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"TV Sorrisi e Canzoni" dal 21 al 27 giugno 1981 (articoli sulla pubblicità e Giochi Senza Frontiere + l'elenco di tutte le tv private italiane)

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Questo post nasce dalla richiesta di un lettore di vedere qualche palinsesto delle televisioni locali di Bergamo e Brescia, di cui mi sono reso conto che ho ben poco, anzi, direi solo questo... si vede che o ai tempi quelli con le edizioni della zona Bergamo/Brescia li buttavano tutti via, oppure oggi nessuno di quelli che li ha ancora in casa li vende   ^_^
Del numero ho omesso gli articoli sulla musica, per il resto ho messo tutto, compreso quello su "Fantastico 2", il direttore di Rai 3, un sondaggio Doxa sul conservatorismo italico (che torna utile anche oggi...), su Pippo Baudo e famiglia, Enrico Beruschi, Giochi Senza Frontiere, lo sceneggiato "Suonando per il tempo", un'intervista a Mario Pastore, Dora Moroni, gli spot pubblicitari ed infine (in realtà all'inizio della rivista) un elenco di tutte le tv locali presenti in tutte le edizioni regionali di "TV Sorrisi e Canzoni".
Personalmente gli articoli che ho apprezzato di più sono il sondaggio Doxa e quello sulla pubblicità.
Poi in realtà il sondaggio è abbastanza generico popolare, ed anche poco attendibile, visto che il cartone animato più popolare era "Topolino" al 27%... Vabbè... ok che nel 1981 avevamo superato il momento di massima notorietà dei cartoni animati giapponesi, ma che fosse Topolino mi rifiuto di crederlo... può essere che i fan dell'animazione giapponese dispersero i loro voti ognuno per un personaggio differente, mentre i fissati con Disney avevano poco da scegliere...
 


Ma per me la sorpresa del numero è stata questa lista delle emittenti pubbliche e private esistenti nel giugno 1981, ben 319!
C'è da considerare che nel 1981 il mercato aveva già scremato il panorama delle emittenti private rispetto all'esordio degli anni 1977 e 1978: 

Una moltitudine di micro emittenti locali erano scomparse, e stavano per affacciarsi sul mercato i network Canale 5, Rete 4 ed Italia 1, che fecero man bassa di frequenze ed emittenti minori (ma non sempre), inglobandole sotto un unico canale.
Ci sono poi i casi di cambio di nome, per esempio la mitica milanesissima "Milano TV" era diventata "Canale 51", prendendo il nome dal canale da cui emettevano la frequenza, ed in seguito questa divenne, se non rammento male, parte di "Rete A".
Il panorama delle emittenti private locali era in continuo movimento e restringimento, visto che il budget della pubblicità veniva accaparrato sempre di più da Canale 5 e soci, lasciando le briciole agli altri canali.


In ogni edizione della rivista si potevano trovare i programmi di 36 emittenti private, cioè, secondo la redazione, tutto quello che si poteva captare nella propria zona.
Trovo che questo sia un documento interessante da confrontare che i link, sopra, tanto per avere un'idea di come mutò l'offerta televisiva privata nel giro di soli 4/5 anni.



La tragica vicenda di Alfredino Rampi meriterebbe un approfondimento che io non ho i mezzi culturali per fare, probabilmente il mio coetaneo fu la prima vittima della televisione in diretta... fu un evento che colpì tutti, ricordo che in classe ci venne comunicato che il bambino non ce l'aveva fatta. 
Anche il povero Presidente Pertini, involontariamente, si prestò a creare il caos durante i soccorsi, che già erano drammaticamente disorganizzati...

Quando mi capita di sentire che oggi le cose vanno malissimo e che una volta era tutto più "sano", cerco di ricordare quanto marciume c'era in una parte delle Istituzione negli anni 70 ed 80, ma pare che certe cose se le ricordino in pochi...


Gervaso si accomiata dai suoi lettori per lo scandalo P2, da notare che nella prima risposta afferma che gli italiani hanno il difetto di cercarsi un padrone, mentre la P2 era il club di Topolino   ^_^

Ammetto che io Rai 3 ho iniziato a vederla quando divenni maggiorenne o quasi, perché dava una informazione diversa da Rai 2 e Rai 1, oltre al fatto che venivano trasmessi film anche vecchi, ma poco conosciuti, da bambino non me la sono mai filata   ^_^


Chiamalo scemo Pippo Bauso, a 46 anni stava con una di 27 anni!   ^_^
Che poi lavorava con lui, guarda caso.


Da bambino Enrico Beruschi era tra i miei comici preferiti assieme ai Gatti di Vicolo dei Miracoli.

Nel 1981 "Giochi Senza Frontiere" aveva, almeno per me, perso un po' di appeal, era un evento fino al 1978, quando in televisione c'era ancora poco da scegliere, con l'aumento dell'offerta televisiva il programma sembrava sempre più "normale".



Gli anime continuavano ad essere presenti nei palinsesti delle tv locali, ma erano più o meno sempre quelli, poche le novità dal triennio 78/80.


L'episodio "Lo spirito dell'acqua" di Shirab è la puntata numero 17, della travagliata e martoriata edizione italiana...


Il telefilm inglese "Un uomo in casa" venne copiato poi dagli americani per "Tre cuori in affitto".
Su Canale 5 c'era Jeeg, sinceramente non rammento di queste trasmissioni pomeridiane di robottoni, probabilmente ero in cortile a giocare, visto che Jeeg lo avevo già visto    ^_^

"La stella della Senna" alle ore 22,00 non è il cartone animato de "Il Tulipano Nero", ma una rubrica di oroscopi...   ^_^
La rubrica per ragazzi "Marameo" su "Video Delta", che diverrà Rete 4, era l'antesignana di "Ciao Ciao", che faceva concorrenza a "Bim Bum Bam" prima che i due network si fondessero.
La trasmissione di Trider G7 su "Canale 51" potrebbe essere la prima in assoluto della serie, l'anno torna, bisognerebbe consultare altri numeri (che in questo momento non mi va di fare) per vedere se venne trasmessa a Milano prima di giugno. Comunque io la vidi per la prima volta proprio su "Canale 51".


Non ho mai seguito Shirab, ma questo sopra pare Gollum...   ^_^

 


"La prima spedizione italiana nell'interno del Giappone e nei centri sericoli" - Pietro Savio (1869) - parte 6 fine

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A metà del 1800 l'Italia ed il Giappone avevano un interesse commerciale in comune, la  sericoltura.
Pietro Savio fece parte di una spedizione commerciale per studiare l'allevamento del baco da seta in Giappone e per stipulare accordi commerciali. Durante questo viaggio di lavoro prese nota di tutto ciò riguardava l'industria del baco da seta giapponese e lo pubblicò in questo libro. A dire il vero, come mi capitò per "Il Giappone Moderno" di Giovanni De Riseis, io non ho ancora letto nulla di questo libro, quindi non sono certo che vi siano riportati anche aneddoti di vita sociale del periodo.
Il lunghissimo libro di De Riesis venne pubblicato nel 1900, ma raccontava di un viaggio del 1895, lo scritto di Pietro Savio venne pubblicato nel 1873, però il viaggio è datato giugno 1869!
Ben 26 anni prima, quindi l'autore si recò in un Giappone ancora poco occidentalizzato, mi auguro che l'autore non vi abbia riportato solo le tecniche di sericoltura.
L'epoca Meiji iniziò nel 1868, cioè pochi mesi prima di questo viaggio
Confido nel titolo, in cui si parla di "prima spedizione italiana nell'interno del Giappone", e solo in carattere più piccolo si accenna a i centri sericoli.
Come per il libro di De Riesis, sono molto belle le incisioni, più piccole in quanto il formato del libro è quello di un quaderno.


Concludo il libro di Pietro Savio con le ultime scan, da cui ho omesso l'estratto di un manoscritto giapponese sui bachi da seta... ho inserito, invece, le ultime incisioni presenti.

L'Imperatore: radici, evoluzione e attualità della funzione imperiale nel Giappone contemporaneo

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TITOLO: L'Imperatore: radici, evoluzione e attualità della funzione imperiale nel Giappone contemporaneo
AUTORE: Giacomo Mannocci
CASA EDITRICE: Il Cerchio Iniziative Editoriali
PAGINE: 493
COSTO: 38 €
ANNO: 2018
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line 
CODICE ISBN: 9788884745217

Comprai questo saggio appena venne pubblicato, ma vista la sua tematica ed il numero di pagine ne ho sempre posticipato la lettura, temendo fosse un po' pesantuccio e difficile comprensione (per me), invece sbagliavo alla grande. Tralasciando alcune parti che sono gioco forza più giuridiche, la quasi totalità dello scritto è comprensibilissima, piacevole da leggere ed interessante. Aiuta la lettura il carattere di scrittura non minuscolo, le esaurienti note a piè di pagina, le riproposizione quando necessario di concetti già espressi, senza però diventare ripetitivo.
Si nota qualche refuso, che comunque non impedisce la lettura dello scritto.
Nella prefazione l'autore specifica che questo è un testo a carattere giuridico di diritto comparato, ma che spazia nella storia, religione e filosofia, perché tutti questi campi sono necessari per comprendere l'istituzione imperiale giapponese. 
L'autore prende in esame l'arco temporale che parte dalla "Rinnovamento Meiji", con la promulgazione della Costituzione del 1889 fino a quando il Tenno Akihito annuncia il sui desiderio di abdicare per motivi di anzianità, in mezzo ci sono altri due imperatori, il secondo dei quali ebbe una parte importante nella storia del Giappone e mondiale, oltre e vedere una modifica della Costituzione nel 1947.
Dal mero punto di vista del titolo di studio sono la persona meno adatta a recensire un testo di questo genere, posso solo dire che a me è piaciuto.

Capitolo 1
Si spiega come e quanto il diritto costituzionale giapponese non sia una mera appendice di quello europeo e statunitense, i cui influssi sono comunque presenti nelle Costituzioni del 1889 e del 1947. Il capitolo si concentra sulla figura costituzionale del Tenno.

Capitolo 2
E' illustrata la differenza tra la figura dell'imperatore/Re in occidente e quella del Tenno in Giappone. Il termine più corretto è "Tenno" rispetto ad "imperatore", visto che gli unici tre Tenno che furono realmente "imperatori" furono Meiji, Taisho e Showa (fino alla resa), in quanto possedevano un impero ed erano comandanti in capo delle forze militari. Il capitolo tratta anche la dimensione religiosa shintoista del Tenno, oltre all'etimologia del termine "Tenno", con tanto di spiegazione degli ideogrammi.

Capitolo 3
Il capitolo è dedicato al "Rinnovamento Meiji", una trattazione storico-giuridico-costituzionale che parte dal 1867. In questa fase il Tenno diviene il simbolo dello shintoismo di Stato, e quindi un dio/padre per tutti i giapponesi, che del Tenno fino ad allora poco o nulla sapevano. Sono elencati i primi atti Meiji, i viaggi in occidente per informarsi dei metodi di governo e costituzionali, allo scopo di redigere la carta costituzionale, che manterrà comunque peculiarità tute nipponiche. La nuova costituzione fu promulgata l'11febbraio 1889, essa si ispirava sia a quella britannica che a quella prussiana, con una prevalenza per quest'ultima, per il rapporto con l'esercito. Rispetto a le due costituzioni europee c'era l'aspetto del carattere religioso e sacro del Tenno, per il suo legame con la dea Amaterasu.

Capitolo 4
Con il quarto capitolo si entra nel ruolo e nelle attribuzioni che la costituzione imperiale del 1889 affidava al Tenno. In apertura sono illustrati i seguenti concetti:
1) il Tenno non solo regna ma pure governa;
2) Esiste un'unica Casa Imperiale che ininterrottamente regna sul Giappone perché affonda le sue radici nella discendenza diretta con la Dea del Sole Amaterasu Omikami.

Sono poi analizzati i vari protocolli inerenti il Tenno, in questa parte è spiegato il valore di legge dei "rescritti e delle ordinanze imperiali", per esempio i rescritti sulle forze armate e sull'educazione, che generarono il culto della personalità del Tenno. Da ricordare che il tentativo di colpo di Stato dei militari il 26 febbraio 1936 fu stroncato da Hirohito grazie ad una "ordinanza imperiale", a cui gli insorti semplicemente obbedirono. Quindi Hirohito, quando volle, intervenne per far valere la sua autorità (mia chiosa), come fece per la resa agli Usa.


Capitolo 5
Viene spiegato quale ruolo, e come si modificò nel tempo, ebbe il Tenno nel governo effettivo dal 1889 al 1945. Viene analizzato il concetto di "governo trascendente". Sono illustrati il "caso del professor Minobe" ed il conseguente fascicolo governativo "kokutai no ongi", che spinsero ancor di più ad idolatrare il Tenno e zittirono le poche voci contrarie. In questo capitolo è ben spiegato il livello di culto della personalità a cui era stata elevata la figura del Tenno, che raggiunse il suo massimo con le celebrazioni per i 2600 anni dalla fondazione del regno nel 1940, a cui seguì l'istituzione del partito unico "associazione per sostegno all'autorità imperiale ("taisei yokusankai"). Il capitolo affronta anche il tema della "sfera di co prosperità dell'Asia orientale". 

Capitolo 6
Sono esaminate le varie posizioni sulla concezione della sovranità imperiale dal 1890 alla fine della seconda guerra mondiale. Vengono vagliati i contributi alla stesura della costituzione da parte di Ito Hirobumi, Hozumi Nobushige, Hozumi Yatsuka, Sakuzo Yoshino, Uesugi Shinkichi, Minobe Tatsukichi (che nel 1935 verrà pensionato perché asseriva che il Tenno fosse un organo dello Stato: caso Minobe), infine sono illustrate le teorie costituzionali sul Tenno da parte di studiosi socialisti e comunisti.

Capitolo 7
Il capitolo si concentra su quanto fu di rottura con la tradizione imperiale la dichiarazione di resa del 2 settembre 1945, che sanciva la sottomissione del Tenno ad un esercito straniero invasore.



In questa parte del saggio si possono leggere due dichiarazioni di Hirohito, la prima del giugno 1945 la seconda del settembre 1945, si noteranno i toni leggermente differenti...
L'illustrazione dei fatti storici, con annesse conseguenze istituzionali, prosegue fino all'arrivo di Mac Arthur e il comando dello SCAP. Vengono analizzati i rescritti imperiali del 15 agosto 1945 e del 1 gennaio 1946.

Capitolo 8
Con la presenza statunitense, l'amministrazione dello SCAP e la redazione americana della nuova costituzione, per la prima volta nasce in Giappone un dibattito libero (o più libero che in passato) rispetto alla figura del Tenno. L'autore ripercorre tutto questo dibattito interno politico e parlamentare. Sono evidenziate le varie bozze nipponiche di riforma della costituzione imperiale del 1889, tutte atte a mantenere le prerogative del Tenno immutate, quindi gli Usa elaborarono una loro costituzione nipponica. L'autore mette a confronto le bozze nipponiche con la costituzione emanata dagli Usa.

Capitolo 9
Si analizza la figura del Tenno nella costituzione del 1947, illustrando le due posizioni differenti del periodo: continuità o discontinuità con la costituzione del 1889.
Viene spiegato come nella nuova costituzione il Tenno è solo un simbolo, neppure più un Capo di Stato. Nella seconda parte si entra più sul tecnico delle prerogative costituzionali del Tenno e gli incarichi di carattere religioso/shintoista. E' spiegato nel dettaglio cosa un Tenno possa fare (poco) e cosa non possa fare (praticamente tutto), addirittura i casi in cui possa fare una dichiarazione pubblica, che è sempre concordata con il Governo. Molto interessante il paragrafo sui diritti del Tenno come semplice cittadino giapponese.

Capitolo 10
Sono presi in considerazione i riti di successione dinastica officiati dal Tenno per inquadrare la sua natura giuridica anomala rispetto agli altri monarchi. I riti religiosi officiati dal Tenno sono il punto che può creare dubbi sul rispetto della carta costituzionale, in quanto essa sancirebbe la separazione tra lo Stato e le confessioni religiose, oltre al fatto che non posso essere finanziati con soldi pubblici le manifestazioni religiose, quindi neppure quelle shintoiste legate al Tenno.
I riti che il Tenno compie alla successione sono: Senso; Sokui no Rei; Daijo-sai.
E' sul rito "Daijo-sai" che si concentrano il maggior numero di critiche per il non rispetto della costituzione. 
Viene fatta la cronaca delle polemiche, con accento sui risvolti giuridico-costituzionali, inerenti i tre riti sopra menzionati in occasione della successione del 1989 alla morte di Hirohito e all'ascesa di Akihito, che andrebbero contro gli articolo 1 e 20 della costituzione.
E' trattata anche la questione del divieto alle donne di diventare Tenno.

Capitolo 11
Molto tecnico (molto attuale), meglio leggere l'indice   ^_^

Nelle conclusioni finali si riconsiderano tutti gli aspetti teoricamente equivoci del rapporto tra Tenno e Costituzione.

Non essendo un appassionato di arti marziali, se non nei film, non ho capito il nesso tra il soggetto del saggio e l'appendice finale, ma sarà uno dei tanti miei limiti   :]



 

Volume rilegato n° 1 "Il mitico Thor" della Editoriale Corno - Primi 20 numeri: aprile 1971/gennaio 1972

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Nell'agosto del 2018 ebbi il cul... ehm... la fortuna di recuperare ad un mercatino dei volumi rilegati con le prime edizioni di svariate testate Marvel pubblicate dalla "Editoriale Corno":
Volumi rilegati delle collane Editoriale Corno: Thor; F4; Uomo Ragno; Devil; Capitan America; Super Eroi

Ho quindi iniziato a fare dei post specifici su ogni testata:
Volume rilegato "Albi Super-Eroi" della Editoriale Corno - Primi 20 numeri: maggio 1973/gennaio 1974

Volumi rilegati "Capitan America" della Editoriale Corno - Primi 40 numeri: aprile 1973/ottobre 1974


I volumi della testata su Thor sono ben 4 (iper mega colpo di cul... ehm... fortuna), quindi li inserirò uno alla volta, lo scopo sarebbe, oltre a mostrare qualche curiosità, mettere un po' di ordine nel caos generato dai (tra l'altro quasi tutti bellissimi) film Disney sull'universo Marvel.
Quali erano i poteri di Thor basandosi sul primo numero della prima testata apparsa in Italia? 
Si ingozzava di birra?
Visto che i videogiochi online non esistevano ancora, giocava a Monopoli con amici alieni?
Era incline al pianto, alla depressione e alle battute di infimo ordine?
Aveva la panza?
Ovviamente no, era il "Dio" del tuono, ma anche della neve, a dire il vero   ^_^
Nei film Disney (e probabilmente nei nuovi universi narrativi dei fumetti Marvel) è assente l'alter ego di Thor, il dottor Don Blake, medico/scienziato con un grosso problema di zoppia, tanto che cammina con il bastone nonostante sia giovane. Come è assente la figura dell'infermiera Jane Foster, di cui è segretamente innamorato il dottor Blake, chiaramente Jane Foster nei film c'è, ma è una scienziata.
In questo post inserisco i poteri originali di Thor, alcuni dei quali con regole molto stringenti e dimenticate, i villains (abbastanza imbarazzanti...) che il Dio del tuono incontra nei primi 20 numeri di questo volume, la posta dei lettori alla testata, infine alcune copertine con storie di particolare interesse (dal mio punto di vista).
Benché io inizierò a leggere Thor attorno al 1976/77, c'erano anche le pagine in bianco e nero in alcune testate, anche la tv era in bianco e nero, era una vita "grigia" la nostra   ^_^


Inizialmente è il caso di spiegare che, come quasi tutti i supereroi del periodo, Thor aveva una doppia identità, nella vita privata era il dottor Don Blake, con relativo studio medico ed infermiera, anche se in un numero lo si scopre eminente scienziato, tanto da creare un androide potentissimo.
La particolarità stava nella sua condizione di "Thor", che lo vedeva trasformato in "Dio del tuono" mantenendo la personalità del dottor Blake, quindi il "Thor di Asgard" non si reincarnava nel corpo dell'umano quando veniva usato il martello. C'è da aggiungere che successivamente Thor ragionerà coscientemente da asgardiano, compresi i ricordi, quindi tra questo primo numero e quando lo leggerò io (fine anni 70), gli autori della Marvel modificarono sostanzialmente il racconto.
Detto ciò, in origine il dottor Blake prendeva "semplicemente" le sembianze di Thor, con annessi i suoi conosciutissimi straordinari super poteri, che sottostavano ad alcune regoline, oggi cadute nell'oblio:
1) percuotendo il bastone magico a terra si diventava Thor;
2) se per 60 secondi consecutivi si smetteva di impugnare il martello, si tornava umani;
3) percuotendo per 2 volte il suo con il manico del martello si generava pioggia o neve;
4) per far cessare la tempesta bisognava battere a terra 3 volte il suddetto manico;
5) con un solo colpo del manico a terra, si tornava subito umano, col martello diventato un bastone.

Ho notato che i poteri di Thor e del suo martello tendevano ad ampliarsi regolarmente, quindi non li ho inseriti, limitandomi alle cinque regole di cui sopra che ho illustrato con delle scan qua sotto.




Chissà con quali indistruttibili e fantasmagorici nemici avrà combattuto Thor nei primi numeri!
Invece, a parte il diabolico ed onnipresente Loki, gli altri sono in gran parte abbastanza deludenti... niente a che vedere con quelli che il Dio del tuono dovrà in seguito affrontare assieme ai Vendicatori.
Nel primo numero si scontra con degli alieni simil Cosa dei Fantastici 4, che per qualche motivo vengono chiamati "uomini" pietra... ma se sono alieni ed atterrano con un ufo... vabbè...
Il secondo nemico è nientepopòdimenoche Fidel Castro... in realtà un dittatore sanguinario del centroamerica che in virtù della sua simpatica abitudine di mandare chiunque davanti al plotone di esecuzione, è chiamato l'Esecutore. Purtroppo la scelta di questo nome o la scelta di questo adattamento fu poco felice, perché pochi numeri dopo farà la sua comparsa il vero "Esecutore", l'asgardiano succube dell'Incantatrice.
Da notare che in questo numero Thor distrugge alcuni velivoli dell'Esecutore cubano che recano lo stemma comunista   ^_^
Successivamente sarà lo stesso dottor Blake ad essere fatto prigioniero dai sovietici a Mosca!
Stranamente questo tipo di propaganda politica, in una nazione come quella italiana in cui uno dei partiti fondatori della Repubblica si rifaceva alla medesima ideologia, pare non fosse considerato un problema.
Arriva poi dal futuro uno scienziato malvagio, Zarrko (con due erre), senza super poteri.
Thor dovrà affrontare nei numeri successivi una serie di nemici abbastanza anonimi... Carbon (alieni che si trasformano), il maestro del sovrannaturale Sandu (istigato da Loki), il misterioso Uomo Radioattivo ed uno scienziato terrestre che sfrutterà le invenzioni del dottor Blake contro Thor.
Una certa povertà di villains la si nota pure nel aver riesumato il mago Merlino... abbastanza desolante.
Il primo cattivo con un costume classico da cattivo è il Cobra Umano... vabbè, altro telo pietoso da stendere... ma può essere che il "DIO DEL TUONO" possa farsi intimorire dal Cobra Umano"?!  O_o
Segue un personaggio della narrativa, il misterioso (come l'Uomo Radioattivo) Mister Hyde...
A parte Loki, i primi due veri nemici, che ritorneranno regolarmente nelle storie di Thor, sono gli asgardiani l'Incantatrice e l'Esecutore (quello vero).
Poi tocca ad un cattivo artistico/architettonico, Gargoyle, che tramutava tutto in pietra.
Bisogna attendere il numero 14 per vedere un cattivo con i controfiocchi, Magneto!
Ma è nel numero 18 che troviamo un super cattivo che purtroppo Hollywood e la Disney hanno meschinamente censurato: l'Uomo Assorbente!!!   ^_^



Thor distrugge dei Mig sovietici   :]


Loki era introdotto con i termini "malvagio", "diabolico" o "Dio del male", non era uno sbruffone come quello del film, che alla fine si sacrifica pure per i buoni...


Sull'Uomo Assorbente si potrebbero fare un certo numero di battute da cui mi esento   :]



Il primo numero che presenta la rubrica della posta è il 7 del luglio 1971. Trovo che le missive inviate dagli appassionati siano sempre belle, e se anche questi ex bambini erano abbastanza più grandi di me (una decina di anni almeno), le domande suonano familiari.

La prima domanda si ricollega a ciò che ho esposto all'inizio del post sulla natura della trasformazione Blake/Thor, e parrebbe darmi ampiamente torto, ma io mi son basato su ciò che Thor dice   ^_^
Comunque non è l'unica domanda sul dualismo Thor/Blake.
C'è più di una lettera che, oltre a richiedere sempre più poste ed adesivi (che erano anche la mia gioia da bambino), domanda se verranno messi in commercio dei pupazzi di Thor. Oggi se invaso dal merchandising, allora era il pubblico ad implorare di averlo e nessuno lo metteva in commercio!!!
Altra curiosità semantica: quando si parla degli X-man la redazione usa il termine "mutandi", con la "d", e non mutanTi, capita più di una volta per essere un refuso.
Non mancavano le lettrici   ^_^



Di seguito inserisco alcune copertine di numeri con dei contenuti che mi son sembrati particolari.
Dal numero 2 sono inseriti "I racconti di Asgard", che a me non piacevano.
Nel numero 4 un Thor succube di Loki distrugge monumenti in giro per il mondo, tra cui la nostra torre di Pisa.
Nel numero 5 fanno la loro apparizione i Vendicatori, con storia sulle origini di Hulk.
Nel numero 8 i Vendicatori si scontrano con il principe Namor, che personalmente detestavo...
Nel numero 9 si unisca ai Vendicatori lo scongelato Capitan America, che quindi non è il primo dei Vendicatori:


Nel numero 16 fa la sua apparizione Kang, che mi ha sempre affascinato.
Nel numero 18 i Vendicatori si scontrano con l'Uomo Ragno!!!
Il volume termina con il numero 20, l'ultima copertina del post.

 

"Playgulp 14 fine: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy febbraio 1982

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E' arduo fare un commento su questo microfumetto di Bonvi, a mio avviso bisogna prenderlo con la formula "visto e piaciuto", anche se ci sono punti in cui potrebbe non piacere  >_<

Da ricordare che la rivista in cui era ospitato era Playboy, che correva l'anno 1981, che il linguaggio era assai non politicamente corretto (anche perché la filosofia politica correlata a questo termine non esisteva ancora), che Bonvi non amava molto i cartoni animati giapponesi, e che comunque non si faceva problemi a dissacrare neppure i suoi personaggi, figuriamoci quelli degli altri  ^_^
Infine è lo stesso Bonvi a battezzare Playgulp "turpe fumetto"  :]

I sette post precedenti:
"Playgulp 1: arrivano i pornofumetti di Playboy"- 14 numeri dal dicembre 1980 al febbraio 1982 - "Benvenuto Bonvi", di Giovanna Tettamanzi - Playboy dicembre 1980

"Playgulp 2 e 3: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy gennaio e febbraio 1981 

"Playgulp 4 e 5: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy marzo e aprile 1981 

"Playgulp 6 e 7: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy maggio e giugno 1981 

"Playgulp 8 e 9: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy luglio e settembre 1981

"Playgulp 10 e 11: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy ottobre e novembre 1981

"Playgulp 12 e 13: arrivano i pornofumetti di Playboy"- Playboy dicembre 1981 e gennaio 1982


In basso a destra nell'ultima scan è riportato "15-fine", mentre nel precedente numero c'era scritto "13-continua", quindi, a rigor di logica, mancherebbe il numero 14, in realtà penso proprio che ci fu un errore di stampa. Il numero 13 di "Playgulp"è presente nel numero di Playboy del gennaio 1982, il mese successivo, cioè quello di questo numero del febbraio 1982, presenta il "15-fine", ma la rivista era mensile. Il numero di gennaio 1982 è segnato come "anno XI numero 1", quello di febbraio 1982 riporta "anno XI numero 2", quindi non uscì in mezzo un altro numero. Inoltre, leggendo la "trama" (se si può chiamar tale) del fumetto, si capisce che tra il "13-continua" e il 15-fine" c'è consequenzialità.

Ergo mi permetto di affermare che la rivista commise un piccolo errore nel catalogare i due episodi, con questo numero il fumetto di Bonvi si conclude   ^_^

Se poi qualcuno mi porta il numero 14, contento di inserirlo  :]


"Fumetti pornografici un boom pericoloso" - "La Gazzetta del Mezzogiorno" 30 maggio 1980

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I "pornofumetti" di Bonvi su Playboy del post precedente mi hanno fatto tornare in mente un articolino che avevo scovato da qualche parte sui fumetti pornografici che trovavamo in edicola ogni volta che compravamo le figurine o un fumetto.
Da questo drammatico articolo su un brutto fatto di cronaca nera ho cancellato i nomi dei minorenni coinvolti, i luoghi e pure i nomi delle persone intervistate, principalmente per rispetto e in misura minore perché, ai fini di quello che mostro io in questo blog, non contano né i nomi né i luoghi, è importante capire l'accanimento che nella primavera del 1980 i mass media mostravano contro i cartoni animati giapponesi.
Intanto, ieri come oggi, si deve dare la colpa sociologica a qualcosa per gli atti di qualcuno, in questo caso i primi colpevoli erano i "fumetti pornografici" (oggi i videogiochi), mentre si vede che le riviste con foto di vere persone intente ad attività sessuali erano da dispensare da colpe... 
Colpisce l'incipit dell'articolo:
"Un fumetto pornografico. Può essere stata questa la molla che ha portato..."

Un ipotesi totale ed assoluta... magari l'autore della violenza aveva avuto un vissuto di violenze (e ciò non sarebbe comunque una scusante), forse aveva queste pulsioni indipendentemente dal contesto in cui viveva, poteva aver visto la sera prima un film pornografico trasmesso da una emittente locale privata, invece del fumetto pornografico (ammesso ne avesse letto uno), non possiamo saperlo, ammesso conti, ma a rigor di logica non poteva saperlo neppure la redazione del quotidiano. Nonostante ciò il colpevole diviene il fumetto pornografico, che chiaramente non sto qui mica a difendere.
Come sia stato possibile che i colpevoli della violenza dall'essere i fumetti pornografici (ammesso lo fossero), ben visibili in edicola anche dai minorenni senza che alcuna autorità si opponesse, siano divenuti i "cartoni animati giapponesi"è qualcosa che grida veramente vendetta... postuma di 40 anni, ma sempre rivalsa urla... 





"Un fenomeno che si può dire coinvolge tutti: il bambino che a mala pena si regge sulle gambe è bombardato da una serie di fumetti televisivi tradotti poi in giornaletti, figurine, decalcomanie. Passano gli anni e alla violenza fine a sé stessa si aggiunge il sesso. "

Si era partiti dai fumetti pornografici, tipo "il Tromba" o "Lando", per far un triplo salto mortale carpiato e finire con i "fumetti televisivi"... perché?
Ma qualcuno ha mai visto in edicola le figurine pornografiche o le decalcomanie pornografiche? 
Quale nesso c'era tra i fumetti pornografici e Goldrake?
Oggi ci lamentiamo del livello del giornalismo, spesso dato da persone che scrivono articoli a cottimo, ma quale poteva essere la "scusa" nel 1980 per un quotidiano di buona tiratura come "La Gazzetta del Mezzogiorno"?

L'unico argomento che obiettivamente si potrebbe portare è che i cartoni animati giapponesi sdoganarono un larvato accenno al sesso, che per i piccoli telespettatori di animazione in Italia era una novità assoluta ed anche un po' ghiotta  ^_^
Nelle prime puntate pre (molto sexy) e post (meno disinibita) miyazakiane/takahatiane ammirammo una Fujiko Mine che penso colpì un po' tutti, nulla a che vedere con la smunta Margot delle serie successive, praticamente un personaggio diverso che nulla aveva a che fare con l'infida doppiogiochista amante di Lupin III. 
Poi c'era la questione di quante docce e bagni (giapponesi) facevano i protagonisti degli anime, ma qui noi non potevamo sapere che per loro l'igiene personale era una parte importante della vita quotidiana, come non potevamo sapere che, non avendo i nipponici tabù sessuali legati alla religione, non era scandalo fare accenni alla sessualità anche nei cartoni animati o nei fumetti.
Ovviamente nulla sapevamo del target legato all'età del giovane telespettatore, Lupin III avrebbe dovuto essere visto da ragazzini, non bambini.
Altra questione riguardava l'intimo femminile, che spesso faceva capolino in Bia o in altre serie animate.
Detto tutto ciò, si poteva veramente fare un collegamento tra i fumetti pornografici e i cartoni animati giapponesi nel 1980?
L'articolo è un'escalation di assurdità, in poche righe ti ritrovi a leggere le lamentele dei genitori su Mazinga e Remì, passando da una terribile violenza subita da una bambina a dei cartoni animati trasmessi in televisione.
In mezzo ci sono gli addetti al settore, un distributore e un edicolante, che non vogliono sentir parlare di togliere i veri fumetti pornografici dalle edicole, altrimenti avrebbero dovuto rifiutare un affare.
Ci vengono in fine presentate le testimonianze di una madre, un padre ed una educatrice.
Cara signora, se suoi figlio guardando Mazinga diventa cattivo, potrebbe essere che fosse già carogna prima...
Quale era il mercato che il padre avrebbe voluto eliminare? I cartoni animati giapponesi in televisione o i fumetti pornografici in edicola? Secondo me il primo, del secondo nulla gli fregava, dato che il figlio non gli rompeva perché voleva giocare a Lando (per fortuna), ma perché voleva giocare a Goldrake.
Il commento dell'educatrice è abbastanza un classico, visto che non riusciva a tenere a bada la classe, la colpa non era dei genitori che non avevano dato una educazione ai figli, oppure sua che non era in grado mantenere la disciplina o far piacere le lezione ai bambini, la colpa era dei cartoni animati giapponesi.
Se una maestra non riusciva a vedere gli insegnamenti positivi che erano presenti in quegli anime, vuol dire che mancava abbastanza di capacità analitica e spirito di osservazione.

Ok, diciamo che la madre, il padre e l'educatrice avessero anche ragione, ma quale nesso c'era tra i cartoni animati giapponesi e i fumetti pornografici in quella primavera del 1980?!


Voci animate, i doppiatori dei cartoni animati anni '70, '80 e '90

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TITOLO: Voci animate, i doppiatori dei cartoni animati anni '70, '80 e '90
AUTORE: James Garofalo e Fabrizio Ponciroli
CASA EDITRICE: Edizioni Teasar Lab
PAGINE: 160
COSTO: 15,9 €
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm X 17 cm
REPERIBILITA': on line 
CODICE ISBN: 9788899654269


Di libri sull'animazione giapponese in Italia ne sono ormai usciti tantissimi (link 1 + link 2), restano due aspetti legati a quei primi anime poco indagati, le sigle e il mondo del doppiaggio. A parziale copertura del secondo tema si può leggere questo libro, che comunque non ha un'impostazione saggistica esaustiva, si occupa di un ristretto numero di doppiatori in un arco temporale abbastanza ampio.
Come ebbi l'occasione di scrivere nel caso della recensione di "Le voci dei cartoni animati, doppiatori a Cartoonia" una volta che si devono scegliere alcuni nomi di doppiatori al posto di altri, ognuno di noi farebbe scelte differenti, è tutto molto soggettivo. Tra l'altro anche "Voci animate" non si concentra solo sui doppiatori dei cartoni animati giapponesi, allargando in modo esponenziale la platea delle serie prese in esame.
Rispetto al libro linkato sopra, questo lascia la parola ai doppiatori che si è deciso di prendere in considerazione, quindi sono riportate le loro testimonianze sui cartoni animati giapponesi, ma non solo.
Sarebbe bello leggere un saggio solo sul doppiaggio dei cartoni animati giapponesi in quel primo periodo dal 1978 al 1982, che contempli i doppiatori, gli adattatori e le società di doppiaggio che le effettuavano, che analizzi tutto il contesto. Questo libro, invece, è più una testimonianza in cui  si possono leggere anche informazioni di questo genere.
Ogni scheda contempla la foto, una breve biografia, i dati del doppiatore/doppiatrice, alcuni suoi personaggi famosi, infine una serie di domande degli autori. Sebbene le domande non siano solo sull'animazione, qualche info interessante la può leggere anche chi segue maggiormente gli anime, chiaramente i meno appassionati ne troveranno molte di più.
Purtroppo sono spesso i doppiatori/doppiatrici a dare poche notizie agli autori (motivo per il quale vengono fatte domande anche su altri aspetti del doppiaggio), perché sappiamo che ai tempi il doppiaggio dei cartoni animati giapponesi non veniva considerato molto prestigioso, quindi i loro ricordi si sono un po' persi nel tempo. Inoltre il loro era un semplice lavoro (anche massivo), quindi sarebbe come chiedere a noi i ricordi di una normale attività lavorativa di 30 o passa anni fa, chi riuscirebbe a rammentare i particolari che noi vorremmo sentirci dire da loro?
Non tutti, quindi, riescono a fornire chiari e rigorosi ricordi e sensazioni su quel pioneristico periodo, ma tutti concordano sul fatto che a distanza ben quattro decenni, solo noi appassionati di animazione giapponesi manteniamo vivo il loro lavoro, da qui nasce anche questo lavoro editoriale: 
la passione di due ex bambini miei coetanei che stavano davanti alla televisione a vedere Goldrake, Jeeg, Heidi e Candy Candy.

Sono presenti anche alcuni brevi focus sui cartoni animati del periodo, tanto per contestualizzare le schede.  
Bella l'idea del "QR Code" che ti permette di ascoltare un breve messaggio audio degli intervistati ai lettori di "Voci animate", in fondo il doppiatore è la sua voce, non il suo viso. Peccato che il "QR Code" sia spesso posto all'interno della pagina, cosa che rende in alcuni casi un po' arduo far "prendere" il codice alla fotocamera dello smartphone, molto meglio quando è all'esterno della pagina.
Il prezzo è più che accettabile per i contenuti resi disponibili. 


In chiusura della recensione mi permetto di far notare una questione non inerente lo scritto, ma la spedizione. 
Quando si acquista il libro sul sito di (link) viene data una solo opzione per la spedizione, quella più economica senza tracciatura della spedizione, quindi con posta ordinaria. Questo ha comportato che dal giorno in cui ho effettuato il mio ordine all'arrivo del libro, sono passati 12 giorni lavorativi, e che comunque, non essendo una spedizione tracciabile, non potevo avere la certezza che il pacchetto arrivasse a destinazione. Io non sono un fissato di sfruttazon, posso anche aspettare (magari non 12 giorni), ma almeno gradisco sapere dov'è la spedizione... se pensiamo che siamo sotto Natale e che le poste, già non molto efficienti, sono magari oberate di lavoro, inserire la possibilità di pagare un po' di più la spedizione, ma avendo contezza del suo stato, sarebbe stata una cosa saggia e giusta.


 

La prima scheda presente nel libro, la riporta per dare un'idea di come è strutturato.

 

Nagasaki, la bomba dimenticata

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TITOLO: Nagasaki, la bomba dimenticata
AUTORE: Frank W. Chinnock
CASA EDITRICE: Arnoldo Mondadori Editore
PAGINE: 271
COSTO: 5 €
ANNO: 1970
FORMATO: 19 cm X 13 cm
REPERIBILITA': on line 
CODICE ISBN: 



Il seguente libro fu pubblicato in Italia nel 1970, negli Usa nel 1969, ma (basandomi su ciò che è riportato a pagina 4) si basa su "estratti da << Dawn over Zero>> di L. Laurence del 1946.
Il titolo rispecchia purtroppo una dura realtà storica e sociale, la deflagrazione atomica su Nagasaki e i suoi effetti, che portò la fine della guerra, fu messa in secondo piano rispetto a quella di Hiroshima, nel mio piccolo lo faccio anch'io, che nelle etichette riporto  prima Hiroshima e dopo Nagasaki...
Pur considerando il periodo storico in cui venne scritto il libro, temporalmente molto vicino ai fatti, quindi per certi versi non una trattazione a "freddo", ammesso che su un argomento del genere si possa essere "freddi", il libro merita sempre di essere letto.
L'autore lo fa procedere in ordine cronologico, inizia alle ore 2 e 56 del mattino di quel 9 agosto,  termina a mezzanotte, con la cronaca di quelle che avvenne poco prima delle ore 24,00 nelle stanze imperiali. In realtà mi pare che poi gli orari delle riunioni nel consiglio imperiale assieme ad Hirohito non tornino con gli orari del libro, ma vale la testimonianza di allora.
Il fulcro del libro sono le testimonianza delle vittimi di Nagasaki, solo per questo lo scritto merita di essere recuperato. In certi punti ho il dubbio che gli eventi siano stati un po' elaborati, perché dubito che in quei tremendi frangenti qualcuno prendesse nota di certi particolari. 
Il racconto comincia alle ore 2 e 56 con il punto di vista dell'equipaggio dell'aereo che trasportava la "bomba", e proseguirà assieme alla cronaca della vita a Nagasaki prima e dopo l'esplosione.
Ho scannerizzato alcune pagine del libro per evidenziare un minimo ciò che subirono i poveri cittadini di Nagasaki (pagine da 104 a 111), alcuni aspetti storici:
il dubbio statunitense su come "modulare" l'uso dell'atomica (pagine 46-47-48);
cosa i giapponesi sapessero della devastazione di Hiroshima il 9 agosto (pagine 78-79-86-87);
la lettera statunitense paracadutata il 9 agosto su Hiroshima destinata al professore giapponese Sagane (pagine da 194 a 197);
il consiglio imperiale in cui Hirohito si decise a fare ciò che avrebbe dovuto fare appena dopo Hiroshima (pagine da 226 a 236).

A pagina 144 si spiega come i caporeparto della Mitsubishi andavano a stanare gli operai che si davano malati e come li punivano... questo è un buon emblema del fanatismo di quel periodo.
In una pagina non numerata è raccontato come una vittima di Nagasaki, "grazie" alle radiazioni della bomba, guarì da un'ulcera allo stomaco... questa è una delle parti che mi ha fatto un po' dubitare di alcuni scritti.




 


Hikikomori, il viaggio bloccato dell'eroe

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TITOLO: Hikikomori, il viaggio bloccato dell'eroe
AUTORE: Marialuisa Mazzetti
CASA EDITRICE: Temperino Rosso Edizioni
PAGINE: 185
COSTO: 18 €
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': on line 
CODICE ISBN: 9788855490474


Un paio di premesse.
Io preferisco sempre sfogliare un libro prima di comprarlo, fanno eccezione quei titoli che son certo debba leggere, per tutti gli altri poter dare un'occhiata al contenuto era fondamentale. Purtroppo con il Covid e l'impossibilità/precauzione di non poter andare in qualche libreria di Milano, mi devo affidare agli acquisti on line basandomi sul titolo e sulla descrizione in quarta di copertina.
Fino a qualche anno fa i libri sugli hikikomori erano incentrati solo sul fenomeno in Giappone, man mano i vari autori hanno iniziato a raccontare la situazione italiana, fino ad arrivare ad una inversione del rapporto di contenuti: poco o nulla sul Giappone, quasi tutto il libro sulla situazione italiana.

Il problema, almeno per me, è che della situazione italiana poco mi interessa, quindi, sapendolo prima (vedi poter sfogliare il libro), non avrei comprato questo titolo. L'ho acquistato perché vedendo la copertina, che riporta un chiaro riferimento alla bandiera nipponica, e leggendo la quarta di copertina, in cui si cita espressamente la situazione degli hikikomori in Giappone, ho ipotizzato che la parte che interessava a me potesse essere corposa: non è così.

L'autrice comunque tocca alcuni argomenti che potevano interessarmi, come il ruolo dei videogiochi on line, di manga ed anime in rapporto con gli hikikomori italici, peccato che ella non pare molto ferrata in materia.
Sono citati molti saggi sugli hikikomori (e quelli in italiano sono in gran parte recensiti su questo blog: hikikomori), la bibliografia è corposa, ma la mia sensazione è che vengano trattati argomenti, nonostante il grande studio svolto, a lei poco avvezzi. Pare che non si sia mai neppure occupata del fenomeno hikikomori prima di questo libro, e non ha una qualche conoscenza della società giapponese.
Ogni saggio che ho letto sugli hikikomori enuncia una anno diverso in cui in Giappone è nato il fenomeno hikikomori, in questo saggio si parla del 1978, che è comunque un passo in avanti rispetto a chi lo data negli ultimi 15 anni, ma resta un errore.
Mi permetto di far presente la cosa (ad ogni recensione, sperando che prima o poi qualcuno ne prenda nota...) perché nel maggio del 2015 sono casualmente incappato in un articolo su "La Stampa" del 27 novembre 1981 in cui si descrive una situazione di assenza scolastica avente le medesime caratteristiche degli hikikomori, dove un insegnate giapponese spiega che questo disagio è nato negli anni 60!

L'articolo è importante perché negli anni 60 non solo non esistevano i videogiochi on line, ma neppure le console domestiche o i videogames portatili (scorrere tutte le pagine). Gli anime erano ancora agli albori, i manga erano relegati ad una fascia di età molto bassa e con dei contenuti non paragonabili a quelli di oggi.
Quindi, chiunque, a qualsiasi titolo, tira in ballo videogiochi, manga ed anime mettendoli in una qualsiasi relazione con il fenomeno hikikomori, prende una topica enorme...
Gli hikikomori degli anni 60 leggevano libri (lo afferma il professore giapponese dell'articolo), gli hikikomori degli anni 2020 giocano ai videogiochi on line. Ogni generazione di hikikomori ha occupato il tempo libero nella maniera che la tecnologia gli permetteva di fare, come non era colpa dei libri se l'hikikomori degli anni 60 si era rinchiuso in casa, non è colpa di videogiochi, anime e manga se quello di oggi fa la medesima scelta.
Dagli anni 60 ad oggi in Giappone sono restati, però, immutati altri fattori: la pressione della società; il bullismo scolastico; la pesantezza degli esami scolastici.
Spero che prima o poi qualche saggista sugli hikikomori incappi in questo blog e, prima di scrivere il suo saggio, prenda coscienza di questo articolo  ^_^

Torno al saggio.
Uno delle fonti consultate dall'autrice è l'anime "Welcome to the NHK", che io vidi subbato in italiano quando venne prodotto, cioè nel 2006... siamo nel 2020... ci si può ancora basare su una serie animate di 14 anni fa?
Forse nel frattempo qualcosa sarà pure cambiato nella società giapponese.
Tra l'altro, mentre l'autrice parla quasi esclusivamente di hikikomori italiani minorenni, il protagonista di "Welcome to the NHK"è ampiamente maggiorenne.
Nel terzo capitolo si affrontano gli interessi degli hikikomori, e sono trattati, tra l'altro, i videogiochi on line, le serie tv, gli anime ed i manga. Quindi argomenti che comunque potevano interessarmi.


Dato che io non gioco ai videogiochi on line, ho chiesto ad un paio di amici gran consumatori del genere (cioè degli esperti) se il termine "MMPORG" fosse corretto, entrambi mi hanno confermato che è errato, in quanto è "MMORPG". Si potrebbe pensare ad un refuso, ma è ripetuto per tutto il saggio. Sembrerebbe una minuzia, ma se pure io avevo dei dubbi (fugati dai miei esperti ed anche da Wikipedia) sul termine, e non sono un giocatore on line, vuol dire che l'autrice è ancor meno a conoscenza del genere di me. Il problema è che la trattazione sui videogiochi occupa una trentina di pagine, non poco. Preciso che l'autrice non considera i videogiochi on line la causa di hikikomori, ma comunque valuta che potrebbe diventare un problema nel momento in cui riempie il vuoto che si crea nella vita del ragazzo (o dell'adulto). La mia obiezione è che negli anni 60 (vedi link all'articolo de "La Stampa") chi si chiudeva in casa leggeva libri, quindi i libri erano un problema?
Sugli anime e manga siamo più o meno sullo stesso livello di conoscenza, benché siano analizzati molto poco. L'autrice, per esempio, usa il termine "mondo anime giapponese", ma "anime" identifica già un prodotto giapponese, pare quasi che esista anche un "mondo anime turco" o un "mondo anime tedesco" da differenziare con quello giapponese...

Il primo paragrafo su manga ed anime si intitola "Erotismo", ed esordisce così:
"Elemento sempre presente nei manga è l'erotismo..." 

Non un bel inizio scevro di preconcetti   ^_^

A pagine 87 c'è un'altra considerazione che mi ha fatto comprendere che l'autrice valuta l'argomento anime e manga essendone praticamente a digiuno:
"I manga invece, traslati anche in cartone animato e anime, presentano la sessualità in modo diretto, imbarazzante, e molto più esplicito."

Per l'autrice i manga vengono "traslati" (forse "trasposti"?) in due differenti prodotti, cartoni animati ed anime, ma sono la medesima cosa!
Ma è vero che gli anime presentano la sessualità in modo diretto, imbarazzante ed esplicito?
Vorrei sapere quali e quante (soprattutto) serie animate nipponiche l'autrice ha seguito  ^_^
Dispiace che, dopo due decenni di saggistica su anime e manga, gli studiosi a digiuno di questo argomento siano rimasti ai "cartoni animati giapponesi pieni di sesso". Non per nulla si citano le solite due guerriere lesbiche di Sailormoon censurate per questo motivo da Fininvest, il "genio della tartaruga " (chiamarlo maestro Muten pareva brutto) in Dragon Ball che andava in cerca delle mutandine femminili, "Ranma 1/2" con i maschi che diventano femmine.

Il saggio affronta anche argomenti poco trattati, come le femmine che fanno hikikomori, il rapporto con la religione, la scuola, la famiglia etc etc, ma tutto sul versante italiano, ergo per me di nessun interesse.
Qui sotto inserisco l'indice del saggio, in maniera che si possa meglio valutarne i contenuti.

 

"Alice in Borderland" su Netflix, episodio n° 6: l'incredibile coincidenza dello scrigno portagioie in legno!

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Non è questo un post di recensione della bella serie che sto seguendo su Netflix, per prodotti tanto mainstream ci sono siti e blog ben più qualificati.
Non voglio in nessun modo spoilerare nulla della trama e non voglio mi venga anticipato nulla, sono alla sesta puntata... 
Certo, qualcosina mostrerò, ma senza entrare nel dettaglio, e solo per illustrare la causa di questo post, che in realtà nulla avrebbe a che vedere con questo blog, se non per il fatto che la serie è di carattere fantascientifico/videogioco, descritta da Netflix come un "survival game".
Il motivo che mi ha spinto a scrivere questo post è una di quelle coincidenze che è difficile valutare come siano potute accadere... io non gioco al superenalotto o simili, ma comunque penso di essermi bruciato qualsiasi possibilità di vincere a queste lotterie per il resto della mia vita   T_T


All'inizio della sesta puntata un personaggio mette delle carte da gioco in uno scrigno portagioie di legno:
le passa in rassegna;
le ripone sul fondo dello scrigno;
prende il coperchio;
lo abbassa;
lo chiude.


A quel punto mi stavo strozzando... ero intento a pranzare...
La scena con il coperchio chiuso dura pochi secondi, ed io stavo guardando l'episodio tramite Chromecast, quindi non potevo mettere in pausa, causa pc in un'altra stanza.
Corro di filata al computer, torno indietro di 10 secondo e riguardo la scena... è impossibile... non può essere! 
Rimetto in pausa nel punto in cui si vede l'intarsio del portagioie, apro un cassetto e tiro fuori un oggetto acquistato in un luogo di villeggiatura del lago Maggiore tra il 1978 e il 1981.

E' lui!!!   O_O
Incredibile...
C'è una piccola differenza nella composizione centrale, ma l'intarsio dei fiori, le foglie ed il gambo sono pressoché identici!
La grandezza è la stessa, ma anche l'interno è uguale, tranne per il colore del panno.
Non posso essere sicuro dell'anno preciso in cui lo feci comprare a mia madre, sono certo del luogo: Cannobio sul lago Maggiore.

Facevo le elementari, massimo la prima media, quindi il periodo è tra il 1978 e il 1981.
Il portagioie era esposto assieme ad altri oggetti di artigianato locale. 
Proprio perché era un prodotto fatto a mano non si può pretendere la replicabilità industriale, chi lo costruì decise di modificare leggermente il disegno centrale, inoltre nel mio intarsio ci sono otto fiori, mentre in quello di Netflix ci sono solo sei fiorellini.
Più sotto mostro alcune immagini dei particolari interni, che sono pressoché identici.
Ho fatto una ricerca per immagini sul web, e non sono saltati fuori portagioie come questi, ergo non parrebbe una riproduzione di qualche oggetto famoso, ma sono poco esperto in questa materia.

La mia domanda è la seguente:
qualcuno con conoscenze di statistica mi potrebbe spiegare quante possibilità ci fossero che un portagioie acquistato a Cannobio tra il 1978 e il 1981 sia identico a quello usato in una serie tv di survival game del 2020?!?!    ^_^


In una scena successiva, di cui metto solo questa immagine, si vede bene il bordino interno, che funge da blocco del coperchio quando lo scrigno viene chiuso. 


Ho ingrandito una delle immagini iniziali, ed si vede come le dimensioni siano le medesime, il coperchio è appena più basso del fondo.



L'unica differenza consta nel colore del panno interno, blu il mio, rosso per quello di Netflix.
Ponendo attenzione, invece, alle cerniere, si nota che non solo sono identiche, come uguali sono i chiodini, ma che addirittura lo musso sul legno e gli intagli sono uguali.
Ipotizzo che la produzione abbia voluto ricoprire meglio internamente lo scrigno, eliminando il bordino in legno chiaro. Sarei curioso di sapere sotto a quel panno rosso se ci sia la stessa cornicina che c'è nel mio. 
Chiaramente esiste anche la possibilità che l'artigiano abbia modificato il panno interno, coprendo tutto il fondo ed il coperchio.


"Gioco completa il Mazinga" - "Popy TV Game" (1974)

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L'ho scritto molte volte, ma l'accuratezza che le aziende giapponesi mettevano nei prodotti per bambini era millemila anni luce più avanti dalla consuetudine italica. 
In campo editoriale ho già postato molti prodotti sia italiani che giapponesi degli anni 70 e dei primi anni 80, e non credo che ci sia dubbio che, tranne sparute eccezioni, gli editori italiani li consideravano prodotti di serie c... solo la Disney metteva in vendita libri e fumetti in edizioni di qualità.
In particolar modo i cartoni animati giapponesi erano quasi sempre trasposti in edizioni fatte al risparmio, sia come materiali che come idea di oggetto da presentare ad un bambino/a.
Sul versante dei giocattoli non è che la cosa cambiasse molto, basta vedere le recensioni del materiale nipponico:

Il piacere per il dettaglio dell'industria nipponica del giocattolo faceva un po' a pugni, almeno per quanto riguarda le licenze dei cartoni animati giapponesi, con l'approssimazione dei colleghi italiani. In alcuni casi si andava ben oltre l'approssimazione, ma si sarebbe potuto inquadrarla come una vera e propria truffa aggravata...

Truffa perché le aziende italiane non si sforzavano di metterti nella confezione neppure il segnalino con il robot o la navicella della serie... senza contare che la trama del gioco era spesso senza senso e priva di collegamento con la serie animata televisiva... oltre al fatto che la qualità dei disegni oscillava tra lo scarso e l'immondo   >_<
La controprova della bellezza dei giochi in scatola nipponici la ottieni quanto hai la fortuna di accaparrarti il gioco di società dei due Mazinga, che solo a livello grafico è una gioia per gli occhi!  
La persona che ha tradotto gli ideogrammi visibili sulla confezione (grazie Andrea!) mi ha anche spiegato che il disegno di Mazinga Z è preso direttamente da un rodovetro, mentre tutti gli altri disegni provengono da illustrazioni della rivista giapponese "TV Magazine".
Ok, forse le aziende italiane (Mattel e Mondadori, ma anche Clementoni) non potevano ottenere un materiale di così alta qualità (sarebbe stato veramente così difficile?), però un piccolo sforzo per dare ai bambini dei disegni leggermente migliori era fattibile. 
Come datazione ho messo il 1974/75 perché dai disegni del tabellone direi che sia ambientato alla fine della serie con l'avvento del Grande Mazinga. Per esempio è presente la base del Duca Gorgon che nel Grande Mazinga mai si vede. Inoltre è visibile sia l'Istituto di Ricerca per l'Energia Fotoatomica che la Fortezza delle Scienze, c'è Kenzo Kabuto ma non il dottor Yumi Infine ci sono sia i mostri meccanici del Dottor Inferno che i mostri guerrieri del Generale Nero, ma questi ultimi mi pare siano solo quelli che si vedono nell'OAV "Mazinga Z contro il Generale Nero".
Quindi mi azzarderei ad affermare che il gioco in scatola sia stato messo in vendita tra la fine della serie di Mazinga, la proiezione al cinema del cortometraggio Toei e l'inizio del Grande Mazinga.

              


Stupendo!   ^_^
Devo dire che sarebbe stato un po' inquietante vedere su una confezione italiana un pigmeo innestato su un watusso, un nazista con la testa sotto al braccio, una mummia ermafrodita, un simil centauro centurione/tigre, in mezzo a cui il Dottor Inferno pare quasi normale   ^_^
Più che un gioco in scatola pare un film dell'orrore, ma si sa che i bambini giapponesi avevano un rapporto con mostri, fantasmi ed esseri mitologici più consueto dei pari età italici.
Quando apri la scatola rimani un po' interdetto, vedi un cartone rigido con Mazinga Z ed il Guretto, non comprendendo subito che questo fa parte del piano di gioco, che non si presenta nella classica conformazione a libro, ma ha piegatura su un lato che lo rende stupendamente asimmetrico. Una volta che lo estrai dalla scatola ti ritrovi tabellone in cartone molto rigido che misura 50 cm X 60 cm (non grandissimo), con una moltitudine di disegni colorati dei personaggi della serie e quella bellissima roulette centrale. Anche nei giochi in scatola nostrani al posto dei dadi talvolta era presente la roulette, ma questa ha la magica caratteristica che non si ferma mai a metà di due settori, nessuna discussione con gli avversari!
O si ferma da una parte oppure dall'altra, mai in mezzo: tecnologia nipponica!!!  :]

Sorgono un paio di domande:
Cosa conterranno i due scatolotti con Mazinga Z ed il Grande Mazinga?
Ma, soprattutto, cosa diavolo c'è scritto sulla confezione?!  ^_^



Ho posizionato la traduzione del testo nei medesimi punti degli ideogrammi, usando quasi sempre lo stesso colore. 
Grazie agli ideogrammi sono presenti un numero ampio di concetti, che nella nostra lingua scritta avrebbero reso la confezione inguardabile, mentre in giapponese la rende graficamente ancora più bella.
Come faceva la Clementoni, l'unica altra azienda che fino a metà degli anni 70 scriveva molto sulle scatola dei suoi giochi di società, la Popy si premurò di tranquillizzare il genitore nipponico sulla semplicità del gioco ("PER PRINCIPIANTI", ossia è un gioco per tutti) e che era un gioco per tutta la famiglia, anche se dubito che un padre nipponico, come uno italiano, a metà degli anni 70 si mettesse a giocare con i giochi di società...
Non mancava una breve illustrazione della modalità di gioco:
TROVATO IL BRACCIO DESTRO! TROVATO IL BRACCIO SINISTRO!
CHI RIUSCIRA' A COMPLETARLO PER PRIMO?
UN GIOCO DIVERTENTE IN CUI COMBATTERE I MOSTRI MECCANICI E COMPLETARE IL TUO MAZINGA

Quando rimuovi il coperchio vedi doppio, due Mazinga Z e due Grande Mazinga!



Nel video li avevo tolti, ma nella confezione sono presenti due cartoncini a protezione del tabellone e della roulette.


Del regolamento posso dire poco   ^_^
Tranne che occupava dai ai 2 ai 4 giocatori, una informazione che si può ragionevolmente desumere sia dal numero di segnalini che dalla scritta sotto al titolo.
Faccio presente che il regolamento consta di sole due pagine!
Da quello che ho potuto intuire si doveva effettuare il giro del tabellone (immagino usando il punteggio della roulette) per cercare di completare i 4 Mazinga (2 Zeta + 2 Guretto) presenti sul tabellone, ognuno dei quali ha un pezzo di un puzzle alla base delle gambe.
Per il resto nulla posso dire, se non il fatto che mi lascia il dubbio che siano presenti 4 segnali del Brian Condor e 4 del Jet Pilder: 2 gialli; 2 azzurri; 2 verdi; 2 rossi.
Ci sono due possibilità:
1) ogni giocatore gestiva contemporaneamente le due navicelle del suo colore;
2) ogni giocatore poteva decidere quale dei due mezzi usare, e quindi di quale robottone prendere il comando;
3) se si giocava solo in due si potevano usare due colori.


I due scatolotti con Mazinga Z ed il Grande Mazinga contengono quattro puzzle ognuno. 
Da notare che ogni pezzo del puzzle è indicato sulla scatola.



Il puzzle del robottone è formato da:
2 gambe; 2 braccia; 2 ali; il torace, il Raggio Gamma; la testa.


I 9 pezzi del puzzle andavano incastrati sul tabellone nel punto del colore del proprio robottone, chiaramente partendo dalle gambe, ergo immagino che per ultimo si posizionasse la testa, e forse alla fine il proprio segnalino/navicella si agganciava al robot?




Il piano di gioco presenta le caselle in cui si possono ottenere gambe, braccia ed ali, ma non il torace, il Raggio Gamma e la testa, quindi questi ultimi tre pezzi devono essere conquistati in altro modo.
Inoltre le due coppie di Mazinga hanno queste caratteristiche:
un Mazinga Z con il primo puzzle rosso;
un Mazinga Z con il primo puzzle giallo;
un Grande Mazinga con il primo puzzle verde;
un Grande Mazinga con il primo puzzle azzurro.

Ne consegue che non c'è:
un Mazinga Z con il primo puzzle verde;
un Mazinga Z con il primo puzzle azzurro;
un Grande Mazinga con il primo puzzle giallo;
un Grande Mazinga con il primo puzzle rosso.

Solo che i segnalini rappresentanti il Brian Condor e il Jet Pilder ci sono di tutti i colori, mistero...

Perché nei giochi in scatola italiani di Goldrake, Mazinga Z, il Grande Mazinga (ma anche Jeeg) c'erano nella confezione degli segnalini anonimi?   T_T
Ci sarebbe voluto così tanto a costruire uno stampino che ci facesse muovere un vero mezzo visto nella serie tv?


Di seguito ho scannerizzato o fotografato le varie parti del piano di gioco, sia per farne apprezzare i disegni (e gli ideogrammi), sia per cercare di far comprendere la meccanica di gioco.
I sei personaggi della roulette sono:
1 = Mazinga Z;
2 = Grande Mazinga;
3 = Tetsuya Tsurugi;
4 = Bosso Robot;
5 = Kenzo kabuto;
6 = Generale Nero

Chiaramente Mazinga Z vale la metà del Guretto e Koji Kabuto manco è presente   :]



Catalogo GiocaDag 1981 - parte 1

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In occasione del Natale di questo sciagurato 2020 posto la prima parte del catalogo Dag annata 1981, che consta in tutto di ben 114 pagine!
Se non si parla di giocattoli a Natale, quando?   ^_^
Le prime sei pagine del catalogo sono dedicate tutte ai robottoni, tanto per chiarire quanto i cartoni animati giapponesi robotici ci avessero colpito (ed affondato). Probabilmente questo Natale fu l'apice del successo commerciale di questo articolo importato dal Giappone, la cui richiesta man mano scemò nel tempo, anche complice le continue repliche delle medesime serie animate visibili in televisione.
In questa prima parte ci sono anche i videogiochi, le macchinine telecomandate e non, le piste Polistil (uno dei regali più belli da ricevere a Natale), i puzzle, i giochi in scatola, le costruzioni, gli articoli Mupi, il traforo ed il piccolo chimico.
Considerando che in questo post inserisco solo poco più di un terzo del catalogo, non sono pochi articoli.


Spettacolosi!
Goldrake, Mazinga, Daitarn III e soci della prima ora stati soppiantati dai nuovi eroi animati nipponici, più versioni del Trider G7, più versioni dello Zambot 3, più versioni del Gordian, più versioni di Godsigma, più versioni di Daltanious e pure due versioni di Supercar Gattiger!
Ma se eri iellato, e i big risultavano esauriti, ti beccavi i robottoni la cui serie mai arrivò in Italia...   




Ho un amico che aveva la stupenda confezione del Daltaniuos componibile, ci passavamo un sacco di tempo ad assemblarlo, era perfetto!


Ore ed ore a giocare a "Missile Invader"!



"Logic 5" non era malvagio, ma non era un videogioco... quei furbetti dei produttori ti spacciavano un rompicapo per un videogioco...



Il "Soccer 2" (numero 7) della Mattel doveva essere un upgrade di quello del 1978:




Dei giochi in scatola qui presenti non ne ho moltissimi, di questa pagina solo Risiko.

Il Cluedo presentato è la seconda versione pubblicata in Italia, la prima si chiamava "Inchiesta Aperta", prodotta dalla Giochiclub nel 1969.
Manager fu uno dei primi giochi in scatola economici che volevano rendere il gioco finanziario meno gioco e più legato alla realtà italiana.


La Clementoni era passata al nome para inglese Clem Toys... 
Avevano cambiato nome, ma la "Battaglia navale" era l'ennesima versione del gioco messo in vendita nei primi anni 70:



Mazinga sopravviveva nelle cassette della Mupi  ^_^


Buona Natale ^_^

Megaloman (1979) - puntata 22

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La puntata non è particolarmente bella, il suo scopo è quello di creare il patos per la successiva, è anche sprovvista di scene in cui la vita degli attori è messa a repentaglio... un po' pallosa... Inoltre la trama o il doppiaggio (oppure entrambe le cose) la rendono abbastanza caotica. Siamo al countdown delle ultime dieci puntate, si vede che gli sceneggiatori cercavano qualche tema per rendere il finale avvincente. Da menzionare il ritorno della bella astronave di Capitan Delitto, con la sua scenica rotazione sul proprio asse delle luci esterne, e la novità di una mini navicella da combattimento che assomiglia un po' al TFO di Alcor (probabilmente all'ufo a cui si ispirarono per il TFO).

Nella puntata precedente Bairok era riuscito di nuovo (capitò fortuitamente nell'episodio n° 19) a recidere e prelevare parte della capigliatura di Megaloman, allo scopo di analizzarla e trovare il punto debole del nostro eroe. 
In questa episodio conosceremo non solo il segreto della Fiamma di Megalopoli, ma probabilmente ci verrà annunciato quale sarà uno dei nuovi personaggi dei buoni.


Takashi, novello Sansone nipponico, dopo che gli è stata tagliata parte della criniera è spossato, i suoi amici sono preoccupati.
I vestiti civili indossati dai protagonisti sono sempre molto normali, una maglietta ed un paio di pantaloni, mi  ricorda come ci vestivano noi ai tempi: cioè mettevamo la prima cosa che capitava   ^_^

Intanto nei laboratori di Bairok stanno analizzando il crine di Megaloman, gli esami rivelano che la struttura molecolare è simile a quella dei capelli degli abitanti della tribù Mane della Stella di Rosetta, ma per ora non è ancora stato rinvenuto un punto debole. 
L'immagine a sinistra non è la Luna, ma un ingrandimento al microscopio elettronico  :]


Takashi sta riposando nella navicella della madre nel fondo del laghetto, quando giunge uno strato segnala sul suo oscilloscopio  ^_^
Ok, capisco la necessità di ridurre i costi, però lasciare le scritte in inglese di un oscilloscopio mi pare esagerato, potevano appicciarci due etichette con qualche ideogramma.
Da notare la scena in cui Mari si coccola il figlio addormentato, aggiungendo che quando dorme pare ancora un bambino, il tutto avrà di certo suscitato il plauso delle mamme nipponiche ed italiane  ^_^


Mari spiega che la comunicazione è usata dagli abitanti della Stella di Rosetta, e nel segnale sono ripetuti i loro due nomi. Takashi, che non conosce la lingua natia (così dice Mari), è scettico, in quanto l'unico che potrebbe chiamarli è il padre, che fu ucciso da Capitan Delitto.
Mari non è convinta... il segnale cessa.


Capitan Delitto ammira la Terra ed impartisce l'ordine di far muovere il Pianeta Fortezza contro il nostro pianeta, peccato che poi parta la sua astronave ed il Pianeta Fortezza resti lì immobile... 



Chissà se venne messo in commercio il modellino della bella navicella di Capitan Delitto... Ho cercato in tutte le pubblicazioni italiane sui modellini (Enciclopedia DiecastSuper Robot FilesAnime d’Acciaio Deluxe EditionNoi robot, giocattoli spaziali), ma non ho trovato neppure una immagine, magari è riportato nello scritto.
Comunque l'astronave di Capitan Delitto parte in direzione della Terra, e sgancia una seconda navicella simil TFO, il cui scopo è distrarre le forze terrestri.


Mari si avvede dell'arrivo della navicella esca, ma non di quella di Delitto, ergo Takamine invia l'aviazione contro il TFO.

Contestualmente, sempre allo scopo di distrarre le forze di difesa, Delitto scatena una serie di sabotaggi in un'area industriale e, in base al nostro doppiaggio, in una centrale atomica, che viene pure distrutta...
Adattamento a caso...
I ragazzi (normovestiti) si dividono in due gruppi per combattere i becchini che stanno facendo danni.


Il simil TFO si scontra con gli intercettori nipponici, ma alla fine viene distrutto solo grazie al sacrificio di un pilota, il solito kamikaze... certo che i commentatori italiani adulti dell'epoca non è che avessero poi tutti i torti quando criticavano alcune scene.


Alla fine Capitan Delitto non se lo fila nessuno e riesce ad atterrare (con la sua bellissima astronavicella) in un cratere di un vulcano (che originalità).



Finalmente Bairok annuncia di aver costruito, grazie alle analisi sul crine di Megaloman, l'arma definitiva che permetterà loro di conquistare la Terra.
Da notare che gli alieni usano la nostra stessa unità di misura dei volt  :]



In pratica l'arma replica la Fiamma di Megalopoli!
La useranno dopo che Megaloman avrà distrutto il nuovo kaiju (grande fiducia nella potenza del mostro...) con la sua Fiamma di Megalopoli.

Il kaiju monta una lama rotante da segheria sopra la testa  ^_^

Megaloman proietta il kaiju falegname verso l'alto, facendolo atterrare di testa, quindi la lama inizia a perforare il terreno, e il povero mostro si ritrova impiantato a terra... imbarazzante   ^_^



Megaloman usa la sua Fiamma di Megalopoli e distrugge il kaiju scavatore.


A questo punto Bairok ordina di sparare la loro Fiamma di Megalopoli!


Takashi è colpito dalla potentissima esplosione...
Fine della puntata!

Aggiunta pandemica (16 articoli) del 30 gennaio 2020 all'indice dell'Emeroteca Anime

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In tempo di pandemia, divieto di andare a Milano, chiusura delle biblioteche, cavallette e terremoti (a Milano è capitato pure questo...) 16 articoli sono pochi, ma non pochissimi. Nonostante questa penuria di materiale ho trovato altre quattro nuove testate che si occuparono dei cartoni animati giapponesi:

"Epoca Mese"; "Messaggero dei ragazzi"; "TV Video, la tua televisione"; "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm".

Salvo qualche possibile errore di conteggio ho raggranellato ben 134 diverse testate che si occuparono dei cartoni animati giapponesi tra il 1969 ed il 1988, chiaramente il grosso è posizionato tra il 1978 ed il 1982, per un totale di 1066 articoli. Nel totale, oltre agli articoli sull'animazione giapponese, che sono comunque preponderanti come numero, inserisco anche le lettere alla redazione, qualche copertina o titoli di articoli in cui poi non si parla di anime, ma che li usavano come termine di paragone.

"Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" era un catalogo di pellicole 16mm che usciva per la scuola, godeva di  una pubblicazione annuale, ergo l'ho considerato alla stregua di "Segnalazioni Cinematografiche", con cui condivideva la matrice cattolica/religiosa/educativa. Tra l'altro ho già postato un paio di questi cataloghi, uno del dicembre 1976 ed uno del 1979, mi aveva sorpreso che nel secondo non ci fosse neppure un film dei cartoni animati giapponesi. In un'altra pubblicazione della Sampaolofilm del 1980 c'è una sola scheda sul film d'animazione "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" formata da tre righe di recensione. I 16 articoli di questa infornata sono un po'"dopati" dalle quattro recensioni di film di montaggio di serie televisive (Candy, Goldrake, Heidi, Lulù) presenti su "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm", ma la sinossi di Goldrake meritava di essere pubblicata! 

"Atlas Ufo Robot" viene trasmesso il 4 aprile 1978, e nel 1984 (ben sei anni dopo) potevi leggere una sinossi del tutto campata in aria rispetto alla trama della serie televisiva  ^_^

La datazione del mese di "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm"è del tutto ipotetica, in quanto nulla è scritto nella pubblicazione, ho solo ipotizzato che essendo indirizzata alla scuola e che copriva sia il 1984 che il 1985 (come le altre linkate sopra), fosse collegata all'inizio dell'anno scolastico, ergo settembre, magari era ottobre o dicembre (come quella del 1976).

"Epoca Mese" era un semplice supplemento di Epoca, quindi di non facile reperibilità, per il semplice motivo che le emeroteche non erano abbonate agli allegati (non quelle in cui vado io) e che gli allegati erano i primi ad essere buttati (come capita oggi) da chi andava in edicola una volta comprato un settimanale.

"TV Video, la tua televisione" e il "Messaggero dei ragazzi" (quest'ultima di carattere religioso indirizzata ai bambini) sono un esempio di quanto materiale ci sarebbe ancora da trovare, se le testate fossero disponibili nelle emeroteche o se ci fosse un minimo interesse a trasporre on line gli archivi di una emeroteca di una certa importanza. Basterebbe che venissero messi nella disponibilità di tutti anche solo le testate ormai scomparse, basterebbe veramente poco. Altro esempio in tal senso è dato da "L'Urlo", di cui avevo già postato un articolo (link), che avevo ottenuto da una emeroteca via mail, quindi ricetti solo lo scritto da me richiesto. Quando ho potuto avere tra le mani tutti i quattro i numeri della pubblicazione, ho trovato altri tre articoli. Poter passare in rassegna più numeri (o anni) di una testata non è come pescare a caso grazie all'acquisto di qualche numero o all'aver richiesto un singolo articolo presente in una bibliografia. In due articoli su  "L'Urlo" si parla del successo (e/o calo) di vendite delle testate che pubblicavano i fumetti italianizzati di Goldrake e soci, un argomento poco trattato.

Fino ad oggi la mia ricerca aveva avuto come limite temporale il 1987, con l'articolo su "Zoom" ho messo anche un articolo del 1988, non lo avrei fatto se non fosse stato uno scritto molto interessante di Luca Raffaelli. Secondo me il 1988 era ormai un'altra era rispetto al decennio precedente (1978), che aveva, invece, più similitudini televisive con quello precedente (1968), per quanto riguarda i programmi per bambini/ragazzi. 

Di seguito i 13 articoli inseriti:

1979 = 4 articoli

"Un mercato più selezionato e più robusto verso una crisi di crescita" - "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" ottobre 1979 (case editrici con fumetti dei cartoni animati giapponesi) 

"Al 22° Zecchino d?Oro luci, colori e fantascienza", di Gianni Giolo - "Famiglia TV" dall'11 al 17 novembre 1979 (le sagome di Raideen e Gaiking dietro ai piccoli cantanti)

"Un'idea per le collezioni del futuro", di Nicoletta Brambilla - "Epoca Mese" supplemento allegato a Epoca n° 1522 dell'8 dicembre 1979 

editoriale contro i cartoni animati giapponesi (senza titolo), di Vittò - "Messaggero  dei ragazzi" 19 dicembre 1979


1980 = 4 articoli

Dati vendita testate dei cartoni animati giapponesi - "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" febbraio 1980

"Lupin III" - "Messaggero  dei ragazzi" 20 marzo 1980 (recensione film Lupin III)

"Samurai spaziali", di Gianleonardo Latini - "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" aprile 1980

"Un problema aperto: la TV fa male?" - "Messaggero  dei ragazzi" 8 maggio 1980


1981 = 1 articolo

"La TV con licenza di uccidere", di Corrado - "Messaggero  dei ragazzi" 19 marzo 1981 


1982 = 1 articolo

"Laika la nonna di Goldrake", di Egidio Monzani - "Messaggero  dei ragazzi" 10 novembre 1982


1984 = 5 articoli

"Candy Candy e Terence" - "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" settembre(?) 1984/1985 (recensione della pellicola 16mm)

"Goldrake l'invincibile" - "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" settembre(?) 1984/1985 (recensione della pellicola 16mm)

"Heidi a scuola" - "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" settembre(?) 1984/1985 (recensione della pellicola 16mm)

"Lulù, l'angelo tra i fiori" - "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" settembre(?) 1984/1985 (recensione della pellicola 16mm)

"L'invasione dei nipponanimati", di Giorgio Buscaglia - "TV Video, la tua televisione" marzo 1984


1988 = 1 articolo

"Nel mondo di Candy Candy", di Luca Raffaelli - "Zoom, la rivista dell'immagine" giugno 1988



4 recensioni di film d'animazione giapponese (+ extra anime) su "Scuola & dibattiti - Sampaolofilm" settembre(?) 1984/1985

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La "Sampoalofilm" della "Edizioni Paoline" si occupava di distribuire alle scuole i film in 16mm, ovviamente adatti all'età dei potenziali spettatori, i suoi cataloghi, a differenza della pubblicazione "Segnalazioni Cinematografiche", che si occupava dei film proiettati in oratorio, non prevedeva giudizi sulla pellicola, ma solo una sinossi. Il fatto stesso che i film fossero divisi per ciclo scolastico era già una valutazione di merito sul film, c'erano quelli adatti alla prima elementare e quelli per la prima media, inoltre la scheda con la sinossi suggeriva se il film era suscettibile di un dibattito in classe. 
Ad oggi ho già postato due pubblicazioni della "Sampaolofilm", e mi aveva sorpreso il fatto che non ci fosse manco un film d'animazione giapponese, eppure già dal 1976 (anno del primo catalogo) di film ce ne sarebbero stati molti da far vedere agli scolari, basta consultare "Segnalazioni Cinematografiche" di cui sopra:

In questo numero del 1984/85, invece, ci sono addirittura quattro schede di film d'animazione nipponica, si vede che la "Edizioni Paoline", in più ho selezionato altri quattro film non nipponici:
due di Superman; Krull; Il Signore degli anelli animato da Bakshi.

I quattro lungometraggi d'animazione giapponese sono tutti film di montaggio derivanti da singoli episodi della serie, un atroce taglia e cuci in cui i distributori italici erano diabolici maestri... tre su quattro di queste sinossi non contengono grossi errori, ma quella del film "Goldrake l'invincibile"è leggermente vaneggiante  ^_^



"Hydargos, del pianeta Venere, decide l'occupazione della Terra. L'incarico viene dato a tre personaggi che stabiliscono la loro base sulla Luna. A fianco dei terrestri lavora il prof. Procton, aiutato da Goldrake e da un forte drappello spaziale che piega definitivamente gli invasori."

1) Hydargos non era natio del pianeta Venere
2) Hydargos non decise l'occupazione della Terra
3) i personaggi sulla base lunare sono sempre due, Gandal e Hydargos prima, Zuril dopo.
4) direi che è Procton ad aiutare Goldrake
5) il drappello era poco spaziale (Alcor, Venusia + Procton che costruisce le navicelle sono tutti terrestri), tranne per l'ultima puntata agisce sempre sulla terra

Tra le tante cose che stupiscono è che nel 1984 "Atlas Ufo Robot" era già vecchio di sei anni, su questa serie si erano versate tonnellate di inchiostro, possibile che nessuno nella redazione di "Sampaolofilm" non fosse al corrente di uno straccio di trama della serie televisiva?
Ma che film videro?
Perché immagino che per scrivere la sinossi videro pur qualcosa, ma cosa?  ^_^


Per sicurezza mi sono andato a riguardare i film di montaggio della Stormvideo, e ho scoperto che la sinossi, basandosi sul titolo del lungometraggio, è del tutto inventata, visto che in "Goldrake l'invincibile" non c'è più Hydargos già da un pezzo, ma Vega che scappa sulla base lunare (dove ci sono Gandal e Zuril), però c'è il "drappello spaziale" formato da Alcor, Maria e Venusia sulle tre navicelle costruite da Procton.
Cosa diamine videro alla "Sampaolofilm"?  >_<


Ho quindi provato a vedere il primo film di montaggio, magari avevano fatto confusione:
"La più grande avventura di Ufo Robot: Goldrake all'attacco"
Hydargos c'è, ma chiaramente sono le prime puntate, dove manca del tutto il "drappello spaziale" e sulla base lunare ci sono solo Hydargos e Gandal. Magari chi scrisse la sinossi scambiò Gandal e Lady Gandal in versione vecchietta per due personaggi distinti.
Forse esisteva una versione del film "Goldrake l'invincibile" con la trama descritta dalla sinossi di "Sampaolofilm" con un nuovo doppiaggio in cui Hydargos era il capo?
Mistero   ^_^



Le altre tre sinossi contengono qualche errore, ma almeno non sono inventate dal nulla.
Preciso che non ho mai visto nessuno dei tre film di montaggio, però direi che in quello di Heidi abbiano cannato il nome di una capretta (Cascatella?!?!), in Candy il finale d'amore con Terence mi pare errato, infine Lulù non viene scelta come sposa del figlio. Chiaramente io mi baso sulla trame della serie, probabile che per i film di montaggio siano state fatte delle modifiche.



Krull era una delle novità del catalogo 1984/85, film orrendo anche da sorbirsi in classe al posto della lezione... da notare che il gruppo che aiuta l'eroe diventa "compagnia di nove sbandati messicani", forse inizio a spiegarmi la sinossi allucinogena del fil di Goldrake   ^_^



Anche "Superman III" era una delle novità del catalogo, mi chiedo che fine abbia fatto "Superman II".



A parte il finale della sinossi, visto che il film non ha finale essendo una prima parte a cui manca la seconda, il resto è corretto.




Certo che il "Centro Studi" e la "Redazione di Sampaolofilm" potevano sforzarsi ad essere più preziosi nelle redazioni delle sinossi.
Come si può leggere in basso manca il mese della pubblicazione, ma dalla autorizzazione del tribunale questa era da considerarsi una rivista, seppur annuale.


"TV Sorrisi e Canzoni" dall'8 al 14 gennaio 1978 - Inchiesta "I bambini e la TV" (prima di Goldrake) di Virginia Rexha (aliasi Ciuffini)

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Fra sei giorni saranno 43 anni esatti dalla pubblicazione di questo numero di "TV Sorrisi e Canzoni", a parte i compleanni illustri, ci sono un po' di similitudini con i temi di oggi:
la rivista si preparava al Festival di Sanremo;
c'era un articolo sulla lotteria della Befana (che incredibilmente sopravvive!);
un articolo su Paolo Rossi. 

La redazione lasciò la parola a Paolo Villaggio, che mentre spiega il potere della tv, ci racconta i suoi esordi a teatro e alla Rai: epico.
Il motivo che però mi ha spinto a postare questo numero della rivista (purtroppo mancante dell'inserto centrale delle tv locali) è l'interessantissimo approfondimento (addirittura 6 pagine!) sul rapporto televisione e bambini. 


Avviso che più sotto ci sono delle scan leggibili del testo.
Lo scritto è praticamente un mini saggio su come gestire i programmi televisivi in una famiglia con bambini in età scolare, tematica che preoccupava gli adulti ben prima dell'arrivo dei cartoni animati giapponesi. A mio parere il suo valore risiede proprio nel non essere stato influenzato dalla successiva polemica sul "pericolo giallo" causato dalla prima invasione degli anime in Italia. Qui il pericolo educativo per le giovani menti italiche (tra cui la mia...) non risiedeva in buoni e cattivi provenienti dal lontano Oriente, contro cui ci si poteva schierare più facilmente, ma in eroi al 100% di matrice Occidentali come Furia, Black Beauty e Sandokan, oppure nei semplici programmi di intrattenimento italiani. L'articolo spiega al lettore che per alcuni studiosi la colpa non era neppure nel tipo di programma che vedeva il bambino, ma nel mezzo televisivo esso stesso, che poteva solo generare guasti educativi. 
Trovo che fu indice di estrema apertura mentale pubblicare un articolo su una rivista televisiva in cui si sosteneva anche la tesi di chi vedeva la televisione come il nemico della libertà intellettuale del cittadino. Chiaramente le conclusioni non potevano essere una condanna del mezzo televisivo e dei suoi programmi, ma comunque il lettore veniva messo al corrente del dibattito, se avesse voluto avrebbe potuto approfondire il tema, visto che ci sono i titoli di libri ed esperti.
Piccola nota sull'autrice dell'articolo che è riportata come Virginia Rexha, che in realtà era lo pseudonimo di Virginia Ciuffini, la sorella della presentatrice Sabina Ciuffini. Seppur con 43 anni di ritardo, non ci si può che congratulare con l'autrice per questa bella inchiesta.
In un post di qualche tempo fa avevo recensito un saggio del 1976 che analizzava il rapporto bambini e televisione, ed avevo concluso che alla fine le polemiche contro la nocività educativa dei programmi per bambini erano già latenti, aspettavano solo un soggetto adatto, cioè i cartoni animati giapponesi.
Quel libro era del 1976, forse un po' lontano nel tempo, l'articolo su questo numero di "TV Sorrisi e Canzoni" arrivava solo quattro mesi prima dall'esordio di "Atlas Ufo Robot" e solo a due mesi da quello dell'altro cartone nipponico pre-Goldrake, Heidi. 
A dimostrazione che i tempi per lo scatenarsi dello tsunami mediatico contro il nuovo nemico intellettuale dei bambini italici erano maturi.
Per non fare un copia ed incolla, metto l'immagine di quel mio ragionamento, anche se sa tanto di auto citazionismo, cosa della quale mi scuso   >_<




Nel marzo 2019 avevo preso ad esempio il "triangolo del fuoco":



Come si può vedere dalla terza e quarta pagine dell'articolo i bambini disegnavano anche prima del 4 aprile 1978 i personaggi della televisione:
in alto a sinistra si può vedere Elsa, appena sotto Mike Bongiorno la mascotte del quiz, un cavaliere medioevale, una gara di sci, la fine di Carosello.

Semplicemente Heidi, Goldrake e Mazinga erano più coinvolgenti di questi altri personaggi.


La recensione del saggio "I bambini e la TV" la potete leggere al link sotto, il post è il medesimo da cui ho preso l'immagine del mio commento postata sopra:

Nel dicembre 2019 avevo postato un articolo del gennaio 1981 contro i cartoni animati giapponesi che probabilmente riprendeva il titolo di Umberto Eco:

Anche in Francia la trasmissione di Goldorak/Goldrake suscitò le stesse polemiche nostrane.

Nel numero del 27 novembre 1977 (in mio possesso) la redazione aveva indotto il concorso "Disegnate la televisione", con tanto di bambino che pasticciava una tv in copertina, nel riquadro, dopo quasi due mesi di disegni ricevuti, venivamo informati di quanto e come disegnavamo ciò che vedevamo in televisione. 
Mitico il bimbo che disegna una donnina in abito adamitico con un "bel cespuglio a centrocorpo"!  :]

Qui sotto si può leggere tutto l'articolo di Virginia Ciuffini.





Direi che il grafico in alto è ripreso dal saggio "I bambini e la tv" già citato più volte. 
Il mio coetaneo ha la maschera e il cappello di Zorro, mi ci vestii pure io per quel Carnevale (o il precedente), aggiungendoci spada e mantello (quest'ultimo mi pare confezionato da mia nonna): la tv ci influenzava prima di Goldrake  ^_^


Ricomincio l'ordine originale della rivista.

Se nel 1978 Sanremo "sapeva di vecchio", nel 2021 che gusto avrà?   ^_^

Sinceramente da bambino ero più un fan di Sabina Ciuffini che di Celentano, anche oggi, a dire il vero, ma immagino che ad alcuni questa lunga intervista potrà piacere.


A sinistra la campagna abbonamenti della Rai per il 1978, oggi, per fortuna, gli italiani sono obbligati a pagare il canone con la bolletta elettrica, così evitiamo i distratti che si dimenticavano di scucire il grano  :]

A destra l'attività fisica in casa prima della fissa delle palestre... 
In questo numero della rivista ci sono pochissime pubblcità!

Recensione della prima tv che sarebbe andata in onda domenica 8 gennaio sulla Rete 2 Rai, io impazzivo per Ciccio e Franco, ma penso che non li vidi in una commedia musicale di questo genere.



Paolo Rossi prima di diventare Pablito.



C'è stato un periodo in cui in televisione convivevano i programmi in bianco e nero e a colori, il bersaglio colorato faceva risaltare i secondi. A casa mia era tutto in bianco nero, la tv a colori arriverà solo intorno al 1986...


Il servizio su Happy Days di pagina 36 non lo troverete perché non l'ho scannerizzato, infatti non era sul telefilm, ma sugli anni 50.



           


Il cartone della "Famiglia Adams"è un esempio di cosa ci propinavano, non che fosse brutto, ma non paragonabile alle serie animate nipponiche.
Mi sorge il dubbio che io vidi prima il cartone e poi il telefilm degli Adams...   


Il presentatore de "Il Trenino" era Andrea Lala, il capitano Kirk di Star Trek e l'imperatore del Drago in Jeeg!!!


Adoravo la Elmi, vedevo la trasmissione, ma non rammento la sigla, però questa è la sigla del 1979, forse nel 1978 era diversa.   

            


Nuovo Mondo vol 1 n° 13 - 4 settembre 1945

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E' questo il secondo numero, tra l'altro consecutivo, che posto della rivista statunitense in lingua italiana "Nuovo Mondo", per una mini introduzione sulla tipologia della pubblicazione rifarsi al link sotto:

Purtroppo non sono riportati gli autori degli articoli, sarebbe stato interessante leggere chi fossero, anche se di matrice americana e poi tradotti.
Il combinato disposto tra la copertina, in cui quattro giapponesi fanno l'inchino, e la scritta "Tenno perdonaci", chiarisce che la propaganda Usa aveva già virato da "Hirohito nemico" ad "Hirohito ci serve" (in senso letterale), quindi nasce la panzana che aveva fatto tutto la "cricca" militarista (che si sta scusando) e lui era un pacifista vittima di tanti cattivoni   ^_^
La rivista contiene un lungo articolo sul popolo giapponese non abituato alla libertà e alla democrazia, tra le righe si scarica sempre la colpa sulla "cricca" (da quella post Restaurazione Meiji a quella militarista), che chiaramente ebbe enormi responsabilità. 
Mai citato Hirohito... magari dormiva...
Lo scritto, tranne qualche punto in cui ci sarebbe da obiettare, mi è parso che illustrasse la situazione in Giappone e si ponesse legittimi dubbi su come si sarebbe potuto trasformare un popolo guerrafondaio in uno pacifico. Da questo punto di vista gli Usa compirono un triplice miracolo, se consideriamo anche i tedeschi e noi italiani.
Sempre belle le foto di repertorio, e in tema di foto a pagina due si può vedere quella sotto.


Noi non possiamo capire cosa voglia dire la fine di una guerra mondiale (mia madre e mia nonna mi raccontarono la gioia di vedere le truppe americane in piazza del Duomo), ma vedere quella massa che festeggia a New York, può darcene un'idea   ^_^
Buona lettura.





Ma come "Una politica imperialista sembrerebbe incompatibile con la natura di un popolo insulare come quello giapponese""
E l'Inghilterra?!?!   O_o



Da notare come ai tempi il fatto che una donna imbracciasse un fucile fosse indice del militarismo, in questo caso nipponico, oggi le donne militare sono l'emblema dell'uguaglianza tra i sessi   ^_^



L'altro punto in cui si parla del Giappone è la "rassegna stampa" o "compendio d'opinioni".
Ed è qui che viene dato che negli Usa non erano tutti contenti per la decisione di salvare "Hiro Hito", ma chi la pensava così, per la redazione, aveva ovviamente torto. I sovietici non erano tanto contenti di vedere la nomenklatura nipponica quasi del tutto immune da processi.





La pubblicazione parlava di vari argomenti, qui sotto due pagine in cui si racconta la ricostruzione della Scala di Milano e si spiegano le regole del baseball... per fortuna ne siamo rimasti immuni  ^_^

 

"Il mondo incantato di Heidi" (marzo 1978) - Edierre AMZ Salani

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Nel marzo del 1978 vennero pubblicati questi quattro bei cartonati di Heidi, che facevano parte della collana "Dalla TV" della Salani. Nella informazioni sulla pubblicazione presenti all'interno degli albi (mostrate alla fine del post) si può leggere "Prima ristampa: marzo 1978", bisognerebbe capire se la casa editrice per "prima ristampa" intendesse quello che intendo io, cioè una seconda edizione, nel qual caso, considerando che l'anime di Heidi esordì in televisione il 7 febbraio (1978), vuol dire che la prima edizione venne esaurita in poco tempo. Poi avrò di certo frainteso quel "prima ristampa", e questi cartonati in mio possesso sono una prima edizione, ergo fine del ragionamento contorto  ^_^
Ogni cartonato presenta due storie.
"Heidi e i suoi amici": Lo spaccone; L'aquila
"Heidi in pericolo": La disgrazia; La tormenta
"Heidi e il nonno": Al mercato con il nonno; La valanga
"Heidi e Peter": Il compleanno di Peter; Il segreto di Heidi

La peculiarità di queste storie di Heidi consta nel fatto che i nostri beniamini svizzeri sono intenti in racconti inventati, che non ripetono gli episodi della serie. Inoltre, essendo stati pubblicati all'inizio della serie televisiva, non sono presenti i personaggi di Francoforte, proprio a conferma che la casa editrice stava seguendo l'evolversi della trama. 
Ne consegue che un bambino, che li avesse letti nel marzo 1978, poteva anche immaginare che queste fossero storie che avrebbe visto in televisione in successivi episodi, dato che l'anime sarebbe terminato solo a giugno 1978. Il dubbio poteva nascere pure dal fatto che i disegni sono molto gradevoli e che rispettano lo stile del cartone animato. Sono, invece, le trame ad essere talvolta un po' fuori dal solco di quello che potevamo vedere in televisione. 
Le storie che ho trovato un po' troppo inventate dagli autori italiani sono: "Lo spaccone"; "Al mercato con il nonno"; "Il segreto di Heidi".

Non ho scannerizzato per intero gli albi, ma solo alcune pagine per rendere il senso della storia, solo per "Al mercato con il nonno" ho messo numerose immagini, perché la storia esula un po' troppo dalla trama iniziale del cartone animato.



In "Lo spaccone" Heidi e Peter vanno al villaggio per fare acquisti, vedono dei bambini giocare a pallone, vengono invitati ad unirsi al gioco, ma un bambino, che dichiara essere il "capitano" (della squadra di calcio del villaggio?), glielo vieta. Nel litigio successivo tra il Capitano (prepotente e sbruffone che attacca brighe e si chiama il Capitano.... chi mi ricorda?) e Peter quest'ultimo viene buttato in una pozzanghera. Heidi, per vendicarsi, aizza Nebbia contro il Capitano, che fugge irriso da tutti i bambini (Heidi candidata premier!).
La Heidi di Takahata mai si sarebbe vendicata, vuole salvare pure i cacciatori!



Un'aquila ghermisce la povera Fiocco di Neve (doveva essere un condor per riuscire a sollevarla...), Heidi prende per le zampe la sua capretta, ma il rapace fa cadere a terra la bambina, interviene Peter, che con una fionda colpisce l'animale. Fiocco di Neve è salva, benché solo le artigliate di un'aquila tanto potente dovrebbe aver straziato le sue carni.
Comunque il racconto ci può stare, un po' esagerato per quelle che erano le normali avventure dei due bambini sui pascoli alpini, ma ancora entro i termini del ragionevole. Si vede che i disegnatori avevano seguito la serie, dato che Peter ed Heidi vedono le aquile al pascolo.


Peter ed Heidi sono sulla  slitta, capita un imprevisto e il mezzo procede senza controllo. Il bambino riesce a salvare l'amichetta, ma rimane ferito. Il dottore si reca a casa di Brigida per visitare un non cosciente Peter, solo la notte ci dirà se bisogna portarlo all'ospedale. Per fortuna la mattina il bambino riprende conoscenza. 



Preoccupata per Cip, Heidi si incammina a cercarlo durante una tormenta di neve, perdendosi anch'essa. Il nonno e Peter la trovano esanime coperta dalla neve, ma incolume.


Sappiamo che il nonno era un abile falegname, ed uno dei suoi introiti era vendere alcuni suoi manufatti, oltre che il formaggio, in cambio di altra merce utile alla sua vita da eremita. Purtroppo in questa storia gli autori italiani fanno fare una cosa che il nonno di Heidi, ancora nella fase "vecchio dell'alpe", non avrebbe mai deciso di attuare: organizzare una bancarella in paese per vendere i propri prodotti.
Ne nasce un equivoco con gli abitanti del paese, che già avevano mal digerito la presenza del burbero abitante della baita di montagna, causa una ingenuità di Heidi. Il nonno si ritrova accerchiato da una folla semi inferocita, ma l'intervento chiarificatore della nipotina permetterà di salvare la pelle e guadagnare un po' di soldini   ^_^
Il nonno prima della partenza (cioè il rapimento...) di Heidi per Francoforte non è per nulla socievole, solo con il ritorno della nipotina inizierà (un poco alla volta) a socializzare con gli abitanti del villaggio. Si può dire che gli autori, se non erano a conoscenza del finale dell'anime, si dimostrarono anticipatori della pace tra il vecchio dell'alpe e il resto del mondo. 


Una valanga si abbate sulla baita, il nonno riesce a far allontanare Heidi e Peter poco prima di venir seppellito dalla neve. I due bambini chiedono aiuto agli abitanti del villaggio, che mandano un gruppo di uomini a liberare l'accesso alla baita, il nonno è salvo.
C'è da dire che la baita doveva essere costruita in superlega Z   ^_^


Peter è turbato perché Heidi con lui si comporta in modo strano, quasi lo evita. La motivazione è semplice, la sua amichetta stava intagliando una action figures di legno del pastorello svizzero da regalargli per il suo compleanno.
Stona un po' la festa finale con tanto di torta in una famiglia povera come quella di Peter.


La storia diverge dalla Heidi che conosciamo non tanto perché vuole portare i panini bianchi alla nonna di Peter, ma per il fatto che guadagna soldi (pagati dal nonno...) per comprarli. La Heidi di Takahata non sapeva cosa fossero i soldi, non per ignoranza, ma perché il concetto di comprare e vendere non facevano parte del suo essere.
Ma poi, la nonna di Peter, mangiava solo panini bianchi?   O_o


 

La datazione degli albi con la scritta "Prima ristampa: marzo 1978".

"Non c'è pace fra gli astri", di Maurizio Porro - "Corriere della Sera Illustrato" 30 agosto 1980

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Alla vigilia dell'arrivo nelle sale italiane de "L'Impero colpisce ancora" il settimanale del Corsera pubblicava questo articolo ben informato, si vede proprio che ormai i giornalisti avevano imparato la lezione di "Guerre Stellari", non snobbavano, almeno in quanto a numero di caratteri usati negli articoli, la fantascienza cinematografica.
Oltre a descrivere come procedettero le riprese, i costi esorbitanti, gli incassi statunitensi ed illustrare il cast di attori e tecnici, viene spigato che questo film non era la seconda parte di "Guerre Stellari", ma la quinta di una ennalogia ("enna" l'ho trovato su Wikipedia ^_^), che si svolgeva in un arco temporale di 40 anni. Ergo questa era la trilogia centrale di tre totali. 
A memoria è la prima volta che leggo una informazione tanto dettagliata riguardo a questa incredibile lungimiranza narrativa di Lucas. 
Per esempio in questo articolo di una pubblicazione esperta di fantascienza quale "Robot", l'autore, anch'esso super esperto del genere, parla solo del seguito di "Guerre Stellari", non che faccia parte di una saga:

Certo, poi il giornalista esagera un po' quando afferma che Lucas avesse tutto già chiaro in mente fin da prima di "Guerre Stellari", sappiamo che non è così:

Da notare che vengono usati i nomi originali statunitensi per Leia ed Han Solo, non quelli italianizzati, quindi niente Leila e Ian Solo. Questa scelta, se fu accettabile negli articoli di lancio di "Guerre Stellari" nel 1977 perché probabilmente l'adattamento non era ancora stato reso di pubblico dominio (quindi i giornalisti si basavano sui nomi presentati dalle brochure originali), non aveva molto senso dopo che si era visto il film al cinema:

Mentre già nell'album della Panini datato 1978 vengono usati i nomi italianizzati:

Per chi ha "Disney +" consiglio di vedere "L'impero dei sogni - La storia della trilogia di Star Wars", nulla di rivoluzionario, ma si integra bene con questo scritto.

 

Al di là del tempo e dello spazio (volume 16) - collana "Il mondo dell'occulto"

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TITOLO: Al di là del tempo e dello spazio (volume 16) - collana "Il mondo dell'occulto"
AUTORE: Stuart Holroyd
CASA EDITRICE: Rizzoli
PAGINE: 144
COSTO: 8€ (variabile)
ANNO: 1976
FORMATO: 26 cm X 21 cm
REPERIBILITA': Reperibile su internet 
CODICE ISBN:

Al di là del tempo e dello spazio 


Il primo volume che ho postato è stato il numero tre nel novembre del 2013, ora con questo 16esimo volume termino la recensione della collana "Il mondo dell'occulto", ci ho messo poco più di sei anni, ma l'ho finita   ^_^
Il titolo mi suonava familiare, "Al di là del tempo e dello spazio"... a forza di pensarci ho capito il perché, il titolo di una puntata di "Star Trek" serie classica (ovviamente) è "Al di là del tempo"   ^_^




Per il resto il volume mi è totalmente estraneo per i contenuti che presenta, come ho scritto più volte non credo a tutte queste cose, questo volume poi tratta l'extracorporeità, che benché sia talvolta presente nei film e telefilm statunitensi, a me ricorda solo il Dottor Strange della Marvel, lui il piano astrale lo usava come fosse un ascensore   :]
In questo volume ci sono anche due pagine su padre Pio, non vorrei offendere la sensibilità di qualche eventuale lettore, ma per me è trattato nel libro giusto. Da considerare che la mia nonnina ci credeva a padre Pio, aveva sempre il calendario, chissà quanti soldi gli avrà mandato...
Restano sempre belle le illustrazione a doppia pagina, che ho mostrato in toto nei 16 volumi recensiti.
Essendo questo l'ultimo post di recensione, concludo consigliando di recuperare interamente la collana, anche, se come me, non si crede a queste robe, è un bel coacervo di assurdità pre influenze televisive italiane.
Per il resto non saprei proprio cosa scrivere, se non fare del sarcasmo un tanto al chilo per ogni scan mostrata, ergo mi a-Stengo   ^_^



 

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