.
Intanto Capitan Delitto tira fuori ancora le pile energetiche... ma gliele avevano distrutte tutte nella precedente puntata!
Mari spiega al gruppo che nella "cupola a barriera" solo gli alieni riescono a sopravvivere, quindi la distruzione delle "pile energetiche" ha salvato tutta la popolazione del Kanto.



Viene allestito un nuovo kaiju, che ha il potere di riemettere un raggio che lo colpisce, ma mentre Capitan Delitto se ne bea, viene comunicato che sulla Stella di Rosetta stanno avvenendo esplosioni e terremoti, cosa già vista e sentita nell'undicesima puntata. Per Capitan Delitto la Stella di Rosetta è ormai un pianeta morto, loro invaderanno la Terra.
Mi pare che sia la prima volta che venga mostrato come sia fatto il pianeta stellarosettiano, di color marziano con due anelli saturniani.



Sulla azzurra Terra, nel frattempo, i nostri eroi si pongono dubbi esistenziali sulla loro reale possibilità di battere la potente armata del Pianeta Fortezza., solite seghe mentali nipponiche...
Capitan Delitto vuole installare una base energetica sulla Terra, cioè in Giappone, per agevolare la conquista del pianeta, cioè il Giappone.
Il tutto dovrà essere compiuto nella totale segretezza, nulla dovranno sospettare gli ignari umani. Vengono mostrate immagini di vita quotidiana giapponese, in cui gli autori giapponesi riescono a beccare tre turiste occidentali con tanto di macchina fotografica, che immagino nel 1979 non fossero così tanto frequenti.



A capo di questo nuovo piano vediamo in vesti borghesi il comandante/presidente, tipica eminenza grigia capitalista!



Delle capsule aliene atterrano nottetempo, al capo di cui sopra viene comunicato che una di queste è andata fuori rotta, colpendo un camion... che kulo il povero camionista...
Saputo dello strano incidente, Takashi e soci si mettono alla ricerca di indizi alieni nell'area dell'impatto.



Trovano infine un resto della capsula, deducendone che in quel luogo ci deve essere una base aliena.
Hyosuke ed Ippei vengono fermati da un guardiano alieno, il ragazzino se ne accorge ed avverte gli altri.
Ran, invece, incontra un guardiano umano, lo si capisce dal viso bonario ed il tono amichevole, che la informa di due fatti interessanti: sulla collina stanno costruendo qualcosa, proprio vicino al "National Atomic Lab".
Ho provato a fare ricerche sulla targa del centro "National Atomic Lab", ma non ho trovato nulla, peccato.




I ragazzi si convincono che gli alieni vogliano occupare il centro di ricerca atomico, quindi tornano a fare ricerche.
Il povero guardiano umano si imbatte nel guardiano alieno, e quando sta per essere sopraffatto, arrivano i nostri eroi!
Però cinque contro uno non è leale... e anche prendere in ostaggio un bimbominkia non è molto lodevole...



 Segue la scena del primo omicidio perpetrato da Takashi in abiti civili.



I ragazzi trovano un tunnel che, secondo, il doppiaggio, dovrebbe portare al "National Atomic Lab" per occuparlo, e poco prima che vi entrino ne sbucano un sacco di becchini.



 Segue solito combattimento corpo a corpo.



 Segue solito combattimento corpo a corpo tra Megaloman e il kaiju polifemico.



Megaloman lancia la Fiamma di Megalopoli, ma kaiju Polifemo la immagazzina e gliela rispara.
Come al solito l'esplosione è parecchio vicino al povero stuntman...



Il presidente alieno incita il kaiju Polifemo a distruggere Megaloman, ma ne riceve in risposta la distruzione per essersi fatto scoprire.




 Megaloman acceca Polifemo con la spada, poi lo colpisce a morte.


Takashi preoccupato aspetta la prossima mossa dei cattivi...


"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 18

$
0
0


E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

In questo 18esimo capitolo l'autore si focalizzò su un aspetto che potrebbe sembrare ormai totalmente insignificante, cioè quale tipo di ordinamento costituzionale e legislativo fosse stato scelto per lo Stato nipponico dell'era Meiji. Considerando, però, che in parte questa impostazione fu la medesima di quella dell'era Showa precedente la fine della seconda guerra mondiale e che, comunque, forgiò la fedeltà assoluta verso l'imperatore, che in epoca Tokugawa non esisteva, mantiene a mio avviso una certa rilevanza storica.
Purtroppo, come per tutto il resto dello scritto, Giovanni De Riseis saltava un po' di palo in frasca abbastanza spesso, anche se forse questo è uno dei capitoli in cui resta più "in topic" di tutto il libro.
Buona lettura.

































Il sole di sangue, orrori e misteri nazi-nipponici della II guerra mondiale

$
0
0

TITOLO: Il sole di sangue, orrori e misteri nazi-nipponici della II guerra mondiale
AUTORE: Rossana Carne
CASA EDITRICE: Luxo Edition
PAGINE: 221
COSTO: 16,40 €
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line
CODICE ISBN:9782902114429


Lo scopo (enunciato in prefazione) di questo saggio è di dare al lettore una panoramica storico-divulgativa su tutti i fatti inerenti le atrocità commesse dalla Unità 731 e varie sotto-unità, create dal colonnello Ishii Shiro in Cina durante la guerra sino-giapponese.
Nel 2019 è uscito un altro libro di Rossana Carne sull'Unità 731:
Storia del Giappone, dallo splendore del passato all'oscuro del presente

Forse, mio punto di vista personale, pubblicare due saggi sul medesimo argomento storico nello stesso anno, può portare al rischio di essere un po' ripetitivi.
Benché il libro linkato sopra sia incentrato anche su altri argomenti, non solo sulle Unità di Ishii, i due titoli riportano in gran parte le medesime informazioni.
C'è da dire che in questo scritto della Luxo Edition si allarga il discorso anche ai campi di sterminio nazisti, in modo da valutare le analogie con quelli nipponici, creati prima di quelli tedeschi.
Tra i due libri questo è più specifico dal punto di vista storico.
I libri che trattano solo delle Unità di Ishii  non sono molti, più spesso vi sono capitoli in saggi storici sul Giappone della seconda guerra mondiale:
Unità 731

A mio avviso, benché ormai datato 2004, il saggio che deve essere letto per forza su questi eventi è quello di Daniel Barenblatt, peccato che sia di difficile reperimento.




Non ho potuto non notare una certa larghezza di spazio tra una riga e l'altra dello scritto, senza contare i bordi assai ampi, quindi le 221 pagine del libro sono state un pelino "allungate" dalla casa editrice.
Nel primo capitolo vengono riepilogati i fatti storici che portarono alla seconda guerra mondiale in Europa e come proseguì il conflitto. Sinceramente non ho capito l'utilità di illustrare il fronte europeo, visto che il duo nazi-fascista del vecchio continente non ebbe mai movimenti di truppe con l'alleato a distanza nipponico.
Viene spiegata anche come procedette la guerra di espansione coloniale dei giapponesi.
Nel secondo capitolo c'è la biografia di Ishii Shiro e della sua controparte tedesca Mengele
Interessante il terzo capitolo, in cui si cerca di capire quale fosse il sottostrato ideologico in Giappone che permise a così tante persone (spesso molto istruite) di mettere in essere esperimenti su esseri umani.
Quale tipo di Giappone era quello?
Perché i giapponesi disprezzavano così tanto gli altri popoli asiatici assoggettati?
Nel quarto capitolo si parla della base dell'Unità 731, come era organizzata, quali esperimenti vennero portati avanti. Inoltre sono illustrate le analogie tra i campi di sterminio nazisti e i campi delle varie Unità 731.



 Da pagina 85 a pagina 88 sono presenti alcune tabelle sulle varie attività di queste numerose "succursali" della principale Unità 731.




Nel quinto capitolo si descrive la sorte delle povere vittime degli esperimenti giapponesi, compresi i civili coinvolti in esperimenti a più largo raggio all'esterno delle basi.
Si cerca di spiegare anche come sia possibile che ancora oggi in Giappone si cerchi di negare le responsabilità nipponiche su questi fatti.
Il sesto capitolo è dedicato al post seconda guerra mondiale, per capire come accadde che né i membri delle Unità di Ishii né i membri della famiglia imperiale (in primi Hirohito) venero mai chiamati in causa dagli americani per rispondere penalmente dei loro crimini.
Stesso argomento nel successivo capitolo.



Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1941

$
0
0


La precedente rivista Yamato che avevo postato era il numero uno del primo anno di pubblicazione (il 1941), ora tocca al numero due, e prossimamente inserirò almeno un numero del 1943, annata di cui ho pochi numeri.

Yamato, mensile italo giapponese - Gennaio 1941 (primo numero della rivista)
Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1941
Yamato, mensile italo giapponese - Febbraio 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Marzo 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Aprile 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Giugno 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Settembre 1942
Yamato, mensile italo giapponese - Ottobre 1942

Controllando l'indice di questo numero si noterà che ho omesso solo un articolo, quello su un racconto intitolato "Separazioni" di Sakae Tuboi (Sakae Tsuboi), per il resto ho scannerizzato tutto, come al solito, visto il grande formato della rivista, ho dovuto "parcellizzare" le pagine.
Ho trovato particolarmente interessante più di un articolo, partendo dal primo, in cui la propaganda fascista italica arriva, a mio parere, a travisare completamente i fatti di politica interna giapponese.
Senza contare che si illustra il conflitto sino-giapponese come se i cinesi combattessero per conto degli inglesi, e non per mantenere libera la propria terra dagli invasori nipponici.
Per fortuna ci sono gli articoli meno colpiti dalla propaganda, come quello sul teatro No, sulla lingua giapponese, oppure quello che si potrebbe considerare un aspetto banale, cioè le scarpe giapponesi, gli zoccoli "geta".
Capita poi di imbattersi in una pubblicità che neppure avrei notato senza aver visto il film di Hayao Miyazaki "Si alza il vento", quella della "Compagnia Commerciale Caproni" con il modello Ca.313 (al link il 310).



Mi piacerebbe avere le capacità per analizzare il fatto che un fan di animazione giapponese vede una pubblicità di una compagnia aerea italiana su una rivista del 1941, e la riconosce per aver visto i film di un regista giapponese, la cui famiglia aveva un'azienda che produceva materiale per l'aviazione durante la seconda guerra mondiale, il quale, una volta divenuto adulto, ha mantenuto la passione per gli aerei, tanto da citare nel suo ultimo film proprio lo stesso costruttore italiano di aeroplani della pubblicità iniziale   ^_^

Riparto dall'indice della rivista.



Ma veramente si può affermare che la costituzione del partito unico in Giappone fosse collegata al patto tripartito con Italia e Germania?
E veramente si poteva affermare che i cinesi fossero meri burattini nella mani degli inglesi?








Leggendo lo scritto del capitano Zyozo Iwahasi si direbbe che avessero vinto i giapponesi, in fondo se l'aviazione nipponics abbatté ben 1200 velivoli sovietici, il risultato sarà stato scontato... ed invece... Battaglia di Nomonhan o incidente di Nomonhan








Visto ch è citato il libro di Toddi:
 Il paese dell'eroica felicità, usi e costumi giapponesi


































Chissà se i modelli di geta presentati e fotografati in questo articolo esistono ancora.
Quindi, oltre ai geta, c'erano le calzature per la pioggia "ascida" e "hiyori", il modello "pokkuri" e lo "zori".
La redazione mise per fortuna anche delle foto.









Sinceramente non so quanti italiani avessero i caloriferi in casa nel 1941...






Perché fare della propaganda pure sullo sport?
Domanda stupida, lo sport è una delle prime armi della propaganda... quindi scopriamo che per i giapponesi lo sci era una attività sportiva invernale popolarissima, nel 1941... anche il calcio viene citato come uno degli sport occidentali praticato anche in Giappone, peccato che non ci sia neppure una foto.














Il consumo dell'audiovisivo

$
0
0

TITOLO: Il consumo dell'audiovisivo
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Franco Angeli
PAGINE: 173
COSTO: 
ANNO: 1984
FORMATO: 20 cm X 14 cm
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

Questo saggio è composto da sei distinti scritti (vedasi l'indice a fine recensione) il cui scopo era nel 1984 di analizzare quale fosse la modalità di fruizione degli audiovisivi televisivi. Solo l'analisi degli studiosi Enver Bardulla, Roberta Cardarello e Lucia Lumbelli rientra parzialmente nella mia ricerca di testi che cercarono, direttamente o indirettamente, di sondare il nuovo fenomeno dell'animazione giapponese in Italia.
Questo vaglio della "pre-saggistica dal 1978 ai primi anni 90 sui cartoni animati giapponesi" mi ha permesso di trovare un numero di titoli che sinceramente non avrei mai pensato fossero stati pubblicati. Spesso la tematica "cartoni animati giapponesi" viene solo sfiorata nel testo, ma ritengo comunque importante dar conto, oltre agli articoli del periodo (Emeroteca anime), anche di questo aspetto editoriale, che in alcuni casi veniva ripreso sia dai giornalisti che da altri saggisti in successivi libri.
Ad oggi ho recuperato ben 20 titoli (con questo):
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione (1982)
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
Vita col fumetto (1983)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)

Premetto che questa parte del saggio l'ho consultato e fotocopiato in biblioteca, ergo le numerose sottolineature dello scritto sono ascrivibili a quella incivile persona che lo prese in prestito senza considerare che il libro non era di sua proprietà...


Il capitolo si basa sul livello di attenzione e noia che il giovane telespettatore poneva durante la visione di un programma, tra cui anche i cartoni animati giapponesi, motivo per il quale ho scelto di recensire questa parte del libro, benchè le serie citate non vengano analizzate in quanto "animazione nipponica", ma solo per essere dei programmi televisivi.
Tutto il libro era dedicato ad altri studiosi, ergo usa una terminologia per addetti ai lavori, non è uno scritto propriamente divulgativo
Perché cambiavamo canale?
Il fatto che, secondo gli adulti di allora, non riuscivamo a concentrarci su cose più importanti come lo studio, era causato dalla televisione?
Da notare che questo dubbio persiste anche oggi, solo che i "colpevoli" sarebbe i videogiochi e gli smartphone  ^_^
Personalmente io non cambiavo spesso canale, semplicemente perché non ero tra i ragazzi descritti nello scritto che avevano il telecomando... la nostra tv necessitava ancora di alzarsi e premere manualmente il cambio di canale tramite pulsantiera.
"Questa ricerca si propone cioè di individuare una tipologia di caratteristiche del testo televisivo che possono dar luogo alla decisione di abbandonare più o meno durevolmente quel testo a favore di un altro o della ricerca di altri."
La fascia oraria televisiva dello studio andava dalle 16,45 alle 17,45 dei giorni martedì, mercoledì e giovedì, l'arco di età dei 22 soggetti del campione era tra i 9 e i 14 anni.
I programmi televisivi analizzati per aver subito un cambio di canale furono vari: film (7); telefilm (9); documentari (2); varietà (3); sport (1); cartoni animati (28).
Da pagina 123, dopo aver spiegato lo scopo della ricerca, la metodologia e i risultati, vengono descritti i programmi che subirono il cambio di canale.
Le interruzioni dei giovani campionati vennero differenziati in vari gruppi (fine anticipata; fine micro azione; etc), con segnalazione del momento dell'abbandono.
Le serie animate giapponesi prese in considerazioni furono "Hello Spank", "Kimba il leone bianco", "Moby Dick 5", "Ape Maia" e "Mimì e le ragazze della pallavolo".
Da segnalare che i titoli non sono sempre corretti, "Ape Maia"è scritto "Maya" e manca il cinque a "Moby Dick 5". Viene citata la serie "Flo", che potrebbe esser quella di "Flo la piccola Robinson", ma non ho certezze in merito.
C'è poi il caso di un cartone animato fantascientifico che non conoscevo, tal "Belle Amie"... ma dalla trama parrebbe essere "Starzinger":
"Si è conclusa una battaglia fra le forze di un impero galattico e un gruppo di giovani appartenenti ad un pianeta minacciato da questo impero. Presso entrambi i gruppi si progettano altre battaglie  si preannunciano ulteriori strategie per il futuro. Lo stacco avviene sull'immagine dell'astronave in allontanamento dopo che i giovani hanno confermato la loro opposizione all'impero e la loro solidarietà ad una principessa che difendono... "

Serie spaziale in cui i giovani eroi proteggono una principessa e vanno in giro con una astronave... cosa mi fa tornare in mente tutto ciò? 
Guarda caso uno dei personaggi cattivi (che poi passerà coi buoni) di Starzinger è la cyborg Bel Ami.
Sia chiaro, non che aver cannato totalmente il titolo della serie animata possa inficiare i risultati dello studio, però cosa costava informarsi un po' meglio?


























"Arrivano i nostri sullo schermo con le guerre stellari", di Arnaldo Gallo - "TV Sorrisi e Canzoni" dal 10 al 16 luglio 1977

$
0
0

"Guerre Stellari"!
Non "Star Wars"... ma "Guerre Stellari"!   ^_^
Quando vado a prendere i biglietti al cinema per un film della saga di (una volta) Lucas, uso sempre il titolo italiano del film, e mi è capitato di avere un feedback assai interrogativo da parte degli addetti alla cassa.
Mi è successo lo stesso con i film de "I Vendicatori", non capiscono chi o cosa essi siano... devo pronunciare il titolo sbagliato "Avengers" per farmi capire...
Ma io non mi piegherò mai ad usare il nome farlocco "Star Wars"!   muahahahahahahahah   :]
Ciò dimostra che, quando arrivarono i cartoni animati giapponesi nel 1978, gli adattamenti che subirono nei dialoghi e nei titoli facevano parte di una consuetudine radicata nel mondo del doppiaggio italico.
Fa scuola la "guerra dei cloni" trasformata nel 1977 in "guerra dei quoti", tre decenni prima che nei forum sul web si iniziasse a "quotare" i messaggi degli altri iscritti. La trasformazione fu dovuta al fatto che per gli adattatori il termine "cloni" non era conosciuto dal popolo italiano, ergo si inventarono una parola nuova, cioè "quoti"! (fonte al link)
In questo breve articolo di anteprima vengono usati i nomi originali statunitensi, l'unico nome "adattato"è quello di "Guerre Stellari", la cosa è del tutto comprensibile in quanto il film arriverà nelle nostre sale cinematografiche solo quattro mesi dopo. Il fatto curioso è che a novembre "TV Sorrisi e Canzoni" vi dedicherà un altro servizio, dopo l'uscita nelle sale di alcune città italiane, ma i nomi saranno ancora quelli originali:
TV Sorrisi e Canzoni N° 44 dal 30 ottobre al 5 novembre 1977 - "Guerre Stellari", di Paola Dessy

Oggi ormai siamo abituati a sapere quasi tutto di un film ben prima che esca nelle sale, motivo per il quale io cerco, nel limite del possibile, di evitarmi fastidiosi spoiler leggendo articoli sul web o vedendo i video di anteprima, ma nel 1977 le informazioni che leggiamo in queste poche righe erano tutto ciò che si poteva conoscere.
Obi Wan Kenobi perde il suo ruolo di jedi, per diventare un filosofo mago, o un mago filosofo che possiede l'energia positiva "Force"  ^_^
E poi ci sono le immagini, di cui oggi siamo subissati ovunque ci si trovi, tanto da renderci praticamente assuefatti/indifferenti al loro presenza, ma negli anni 70 avevano un valore quasi magico, specialmente per un bambino.
A proposito di immagini... chiedo scusa per la loro qualità non eccelsa, ma purtroppo l'emeroteca dove ho consultato i "TV Sorrisi e Canzoni" non permette di fare fotocopie o scansioni, solo fotografie, ed io non sono un leghista influente che si può portare a casa i volumi rilegati di una biblioteca per consultarseli con calma...














Le avventure del gigante amico e di Jo Condor - 1974

$
0
0


Nel primo anno di questo blog avevo postato un cartonato di Jo Condor, "Jò Condor nelle sue più nuove e strabilianti picchiate!", ma ho scoperto solo stamattina che nel 1974, due anni prima, ne era stato pubblicato un altro, a quanto pare il primo della serie.
Trovo interessanti queste pubblicazioni perché, oltre a ricordarmi personaggi che mi piacevano, tanto che i tormentoni del cartone li cito ancora, sono un buon esempio di cosa ci attrasse nei cartoni animati giapponesi.
Il cartonato non presenta storie nuove, ma semplicemente vennero riproposti gli spot pubblicitari televisivi, peccato che questi erano in bianco e nero... quindi le tavole vennero colorate monocromaticamente con un qualche filtro di colore diverso.
Nel cartonato successivo del 1976 almeno vennero inseriti alcuni disegni colorati, in questo caso solo immagini monocromatiche con colori improbabili... ciò dimostra anche quanto poco sforzo facessero le case editrici italiche a proporre prodotti di qualità per noi bambini.
Quando nel 1978 arrivarono Heidi e Goldrake e la quasi totalità degli scolari e scolare italiane impazzì per questi personaggi, incredibile che gli adulti di allora non ne comprendessero il motivo...
Sia chiaro, sono affezionato al Gigante e a Jo Condor, ma erano veramente dei cartoni con una maggiore qualità e contenuti di quelli giapponesi?


Il momento che tutti aspettavamo, quando Jo Condor veniva punito dal Gigante:
"Mi lasci!...
Non ciò il paracadute!...
Non ciò la mutuaaaaa!..."     ^_^

Una delle accuse verso gli anime fu che erano ripetitivi nelle scene proposte, ma questo spezzone di Jo Condor era sempre lo stesso ad ogni puntata, ed il motivo era il medesimo sia per i disegnatori italiani come per quelli nipponici: risparmiare il numero dei disegni da fare, quindi ridurre tempi e costi.
Sia per questi brevi cartoni italiani che per le serie animate giapponesi i committenti alla fine erano gli stessi, cioè aziende che dovevano sponsorizzare prodotti, solo che in Italia si scelsero vie più minimaliste. In Giappone si creavano storie più complesse di quelle di Jo Condor, "spot pubblicitari" che duravano mesi e tenevano i giovani telespettatori attaccati alla televisione per lungo tempo, ma il cui ricordo dura fino ad oggi e riuscì in gran parte ad avere successo all'estero.


Altro tormentone restato nella nostra memoria, quindi era vero che la pubblicità faceva male!!!  ^_^










"Il comune sentimento del furore", di Valentino Lionello - "Specchio del libro per ragazzi" n° 97 maggio/giugno 1980

$
0
0

La pubblicazione "Specchio del libro per ragazzi"è un buon esempio di quante fonti interessanti ci sarebbero da consultare se queste fossero più facilmente disponibili.
Sarebbe così complesso e costoso che le varie emeroteche italiane si dividessero le varie pubblicazioni complete a loro disposizione, le scannerizzassero e le mettessero disponibili in un qualche portale on line?
A Milano di numeri di "Specchio del libro per ragazzi" ne sono disponibili pochi, e comunque due articoli sugli anime li ho trovati, mentre nella biblioteca dell'università degli Studi di Padova dovrebbe essere quasi completa.
Dato che questo mio comodo utopico desiderio non verrà mai esaudito, visto che, causa una moltitudine di problemi che sarebbero teoricamente facilmente superabili, non sempre è consultabile neppure tutto il materiale in possesso delle emeroteche, continuerò la mia ricerca un po' lacunosa.
Finito lo sterile sfogo, torno allo scritto  ^_^
Questa interessante rivista bimestrale si occupava di analizzare le pubblicazioni editoriali dedicate ai ragazzi, e nel numero di maggio/giugno 1980 dedicò anch'essa un articolo alla crociata contro i cartoni animati giapponesi.
L'autore dello scritto si limita a riportare alcune citazioni da articoli della stampa del mese di aprile, che guarda caso io avevo già postato, ergo si potranno leggere le fonti originali complete, per il resto il suo giudizio sugli anime mi pare negativo, seppur moderato.
Anche se parrà ripetitivo, ritengo sia sempre necessario riepilogare il contesto in cui questo tsunami mediatico avvenne, con il quadruplo innesco polemico del mese di aprile 1980:
la lettera di denuncia dei 600 genitori di Imola;
lo studio Mesomark/Rai su televisione e bambini;
il risultato del sondaggio Rai su Pinocchio vs Mazinga
"L'altra campana" 18 aprile 1980: i (600) genitori di Imola contro Goldrake


Il titolo dell'articolo mi pare prenda già posizione, "il sentimento del furore" contro i cartoni animati giapponesi, era "comune", ergo motivato.
Per quanto riguarda l'equilibrato risultato finale del sondaggio Mazinga versus Pinocchio, con il robottone che vinse di misura (ma non ho ancora trovato una notizia di quanti voti su quale totale), non traspare la questione che la lobby pro Pinocchio inquinò non poco le votazioni   ^_^
Dagli articoli che ho letto si nota che in classe si facevano dei dibattiti (mai nella mia), ma i docenti erano a favore di Pinocchio, i genitori erano a favore di Pinocchio, i media erano a favore di Pinocchio, la curia era a favore di Pinocchio, e nonostante tutto ciò, vinse Mazinga... figuriamoci cosa sarebbe successo se gli adulti non avessero messo bocca nella votazione   ^_^
L'articolo in cui Bonvi si scaglia contro il "cattivo businnes" dei cartoni animati giapponesi venne pubblicato, prima che sul "Corriere d'Informazione" su "Il Resto del Carlino" (stesso articolo):
Bonvi VS "i cartoni animati giapponesi" - Il Resto del Carlino 19 aprile 1980

Resterebbe da capire perché se ai bambini italici veniva venduto il merchandising del business nostrano, andava tutto bene, altrimenti eravamo sfruttati dagli affaristi giapponesi.


I bambini che difendevano i programmi che li aggradavano e che gli adulti volevano eliminare, davano "testimonianze raggelanti e pervicaci"...
"Il cretino elettronico", di Silvana Bevione - Panorama 28 aprile 1980

Si cerca di riequilibrare un po' l'articolo con il "germe del dubbio":
"Arriva Goldrake: Marx salvaci tu", di Beniamino Placido (ultimo articolo del post)



Non è ben chiaro dall'articolo se l'autore citi positivamente le serie dell'Ape Maia e Huckleberry Finn sapendo che fossero anch'esse giapponesi, ho questo dubbio perché le raggruppa assieme ad una breve serie italiana come "L'ispettore Nasy" e ai personaggi italiani di due sigle.
Da queste considerazioni si comprende che per gli adulti di allora fosse un po' arduo comprendere le differenze tra le serie animate giapponesi che duravano una ventina di minuti ed erano spesso formate da episodi non autoconclusivi, e i prodotti italici più brevi (sempre con puntate autoconclusive), senza profondità di trama o addirittura semplici personaggi da sigle di una trasmissione.
Di articoli che trattano della fiera del libro per ragazzi di Bologna ne ho qualcuno, ma ho notato che il "vizioso giro televisioni-merci" era assai antecedente a Goldrake e soci, ma quando si trattava di Jo Condor e del gigante buono sponsorizzati dalla Ferrero, nessuno pare avesse nulla da ridire:
Le avventure del gigante amico e di Jo Condor - 1974
Jò Condor nelle sue più nuove e strabilianti picchiate! - 1976

Oppure se la casa editrice Mursia aggiungeva postuma al romanzo di Hedi una fascetta che richiamava la serie animata giapponese, andava sempre tutto bene:
Heidi (romanzo di Johanna Spyri)

"E io difendo Mazinga", di Franco Cardini - "Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale" 18 luglio 1980

$
0
0


Di difensori dei cartoni animati giapponesi non abbondavano le piazze nel periodo 1978/1983, meno ancora nella primavera/estate 1980, con l'isteria generalizzata che colse media e telespettatori adulti. Tra chi si professò pubblicamente pro Mazinga ci fu Franco Cardini, a patto, però, di fermarsi al solo titolo dell'articolo   ^_^
Il contenuto in realtà non pare essere molto "difensivista", dopo aver stroncato gli anime, vi si trova comunque qualcosa di accettabile. Questo articolo può essere la misura di quale pessima stampa godessero i cartoni animati giapponesi, perché se questa è una difesa, figuriamoci le tesi dell'accusa!!!   ^_^
Non è il primo articolo del genere in cui mi imbatto, in cui si prende più o meno le difese di Mazinga, Goldrake e soci con lo scopo ultimo di fare una critica politica agli intellettuali di sinistra. Cosa del tutto legittima, mi sfugge solo il perché tirare in ballo i cartoni animati giapponesi.
Forse il fatto di usare gli anime a scopo di polemica politica interna, è un altra prova di quanto colpì gli italiani la prima animazione giapponese propagata via etere.
La testata che ospitò questa semi-difesa dei personaggi animati nipponici non era a carattere nazionale, e dal nome della pubblicazione non mi pare trattasse neppure questi temi:
"Industria Toscana - Notiziario: settimanale di politica e cultura industriale"

Ho cercato qualche informazione sulla testata, ma non ne ho trovata alcuna, ed anche a livello di emeroteche è disponibile in ben poche, tutte in Toscana.
Direi che è stato già un miracolo recuperare questo articolo, che mi è stato inviato da una delle biblioteche Toscane che lo possiede, purtroppo non ricordo più quale, alla quale va comunque il mio ringraziamento  :]


La dichiarazione della difesa è un po' preoccupante, per il difeso, intendo:
"Insieme con i fumetti, e forse ormai più ancora di essi, i cartoons ci danno delle precise indicazioni sul nostro futuro. E sono indicazioni inquietanti".

Tipo fare un'arringa iniziale esclamando:
"Signor giudice, signori giurati, il mio cliente è inquietante"  ^_^

Nel proseguo è indubbio che l'autore non abbia poi molto torto nell'affermare che il canovaccio di una serie robotica animata giapponese era più o meno sempre il medesimo, forse si sarebbe dovuto essere un bambino per cogliere alcune differenze in serie nuove come il Gundam.
Nella seconda colonna sono elencate quattro considerazione su "questi cartonacci giapponesi".


Intanto trovo meritorio che l'autore, a differenza di tanti altri adulti di quel periodo, si mise di impegno per vedersi qualche puntata di "questi cartonacci giapponesi", sarebbe stato interessante sapere quali serie seguì e per quante puntate. Solo per comprendere quali feedback abbia potuto ricevere.
Mi permetto di replicare con 40 anni di ritardo alla sue quattro considerazioni.
Primo: veramente gli autori giapponesi di queste serie erano così scarsi e banali sul fronte dei contenuti fantascientifici? Probabilmente non erano trame molto profonde, ma a un bambino puoi mai far vedere "2001 Odissea nello spazio"? Quando lo guardai da bambino/ragazzino mi spaccai i maroni per tutto il film... forse per un bambino valgono contenuti più semplici e spettacolari ("Guerre Stellari" arriva in Italia prima di Goldrake), che comunque hanno permesso a tanti giovani telespettatori di appassionarsi alla fantascienza.

Secondo: Beh si, forse erano un po' ripetitivi, ma mai monotoni, e non scioccamente. Comunque molto meno monotoni dei cartoni animati di fantascienza italiani e statunitensi... a proposito... quali cartoni animati italiani e statunitensi venivano trasmessi nel 1978 in televisione?

Terzo: Qui in parte l'autore la imbrocca, visto che effettivamente le televisioni italiche diedero fondo in cinque anni a 20 e passa anni di animazione seriale giapponese, però non era vero che tutti quegli anime fossero scarti e vecchi. Alcune serie robotiche arrivarono in Italia poco dopo la messa in onda giapponese.

Quarto: Effettivamente noi non sapevamo nulla del Giappone e delle sue usanze, anzi, scoprimmo tutto questo grazie a questi cartoni animati (ed alcuni hanno cercato di approfondire l'argomento da grandi), però neppure la stragrande maggioranza degli adulti che scriveva articoli sugli anime giapponesi conosceva qualcosa sul Giappone.

Da questo punto in poi parte la polemica ad uso interno, sulla quale non entro, se non per concordare sulla chiosa finale che di quei cartoni animati robotici ci attirava la lotta del bene contro il male. I buoni che si dovevano difendere dai cattivi invasori, ma non sempre i buoni di quei cartoni erano buoni al 100%, ed i cattivi non erano totalmente cattivi.
Per notare ciò, probabilmente, si sarebbero dovute vedere molte più puntate  :]




Testimone a Coblenza

$
0
0

TITOLO: Testimone a Coblenza
AUTORE: Franco Cardini
CASA EDITRICE: Camunia
PAGINE: 380
COSTO: 
ANNO: 1987
FORMATO: 22 cm X 14 cm
REPERIBILITA': biblioteca
CODICE ISBN:

E' questo un post un po' copia ed incolla, in quanto avevo trattato questo scritto nella precedente recensione ( link ), ma nella sua prima versione nel luglio 1980 pubblicata sulla carta stampata. Nel 1987 Franco Cardini riunì i suoi articoli giornalistici e li pubblicò in questo libro, diciamo che dall'indice è uno scritto un po' in stile "tuttologo":
indice del libro


Nella sua forma di tomo, rientra automaticamente nella mia ricerca di pre-saggistica sugli anime tra il 1978 e primi anni 90:
Topolino e poi, cinema d'animazione dal 1888 ai nostri giorni (1978)
Da Cuore a Goldrake, esperienze e problemi intorno al libro per ragazzi (1980)
La Televisione - Come si producono come si guardano le trasmissioni tv in Italia e nel nel mondo, le reti pubbliche e private (1980)
Mamma, me lo compri? Come orientarsi tra i prodotti per bambini (1980)
Dacci questo veleno! Fiabe fumetti feuilletons bambine (1980)
Capire la TV (1981) 
Il ragazzo e il libro: corso di aggiornamento (1981)
L'alluvione cine-televisiva, una sfida alla famiglia alla scuola alla chiesa (1981)
Età evolutiva e televisione - Livelli di analisi e dimensioni della fruizione (1982)
TV e cinema: Quale educazione? (1982)
Fare i disegni animati - Manuale didattico di cinema d'animazione (1982)
Vita col fumetto (1983)
La camera dei bambini – Cinema, mass media, fumetti, educazione (1983)
Guida al cinema di animazione - Fantasie e tecniche da Walt Disney all'elettronica (1983)
Il consumo dell'audiovisivo (1984)
Il bambino e la televisione, a cinque anni solo con Goldrake (1985)
Il libro nella pancia del video - Il bambino lettore nell'era dell'informatica (1986)
Ombre Rosa - Le bambine tra libri, fumetti e altri media (1987)
Fantascienza e Educazione (1989)
Il bambino televisivo, infanzia e tv tra apprendimento e condizionamento (1993)

Non avrei mai pensato che in ben 21 saggi (compreso quello di questo post) si facesse riferimento ai cartoni animati giapponesi, pur con livelli di approfondimento molto variegati. Ho comunque selezionato titoli che cercavano un minimo di argomentare qualcosa sugli anime, perché in molti altri, che non ho considerato abbastanza interessanti, sono presenti mere citazioni.
Di seguito le pagine con "E io difendo Mazinga".










Viewing all 1508 articles
Browse latest View live