Quantcast
Channel: Imago Recensio
Viewing all 1512 articles
Browse latest View live

I love Tokyo, viaggio nella capitale del Sol Levante con La Pina

$
0
0



TITOLO: I love Tokyo, viaggio nella capitale del Sol Levante con La Pina
AUTORE: La Pina 
CASA EDITRICE: Vallardi
PAGINE: 230
COSTO: 15,9 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': Ancora reperibile a Milano
 
CODICE ISBN: 9788869873522


Non ho comprato questo libro perché sono un fan di La Pina, farò la figura del cavernicolo, ma prima di questa lettura non sapevo neppure chi fosse... dato che non ascolto la radio, non ho mai seguito le sue trasmissioni, ergo la sua notorietà mi era totalmente sconosciuta.
Di norma non compro guide turistiche, ma questa mi pareva più sul versante “racconti di viaggio”, ho preso il libro sul web, ergo non l'ho potuto sfogliare prima, nel qual caso, probabilmente non l'avrei comprato. Non perché sia una brutta lettura, ma perché non ha i contenuti che mi interessano, per me la guida ideale resta "Tokyo, la guida nerd".
Sia chiaro, l'autrice è più che titolata a scrivere un libro del genere sul Giappone, ci è stata più di 40 volte!!!
Se non lei, chi altri?
I consigli dell'autrice sono molto concreti, e li ritengo assai utili per chi si appresta a fare un viaggio in Giappone, però pare che ci si rivolga a persone che si avvicinano al paese del Sol Levante per la primissima volta. Vi ho letto cose che, pur non essendo io mai stato in Giappone, sapevo abbastanza a memoria, solo per avere letto altri libri o esperienze altrui sul web.
Forse, vista l'incontestabile esperienza dell'autrice, si poteva scegliere di dare abbastanza per scontato certe informazioni, e passare ad altre più dettagliate, oppure dare lo stesso quelle più conosciute, ma inserire più parte scritta per aumentare l'approfondimento del libro.
Mi è difficile fare una stima in percentuale di quante pagine siano scritte su 230, però 73 pagine non contengono scritto (sono pagine bianche, foto, titoli, disegni, cartine etc etc), un'altra ventina ha uno scritto inferiore a mezza pagina (alcune contengono poche righe), e nelle restanti c'è sempre una foto, disegnino etc etc.
Il taglio è assai leggero, simpatico, scorrevole, pieno di aneddoti divertenti, ma con più scritto ci sarebbero stati molti più aneddoti da leggere...
Interessante l'idea di inserire dei QR Code da cui scaricare la musica scelta dall'autrice per ogni capitolo, poi non è sempre fattibile poterla ascoltare, e mi sa tanto che io e La Pina abbiamo gusti musicali differenti, ma l'idea resta buona.
L'argomento anime e manga è toccato solo in un paragrafo di 3 pagine(...) nel settimo capitolo, nulla di male se l'autrice non è interessata alla tematica, oppure se ha preferito non concentrarvisi troppo, però c'è un prospetto informativo che mi ha convinto un po' pochino.




In questa pagina sono spiegati (con due righe due) i target dei vari generi di manga.
“Shojo manga – josei manga : Robe di ragazze, non più pischelle ma con ancora tanta voglia di patemi”

Magari sbaglio, ma sarebbero proprio due target differenti, con contenuti differenti. Tanto diversi che dubito che ci siano ragazze che leggano gli josei manga, magari capita tranquillamente che delle donne adulte facciano il contrario, ma una sedicenne non si legge gli josei manga.


“Shonen manga – kodomo manga: storie brevi di animaletti parlanti non impegnative perché dedicate ai bambini: Carinissime”.

Se sulla descrizione degli shojo/josei potevo anche passarci sopra, non si può, invece, considerare corretto mischiare shonen e kodomo... Ken il guerriero contiene “storie brevi di animaletti parlanti non impegnative perché dedicate ai bambini: Carinissime”?!?!

“Robo manga – mecha manga: Storie di robot giganti alle prese con microscopici problemi.”
Due decenni di saggistica italica su anime e manga robotici liquidati in una riga...

Errata anche, a mio avviso, la descrizione del genere spokon:
“Storie d'amore ambientate in spogliatoio o su campi da gioco. Sesso e sport. Divini.”

Ma quando? Ma dove?
Certo, se sono shojo manga in contesti sportivi ci sarà anche la storia d'amore, ma negli shonen?
Nell'Uomo Tigre?! E poi dove lo trovavano il tempo Holly e Banji di fare sesso se una partita durava una settimana?

Non che questi piccoli errori (dal mio punto di vista) rendano rigettabile il libro, però aver scritto due righe due di descrizione ha di certo causato la superficialità delle informazioni, magari scriverne 50 di righe?











"Concilia? Il più bello, divertente, affascinante, istruttivo gioco sulla educazione stradale" - Clementoni 1968

$
0
0


Ho notato che i giochi in scatola della Clementoni, tra la fine degli anni 60 ed i primi anni 70, presentavano sulla confezione una intestazione abbastanza prolissa. Certo, in questo modo il genitore poteva avere la rassicurazione che il gioco non fosse solo divertente, ma anche affascinante ed istruttivo. Il bambino, invece, penso si concentrasse esclusivamente sulle stupende illustrazioni di Sergio Minuti, o almeno era quello che capitava a me  ^_^
Questo gioco di società è stato ristampato più volte dalla Clementoni, fino ad arrivare agli anni 90:
Versione anni 90
Si potrà vedere che le differenze con la versione originale non sono poche, ora i bambini girano in bici... ok... giravamo in bici pure noi, ma almeno ci lasciavano sognare di poter girare in auto... eccheccacchio... vabbè  il gioco istruttivo, ma senza cadere nel ridicolo...
Resta il tabellone di grande formato, ed il meccanismo che permette di modificare i segnali stradali, ma ci tornerò più sotto.
A "Concilia?", quello originale, penso di averci giocato massimo un paio di volte, quindi non ne ho un ricordo preciso, comunque positivo.
Il bello di questi giochi in scatola era la confezione di grandi dimensioni, che se la si pensa in mano ad un bambino di 7/12 anni, la trasforma in una scatola enorme, mentre la "Editrice Giochi" li faceva leggermente più piccoli.
La dotazione interna è sempre molto corposa, come capitava in quel periodo, in particolare le banconote erano "riprodotte fedelmente dalle reali", come recita in cataloghino pieghevole della Clementoni.




Come ho scritto sopra non ricordo le dinamiche di gioco, ergo non posso entrare nel dettaglio di eventuali pregi o difetti sulla giocabilità, ma, forse, leggendo il regolamento, mi pare che potesse durare un po' troppo tempo, in quanto vige la regola del "ne rimarrà solo uno".
Per il resto, se ne ho un bel ricordo, vuol dire che era abbastanza vario ed avvincente, anche se di sicuro non mi attirava per nulla la questione della simulazione del codice della strada, e non mi tangeva alcun intento educativo pensato dalla Clementoni.
Comunque la scatola faceva la sua bella figura  ^_^


       



Non c'è nulla da fare, un percorso deve essere tortuoso e lungo, oltre che pieno di imprevisti e bastardaggini, altrimenti si perde in fretta il gusto di affrontarlo, e il tabellone di "Concilia?" aveva tutte queste caratteristiche.








Per rendere più imprevedibile lo sviluppo delle vicissitudini stradali, il tabellone presenta 6 inserti laterali di cartone, con alcune posizioni intermedie, ad ogni posizione corrispondono diversi segnali stradali, che compaiono da delle finestrelle nel tabellone. A questo punto il giocatore sarà soggetto alle varie penalità del codice della strada, che è giusto ricordarlo, sono abbastanza diverse da quelle attuali.


          


Gli inserti laterali sono tre per fianco, qui sotto le varie posizioni (evidenziate in rosso) del lato sinistro in basso ed al centro.




Le varie posizioni (evidenziate in rosso) del lato sinistro in alto.




Le varie posizioni (evidenziate in rosso) del lato destro in alto.





Le varie posizioni (evidenziate in rosso) del lato destro in basso ed al centro.





Regolamento abbastanza asciutto.





Questa confezione è del 1968.


La tabella con i segnali stradali permetteva di sapere a quali sanzioni pecuniarie si incorreva.





Il bello, o brutto, del gioco era che la partita non la potevi iniziare se non prendevi la patente  >_<
Immagino il bambino un po' rognato che al quinto o sesto giro stava ancora piantato alla partenza... il che, a mio avviso, non doveva essere per forza un danno, se alcuni degli altri giocatori, nel frattempo, avevano già dilapidato parte del proprio capitale.


Mi sa che è scaduta...   T_T


Sono presenti due tipologie di carte da gioco, quelle gialle, che prescrivono il movimento degli inserti laterali, il movimento dei giocatori, e, infine, un sorta di probabilità ed imprevisti.
Da notare che sono tutte carte differenti tra di loro (sempre che io non abbia visto male...).







Le carte verdi servono come test della patente.
Chi sarebbe promosso?







Le banconote italiche del periodo, se arrivasse Salvini su questo blog gli verrebbe il magone...   ^_^
La milla lira la ricordava diversa...


Oh, nel caso che qualcuno le usasse per scopi poco onesti, era specificato che fossero per il gioco "Concilia?", vabbè il taglio più grosso è grande pochi centimetri!   :]





Hikikomori, nuova forma di isolamento sociale

$
0
0



TITOLO: Hikikomori, nuova forma di isolamento sociale
AUTORE: Iveta Vrioni
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 99
COSTO: 11 €
ANNO: 2017
FORMATO: 21 cm x 15 cm 
REPERIBILITA': sul web 

CODICE ISBN: 9788892646414


Talvolta mi capita di far la figura del criticone, e considerando che mi manca una scolarità specifica su qualsiasi argomento, tra cui gli hikikomori, rischio pure di sembrare presuntuoso >_<
Questo è l'ottavo saggio che ho potuto leggere sulla sindrome hikikomori, più qualche paragrafo su saggi che trattano della società giapponese, quindi, perlomeno, mi è possibile fare un raffronto tra le informazioni che ho letto, considerando che tutti questi libri non li ho studiati a memoria, ma solo letti, ergo qualche sfumatura o concetto mi sarà sfuggito oppure non lo avrò capito appieno.
Tutta questa premessa non per dire che il libro non sia da leggere (bisogna sempre farsi un'idea propria, mai fidarsi del blogger che spara sentenze a caso), però in alcuni punti sono rimasto un tantino perplesso.
Intanto il numero delle pagine è un po' limitato, specialmente se si decide di trattare il fenomeno hikikomori sia in Giappone che in Italia, sarebbe stato, forse, meglio concentrarsi solo su uno dei due paesi.
Inoltre sovente, mentre leggevo, non ho capito di quale scenario si stesse trattando, il giapponese o l'italico? Si passa dagli hikikomori giapponesi a quelli italiani senza che ce ne si renda conto, oppure sono io che non l'ho capito, può benissimo essere una mia mancanza di comprendonio. Comunque sarebbe stato meglio dividere il saggio in due sezioni ben distinte, una sugli hikikomori in Italia, ed una sugli hikikomori in Giappone.
Tutte le testimonianze di hikikomori riportate nel libro non sono frutto di interviste compiute dall'autrice, ma prese da altri saggi (qui recensiti) oppure dal web, quindi nessuna è attuale. Questo non è per forza un difetto, mi limito a farlo notare. Come ho notato che manca un qualsivoglia curriculum vitae dell'autrice, non so neppure la sua età. Non che mi interessi per fare del pettegolezzo, ma l'autrice esprime alcuni giudizi sulla pericolosità di videogiochi e web (che mi hanno lasciato un pelino basito), e sapere la sua età mi avrebbe fatto meglio comprendere se ad un videogioco possa averci mai giocato.
Nella premessa/introduzione vien individuato nella fine degli anni 80 il nascere del fenomeno hikikomori, in realtà a me, del tutto fortuitamente, è capitato di scovare un articolo su “La Stampa” del 27 novembre 1981, che lo retrodata fino dagli anni 60!

Fenomeno hikikomori in un articolo de "La Stampa" del 27 novembre 1981 - "Molto onorevoli ospiti del Sol Levante" di Alberto Gaino  

Il bello di queste poche righe è che stroncano in solo colpo le accuse, mosse pure dall'autrice, che una delle cause del fenomeno hikikomori possano essere anime, manga, videogiochi e web.
Infatti tra gli anni 60 ed il 1981 il web non esisteva, i videogiochi nascono alla fine degli anni 70, e si parla di “Space Invaders” o Pacman... Anime e manga, pur esistendo, non erano ancora un fenomeno tanto coinvolgente per un ragazzo giapponese, e comunque le tematiche erano molto elementari, Candy Candy, i robottoni, l'Uomo Tigre etc etc, e li potevi seguire solo in televisione, nessun videoregistratore o lettore DVD che ti permettesse di chiuderti nella tua cameretta e guardarli tutta la notte.
Questo breve spezzone dell'articolo stra dimenticato del giornalista Alberto Gaino, non è stato ancora scoperto dai saggisti o studiosi italici del fenomeno hikikomori, questo è un blog troppo di nicchia ^_^
Se queste brevi righe fossero conosciute, si eviterebbe, a mio avviso, di scrivere certe sentenze contro web, videogiochi, anime e manga.


Prima o poi dovrò riunire tutte le traduzioni/definizioni italiane della parola hikikomori, capisco che il giapponese sia una lingua astrusa, ma ognuno/a la traduce un po' a piacere, questo è ciò che scrive l'autrice:


Nel primo capitolo viene fatto brevemente il punto della situazione in Giappone, Europa ed Italia. Il pensiero dell'autrice è in linea con quello degli altri studiosi del fenomeno hikikomori:
la sindrome hikikomori non è un problema mentale, ma un disagio sociale, inizialmente causato dal rifiuto scolastico, dovuto al bullismo. Chi fa hikikomori si sente inadatto a corrispondere alle attese di famiglia e società, e quindi taglia i ponti con tutti, divenendo un autorecluso.
Il secondo capitolo affronta le due figure più importanti per un hikikomori, i genitori. Ci si concentra di più sul rapporto madre/figlio e sul bullismo (anche cyber bullismo).
A mio avviso, nelle parti inerenti la società giapponese, si sarebbe dovuto aggiungere che il bullismo scolastico non è un fenomeno moderno, ma è sempre stato presente nella società giapponese. Da quello che ho letto in saggi storici il bullismo nasce nelle caserme all'inizio dell'era Meiji, con la coscrizione militare obbligatoria. Quindi il bullismo è un atteggiamento consueto per la società nipponica, del forte contro il debole, accettato dai vertici dell'istituzione dove è esercitato, gli ufficiali delle caserme prima, come gli insegnanti ed i presidi delle scuole dopo.
Mentre in Italia il bullismo sistematico è più recente, e prende forza dai social e dal web, ma non in Giappone. Per questo il saggio si sarebbe dovuto dividere in due parti distinte.
Non nascondo che sono sobbalzato sulla poltrona quando ho letto l'opinione di una esperta, la psicologa Paola Vinciguerra, sul perché si diventa bulli, pagina 42:
“Poco tempo con i figli, niente regole e molti videogiochi violenti. Ecco come rischia di crescere un bullo”.

Io mi chiedo, ma nelle caserme di inizio 900, e nelle scuole degli anni 60 del 900, in Giappone, esistevano i videogiochi?!
Poi non mi permetto di affermare che se uno inizia a giocare a Resident Evil a 6 anni, non possa diventare un bullo di merda (scusate la parolaccia), però dare ancora la colpa ai videogiochi violenti mi fa tornare in mente quando si accusava Goldrake della stessa colpa...
Il terzo capitolo cerca di far comprendere che la sindrome hikikomori non deve essere trattata come un problema psichico. Purtroppo è un capitolo di 5 pagine...
Il quarto vorrebbe offrire un panorama sulla situazione attuale giapponese e occidentale (e torno alla critica di cui sopra), inserendo correttamente, a mio avviso, anche gli adulti (giapponesi) rimasti disoccupati tra i potenziali hikikomori. Peccato che siano presenti considerazioni personali dell'autrice sui manga che non ben compreso, un po' alla “Studio Aperto”:


“... sfogliando avidamente dei voluminosi manga pieni di violenza sadomasochista senza un briciolo di imbarazzo.”.

Quindi tutti gli uomini che leggono manga in pubblico, stanno leggendo manga pieni di violenza sadomasochista?! O_o
Non è una affermazione che generalizza un po' troppo?
E' per questo che mi chiedo quanti anni abbia l'autrice, sarei sorpreso se fosse una ventenne.

Il quinto capitolo dovrebbe dare gli strumenti per approcciarsi al fenomeno hikikomori, per far ciò viene individuata la prima problematica da affrontare: internet e i videogiochi...
Non so, mi sembrano veramente cose già lette ai tempi dei cartoni animati giapponesi, non mi permetto di affermare che l'uso smodato del web (o dei videogiochi) in giovane età (o a qualsiasi età) sia una pratica sana, ma leggere questo passo mi ha fatto tornare in mente questo articolo di Bevilacqua:  ""Mazinga e Tekkaman droghe d'iniziazione per telebambini soli"




Ma non potrebbe essere che internet e videogiochi, invece di essere la causa di hikikomori, siano il luogo dove gli hikikomori vi si rifugiano?
Il breve ultimo capitolo cerca di riportare una panoramica delle possibili terapie. Noto che riguardo alla situazione giapponese non è mai citata la “sorella in affitto”, che in altri saggi è considerato uno degli approcci iniziali più efficaci per gli hikikomori giapponesi.







Pamphlet "Sayonara Galaxy Express 999" - 1981

$
0
0

Questo pamphlet è del secondo film del "Galaxy Express 999", anno 1981, che non ho mai visto, che prima o poi vedrò, anche perché c'è il capitano!
Quindi perché ho speso dei soldi per comprarlo?
Per due motivi.
Il primo è che non costava molto, la mia politica sui pamphlet di serie a cui non sono particolarmente affezionato, mi impone massimo 10/15euro di spesa, se ne vale la pena.
Il secondo verte sul "se ne vale la pena", ed il posterone centrale, che si può vedere qua sotto e poi nelle 4 scan incollate, sono il motivo che me lo hanno fatto accattare subito  ^_^
Spettacolare!
Finalmente ho capito come funzionava!!!



Su Ebay ho trovato un venditore giapponese che lo vende a 99,90 $ (Usa), cioè quasi 85 €:
http://www.ebay.ca/itm/RARE-TOEI-1981-SAYONARA-The-Galaxy-Express-999-Movie-PROGRAM-Pamphlet-/181910996063

Mi chiedo cosa abbia di più della mia copia  >_<
Per il resto, dato che la serie del "Galaxy Express 999" ai tempi non la seguì continuativamente, troppe puntate, troppo lenta e l'unico appeal erano Maisha ed il controllore, non posso in alcun modo entrare nel dettaglio della serie o delle differenze con questo film.
Comunque prima o poi mi guarderò anche la serie, magari quando andrò in pensione  :]
Lascio il tutto a beneficio di chi potesse essere interessato all'articolo, a me basta il posterone centrale!   ;)


































Ho trovato la signal finale del film, non l'opening.

             



"Julie rosa di bosco" (1979) - Puntate 13 e...

$
0
0

Quale titolo migliore per l'ultimo DVD di ""Julie rosa di bosco" se non "Il trionfo"?
Il trionfo della conclusione!!!
Il trionfo della libertà... ah no, quello arriverà solo con la fine della GNRC...
Il primo post con le puntate 1 e 2 è datato 3 gennaio, siamo al 3 agosto, ci ho messo solo 7 mesi, relativamente poco  >_<
Mi sento euforico, anzi, veramente euforico (cit.)  ^_^
Questo DVD finale non rispecchia molto il finale di un classico shojo, non che uno shojo debba finire per forza male, non mi aspettavo mica che Julie morisse investita da una mandria di carrozze a cavalli imbizzarriti, però non un "happy end" così happyssimo endissimo... tutto si risolve, tutto finisce bene, tutti sono felici, tutti fanno pace, nessuno rimaste scornato/fregato/triste...
Si vede proprio che non sapevano come chiuderlo questo obbrobrio di cartone animato giapponese, ed hanno optato per il "e vissero tutti strafelici e stracontenti".
Una nota di merito per la copertina di grandissima qualità artistica   ^_^


Nella puntata precedente Julie era stata scelta come voce solista del coro della scuola per un concerto nella cattedrale di San Carlo.
Vediamo quindi il maestro che avvisa tutta la classe.
Ma dato che sarà proprio e solo questa classe a far parte del coro, che motivo c'era di fare un annuncio?
Anche perché il maestro ha scelto Julie cassando Carolina, e le ragazze lo sanno, ergo dubito che la sconfitta si sia tenuto tutto dentro...


Infatti Carolina contesta subito l'annuncio, e sobilla la classe contro questa decisione, minacciando pure il maestro, ed uscendo dalla classe con le sue quattro sodali.


Il maestro è immediatamente convocato nell'ufficio del Preside, dove c'è già il padre di Carolina, che gli dice chiaro e tondo che se non designa sua figlia a solista del coro, verrà licenziato.



Durante il diverbio si odono dei fischi provenire dal cortile.
E' la classe di Julie, tranne le cinque dissidenti, che inscenano una protesta fischiante pro Julie e pro maestro.
Mi chiedo che fine abbiano fatto le altre classi... ma soprattutto se sia corretto che alla protesta partecipi anche una diretta interessata come Julie.


 Questi qui avrebbero fatto cadere uno dei tanti governi targati Silvietto in 5 minuti!!!


Il padre di Carolina non è un sostenitore della democrazia.


L'uomo è così seccato che decide di ritirare la figlia da quella scuola di comunisti, e drogati, ma la ragazza non vuole darla vinta a Julie, anche perché ha ordito un piano che risolverà tutto.


Carolina manda una delle sue scagnozze a chiamare Julie, intanto altre due stanno scavando una buca.
A Julie viene detto che Carolina si è pentita e vuole scusarsi... manco Bersani ci sarebbe cascato...
Ovviamente Carolina guarda, mica scava...



Vieni Julie, viene a stringermi la mano per fare pace...
Mi fa venire in mente la scena della grotta in "Alien Covenant", quando il sintetico cattivo attira il vice comandante a vedere una cosa strabiliante... scena ridicola nel film, non meno in questa puntata, ma almeno questo è un cartone animato del 1979.




Nel momento in cui il diabolico piano di Carolina sta per compiersi capita una cosa senza senso, che non spiego neppure, tanto è insensata...



 Poi un cane sbuca da una siepe, e...



Ma è cemento armato a presa rapida?  O_o




Gamba rotta e 10 giorni di ospedale.
In Candy Candy Iriza sarebbe riuscita a far arrestare Candy per aggressione, qui no. Addirittura il padre di Carolina viene cacciato dal consiglio scolastico a causa di questa azione della figlia.


 Carolina continua a parlar male di Julie, tanto che pure il suo clan la abbandona.


La classe prova il concerto, ci sono tutti, tranne Carolina.


 Ma Julie è così stomachevolmente buona che si reca a trovare la reietta, portandole pure dei fiori!



Carolina si rende conto di quanto sia una merda umana, ovviamente questo capita solo nei cartoni animati...


Viene addirittura inaugurata la fabbrica del vetro di qualità dello zio Karl.
Dove sono Silvietto e Fonzie?  O_o
Il figlio dello zio Karl si propone subito come nuovo dipendente, meglio lavorare sotto il padre, che sotto padrone  >_<


In questo tripudio di buoni sentimenti, giunge anche il giorno del concerto, che ovviamente è un successo clamoroso.



 Pure Carolina si ravvede e diventa amica di tutti, mi sta venendo il diabete...



L'assolo di Julie è un trionfo!


Sono presenti anche i Kasel, che decidono di non far più pressioni sulla ragazza per farla tornare in Tirolo, ormai Julie è una viennese, come la torta  ^_^



Nella scena finale hanno risparmiato pure sulle rose, al posto del solito profluvio di rose, una sola rosa gigantesca.


La 14esima punta del DVD mi ha atterrito, hanno rimesso la prima puntata... nuuuuuuuuuuuuu, non
voglio riguardarlo!!!
Ma che senso ha rimettere la prima puntata per riempire il DVD?
Non potevano mettere le bgm?
Ah no, questa serie non ha le bgm, solo musica sinfonica e lirica  >_<
Quando avevo letto che la puntata 14 si intitolava "La ragazza del Tirolo" avevo ipotizzato che se ne tornasse in Tirolo.
Poi quando ho visto che finiva con la puntata numero 13 ho pensato che la 14 potesse essere un "the best of", ma dato che di best non c'è nulla, magari poteva essere un collage, tipo come successe con Jeeg o Lady Oscar, se non ricordo male.
Non avrei mai pensato alla prima puntata  ^_^

P.S. finale
Se qualcuna, dopo queste mie recensioni, decidesse di comprarsi tutti i DVD, non si azzardi in seguito a farmi causa... grazie.




"Scusa, capo: ho sbagliato ma rimedio subito, mi taglio un dito...", di Robert Forst - Historia luglio 1977

$
0
0

Nel luglio del 1977, quindi in epoca pre goldrekkiana, la rivista storica "Historia" pubblicava questo speciale sulla mafia giapponese, fatto passare come una loro eccezionale esclusiva.
Sul fatto che fosse abbastanza eccezionale non discuto, penso che fosse  un argomento pressoché sconosciuto sulla stampa italica, lo è anche oggi, mentre che fosse una esclusiva della rivista resto dubbioso, visto che l'articolo è a firma di tal Robert Forst, direi scritto per una rivista statunitense.
Non ho trovato nessuna info sul web riguardante l'autore dell'intervista/inchiesta.
Un'altra cosa che mi ha lasciato perplesso è il soggetto dell'intervista, il boss Rideomi Oda, che viene spacciato per il capo della Yamaguchi (gumi), che sarebbe il clan più numeroso e potente di tutta la yakuza, ma che dall'articolo pare quasi essere il capo dell'intera yakuza   >_<
Di questo Rideomi Oda non ho trovato nessuna informazione nei due recenti saggi sulla yakuza:
Yakuza, il Giappone criminale
Yakuza, un'altra mafia

I due saggi danno come capo clan, nel periodo descritto, un altro personaggio, che lo è stato per decenni dopo la sua fondazione (e dopo la sua morte i successori sono altri), questo Rideomi Oda proprio non risulta... sarebbe interessante sapere dai due autori dei saggi sopra linkati se, magari, il nome fosse quello sbagliato, ma le foto si riferissero al capo clan reale.
Oppure Robert Forst intervistò un boss di qualche clan affiliato e lo promosse, all'insaputa del boss (spero), a capo supremo   >_<
Tra l'altro le foto del boss(?) Rideomi Oda paiono rispecchiare l'immagine del boss yakuza che si poteva vedere nei film del periodo, anche giapponesi, sfarzo, sigaretta ed occhiali scuri.
Un'altra curiosità sull'articolo è che Robert Forst parla della Yamaguchi (senza aggiungere "gumi") come se fosse la yakuza nel suo complesso, usa anche il nome "yakuza", ma parlandone quasi al passato, mentre in realtà il clan Yamaguchi-gumi, per quanto potente (specialmente nel 1977), è uno dei clan della yakuza, non la yakuza stessa.
Questo articolo non è citato neppure nella bibliografia del saggio di Giorgio Arduini, che è molto dettagliata.
Alcune delle informazioni riportate mi pare che corrispondano anche a ciò che si può leggere nei due saggi italiani, in particolare sull'interesse della yakuza ad insabbiare lo scandalo Lockeed, però mi è parso un po' troppo una americanata, come impostazione generale, molto incentrato sull'aspetto folcloristico della mafia giapponese.
Comunque, considerando l'anno di pubblicazione, resta una testimonianza interessante.










Telepiù N° 5 dal 19 al 25 aprile 1980 - "Arriva il papà di Goldrake" di Filippo Gulli

$
0
0

Con questo quinto numero di Telepiù sono riuscito a mettere in fila ben 6 numeri consecutivi dal suo esordio nelle edicole, dato che il primo numero non è il numero uno, bensì lo zero:

Telepiù N° zero dal 15 al 21 marzo 1980
Telepiù N° 1 dal 22 al 28 marzo 1980
Telepiù N° 2 dal 29 marzo al 4 aprile 1980 
Telepiù N° 3 dal 5 all'11 aprile 1980
Telepiù N° 4 dal 12 al 18 aprile 1980

Poter consultare sei numeri consecutivi di una rivista televisiva permette di avere un'idea più precisa su quale tipo di palinsesti venivano proposti al telespettatore nella primavera del 1980.
Tranne il numero zero, che presenta i programmi delle tv locali del centro Italia, gli altri 5 (compreso questo) sono della zona di Milano o del Piemonte/Aosta, che contiene comunque alcune tv private milanesi. Quindi, nel totale, la programmazione la si può considerare  geograficamente abbastanza omogenea.
A dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, dell'interesse che gli anime suscitavano, solo il secondo numero non presenta articoli sugli anime, anche se in questo sesto, in realtà, Goldrake è citato solo nel titolo, dato che lo scritto è inerente Flash Gordon.
Flash Gordon sarebbe il papà di Goldrake, forse il bisnonno...  >_<
Ma per attirare l'attenzione dei giovani telespettatori era sufficiente, anche se un po' truffaldino come espediente, tanto poi me ne accorgo che con Goldrake non ha nessun nesso  ;)



Queste due sotto sono le pagine che precedevano l'articolo su Flash Gordon padre di Goldrake.



"L'altra campana" di Enzo Tortora dedicherà una certa attenzione ai cartoni animati giapponesi, peccato che farà solo opera di disinformazione...



I palinsesti dal sabato al venerdì


















Coppe europee sulla Svizzera, "... la Juve, unica squadra italiana impegnata in tornei internazionali."
Strano, capitava anche allora?  ^_^











 Barbara D'Urso imperversa ancora in televisione... pensionarla?  >_<



 "Love Boat" non lo guardavo molto, troppo sdolcinato...





Mentre non mi perdevo una puntata del telefilm di Hulk  :]





Catalogo mostra "Bushi (parte prima), la magia e l'estetica del guerriero giapponese dal manga a Guerre Stellari"

$
0
0


TITOLO: Bushi (parte prima), la magia e l'estetica del guerriero giapponese dal manga a Guerre Stellari 
AUTORE: autori vari
CASA EDITRICE: Edizioni Yoshin Tyu
PAGINE: 255
COSTO: 29 €
ANNO: 2016
FORMATO: 25 cm x 21 cm 
REPERIBILITA': sul web 

CODICE ISBN: 9788890600548

Purtroppo non mi fu possibile recarmi alla mostra da cui nasce questo catalogo, svoltasi al museo d'arte orientale di Torino da metà aprile a fine maggio del 2016. Da quello che ho potuto ammirare in queste pagine deve essere stata una mostra interessante, incentrata sulla figura del samurai in salsa manga, anime e cinematografica. Questa mostra doveva essere una “prima parte” di una serie di esposizioni a tema, ma da quello che ho appreso successivamente, sempre che le mie fonti siano attendibili, le successive mostre non verranno più effettuate (per ora). Infatti il catalogo riporta fin dalla copertina la dicitura “parte prima”.
Oltre alle belle immagini della mostra, sono presenti alcuni brevi approfondimenti su vari aspetti dei samurai e della cultura popolare giapponese inerente manga ed anime. Ha senso recuperare questa pubblicazione per questi contributi, ad opera di : Daniela Crovella, Fabrizio Modina, Giampiero Raganelli, Giacomo Calorio, Anna Specchio, Fabiola Palmeri, Arianna Baratelli e Massimo Barbera.
In particolare ho apprezzato “Le donne guerriere di Matsumoto Leilji”, di Giampiero Raganelli. “La figura di Hijikata Toshizo nei manga tra riscrittura e parodia”, di Anna Specchio, argomento e personaggio storico che ignoravo. “O come Otaku, per tutti quelli che si sentono in qualche modo otaku”, di Fabiola Palmeri.
Per quanto riguarda il prezzo più sensato per comprarlo, direi che quello di copertina, cioè 29 euro, risulta ormai un po' esagerato, visto che la mostra è finita da un pezzo. Io sono riuscito a recuperare una copia intonsa a 18 euro, probabilmente ancora un prezzo troppo alto, ma considerando che ad una Feltrinelli in centro a Milano lo vendono ancora a prezzo pieno, nonostante la copia sia semi distrutta, mi sono accontentato di 18 euro.


 La parte fotografica del catalogo è divisa in quattro parti, ognuna della quali dedicata ad un aspetto della mostra. In tutto ci sono 140 pagine di belle immagini, che iniziano a pagina 113, non credo di tutti i pezzi presenti alla mostra, altrimenti sarebbe stata una mostra forse un po' povera, ma non essendoci stato non posso saperlo  ^_^



















Editrice Giochi catalogo generale 1976/77

$
0
0

E' sempre un po' arduo indicare una data corretta a questi cataloghi, a parte quando questa campeggia sulla copertina, e non è il caso in questione. Quindi non  resta che fare una stima in base agli articoli pubblicizzati, e considerando il Monopoli del 40esimo anno, più alcuni giochi in scatola tratti da telefilm o trasmissioni televisive, il catalogo non può essere antecedente al 1976/77.
In pratica questa pubblicazione, che misura 30 cm x 21 cm, è una versione deluxe del cataloghino che avevo già recensito qualche mese fa, e che si trovava all'interno delle confezioni.
Il formato più grande permette di apprezzare maggiormente tutte quelle stupende confezioni di giochi in scatola, che fanno subito tornare in mente tanti pomeriggi passati a scannarsi amichevolmente attorno ad un tabellone di gioco.
Come avevo già scritto nella recensione linkata, dove mi ero dilungato un po' su qualche ricordo cortilesco, noi giocavamo ai giochi in scatola sia in inverno che in estate, era una attività messa in campo per 12 mesi all'anno, ma questa attività ludica la si svolgeva quasi esclusivamente nel pomeriggio. Ovviamente la mattina c'era la scuola (uffi...), ma anche nei periodi di vacanza, oppure il sabato o la domenica, i giochi in scatola erano riservati al pomeriggio. In mattinata era tassativa una bella partita a pallone o a "tedesca" (su cui prima o poi dovrò fare un post...), ma nel pomeriggio, dopo un'altra partita a pallone (o a "tedesca"), era il turno del gioco in scatola del periodo.
Probabilmente la motivazione era dovuta al tempo disponibile per allestire (e/o spiegare) e giocare al gioco in scatola scelto, anche scendendo tutti alle 9 del mattino, a mezzogiorno si doveva iniziare a risalire per il pranzo, mentre nel pomeriggio si disponeva di un arco temporale più ampio.
Il mio quest a ritroso nel tempo sui giochi in scatola, nasce proprio dal volere recuperare tutti quegli articoli che ci regalarono così tante ore di divertimento (quasi sempre, ma non sempre...) in compagnia. Per me, poi, che sono figlio unico, quelle partite acquistavano un valore molto particolare, di condivisione e di confronto, anche se talvolta il confronto sfociava nello scontro  :]
E lo scontro, sempre che non si spostasse sul piano fisico(...), era il sale del divertimento, che nasceva da un agonismo assolutamente NON decubertiano, perché a nessuno fregava nulla di partecipare, ognuno voleva annichilire gli avversari!  ^_^
A dire il vero, quando mi capita di rigiocare con gli stessi amici con cui giocavo da bambino (o con persone che ho conosciuto da adulto), benché tutti si sia ormai vicini alla soglia dei 50 anni, e qualcuno li ha pure superati, il desiderio di annientare gli avversari alberga ancora in ognuno dei nostri cuori... e porca miseria cercano ancora di fregarti sulle regole anche se sono adulti, con famiglia e prole   >_<

Rispetto al cataloghino pieghevole, in questo sono presenti più giochi, alcuni a me sconosciuti, molti sono della MB, e distribuiti dalla Editrice Giochi.
"Città Verde" l'ho recuperato, devo solo recensirlo, mentre Taxi non mi è mai capitato di trovarlo.



Dei due giochi in scatola del Corsaro Nero, questo della Editrice giochi e di certo il meno bello:
Il Corsaro Nero - Editrice Giochi - 1977 
Mentre è di gran lunga più bello il Corsaro Nero Clementoni.

"Scommettiamo?"
 

"Reporter nuovo gioco del giornalista"- Editrice Giochi (1976) 
 Sandokan - Il gioco dei pirati - Editrice Giochi 1976


Petropolis - Editrice Giochi (1978?) 
"Kojak, il grande gioco poliziesco (presentato in TV da Telly Savalas)" - Editrice Giochi (1976)


 Battaglia Navale Editrice Giochi 1973/74



 Risiko


Forse non dovrei scriverlo, ma ho recuperato anche il gioco di Barbie... costava poco ed era pieno di pezzi, però non ci ho mai giocato, né allora né oggi... lo giuro...   T_T


Avevo un gioco in scatola di Big Jim (Crime Detector) che si basava sulle schede perforate e la "macchina della verità", come "Lie Detector", non per nulla entrambi sono della Mattel.


Il "Castello Incantato" ed "Oro Nero" fanno parte dei miei desiderata, ma sono ardui da trovare, a prezzi normali.





"Il gioco del west (a 3 dimensioni)" - Editrice Giochi (1974) 
La Clementoni aveva un gioco in scatola di Robin Hood della Walt Disney, probabilmente più appetibile per i bambini grazie al lungometraggio animato.



Il gioco dello scudetto - Editrice Giochi 1974




Inizialmente il "Master Mind "venne italianizzato in "Codice Segreto", l'inglese era ancora una lingua straniera!!!


Osamu Dezaki, il richiamo del vento

$
0
0


TITOLO: Osamu Dezaki, il richiamo del vento 
AUTORE: Mariano A. Rumor 
CASA EDITRICE: Weird Book
PAGINE: 280
COSTO: 22 €
ANNO: 2017
FORMATO: 23 cm x 16 cm 
REPERIBILITA': sul web 

CODICE ISBN: 9788899507329


Ci sono autori di saggistica su anime e manga che garantiscono titoli interessanti e scorrevoli, Rumor è indubbiamente uno di questi.
Su Osamu Dezaki non era mai stato ancora pubblicato nulla in Occidente (come scrive l'autore in quarta di copertina), e devo dire che il primo libro è più che soddisfacente. Il saggio è composto da 10 capitoli, che analizzano tutte le opere più importanti del regista nipponico, ma non termina con l'ultimo capitolo. E' stato reso ancor più valido grazie all'inserimento di una serie di interviste con persone che collaborarono con Dezaki. Queste testimonianze (che poi è il titolo del capitolo) iniziano con una intervista allo stesso Dezaki, fatta nel 1999 da Saburo Murakami.
Il saggio si conclude con l'indispensabile cronologia delle sue opere, a cui seguono delle dettagliate schede filmografiche, queste ultime ammontano a ben 50 pagine. In ogni scheda è specificato quale ruolo abbia avuto Dezaki in ognuna delle opere a cui ha partecipato, addirittura sono presenti gli eventuali pseudonimi. Le scheda non si limitano ad una sequela di nomi o date, ma, oltre ad una breve sinossi, sono inserite numerose informazioni supplementari.
L'unico appunto che mi sento di muovere al libro è l'assenza di immagini, qualche foto d'epoca di Dezaki e colleghi, e qualche immagine delle serie analizzate, avrebbe reso più esaustiva l'opera finale.
Sul perché nel titolo sia presente la frase “il richiamo del vento”, non rivelerò nulla, ma chi ha seguito almeno un paio delle serie di Dezaki, dovrebbe capirlo autonomamente.
Ricomincio quindi dalla descrizione dei capitoli.

Il primo capitolo si concentra sulla carriera di Tezuka, e la nascita della “Mushi Prodution”.
Dal secondo capitolo parte la biografia di Dezaki, iniziando dai 18 anni fino all'ingresso nel 1963 alla “Mushi Prodution”. Dezaki si sarebbe voluto dedicare ai manga. Ma fu assegnato al comparto dell'animazione, che stava lavorando al neo nato “Astro Boy”.
Il terzo capitolo è dedicato a “Rocky Joe”. Rumor non solo evidenzia il ruolo di Dezaki nella serie, ma spiega cosa rappresentasse per il pubblico giapponese del periodo il manga. Sono descritti gli espedienti animati utilizzati da Dezaki in Rocky Joe, e che vedremo in tutte le sue successive serie: l'immagine fermata, la luce incidente, la luce trasmessa, gli split screen etc etc.
Il fulcro del quarto capitolo è l'anime di “Jenny la tennista” ed il successivo film del 1979. Jenny fu lo shojo che anche noi maschietti apprezzammo, senza sapere che fosse uno shojo. Rumor descrive le differenze con il manga, e le migliorie apportate da Dezaki nell'anime.
Piccola digressione per chi leggerà il libro: a me piacevano un sacco le scene in cui Jenny stava al telefono con Mary.
La serie “Le avventure di Ganba” è uno dei due argomenti del quinto capitolo. Questa serie arrivò in Italia nel 1983, ed io non sapevo neppure che esistesse. Come non sapevo che nei primi anni 2000 Dezaki lavorò ai film di Hamtaro, che occupano la parte finale del capitolo.
Nel sesto capitolo si analizzano altre due serie animati: Remi e “L'isola del tesoro”.
Purtroppo, pur conoscendole entrambe (meglio la prima), ai tempi non seguì nessuna delle due. Remi, per quanto mi attirasse per i disegni, era esageratamente lacrimevole... Mentre non avevo nulla contro “L'isola del tesoro”, semplicemente nel 1982 lo considerai per bambini , quindi lo scartai a priori. Dopo la lettura del capitolo cercherò almeno di vedere “L'isola del tesoro”, Remi non ce la posso fare...
Rumor si sofferma anche sul presunto effetto 3D della serie di Remi. Ho così scoperto che i famigerati occhialini in 3D vennero distribuiti anche in Giappone, ma non solo. Aggiungo solo che la pagina 86 del libro dovrebbe mettere la parola fine al dilemma se il 3D di Remi funzionasse veramente.
Pur non essendo un fan di Remi, ho apprezzato molto tutta l'analisi svolta dall'autore.
Stesso interesse mi ha suscitato l'analisi su “L'isola del tesoro”, che, sebbene un po' più corta, mi ha fatto scoprire tematiche che non sospettavo. A dire il vero ho degli amici che sono anni che mi sponsorizzano questa serie.
E poi arriva il capitolo sulla tua eroina preferita, lo divori con grande piacere, non per nulla il settimo capitolo è su “Lady Oscar”.
Rumor rende conto con dovizia di particolari del cambio di regia da Tadao Nagahama a Dezaki alla puntata numero 19.Vengono riportati i motivi che portarono al cambio di regia, e come Dezaki modificò la serie per rendere le successive puntate lo splendore che conosciamo.
L'ultima parte del capitolo è dedicata all'anime di “Caro fratello...”.
Nell'ottavo capitolo si analizzano i film cinematografici di Cobra e “Golgo 13”, che ancora oggi vengono considerati dei capolavori. Anche in questo caso io sono un po' deficitario, non avendoli mai visti, ma cercherò di rimediare alla mia lacuna.
Gli OAV di Black Jack sono il soggetto del nono capitolo, in cui si riassumono anche gli altri lavori di Dezaki in OAV. Altro capitolo più che esauriente, che ho potuto meglio apprezzare avendo visto la serie.
Nell'ultimo capitolo si analizzano le opere di Dezaki tra la fine degli anni 90 e gli anni 2000, che in gran parte non sono ancora arrivate in Italia. Rumor cerca di spiegare quale artista sia stato l'ultimo Dezaki.
Le opere analizzate sono: Yuki no Joo; Hakusei Densetsu; Ultraviolet Code: 044; La storia della principessa splendente.


Alla fine della recensione perderò qualche riga per un piccolo sfogo, inerente la difficoltà di reperire materialmente la saggistica su manga, anime e Giappone in generale. Ormai anch'io mi sono dovuto arrendere agli acquisti on line, perché le librerie in tre dimensioni sovente si rifiutavano di recuperarmi questo o quel titolo, accampando la motivazione che non faceva parte del loro canale distributivo... pensavo di aver risolto il problema con ibs, ma ho scoperto che ci sono case editrici che sfuggono pure a questi canali di vendita... certo, ci sarebbe il sito della piccola casa editrice, ma io preferisco non seminare a destra e a manca i miei dati personali.
Il presente saggio non era presente sul sito di ibs al momento della sua uscita (neppure su Amazon), quindi ho dovuto cercare su Ebay, ma non risultava neppure lì. Quando ne è comparsa una copia (a luglio), ad un prezzo abbastanza maggiorato, a cui sommare le spese di spedizione, l'ho comprato. Totale quasi 30 euro... ora il libro è presente su ibs, a 18,70€ (con spese di spedizioni quasi nulle), ma ormai...
Io già non capisco perché le librerie non si sbattano più di tanto per recuperare certi titoli, per poi sentirli lagnarsi che la gente non compra libri... ma che un titolo non sia immediatamente disponibile neppure sui siti specializzati in vendita di libri, è una cosa che mi fa andare in bestia...
Questo mini sclero non nasce solo dalla difficoltà che ho incontrato per recuperare il saggio di Rumor, ma ci sono almeno altri 2/3 titoli che non riesco a trovare neppure on line... ma uno cosa cacchio deve fare per leggere un libro?!
Guardate che pago... mica lo prendo in prestito...  >_<





Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki

$
0
0



TITOLO: Il castello errante di Howl, magia, mistero e bellezza nel film cult di Hayao Miyazaki
AUTORE: Valeria Arnaldi
CASA EDITRICE: Ultra
PAGINE: 191
COSTO: 22 €
ANNO: 2017
FORMATO: 25 cm x 17 cm 
REPERIBILITA': ancora presente nelle librerie di Milano
CODICE ISBN: 9788867766185


Ritorna in libreria Valeria Arnaldi, con la sua creatura, la collana “Ultra Shibuya”, che sceglie il film “Il castello errante di Howl” come soggetto del suo nuovo libro.
Considerando che ognuno ha il suo punto di vista, ma lo si può considerare corretto il titolo del libro? E' proprio “Il castello errante di Howl” il film cult di Hayao Miyazaki?
E' un bellissimo film, io lo vidi al cinema alla sua uscita, eravamo io, un amico ed un'amica, per il resto il cinema era quasi deserto...
Ma se “Il castello errante di Howl” è il film cult di Miyazaki, allora Totoro, Nausicaa, Porco Rosso(!!), la città incantata, Lupin III il castello di Cagliostro(!), Ponyo e Kiki(!!!), cosa sono?
E la principessa Mononoke? Dico, Mononoke!!!!!
Magari si poteva evitare il “cult” per “Il castello errante di Howl”, vista la filmografia di Miyazaki.
Dato che sono partito già antipatico, non mi costa nulla proseguire   >_<
Questo libro continua la tradizione dei precedenti titoli della “Ultra Shibuya”?
Direi ampiamente.
Il precedente libro della “Ultra Shibuya” che avevo recensito (link) mi aveva fatto sperare in un ravvedimento nel modo di operare, ma è stata una speranza vana.
Intanto le immagini occupano, come al solito, uno spazio preponderante ed invadente.
Sul totale delle 191 pagine ben 42 non contengono scritto, in quanto sono composte solo da una immagine a piena pagina. Altre 59 pagine sono scritte per meno della metà della pagina disponibile (che ammontano a 39 righe). Quindi abbiamo solo 17 pagine scritte interamente, cioè per 39 righe.
Ergo 191-42= 149.
Dato che ci sono 59 pagine con meno della metà di righe disponibili scritte, le considero solo 30 pagine scritte, quindi altre 30 sono non scritte.
Ergo 149-30= 119 pagine.
A queste 119 pagine vanno sottratti tutti gli spazi bianchi e le immagini non a piena pagina. Ho fatto un conto approssimativo, e non si arriva a più di 80 pagine scritte, diciamo 85 per stare larghi, facciamo 90, aggiudicato.
22 euro per 90 pagine scritte (abbondando).
Le immagini mancano della didascalia, cosa particolarmente grave quando ci si trova davanti non ad un'immagine del film, che comunque conosciamo tutti. Chi è la persona nella foto? In quale luogo si trova? In che contesto fu scattata? Ed in quale anno? Mistero...
Sono ritornate le “supercazzole” a più non posso. Per “supercazzola” non intendo un concetto per forza sbagliato, ma un discorso pieno di paroloni forbiti e concetti arzigogolati che, alla fine, non apportano nulla alla spiegazione totale, se non un incremento (inutile) delle righe scritte.
Manca totalmente la bibliografia o sitografia. Dove ha reperito le notizie Valeria Arnaldi? Ha consultato altri saggi su Miyazaki? Saggi italiani? Anglosassoni? Siti web? Mistero...
Solo in quattro casi, dico quattro, ci sono brani di interviste dei protagonisti con relativa fonte (testata ed anno), manca, però, sempre il nome del giornalista che ha compiuto l'intervista.
Dato che non sono specificate le fonti, dopo aver fatto alcune ricerche sul web, a me pare di averne trovata qualcuna, Wikipedia e non solo. Nulla di male, bastava riportarlo.
La disposizione ed alternanza di immagini e testo è identica agli altri titoli della collana.
Mi chiedo che senso abbia, dal punto di vista della impaginazione di un libro, proporre lo scritto in questo modo.



Ricomincio dal primo capitolo, per un totale di 19 capitoli.

Libertà allo specchio
Il libro inizia subito con la supercazzola che annunciavo sopra:
La bellezza, come ambizione, maschera, linguaggio e perfino “prigione” di quanti esclude dai suoi canoni-gabbia. La solitudine come reazione nietzschiana alla moltitudine di una comunità che divora e consuma, senza rendersi conto del molto - e perfino dello straordinario – che spreca. L'obbligo della metamorfosi, che negli anni impone la trasformazione come misura dell'adattamento, facendo della ripetizione del Sé una forma violenta di ribellione.”

Mi fermo qui, io non ci ho capito nulla, ma la colpa è solo mia.
Segue l'affermazione che la “matrice semi-animista (di Howl) è già presente in Totoro”.
Certo, e “La città incanta”? In Mononoke? In Ponyo?
“La città incantata”, invece, viene usato come esempio di passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Ok, e Kiki?
Ma Sophie ha ben 18 anni, mica è una ragazzina.
Mentre io non sono un gran fan della Walt Disney, la Arnaldi, invece, deve esserlo molto. Nulla di male, ma perché voler per forza trasformare Miyazaki nel Disney giapponese?
Per quel che ricordo io, Miyazaki in patria è chiamato il dio degli anime, come Tezuka era chiamato il dio dei manga. Forse, se proprio si dovesse trovare il Disney giapponese, questo potrebbe essere il primo Tezuka, ammesso che abbia senso cercare un Disney in Giappone.

Hayao Miyazaki in cammino verso Howl
Sono riportati lunghi stralci di testimonianze di Miyazaki sulla guerra, commentate ed analizzate dall'autrice, brani senza fonte.
Non può mancare il famoso aneddoto della fuga in camioncino dai bombardamenti, in cui i Miyazaki non aiutarono una vicina di casa.
A pagina 21 si può leggere un virgolettato con scritto:
Se solo un bambino avesse detto: lasciala salire”, è il pensiero di Miyazaki per quella donna e come soluzione della guerra.”.
Ma chi dice “lasciala salire”? Miyazaki? La Arnaldi? E come facciamo a sapere che è il pensiero di Miyazaki? Da qualche intervista? Fonte?
Questo secondo capitolo è una mini biografia di Miyazaki, che vorrebbe spiegare in che modo il regista sia arrivato a creare “Il castello errante di Howl”.

Diana Wynne Jones, la madre di Howl
Biografia dell'autrice del romanzo, in cui è spiegato che durante la guerra lei e le sue sorelle vennero sfollate in campagna. 
Compare una foto grande di una casa, ed una piccola con tre ragazzine. Di chi è la casa? Chi sono le tre ragazzine? Quando vennero scattate le foto? Forse una delle tre ragazzine è l'autrice del romanzo? Mistero.




In questo capitolo sull'autrice del romanzo originale, sono presenti numerose foto di Miyazaki, questa qua sotto è estrapolata dal documentario "Il regno dei sogni e della follia" un film di Mami Sunada, la gatta si chiama Ushiko (lo aggiungo io).
Perché mettere Miyaazaki con la gatta Ushiko?




Howl, dalla carta allo schermo
Si riportano i passi che portarono Miyazaki alla regia de “Il castello errante di Howl”, e come il regista ha sviluppato l'opera. 
Ci si dilunga sulla fonte dell'ispirazione architettonica per la città del film, le città di Colmar e Riquewihr.


Il capitolo contiene altre immagini prese dal documentario di cui sopra, che, per inciso, era incentrato sul film "Si alza il vento".



Il magico, via di accesso all'inconscio
Viene fatto un riepilogo delle tematiche magiche nei film e serie di Miyazaki, un po' come fare un riepilogo dei robottoni per Nagai. Si elencano anche in generale le serie majokko, per spiegare che il pubblico era abituato alla magia in animazione, ma vi si inserisce anche Sailor Moon...

I meccanismi del sogno
A cosa si è ispirato Miyazaki per creare il castello errante? Alle opere di Albert Robida.



Pagina 64.


“Se non si è belli è inutile vivere...”
L'autrice indaga le caratteristiche femminee di Howl, che fosse un po' una fighetta l'ho sempre pensato ^_^
Per l'autrice la scena in cui Howl si “scioglie” in bagno, è causata da dismorfofobia.
A pagina 78 fa capolino il termine “kalokagathia”, mi ricordava qualcosa, ed infatti nell'altro libro della Arnaldi su Miyazaki (link), proprio nel capitolo su “Il castello errante di Howl”, si usava la stessa parola.

Malinconia, il lutto dei desideri
Come ho già sottolineato, capita di leggere delle considerazioni dell'autrice che quasi sembrano fatte passare per acclarate, e a mio avviso non lo sono per nulla. Come in questo ottavo capitolo, in cui per l'autrice Miyazaki, con il personaggio di Sophie, introduce negli anime una tematica importante e nuova: la depressione.
Mi sorgono due considerazioni.
La prima è che l'autrice non ha mai visto serie tipo “Welkome NHK” o Evangelion, dove i personaggi sono veramente depressi.
La seconda è che, per fortuna dell'autrice, ella non deve mai aver avuto a che fare con persone depresse.
Sophie non è depressa, è una persona dimessa, passiva, forse triste, forse noiosa, potrebbe essere considerata un po' apatica o lagnosa, ma mai depressa!
Ovviamente, visto che non mi trovo concorde con la diagnosi, tutte le successive elucubrazioni sono per me senza senso.
Per l'autrice altri esempi di personaggi depressi nei film di Miyazaki si erano già visti in Kiki(?!), forse quando la ragazzina non riesce più a volare e a parlare con Jiji? Ma la causa è il suo diventare adulta, non la depressione.
Altro esempio sarebbe presente ne “La città incantata”, sinceramente mi sfugge il pur che minimo collegamento.
Sophie è malinconica, lagnosa, ma non depressa, altrimenti saremmo tutti depressi!

Il peso del tempo...
E' indubbio che con “Il castello errante di Howl” Miyazaki porta sullo schermo gli anziani, ma secondo me non è stato evidenziato il fattore più importante e ovvio del film, che si vuole mostrare solo gli acciacchi reali e fin banali della vecchiaia (sarà così anche con Ponyo).
Non concordo, per esempio quando afferma che“i protagonisti giovani di Miyazaki si confrontano con un mondo adulto, spesso anziano”. Ovvio che se i protagonisti sono sempre (tranne proprio la diciottenne Sophie) ampiamente dei minorenni, tutti gli altri personaggi saranno adulti... ma non “spesso anziani”, qualche volta anziani.
Secondo me uno dei pregi de “Il castello errante di Howl” è proprio il far vedere la vecchiaia, l'inabilità, la non autosufficienza. Senza, a mio avviso, altro intento pedagogico filosofico, Miyazaki vuole solo ricordarci che esistono anche gli anziani.
L'autrice fa notare correttamente che la Sophie anziana si permette comportamenti che la Sophie giovane non avrebbe azzardato, ma non accenna al fatto che in Giappone, oltre ai giovanissimi (in età pre-scolare), solo gli anziani si possono permettere di sfuggire agli opprimenti obblighi sociali.

...e dell'animo
Scopro che, secondo una teoria NON scientifica del 1901 ad opera del medico statunitense Duncan MacDougal (link), l'anima peserebbe 21 grammi.
Che nesso ci sarebbe con “Il castello errante di Howl”?
Una frase di Sophie alla fine del film, quando Howl dice di sentirsi più pesante, e lei risponde “L'animo ha un peso”.
Sono andato a riguardarmi la scena, la doppiatrice dice effettivamente quella battuta, il sottotitolo presenta una piccola differenza:
“E' il peso del cuore”





Pagina 100.



Immagine dal web





Il patto col diavolo
I patti tra umani e demoni nella letteratura, in primis nel Faust.

Il principe azzurro
Howl è un principe azzurro, e quindi l'autrice indaga gli altri principi azzurri delle fiabe (Disney). Però Howl seduce e poi abbandona le donne (giovani e meno giovani), non come il principe delle fiabe. A pagina 118 e 119 si può leggere che Howl non ha bisogno di essere aitante, in quanto “la sua è una bellezza androgina, delicata, fragile, ideale per accostare una giovane Lolita”.
Resto assai perplesso, non mi pare che né Sophie né la strega delle Lande, possano essere definite tali.

Hayao vs Walt
Essendo una fan di Walt Disney (lo presumo da un altro suo libro), vengono riportate le similitudini tra i film Disney ed “Il castello errante di Howl”. Il tutto perché, come ho già riportato sopra, per l'autrice Miyazaki è il Disney del Giappone. Sophie avrebbe punti di contatto con Alice, la protagonista di “La bella e la bestia”, Biancaneve, Cenerentola. I raffronti continuano anche per altri personaggi.

“You're off to see the wanderfull wizard of...”
Un'altra fonte di ispirazione sarebbe il film de “Il mago di Oz”.

Future donne, presenti eroine
Sophie viene messa a confronto con altre eroine miyazachiane: Nausicaa, Sheeta, Kiki, Fio, San, Chihiro, Nahoko (Si alza il vento).

In guerra
A pagina 151 c'è la prima citazione della fonte di una intervista a Miyazaki, a Repubblica il 2 febbraio 20014, in cui parla ancora della guerra.
Dopo una analisi sul rapporto di Miyazaki e la guerra, su cui si può o meno essere concordi, si può leggere una affermazione che non ho capito da che basi nasca.
Miyazaki racconta che i bagliori del fuoco e delle bombe lo avevano incantato (aveva pochi anni), la chiosa è la seguente:
“La visione di quella notte “spalancata” non ha mai abbandonato Miyazaki che non si è perdonato l'incoscienza di quello sguardo.”.
Passi che Miyazaki non se la sia dimenticata, visto che la racconta nell'intervista, ma come si fa ad affermare che non si è mai perdonato di essere rimasto incantato dai bombardamenti?
Una successiva dichiarazione del regista? Fonte?
A pagina 155 si afferma che “E Miyazaki è cresciuto e ha mosso o suoi primi passi da animatore in un Giappone che viveva in guerra e pure nei decenni successivi portava la memoria diretta e sofferta – perfino da chi non l'aveva direttamente vissuta – del conflitto , nelle tragedie di Hiroshima e Nagasaki.”.
Ci deve essere stato un qualche errore di stampa, perché Miyazaki vive solo 4 anni e mezzo in guerra, tra l'altro relativamente al riparo. Di certo non ha mosso i suoi primi passi di animatore (iniziati nel 1963) durante la guerra.

Tra popstar e grandi dive
Capitolo sui doppiatori nipponici e non.

La promessa del mondo
Capitolo dedicato alla colonna sonora del film.

Howl nell'arte
Alcuni artisti che si sono ispirati a “Il castello errante di Howl”:
Zard Apuya; Martin Tomsky; Cristiano Mancini; Ellie Yong; Daniel Kordek; Extoriance.


Una foto in bianco e nero di Miyazaki giovane, l'altro parrebbe essere Takahata, ma mancando la didascalia...





"Arrivano i Superboys" ("Soccer Boy") - ("Akakichi No Eleven" - "Gli undici rosso sangue" 1970) - puntate 1 e 2

$
0
0


L'umanità si può dividere fondamentalmente in due gruppi:
Quelli che considerano l'anime con Shingo Tamai protagonista, la più bella serie calcistica della storia dell'animazione;
Quelli che non concordano, dimostrando di non capire una beata mazza di anime, di calcio e di qualsivoglia altro argomento.

Premesso il mio punto di vista super partes, sentendomi in astinenza di recensioni di serie "ricercate" dopo aver terminato "Julie rosa di bosco", ho deciso di rivedere, e quindi recensire, per la prima volta dai tempi che furono la serie di "Arrivano i Superboys".
A dire il vero ho provato più volte a rivedere i Superboys, ma ho sempre desistito. I disegni sono abbastanza orrendi, l'animazione è molto meno che poco fluida e il doppiaggio italico fu fatto così al risparmio che, oltre a dei dialoghi che paiono spesso un po' a caso, più personaggi sono doppiati da singole voci. Questo mix micidiale, sommato al fatto che la serie è composta da ben 52 puntate, rende l'impresa veramente ardua, ma se sono riuscito a vedermi "Julie rosa di bosco", nulla mi potrà fermare!!!
Per un bambino che viveva a pane, anime e partite a pallone, poter vedere il calcio animato fu veramente l'apoteosi del divertimento. Tutto era tremendamente esagerato, la tensione, il dramma di ogni incontro e perfino degli allenamenti (e che allenamenti!!!), ma soprattutto le evoluzioni tecniche dei calciatori. Ovviamente, a chi vide questa serie, non dovrò spiegare quali mirabolanti funambolismi compievano Shingo e soci, ma spero vivamente che queste recensioni riescano a raggiungere gli appassionati che non conoscono "Arrivano i Superboys".
Perché solo l'ignoranza può far pensare che una serie come "Holly e Benji", assurta dal 1986 immeritatamente ad emblema del calcio animato, possa essere considerata migliore delle 52 puntate su Shingo e soci. Una serie, quella di "Holly e Benji", dove giocano a calcio anche i malati di cuore... siamo seri... ma chi mai farebbe giocare a pallone o acquisterebbe un atleta con problemi cardiaci?!
In "Arrivano i Superboys" un problema di salute sarebbe stato diagnosticato immediatamente, che manco al J Medical... questo semplicemente perché con gli allenamenti impartiti da Tempei Matsuki sopravvivono solo i più forti... è una questione di selezione naturale.
Essendo una serie ingiustamente misconosciuta, trovare informazioni sia sul web che sui libri non è semplice. Io di libri ne ho parecchi, ma, salvo una mia distrazione, ci son scritte sempre le solite informazioni, praticamente le stesse che si possono trovare su wikipedia.
Quindi ho aguzzato un po' l'ingegno è ho trovato qualche notizia in più, sempre da Wikipedia, ma giapponese.
Certo, la traduzione di Google è parecchio approssimativa, e si sa che Wikipedia è da prendere con le molle, ma piuttosto che niente, è meglio piuttosto  :]
Scopro così che al momento di iniziare la serie, lo staff di animatori non conosceva per nulla il calcio, men che meno le sue regole!!!
Non so come mai, ma questa cosa non mi sorprende  ^_^
Dalla lettura di queste poche righe desumo che si pensasse di far fare cose assolutamente inverosimili ai calciatori animati (mentre poi...), quindi tal Sohiroshi Shibata (su cui non ho trovato alcuna informazione) con l'aiuto del club Yomiuri, portarono allo staff degli animatori un film didattico sul calcio, che spiegava le tecniche base e le regole. Interessante che questo filmato didattico sul calcio venne originariamente introdotto in Giappone dall'allenatore della Germania Ovest Dettmar Cramer, che successivamente vinse ben due coppe Campioni consecutive con il Bayern Monaco (74/75 e 75/76). Dettmar Cramer era arrivato in Giappone nel 1960 (e vi restà fino al 1963) come istruttore di calcio, chiamato dalla federazione nipponica per migliorare il livello tecnico-tattico del campionato in vista dei giochi olimpici del 1964. Il suo lavoro dette i suoi frutti nel 1968, quando il Giappone vinse la medaglia di bronzo del torneo di calcio alle olimpiadi di Città del Messico.




Tutto questo panegirico nasce dal fatto che nell'anime Tempei Matsuki era il portiere di quella nazionale nipponica che arrivò terza.
Allora mi sono andato a cercare quella formazione, però il portiere titolare si chiamava Kenzo Yokoyama, non Tempei Matsuki... peccato   >_<



Sono riuscito a trovare anche il suo tabellino delle presenze, tanto per accertarmi che fosse veramente il portiere titolare, purtroppo mancano i gol subiti, però direi che sicuramente Kenzo Yokoyama fu il primo portiere di quella nazionale, e che il nostro Tempei Mitsuki era, invece, un impostore bello e buono... l'avesse saputo Shingo in queste prime puntate...




Prima di iniziare la recensione delle prime due puntate, inserisco un paio di scan riguardanti i nomi dei pochi doppiatori della serie.

http://www.ilbazardimari.net/recensione-anime-arrivano-i-superboys/


 https://www.antoniogenna.net/doppiaggio/anim/arrivanoisuperboys.htm


Ultima questione, prima di dare inizio alle danze, quella inerente la prima trasmissione della serie in Italia. Sul web si trova una trasmissione del 1982, su Italia 1.
A conferma di ciò esiste anche un articolino su Topolino n° 1396 del 29 agosto 1982.



Per i mesi di agosto e settembre 1982 sono poco coperto con le riviste tv, ed alcune si limitano a scrivere un generico "cartoni animati", anche se su Italia 1 c'era una fascia oraria di quasi 2 ore. Ho trovato solo una Guida TV del 13 settembre 1982 in cui "Arrivano i Superboys"è presente nei programmi.


Ma io sono stracerto che venne trasmesso prima del settembre 1982, sicurissimo!
Ho recuperato un Telesette dell'ottobre 1981 dove veniva trasmessa su Milano TV la serie "Soccer Boy", che era l'altro nome con cui la serie era conosciuta, anche se il titolo era sempre "Arrivano i Superboys".
Mi rimane il dubbio di una messa in onda ancora precedente, sempre sul canale Milano Tv (ne sono certo, e la cosa mi è stata confermata da un coetaneo), ma, per ora, ho trovato solo questa trasmissione dell'ottobre 1981.
Inserisco tre scan del Telesette in questione per far notare che quella del 9 ottobre 1981 su Milano TV era la prima puntata. Infatti l'8 ottobre 1981 su Milano TV alle 19,00 c'è Capitan Cavey.


Mentre venerdì 9 ottobre alle 19,00 (sempre su Milano TV) compare "Soccer Boy", alias "Arrivano i Superboys".
Da notare che alle 14,00, orario in cui c'è la replica del cartone delle 19,00 del giorno prima, fanno vedere ancora Capitan Cavey.


La controprova la si ha sabato 10 ottobre (Milano TV), sia alle 14,00 che alle 19,00 c'è "Soccer Boy".




Avviso che ho inserito molte immagini, perché altrimenti è impossibile apprezzare l'epicità di questa serie calcistica   ^_^
Ho notato che alcune delle BGM sono le stesse di "Ryu il ragazzo delle caverne", che originariamente erano state composte per "Ventimila leghe sotto i mari" (1970).
La storia inizia con la voce narrante (Rino Bolognesi), lo stesso doppiatori di Tempei Matsuki, che racconta che 10 anni prima venne creato un nuovo quartiere in una zona agricola poco distante dalla periferia di Tokyo.
Le ruspe spianano i campi agricoli per costruirci palazzi, un po' quello che succedeva nello stesso periodo anche da noi.



Ora c'è il quartiere, ma manca il liceo. Quindi un politico propone una petizione da portare al sindaco per la costruzione di una nuova scuola.



Si sa che i giapponesi non sono come noi italiani, infatti la scuola è già bella che finita.
Prima puntata: Il primo incontro.


Il preside (anche se nel doppiaggio lo chiamano direttore o primo direttore) si accinge ad inaugurare la scuola.


Saranno anche semplici cartoni animati, ma qualcosa ci rivelano lo stesso. Gli atti di teppismo e bullismo di cui si rendono responsabili gli studenti per noi erano inconcepibili, mentre in Giappone, sempre considerando i toni esageati dellanime, erano già presenti.
Da notare che gli studenti non sono bimbiminkia come in "Holly e Benji", ma ragazzoni che paiono, ad onor del vero, quasi adulti nei lineamenti.
La ragazza sta piangendo perché il tizio con le man nelle tasche le ha messo in testa un bruco.


Mentre il preside fa il suo discorsetto, ne succedono di tutti i colori. Mi pare di aver intuito, leggendo qua e là sul web, che gli autori volessero mostrare un quartiere a cui mancava il senso della comunità, e quindi pieno di problematiche, tra cui il teppismo ed il bullismo.


Fango cacciato a forza in bocca ai compagni di scuola.



Dispetti vari.

Alterchi.


Tutta questa baraonda è osservata da un ragazzo che sta riposando sopra il tetto.





Il ragazzo si fa beffe dei compagni, del preside e del corpo insegnante.


Vediamo il ragazzo entrare nella 1°C, e sedersi sulla cattedra.
Si presenta, si chiama Shingo (non viene pronunciato il suo cognome...), è nuovo del quartiere ed è nato a Kante(?).


Il tono di sfida di Shingo non aggrada molto agli altri compagni di classe-


Shingo li aizza finché questi non reagiscono.
Chissà ai tempi cosa pensai della scuola giapponese...   >_<














Per la cronaca Shingo rompe la sedia, scagliata dal ragazzo qua sopra, con un calcio!






Finito il massacro si proclama capo della classe.


Anche se il doppiaggio italico di certo non ha rispettato il dialogo originale, si capisce che Shingo  importuna anche le compagne di scuola.



La ragazza chiede aiuto ad un ragazzone enorme, non come i bimbetti minkietta di "Holly e Benji"...



Il ragazzone si chiama Ohira, ed è lui a chiamare Shingo anche con il cognome: Tamai!
Shingo Tamai!


I due iniziano a litigare, sono entrambi dei rissosi sbruffoni...




Nel momento in cui stanno per venire alle mani, sopraggiunge un oggetto dalla forma indecifrabile e ad una velocità incalcolabile.


Colpisce Ohira in faccia.


Rimbalza su un palo.


E sfiora Shingo, solo perché questo è più sveglio di Ohira.



L'autore della bordata a carambola è un signore che critica immediatamente la rissa fra i due ragazzi:
"Non mi venite a dire che questo (la lotta tra Shingo e Ohira) lo considerate sport, perché non é altro che una forma di violenza che deteriora qualsiasi valore interiore!".
Minkia che sermone sportivo filosofico!


L'uomo si presenta, si chiama Tempei Matsuki, ed è il nuovo insegnante di educazione fisica, e vuole farli diventare dei calciatori.
Alla parola "calciatori" gli studenti reagiscono manco avesse detto "Gabigol"... nessuno conosce il calcio, un po' come Gabigol...
L'unico che pare interessato è Shingo, per il quale una squadra necessita di un capo, ergo lui sarà, molto ibrahimoviccianamente, il comandante in capo!


Il prof Matsuki reagisce calciando il pallone verso di lui.



Il pallone, che non è un Tango, si deforma, contorce, allunga. cambia traiettoria continuamente, e quelo non era un  pallone leggero come quyelo di oggi, studiato appositamente per fregare i portiri.
I palloni pesavano di più ed erano meno inclini agli effetti.




Shingo riesce a colpirlo a sua volta.




Il pallone finisce in orbita, ma poi scende.




Calciato nuovamente da Matsuki.
Terminano qui i primi 11 minuti della puntata: pubblicità  ^_^


Giunge anche il preside, che spiega che il loro professore di educazione fisica è conosciuto come il più grande calciatore della nazionale giapponese. E' stato soprannominato il "padrone del pallone" (forse se lo portava via alla fine di ogni partita?), ed è stato un grandissimo atleta.
Dato che dalle immagini mi pareva chiaramente un portiere, ho cercato qualche info ed ho trovato quelle che ho scritto all'inizio della recensione  ;)






Matsuki inizia il suo discorso, diciamo più un proclama...


"In questa scuola, che si è formata nella nostra grande città, io voglio creare una nuova squadra e portarla ad essere la più forte. Attraverso il calcio voglio trasmettervi lo spirito della competizione!".



Tutti vogliono essere membri della nuova squadra di calcio.


Shingo rifiuta, lui vuole fare solo a modo proprio, non ha nessuna intenzione di sottostare agli ordine dell'allenatore. Ohira lo segue.


Appena allontanatisi, Shingo ed Ohira riprendono la discussione da dove li aveva fermati Matsuki.






Si sente letteralmente la schiena di Shingo scricchiolare!











Quando i due sono ormai esausti a terra, giunge una ragazza di nome Ryoko.


Ryoko non ha paura dei due teppisti, e fa loro un megacazziatone.


Arriva anche Matsuki, che astutamente dice loro che è lui a non volerli in squadra.


Segue risata sardonica.


Shingo non è molto dotato di autoironia, è salta addosso al professore.


E qui Matsuki reagisce all'aggressione da vero stopper, cioè stoppa il ragazzo con una gamba e ci palleggia... nel senso che usa Shingo come un pallone!!!




Di quanto lo soleva? 2 metri? 3 metri?
Considerando che Shingo peserà circa 70 kg, sarebbe  interessante capire a quanto ammonti la spinta verso l'alto esercitata da Matsuki  >_<


Poi lo prende al volo, e lo scaraventa a terra.




Crollano le certezze di Shingo, la sua sicurezza granitica si sgretola. Penso che dalle animazioni si capisca bene  :]





Diciamo che non la prende bene... fine della prima puntata.


Seconda puntata: La sconfitta di Shingo


Shingo sta seguendo con interesse la lezione.


Ma poi gli viene in mente il Subbuteo... ah no, inizia a dare fastidio ad una compagna.



 Il professsore di Reader lo becca.


 E lui lo zittisce a modo suo   >_<





 Gol!


Gli studenti stanno leggendo l'avviso scolastico della formazione del nuovo club di calcio.
Ohira straccia l'avviso, Shingo concorda.


 Intanto Matsuki sta allenando gli aspiranti calciatori con il metodo Montessori... manco Sonetti...


Ho chiesto ad un injegneeer se poteva stimarmi quanti fossero i calciatori totali, visto che dall'immagine qui sotto se ne vedono 13 che corrono in cerchio, più una scarpa.
Considerando l'esiguità dei dati disponibili, ha ipotizzato circa 6 volte quelli mostrati, ergo 78.
Non male per il primo allenamento...


Dimenticatevi dei gradoni di Zeman, e anche degli allenamenti massacranti di Simeone, tutti dilettanti allo sbaraglio... oggi sarà un massacro.




 Testuale:
"Muovetevi fannulloni!!! Non sei mica qui per prendere il sole!"




Salto della rana(?) per un'ora e mezzo!


 Intanto lui dorme  :]


Ovviamente arriva Shingo a cagare il cazz... ehm... a criticare i metodi di allenamento di Matsuki, che non li fa giocare col pallone, solo corsa e ridicoli esercizi ginnici!


Visto che qualcuno cerca di zittirlo, lui li convince a suon di pallonate.
Mentre li martoriava, Shingo spiegava loro che è più importante il gioco individuale, cioè fare il veneziano...












I ragazzi, aizzati dalle pallonate di Shingo, vanno a lamentarsi da Matsuki, che non li fa giocare al calcio.
L'allenatore li porta in palestra.
I dialoghi sono un pochino confusi.


 Li fa mettere in mutande.


Si mette in mutande pure lui, e poi parte con il sermone:
"Il calcio è uno sport di passaggi, di comunicazione. In altre parole, il calcio è uno sport con tutti i sani principi del gioco di squadra. Per giocare il calcio non potete andare ognuno per conto proprio, dovete avere piena fiducia nei vostri compagni. Questa è la cosa più importante. Non si può giocare al calcio se non siete fieri di voi e della vostra squadra. Ogni membro deve mantenere la sua posizione e dare il massimo. La ragione per la quale vi ho fatto spogliare è perché io voglio che voi abbiate confidenza tra di voi, per comunicare senza preconcetti. E' solo in questo modo, infatti, che potrete conoscere e capire meglio il vero gioco di squadra. Abbiate fiducia in voi, io farò di voi dei campioni!".

Mi pare che abbia concluso dicendo "halma... "   ^_^

Tutto giusto, ma c'era bisogno di dirlo in mutande?!


 Il padre e la madre di Shingo hanno un ristorantino.


 Tutti abbiamo giocato a pallone in casa, pur sapendo che era vietato, Shingo va un po' oltre.



Dopo il quasi matricidio, c'è un dialogo madre-figlio poco chiaro, ma da cui si deduce che il ragazzo vuole sfidare Matsuki.


Il giorno dopo quei poveracci si stanno allenando ancora...


Tra gli esercizi ci sono anche le dimostrazioni fisiche dell'impenetrabilità dei corpi.
Attenzione, io mostro solo l'esito finale, ma prendono tutti la rincorsa!





A Shingo, che passa il tempo a guardare la squadra che si allena (per la serie: posso giocare?), Matsuki chiede di passargli un pallone.



 Al ragazzo non pare vero di dimostrare quanto lui sia forte, e quanto debole sia l'allenatore.
"Adesso gli tiro una stangata che se la ricorda per tutta la vita!" (mia interpretazione dello Shingo pensiero)







Si sa che in Giappone i portieri non si limitano ed esercizi tra i pali, ma padroneggiano tutte le tecniche dell'arte pedatoria, tipo le semi rovesciate volanti con avvitamente.
Coefficiente di difficoltà 2,4!






Matsuki si scusa per la pallonata in faccia a Shingo, se lui vede un pallone vagare, la prima sua reazione è colpirlo, tipo i cani di Pavlov, ma non aveva pensato che il ragazzo non fosse in grado di respingere il suo tiro... colpito ed umiliato davanti a tutti.
Vendetta, tremenda vendetta!



Da Shingo scaturisce l'odio per l'umiliazione subita.



Shingo propone ad Ohira di allestire una seconda squadra, per battere Matsuki sul campo e umiliarlo.


"Il pianeta delle scimmie" (Editoriale Corno 1976) - Differenze con il film del 1968 + incongruenze logiche della storia

$
0
0

Visto che dal qualche settimana c'è nelle sale cinematografiche il terzo film del remake de "Il pianeta delle scimmie", mi è venuta voglia di riguardarmi il mitico film del 1968, tanto per ricordarmi quanto fosse bello, per quanto ingenuo, quel vecchio lungometraggio.
Per fortuna parecchi anni fa (nel 2009) avevo comprato un mega cofanetto con tutti i 5 vecchi film, quello del 2011(...) più il pezzo pregiato, la serie di telefilm degli anni 70!
Quasi contemporaneamente sono incappato nel fumetto della Marvel proprio del primo film, che venne pubblicato dalla Editoriale Corno nel 1976. Leggendolo sono rimasto sorpreso dalla fedeltà della storia rispetto al film, ma anche i dialoghi sono praticamente identici, in molto casi, considerando la necessità di ridurre il testo, vi si può leggere fin le medesime parole.
Questo doppio approccio, però, mi ha fatto notare ancor di più alcune ingenuità fantascientifiche, che se lo spettatore del 1968 o degli anni 70, poco avvezzo alla fantascienza, poteva non notare, oggi sono abbastanza palesi.
Sia chiaro, probabilmente sto scoprendo l'acqua calda, e magari alcune mi sono pure sfuggite, però è in dubbio che lo staff di sceneggiatori ed il regista, commisero parecchie leggerezze. C'è da dire che non ho mai letto il romanzo, magari la storia era un po' incongruente fin dall'origine, però, nel caso, i produttori avrebbero potuto metterci mano.
Più probabile che "Il pianeta delle scimmie" fosse stato pensato in un periodo in cui vigeva una certa ingenuità fantascientifica, o che gli sceneggiatori sapessero di avere a che fare con un pubblico poco avezzo alla fantascienza e ai viaggi nel tempo.
A cosa mi riferisco?
Non tanto alla questione del ritorno sulla Terra dell'astronave e del suo spostamento nel futuro, che poi sono il fulcro dell'effetto sorpresa del film, ma, in particolar modo, dell'assurdità che Taylor continui per tutto il film a credere di essere su un pianeta alieno, e non sulla Terra del futuro.
Non mancano numerose incongruenze tecnologiche.
Ormai sono tanti decenni che vediamo film di fantascienza, e col tempo si sono create delle prassi più o meno scientifiche. Così la stranezza che salta subito agli occhi riguarda la grandezza dell'astronave, lo si nota bene dall'inquadratura interna.
E' mai possibile fare dei viaggi interstellari, con tanto di ibernazione, in uno spazio così angusto?
Le riserve d'aria? Acqua e cibo? Attrezzature e pezzi di ricambio per l'astronave? Il carburante?!
Dove lo mettono il carburante?!  O_o
Charlton Heston e soci avrebbero dovuto fare un viaggio di più di 300 anni luce...


Questa sotto è la Nostromo del primo Alien, nonostante i viaggi siano meno lunghi, l'astronave è enorme. E' anche vero che è una nave mineraria, quindi dotata di stiva, però si nota un approccio differente degli sceneggiatori al viaggio interstellare con ibernazione.


Riparto dall'inizio del fumetto e del film  ;)


A me Charlton Heston come attore è sempre piaciuto, un po' meno in qualità di lobbista della "National Rifle Associaton"(...), certo che vederlo fumare dentro un'astronave nello spazio l'ho sempre trovato strano... nel 1977 nessuno fumerà sul Millenium Falcon  ^_^


Stessa scena nel fumetto.


Una delle poche differenze del fumetto rispetto al film è l'avaria dell'astronave e l'ingresso nel pianeta. Nel film vediamo già la zona dell'ammaraggio, nessuna scena in orbita. Probabilmente per risparmiare sui costi di produzione.


Il fumetto, invece, ci dà la soddisfazione di vedere cosa cacchio era successo poco prima.


Altro argomento che non doveva essere molto chiaro era quello degli effetti dell'ibernazione, o ipersonno, o stasi oppure animazione sospesa. La si chiami come si vuole, ma lo scopo è lo stesso.
E' la prima vota che al risveglio dalla stasi, all'equipaggio è cresciuta la barba... e qualcuno si ritrova pure con i capelli bianchi!!!


Appena risvegliatisi non hanno praticamente alcun effetto collaterale da ipersonno, sono solo un po' annebbiati, tipo pisolo post pranzo, ma saranno immediatamente impegnati in una intensa attività fisica. Sempre in Alien, vediamo gli astronauti assai sofferenti e parzialmente inabili.
Erano i primi viaggi interstellari, gli effetti sul corpo umano non erano ancora conosciuti, dagli sceneggiatori  :]





I tre astronauti iniziano a chiedersi dove siano. Guardando la stella che illumina il pianeta, ipotizzano sia Bellatrix, che però dista 240 anni luce dalla Terra, non 320...
Ci può stare che non abbiano riconosciuto il sole, ma la Luna?
Già, perché la Luna si vede anche di giorno, oltre che di notte. Possibile che nell'arco di 2/3 giorni non abbia mai fatto capolino in cielo? Mai?!
E non credo che ci possano essere due lune identiche nell'universo...
I tre si pongono anche la domanda di quante ore duri un giorno, sensato, a dimostrazione che sono degli scienziati. Ma quanto si rendono conto che dura giusto giusto 24 ore, non si pongono ulteriori domande?


Fanno dei controlli sul tipo di atmosfera presente, e non trovano nulla di anomalo, ma noi sappiamo che 2000 anni prima c'era stata una guerra nucleare. Gli effetti delle radiazioni non dovrebbero essere ancora presenti?



Dopo due o tre giorni trovano una sperduta piantina nel deserto. Tralasciando il fatto che magari era l'unica forma di vita sul pianeta e loro l'hanno uccisa raccogliendola (però non c'era il cartello vietato cogliere i fiori...), ma nessuno di loro tre ha una minima infarinatura di botanica?
Ok che sono passati 2000 anni, e la flora si sarà evoluta, oppure sarà mutata per le radiazioni, ma non credo dovrebbe essere cambiata così tanto da essere irriconoscibile.




Passi non riconoscere il sole, non vedere la Luna, non leggere le radiazioni nell'atmosfera, non notare alcuna similitudine della pianta con la flora terrestre, ma almeno quando vedi un'intera foresta, altri essere umani, per quanto muti, e dei cavalli, non ti viene il dubbio che sei sulla Terra?!  >_<




Ci può stare, invece, che la presenza degli scimmioni non li abbia fatti insospettire, magari avranno pensato di essere in una puntata di Spectreman!




Non so se presente anche nel romanzo, ma nel film c'è una costante incongruenza tecnologica.
Le scimmie hanno armi automatiche, macchine fotografiche, ma i mezzi di locomozione sono i cavalli ed i carri trainati da cavalli... qui Spock alzerebbe ben più che un sopracciglio   ^_^


Le scimmie utilizzano anche la trasfusione sanguigna, che nella storia terrestre avvenne per la prima volta, a scopo medico, nel 1667, ma che diventò pratica solo alla fine del 1800!
Cioè quello che vediamo fare nel film, ma avranno scoperto anche l'esistenza dei gruppi sanguigni?
Lo spero per Charlton...



Passi non riconoscere il sole, non vedere la Luna, non leggere le radiazioni nell'atmosfera, non notare alcuna similitudine della vegetazione con la flora terrestre, fingere che gli altri esseri bipedi senza peli possano non essere umani, che i cavalli siano quasi cavalli terrestri, ma quando senti le scimmie parlare in inglese e scrivere in inglese, non ti viene il dubbio di essere a Liverpool? 



Tayler scrive sulla sabbia, non è il massimo per farsi ricordare dai posteri...



Finalmente Taylor riesce a comunicare con Zira.
Scopriamo così un altro anacronismo nella mano destra della scienziata, la società scimmiesca non conosce la bici, ma usa i pennarelli, cioè conosce la plastica e gli inchiostri sintetici...


Almeno nel fumetto viene usata quella che mi sembra una matita, che comunque è un'invenzione del 1700...


In tutto il dialogo tra Taylor e Cornelius l'astronauta dimostra di non aver capito di essere sulla Terra, nonostante che qualche indizio lo avrebbe avuto.
E' più logico credere di essere su un pianeta alieno praticamente identico alla Terra, tranne per la presenza di scimmie parlanti, oppure di essere sulla Terra abitata da scimmie parlanti?



Arriva uno dei momenti più epici del film, le scimmie ascoltano per la prima volta la voce dell'uomo: una parolaccia!!!





In assoluto la parte più allucinate del film è la scena del processo. Non mi metterò a farne un analisi, di certo sul web ci sarà chi l'avrà svolta con maggior cognizione di quanto potrei mai fare io, ma quei minuti sono ansiogeni.



                    

Nel fumetto, quando Taylor trova Landon lobotomizzato, grida a Zaius che hanno trasformato il suo amico in uno zombie... dubito che Zaius avesse visto i film di Romero   >_<



Quando Cornelius avanza una teoria scientifica blasfema, i tre giudici assumono la posa delle tre scimmiette: una non vede, una non sente, una non parla.
Stupendo  ^_^



Dopo il processo, Zaius convoca Taylor nel suo studio, e nel film l'orango fuma un bel sigaro...
Potenza della lobby del tabacco... per fortuna il fumetto ci ha risparmiato questa pubblicità cancerogena, però Taylor sputa in faccia a Zaius, cosa che nel film non capita.


Inizia così il penultimo capitolo.

A pagina 98 e 99, quando Zira e Cornelius portano in salvo Taylor e Nova, compaiono alcuni gorilla, scena che nel film non è presente.


Allora... già radersi la barba con un rasoio moderno è problematico, ma farlo con un normale coltello deve mettere molto a rischio la carotide... senza contare che mi son sempre chiesto dove tenessero la schiuma da barba le scimmie, e per cosa la usassero mai  :]



Ok Taylor, ricapitoliamo:
Passi non riconoscere il sole, non vedere la Luna, non leggere le radiazioni nell'atmosfera, non notare alcuna similitudine della vegetazione con la flora terrestre, fingere che gli altri esseri bipedi senza peli possano non essere umani, che i cavalli siano quasi cavalli terrestri, non considerare che le scimmie parlano in inglese e scrivono in inglese, ma quando anche tu concordi che il tizio della caverna aveva gli stessi acciacchi di un uomo del tuo periodo e vedi una bambola degli anni 70 che dice "maaaaamma", non ti viene uno stracacchio di dubbio che tu sia sulla Terra?!?!


Inizia l'ultimo capitolo.



Taylor, c'è voluto un po' di tempo, ma alla fine hai capito dove sei?





Il fumetto presenta un'altra storia.
In pratica negli usa vennero pubblicati più fumetti, da noi è arrivato solo questo, che io sappia.



All'inizio del fumetto, oltre all'indice, ci sono alcune pagine con informazioni sul film, notizie importanti in un'epoca priva del web  ^_^
Queste poche pagine confermano che il film fu un successo clamoroso, non per nulla ne hanno fatto dei remake.










Go Nagai Robot Collection 146 Uru Uru

$
0
0

Dopo un mese esatto dalla recensione dell'ultima GNRC, eccomi di nuovo qui a narrare la perfezione di questi modellini.
Diciamo che ho fatto le prove della giorno della liberazione, il 28 settembre!
Dopo Hado Hado e Gido Gido tocca al terzo mostro spaziale della 26esima puntata, Uru Uru.
In tutta questa moltitutine di mostri spaziali, guerrieri, meccanici e di roccia, parecchie volte non ho capito la decisione della Fabbri/Centauria di scegliere questo o quel personaggio, avendo selezionato robot nemici assolutamente marginali, oppure di episodi totalmente anonimi.
Perlomeno Hado, Giro e Uro, pur non esser stati degli avversari particolarmente poderosi, hanno partecipato a due puntate (in quanto gli avvenimenti sono spalmati in due episodi) pieno di colpi di scena, e che diedero una svolta narrativa alla serie:
per la prima volta vengono lanciati all'attacco 3 mostri spaziali assieme;
Venusia è ferita quasi a morte;
Venusia diventa protagonista del suo tempo (cit.);
Rigel straccia la tessere dell'Ufo Club Japan;
il TFO viene distrutto;
il Centro di Ricerche Spaziali viene gravemente danneggiato;
Hydargos conquista il Centro di Ricerche Spaziali;
Procton viene centrifugato da Hydargos;
Hydargos muore;
Gandal resta gravemente ferito;
Alcor inanella una serie di incredibili figure di emme... ah no, questo è normale...

Dei tre mostri spaziali preferisco Uru Uru, pare quasi avere un fisico umanoide, tipo un tokusatsu.
Ho apprezzato in particolare l'idea di immortalarlo con i tentacoli avvolti alle braccia. Dovrei andare a vedere in qualche mio artbook per vedere se era un disegno dei settei, ma non ne ho voglia...
...
...
... ok sono andato... no, tra il materiale che ho consultato non risulta essere una posa dei settei, ergo parrebbe un'idea originale della Fabbri/Centauria!




 Uru Uru dalle solite consuete svariate posizioni.











 Così abbiamo riunito la famiglia  :]


Dato che la sinossi l'avevo già fatta per la rece di Hado Hado, qui mi limiterò alle immagini riguardanti uru Uru.
Hydargos lancia il secondo ed il terzo mostro spaziale. Hado Hado (sotto) verrà inviato sulla Terra, mentre Uru Uru (sopra) a dar manforte a Gido Gido contro Goldrake.




Uru Uru non è provvisto di semidischi per la trasformazione in ufo, utilizza, curiosamente, i due tentacoli per creare il guscio esterno.






 Actarus rientra sulla Terra (dopo aver salvato la vita ad Alcor...), portandosi dietro il duo.





Questa è la scena che conclude la 26esima puntata, ai tempi mi sarà preso un mezzo infarto da ansia...


La 27esima puntata riprende con Goldrake in seria difficoltà, ha un guasto a Goldrake e non può usare le armi.



Questa curiosa immagine nasce dall'escamotage utilizzato da Actarus per liberarsi. Rilascia di colpo i tentacoli di Uru Uro, che devono avere delle caratteristiche meccaniche simili agli elastici, che li fanno aggrovigliare a Hado Hado.



Quindi prende il volo è usa la nebbia antiradar, in pratica una ritirata strategica.


 Alla fine della puntata c'è da fare i conti.



Actarus si aggancia volontariamente le due mannaie di Uru Uru alle spalle, in modo da portarselo in giro tipo palloncino...




 Così da scaraventarlo dentro la grotta dove si era rifugiato quando aveva il robot i panne.





Ricorderemo Uru Uru così   >_<


Il bello di tutto lo spazio sotto al numero 150 è che in realtà lo spazio è ancora maggiore, visto che è giù uscito pure il numero 147!!!


Go Nagai Robot Collection 147 Domez

$
0
0

Nell'uscita 146 di Uru Uru della GNRC (postata ieri) è stato concluso il trittico di mostri spaziale che si poteva vedere nella 26esima e 27esima puntata di "Atlas Ufo Robot", in quella serie poter ammirare tre mostri era un fatto più unico che raro. Non così nella serie de "Il Grande Mazinga", ergo i tre mostri guerrieri che appaiono nel 43esimo episodio non sono una novità. Quindi mi resta il solito dubbio sul perché dei tre disponibili, i nomi degli altri due sono Rubamba e Glasser, si sia scelto quello veramente più sfigato, Domez...
Tralasciando che dei tre è, a mio avviso, quello che ha il mecha meno bello, ma son punti di vista, il suo contributo alla battaglia è totalmente fallimentare.
Forse la Fabbri/Centauria ha voluto valorizzare questo suo aspetto?
Per il resto il modellino non è malaccio, le sbavature ci sono sempre, ormai non ha proprio più senso farlo notare. La posa è normale, anche se non comprendo perché non sia stata scelta quella inginocchiata presente in copertina, che è poi la medesima postura che assume la prima volta che lo si vede nella puntata.



Domez dalle solite svariate angolazioni.










La puntata inizia con il Gran Maresciallo delle Tenebre che si bulla con l'Imperatore per il suo suv nuovo... ehm... per la Fortezza Demonica.
Nel contempo il Ministro Argos è invidioso per il nuovo giocattolo del collega di governo, ma ci pensa la Marchesa Yanus a tirarlo un po' su di morale, con il suo nuovo piano d'attacco:
la diabolica attendente ha approntato tre mostri guerrieri con caratteristiche differenti, e facendo conto sul fatto che il professor Kabuto fa uscire sempre per prima Venus, distruggerà il Grande Mazinga.... mmmmmm .... non mi pare molto nuovo come piano...
L'altra tematica della puntata sono le seghe mentali di Shiro, che si sente un po' abbandonato dal padre, ma si sa che i padri nipponici si dedicano per prima cosa al lavoro. Inoltre Shiro vorrebbe partecipare più attivamente alle battaglie con il suo Junior Robot, ma il padre non vuole.


La riunione del giorno verte sulla differenza di dimensioni tra il Guretto e Demonika, ma Mikeros, invece, era tanto più piccola  O_o
Mi chiedo che si sia messo a disegnare col gessetto sulla lavagna  ^_^



Demonika potrebbe devastare le città giapponesi!
Mentre Mikeros...

La Marchesa Yanus spiega il piano di cui sopra ai tre mostri guerrieri.
Uscirà prima Domez, che attirerà Venus, poi Rubamba e Glasser si occuperanno di Tetsuya sulla base vulcanica. Alla fine dello spiegone la marchesa augura buona fortuna a Domez, che se potesse si toccherebbe scaramanticamente  >_<





In tv trasmettono Domez!


La simpatica caratteristica di Domez è che si richiude a palla e spara verruche...



Intanto Tetsuya sta affrontando gli altri due mostri guerrieri. Si sente la Marchesa Yanus autocompiacersi della buona riuscita del suo piano, concludendo il suo discorsetto a se stessa con questa frase:
"Tetsuya, questa sarà la tua tomba, mio bel guerriero!"
Hai capito questa marpiona della marchesa? 


Jun è in grave difficoltà, ma arriva Shiro è pianta una bella "clava d'acciaio" in faccia a Domez.
Mi piaceva un sacco la "clava d'acciaio" di Junior Robot  ^_^



L'esito della battaglia non cambio, Venus perde un braccio, che robot distratto...


Come abbiamo visto innumerevoli volte in questi anime robotici, la Marchesa Yanus, invece di far distruggere Venus da Domez, gli ordina di andare alla Fortezza delle Scienze...


Ed è in questa circostanza che succede l'impensabile...
Domez incontra Boss Robot che indossa un costume da mago...


Boss fa roteare il bastone e...


... e spara un gas rossastro, che dovrebbe avere dei poteri ipnotici, che poi mi chiedo come si possa ipnotizzare un mostro guerriero, ma vabbè...


Domez si scaglia su Boss.


Ma Domez pare non gradire il gas di Boss.


Probabilmente è vittima di una fortissima reazione allergica!



Lo shock anafilattico è terribile!


Pure Boss è sorpreso, non quanto noi...


A Domez lacrimano gli occhi, e non ha neppure un antistaminico!



Ecco, il "buona fortuna" della marchesa Yanus era stato profetico...
Domez verrà ricordato, anche se io l'avevo dimenticato, come il mostro guerriero distrutto dal gas di Boss, che lascia adito a numerose battute...



Dato che la storia prosegue anche nella puntata successiva, mi fermo qui con la sinossi per immagini, visto che il nostro Domez ha concluso la sua comparsata quasi subito...
Ormai si vede la luce in fondo al tunnel!
Un tunnel che abbiamo impiegato quasi 4 anni a percorrere...



"Heidi, Goldrake, Harlock and co.", di Giuseppe Breveglieri (riprese filmate Antonio Bucci - montaggio Gianbattista Mussetto) - "Tam Tam - attualità del TG1" 6 aprile 1979

$
0
0

  
"Il quartiere di Nerima, nella periferia di Tokyo, è un dedalo di stradine a più di due ore d'auto di questa grande metropoli."

Sono queste le prime parole della puntata di "Tam Tam" andata in onda il 6 aprile 1979 alle 20,40, cioè l'orario che noi oggi chiameremmo del "prime time". Puntata dedicata ai cartoni animati giapponesi.
Sinceramente non ricordo di averla vista ai tempi, non credo, altrimenti lo rammenterei, e fu un vero peccato, perché era, ed è, veramente interessante.
Intanto è giusto specificare per i più giovani che "Tam Tam" era una trasmissione informativa seria, non per nulla si fregiava del titolo di "attualità del TG1". Nulla a che vedere con le trasmissioni di "attualità" di oggi, tranne poche eccezioni (Report e soci).
Quindi il fatto che la Rai mandasse una troupe a Tokyo per avere informazioni di prima mano sugli anime è già la dimostrazione di quanto fu travolgente il successo di questi primi anime.
E di quale livello è l'informazione data dalla Rai?
Tranne qualche nome errato, che si potevano risparmiare con un po' di attenzione in più, e che potrebbe dare l'impressione iniziale di essere una trasmissione alla "Studio Aperto", i 15 minuti del servizio smantellano gran parte delle bufale che si potevano leggere sui quotidiani.
Peccato che i primi a non guardare questa puntata di "Tam Tam" furono i colleghi di Giuseppe Breveglieri... che continuarono imperterriti a sparare per anni le solite fake news a caso...
Oltre alle numerose informazioni, sono presenti un sacco di anteprime da far venire l'acquolina in bocca a qualsiasi bambino dell'epoca. Parecchi secondi in cui ci vengono mostrati Mazinga Z, che quasi quasi pare fin una serie avvincente, Capitan Harlock, Anna dai capelli rossi e Judo Boy!
Purtroppo nei programmi tv del 6 aprile 1979 (TV Sorrisi e Canzoni n° 13)  non è annunciato questo servizio sugli anime, né c'è un minimo di anteprima scritta, solo il nome della trasmissione.


Un vero peccato, perché il giorno dopo per la trasmissione "Apriti Sabato" (non "Apriti Sesamo"), che era dedicata al Giappone, dal titolo "I figli del Sol Levante", è presente un esauriente anteprima della puntata.
Ad ulteriore dimostrazione di quanto il Giappone era nel mirino dell'informazione.


Questo servizio di "Tam "Tam" sugli anime era già stato commentato sul web (direi per la prima volta) sul sito di "Rapporto Confidenziale", con una analisi dei contenuti ad opera di Mario Verger molto valida, molti di più di quello che potrei mai fare io.
Ho deciso di postare questo "doppione" solo per mostrare più immagini possibili di quel servizio, a beneficio di chi non lo ha mai potuto vedere, ed inoltre sul web capita che le cose spariscano, meglio avere più fonti. Perché questo servizio di "Tam Tam"è realmente storico.
Ho trascritto tutto il parlato (in corsivo) e lo posterò in sincrono con le immagini, cercando, però, di non spezzettarlo troppo.
Eccolo! E' lui! Goldrake!
Penso che da bambino mi sarei messo a piangere, e non ero un bambino frignone  :]


Voce fuori campo:
"Non sbagliate, è Goldrake il vincitore di mille battaglie nello spazio. Adesso fa il guardiano al cancello della Toi Animation, la casa cinematografica che lo ha creato.

Le strategie dell'industria giapponese dei cartoni animati sono state più forti di lui, e questa volta è stato sconfitto. Di Goldrake si è parlato molto, sociologi ed esperti di comunicazione di massa, si sono scomodati per lui, si sono accapigliati, domandandosi se un cartone animato come il suo è per lo spettatore un mezzo ininfluente o meno, e cioè se è innocuo o se non lo è. C'è persino chi ha visto nelle avventure del robot giapponese un reato di lesa infanzia. Dimenticando che anche i bambini hanno una intelligenza critica. Per Goldrake, ora, le avventure galattiche sono solo un ricordo."

Certo, invece di chiamare lo studio d'animazione giapponese con il suo corretto nome, si sente un incredibile "Toi", e sarebbe bastato guardare il filmato per vedere che dietro il robottone c'era scritto "TOEI", ma chissà chi scrisse il testo che la voce fuori campo legge, e chissà se la voce fuori campo lesse bene...


Che fine avrà fatto questo stupendo costume?
Doveva pesare un botto, visto che il poveraccio che c'è dentro appena può appoggia le mani sul muretto del cancello...
Per me oggi vincerebbe un sacco di gare di Cosplay  :]



A questo punto partono 40 secondi dell'anime di Goldrake (con la puntata in cui c'è Boss!), che è l'unica cosa che ho omesso del servizio assieme ad Heidi (più avanti), visto che più o meno lo conosciamo tutti  ^_^
Il servizio dal vivo riparte con  una breve intervista a Tomoharu Katsumata.


Voce di Tomoharu Katsumata tradotta:
"Abbiamo realizzato la serie di Ufo Robot dopo quella di Ultraman, un eroe extraterrestre venuto sulla Terra da un'altra stella. Ultraman è piaciuto molto qua in Giappone, e allora abbiamo pensato di continuare su questa strada, ma abbiamo introdotto una modifica, un robot come Goldrake che viene guidato dal protagonista nel quale lo spettatore può identificarsi.

Prima di Ufo Robot, che è di qualche anno fa, abbiamo realizzato nel 73 Magingher Z.

Magingher Z è il primo cartone sui robot, ed è in un certo senso il papà di Goldrake."

Altra informazione che tutti gli altri giornalisti italici ignorarono, dando molto spesso a Mazinga Z del figlio di Goldrake...
Da notare che Goldrake è sempre chiamato "Ufo Robot", mai "Atlas Ufo Robot".


Partono 40 secondi di filmati su Mazinga Z, che, oltre avere un audio contraffatto/rovinato (volontariamente), vengono ripetuti più volte.
Però potevi vedere un robottone totalmente sconosciuto, visto che il "Grande Mazinga" (dove nelle ultime puntate si vede Mazinga Z), arriverà a novembre.
E ti viene detto che arriverà in tv prossimamente, anche se non in autunno, ma nel gennaio 1980.

Voce fuori campo:
"Magingher Z, che noi vedremo in televisione in autunno, è in un certo senso la prova generale dei disegnatori della Toi, per arrivare a Goldrake.

Magingher Z, che da noi si chiamerà semplicemente Mazinga, è un robot costruito da uno scienziato, il professor Kabuto. Un collega di Kabuto, il dottor inferno, si impadronisce di altri robot per minacciare l'umanità. Mazinga, robot paladino del bene, sconfiggerà le forze del male guidate dal perfido dottor Inferno, ma Mazinga, come Goldrake, è un personaggio ormai dimenticato dai bambini giapponesi. Un personaggio che non tornerà, perché?"


Curioso che venga detto il nome in italiano del dottor Hell, fu un caso oppure la Rai aveva già adattato la serie?




L'audio in sottofondo è veramente fastidioso...


Voce di Tomoharu Katsumata tradotta:
"I bambini giapponesi oggi hanno tanti giocattoli meccanici, tanti robot e navi spaziali. Questi giocattoli durano poco, non più di un anno, perché arrivano altri eroi. Dopo Goldrake hanno avuto un altro personaggio, che si chiama Giaumbo, e allora i giocattoli di Ufo Robot sono stati abbandonati. I miei disegnatori, poi, si annoiano se lavorano per più di un anno sullo stesso personaggio, e vogliono cambiare. Dopo la serie dei robot abbiamo prodotto molti altre storie spaziali, soprattutto perché gli sponsor dei nostri cartoni, vogliono sempre nuovi personaggi."



A questo punto partono delle bellissime riprese degli studios Toei, dove si vedono i disegnatori impegnati in un altro cartone che ci viene mostrato in anteprima: Capitan Harlock!!!

Voce fuori campo: 
"Il meccanismo degli sponsor va spiegato, mentre vediamo i disegnatori della Toi a lavoro sulla nuova storia di Captain Harlock. La Toi Animation, così come le altre case cinematografiche giapponesi, non produce cartoni animati di sua iniziativa. Sono gli sponsor, e cioè alcune aziende interessate a pubblicizzare i loro prodotti, che commissionano i cartoni animati alle case cinematografiche. La serie di Ufo Robot, ad esempio, venne patrocinata alcuni anni or sono, da sei aziende."





Voce fuori campo:
"Gli sponsor coprono le spese di realizzazione in parti percentuali, e hanno in cambio il diritto di sfruttare pubblicitariamente i personaggi del cartone animato per le loro attività commerciali. La serie di Ufo Robot costò agli sponsor 6 milioni e mezzo di yen, poco più di 27 milioni di lire. Una cifra modesta, se si la rapporta al costo dei cartoni animati occidentali e al giro di affari ottenuto dalla vendita dei prodotti che sfruttavano l'immagine di questi personaggi.

Il meccanismo, dunque, è semplice: gli sponsor vogliono sempre nuovi eroi, per lanciare sul mercato nuovi prodotti. Per questa ragione Goldrake è finito in portineria."

Questa cosa degli sponsor, o comunque del merchandising nipponico legato alle serie, lo si poteva leggere anche sui quotidiani dell'epoca. Vuol dire che qualche info era pur passata, ma altre faceva più comodo fare finta di non sentirle.





Voce fuori campo:
"Abituati ad associare il lavoro dei giapponesi a sofisticate attrezzature elettroniche, gli occidentali, quando apparvero i cartoni nipponici, parlarono subito di programmazione e di elaborazione elettronica.

Non è così, come mostrano queste immagini.

I disegni animati giapponesi sono il risultato del più artigianale dei lavori."

Solo i sordi o chi era in cattiva fede poteva non aver capito, oppure i male informati, ma un giornalista non informato non è il massimo...








Voce fuori campo:
"Così sono nate tra l'altro, le storie di Dangard, le avventure fantastiche di Captain Future, quelle di Galaxy Express, di Mazinga, di Ufo Robot, di Captain Harlock. 
Harlock, eccolo, è un romantico pirata siderale, che tra pochissimo tempo apparirà anche sui nostri teleschermi."



Voce fuori campo:
"Captain Harlock ha circa 28 anni, ama la libertà e l'avventura, il suo battello spaziale solca i mari dello spazio. Gli altri protagonisti sono la graziosa Kei Yuki e Tadaishi Daiga, prima avversario e poi alleato di Harlock. C'è anche Mayo, una piccola terrestre amica del pirata spaziale. Harlock guida una ciurma di fedeli e turbolenti pirati, ma deve guardarsi dalle abitanti del pianeta Mazon, e dalla sua regina Lafrisia.

Le avventure di Harlock avvengono nel 2976, tra circa mille anni, mentre la Terra, unita sotto un solo governo federale, vive in pace, ma le navi pirata percorrono gli spazi del sistema solare."

Da notare che i 50 secondi in cui scorrono le immagini d'anteprima su Capitan Harlock, vanno a pari passo con i nomi che si ascoltano. 
Se si sentono nominare nominare Kei Yuki e Tadaishi Daiga, si vedeno loro due. Quandi si parla di Mayo si vede la bambina, etc etc etc. Non ci sono mai nomi ed immagini a caso.
Non conosco così bene Harlock per sapere che età avesse, quindi non saprei dire se i 28 anni riportati furono un'invenzione italica o un dato nipponico.







Voce fuori campo:
"I protagonisti dei cartoni animati della Toi Animation vestono corazze e mantelli diversi, ma hanno il viso molto simile, c'è sempre la stessa mano, quindi, quella del disegnatore di Ufo Robot."

Ma criiibiooo, proprio non si accorsero che dicevano "Toi" e nel filmato si leggeva "Toei"?  >_<
E qui parte una delle menate tipiche del periodo, dopo l'uso del computer, gli occhi all'occidentale.



Voce in presa diretta di Giuseppe Breveglieri:
"I bambini italiani, i bambini europei si sono domandati perché questo personaggio non aveva gli occhi a mandorla. E soprattutto vorrei sapere se i bambini giapponesi lo hanno accettato così."

Voce di Tadanao Tsuji tradotta:
"La storia di Ufo Robot ha personaggi senza nazionalità, con occhi grandi. Poi io credo che gli occhi dei bambini giapponesi, oggi, non sono proprio a mandorla. Ecco, per queste ragioni, secondo me, non era il caso di precisare gli occhi."



A parte il nome sbagliato, ma per i giornalisti italiani i nomi giapponesi dovevano essere veramente ostici, a me resta il dubbio che il pensiero di Tadanao Tsuji sia stato riassunto un po' troppo.


A cavallo tra il gennaio ed il febbraio 1980 su "TV Sorrisi e Canzoni" n° 4è di nuovo presente Tadanao Tsuji, questa volta col nome corretto.
La visiera da tipografo non la toglieva proprio mai  >_<


Voce fuori campo:
"Ancora Tokyo. Ancora ore di auto in un traffico convulso. Sempre in periferia, ma all'altro capo della città, c'è la Nippon Animation.

Cinque anni fa, i disegnatori della Nippon crearono Heidi, la pastorella che vive in un mondo non ancora toccato dalla civiltà dei consumi. L'autrice di Heidi, la svizzera Johanna Spyri, visse tra il villaggio dove era nata nel 1827 e Zurigo. Scrisse la sua prima storia a 42 anni, e Heidi a 54. Con Heidi divenne un'autrice internazionale, lei stessa, però, non avrebbe certamente immaginato che alla sua pastorella avrebbero dato vita nel lontanissimo Giappone.
Il modo in cui la Nippon Animation arrivò al personaggio di Heidi è singolare."

Sono mostrati anche 46 secondi di Heidi, con il doppiaggio italiano.


Forse fu questa la prima volta che vennero mostrati gli studenti giapponesi in divisa?


Mentre ho qualche dubbio sul significato di queste riprese   ^_^


Voce di Tetsuo Yahagi tradotta:
"Lo sponsor che ci aveva commissionato Heidi, la Calpis, una ditta di bevande non alcoliche per bambini, voleva un'immagine pubblicitaria aderente alla semplicità e alla purezza delle sue bibite. Heidi, come personaggio, è una bimba sana e vispa, era l'ideale. Le mamme giapponesi di oggi, poi, quando erano bambine, conoscevano la storia di Heidi, che in Giappone è nota da molti anni. Tutto questo è avvenuto 5 anni fa, dopo abbiamo fatto altre storie, e tra queste il vostro Cuore, una cosa molto importante per i bambini. Adesso stiamo realizzando Anna."

Quando negli anni 90 lessi per la prima volta la spiegazione del legame tra la Calpis e e gli anime tratti dai romanzi occidentali per l'infanzia (World Masterpiece Theater), non pensavo proprio che fosse già stata raccontata nel 1979!


Voce in presa diretta di Giuseppe Breveglieri:
"I bambini italiani hanno amato, e io penso amino molto ancora Heidi, io credo che non riusciranno a capire il perché della scomparsa di questa bambina, non esiste una possibilità che ritorni, secondo lei?"

Voce di Tetsuo Yahagi tradotta:
"Anche i bambini giapponesi hanno seguito con passione la storia di Heidi. Anche loro avrebbero voluto che continuasse, purtroppo, però, è una storia vecchia, e non ci sono nuovi racconti sulla pastorella svizzera. Poi, come lei sa, gli sponsor, qui da noi, vogliono cambiare personaggio ogni anno, per suscitare nuovi interessi sui loro prodotti. E' impossibili quindi che Heidi ritorni con nuove avventure."

Nessuno avrebbe potuto immaginarlo, ma in realtà Heidi non ha avuto bisogno di tornare, perché non ci ha mai abbandonato  ^_^




Voce in presa diretta di Giuseppe Breveglieri:
"Ann è il personaggio sul quale voi state lavorando ora, vuole parlarmi di questo personaggio, cioè vuole dirmi chi è, cosa fa, come è nato?"

Voce di Tetsuo Yahagi tradotta:
"La storia di Anna è ambientata nell'isola canadese di Prince Edward. E' un posto molto conosciuto dalle ragazze giapponesi. Sull'isola hanno costruito anche la casa di Anna, descritta nella favola. Abbiamo deciso di fare Anna per le bambine che hanno amato Heidi 5 anni fa, ora sono più grandi, e la storia è adatta a loro. Abbiamo lavorato un anno prima di decidere se fare o meno questo cartone, ora siamo alla settima puntata, e grazie a dio il gradimento sta aumentando. Anna piace anche alle mamme giapponesi."

L'anime di Anna in Giappone iniziò il 7 gennaio 1979, se vi sommiamo le 7 puntate a cui erano arrivati al momento di questa intervista (in base a ciò che dice Tetsuo Yahagi), considerando una puntata la settimana, si giunge alla data in cui venne fatto questo servizio, tra il 18 febbraio ed il 25 febbraio (1979).





Voce fuori campo:
"Tokyo, in questa sterminata città la televisione di Stato e quelle private trasmettono ognuna almeno un'ora di cartoni animati al giorno. Nei giorni di festa le ore di trasmissione aumentano. Oltre ad Anna, ci sono nuovi personaggi. Le tecniche di realizzazione sono simili a quelle dei cartoni già visti, c'è, però, come in questa storia che vi mostriamo, la tendenza ad abbandonare le imprese galattiche."



Ho riguardato più volte il filmato ed il fermo immagine, non riuscivo a capire cosa stessero facendo le persone riprese (a loro insaputa, alla faccia della privacy  ^_^).
Poi ho avuto un'illuminazione: guardavano la televisione!


Televisori marca Sony!!!
Non ricordo se i Sony era già importati in Italia, io non li rammento.
E cosa stavano guardando in tv?


Voce fuori campo:
"Korenai Sanshirò e il piccolo Kenbò, sono gli eroi del momento, sono fratelli, e lottano contro i cattivi, non più malvagi di altri pianeti, ma comunissimi malfattori e robot quasi domestici.
Tra la pubblicità per un incontro di baseball, e i prezzi di un teatro di Yokohama, Sanshirò e Kenbò lottano e sconfiggono i malvagi" 

E' questo, a mio avviso, una delle poche imprecisioni di una certa gravità del servizio, cioè aver fatto passare un anime prodotto nel 1969, come Judo Boy, per una nuova serie animata.







Voce fuori campo:
"Il futuro di Goldrake, dunque, non è promettente, la sua nuova occupazione gli consente ogni tanto di giocare con i piccoli ammiratori. Il loro eroe è sceso dallo spazio per sempre. 
Ma non tutti hanno il coraggio di stringerli la mano possente."



Il bimbo più piccolo dimostra un certo timore, rifiutandosi di stringere la mano a Goldrake.
Forse, oltre all'imponenza del costume, il manato saluto fu dovuto anche al fatto che magari non conosceva l'anime, dato che venne trasmesso nel 1975, e lui forse manco era nato  :]



Siamo agli inchini finali.
Mi chiedo che mal di gambe potesse avere il poveraccio che era dentro il costume...




Criiibio... c'è pure scritto... "TOEI"!!!


Siparietto finale con domande e risposte tra Giuseppe Breveglieri  e Goldrake.
La voce di Goldrake è di qualcuno che imita il tono meccanico di un robot, non è la voce di Malaspina ;)

Giuseppe Breveglieri:
"Goldrake, cosa ti è successo?"

Goldrake:
"I robot non li vogliono più. Ho combattuto nelle battaglie, ma ora non hanno più bisogno di me. Adesso ci sono i pirati siderali, c'è quel Harlock. Non ci capisco più niente."

Giuseppe Breveglieri:
"Ma le lame rotanti, i raggi protonici, i magli perforanti, i disintegratori. Le tue armi, insomma, dove sono?"

Goldrake:
"Non lo so, me le hanno tolte quando mi hanno dato questo posto. Ho ancora le alabarde sulle spalle, ma non funzionano."

Giuseppe Breveglieri:
"Non funzionano? E allora cosa pensi di fare?"

Goldrake:
"Non so, potrei venire in Europa, in Italia se la vostra televisione mi fa lavorare."

Giuseppe Breveglieri:
"Beh, ai bambini italiani piacerebbe di certo un tuo ritorno."

Goldrake:
"Potrebbe essere una buona idea, a presto allora, arrivederci."








Una volta salutato il buon vecchio Goldrake, mi soffermerei sull'aspetto urbanistico architettonico del filmato.
Sopra non ho mostrato l'avvicinamento dell'auto con la troupe Rai alla sede della Toei Animation, perché volevo raffrontarlo con la medesima via di oggi.
Ho letto molte volte che in Giappone ci mettono poco a rifare ex novo i palazzi, a cui bisogna aggiungere il periodo del boom immobiliare anni 80, che avrà di certo stimolato i proprietari dei terreni e vendere e a far costruire palazzi e case più grandi e remunerativi. Sinceramente, però, non pensavo che una singola via potesse cambiare così tanto... anche dalle mie parti hanno costruito parecchio dal 1979, ma ci sono punti (non di pregio artistico) che sono rimasti pressoché identici. Ed anche a Milano saranno cambiate alcune insegne, ma molte vie sono rimaste quasi uguali.
Purtroppo la qualità del video non è eccelsa, ma paragonando la via nell'aprile del 1979 con la medesima dei nostri giorni, quasi non la si riconosce, se non per la curva finale a destra e la facciata della Toei Animation.
Prima posto il percorso del filmato e poi le immagini di "Street  Vieew".
















Peccato che ci sia il camion della pattumiera che ostruisce la visuale...




Si vede Goldrake ai cancelli della Toei Animation.


Un po' prima che inizi il filmato c'è una curva, ergo ho salvato solo le immagini del rettilineo, visto che ci viene mostrata una strada diritta, salvo la curva finale.
Questa sotto è la curva verso sinistra arrivando da dietro (cioè da destra), non so se mi sono spiegato...   >_<



Qui il percorso rettilineo, dove mi è stato quasi impossibile trovare un punto di riferimento architettonico...





 L'unico punto dove mi è parso di trovare palazzi simili è quello con l'insegna della Yamaha.




Purtroppo sfiga vuole che appaiano i titoli...






Un'altra prova della frenesia speculativa tokiese la si può notare qui sotto.
Sulla destra si notano dei teli blu che coprono una nuova costruzione, occhio alla data in cui è stata presa la foto, novembre 2016.


Questo è il punto dove nel filmato c'era il camion della pattumiera e dove l'auto della troupe Rai svolta a destra.


Una volta svoltato a destra, si vede poco avanti lo stabile della Toei Animation, vediamo un parcheggio, non c'è più il palazzo in costruzione!
E la data è del marzo 2015!



 Il sacro muretto dove Goldrake posò i suoi magli perforanti   T_T





L'educazione femminile in Giappone

$
0
0


TITOLO: L'educazione femminile in Giappone
AUTORE:
Pica Rosa
CASA EDITRICE:
Youcanprint
PAGINE: 158
COSTO: 12 €
ANNO: 2015
FORMATO: 21 cm x 15 cm
REPERIBILITA': sul web
CODICE ISBN:
9788893211284


Anche questo è uno dei titoli che ho acquistato on line, quindi non l'ho potuto sfogliare, né consultarne l'indice. Mi sono basato solo sulla descrizione che ho reperito sul web.
A me interessava l'aspetto riguardante l'attualità, non il periodo Heian, né quello sulla geisha.
Stante queste premesse, il saggio mi ha soddisfatto?
Sinceramente no, e ne sono dispiaciuto, perché è una tematica poco esplorata.
Mi è difficile spiegare il perché il saggio non mi è piaciuto, senza essere oltremodo antipatico >_<
Ho acquistato il libro nonostante avessi notato che sulla copertina fosse scritto ben chiaro che era una tesi dell'anno accademico 2001/02, pubblicato nel 2015, 13 anni dopo.
Quindi, in parte, mi sono assunto il rischio consapevolmente. Uno dei problemi è che pare proprio che sia rimasta la tesi originale.
Possibile che in 13 anni non ci sia potuti dedicare un pochino ad attualizzarne le informazioni?
Oppure cambiare la struttura della tesi?
Perché ci sono parole ripetute molto.
Per ben 86 volte un capoverso inizia con la parola “inoltre”, a cui sommare altri 53 “infatti”, e poi ci sono altre decine di “invece”, “intanto”, “infine”, “quindi” e via discorrendo.
La lettura è un po' ripetitiva, specialmente quando in una pagina leggi tre volte “inoltre “ e due volte “infatti” all'inizio di altrettante frasi.
Mi permetto di mettere una scan dello scritto per non passare da visionario  ^_^



Un altro aspetto che mi ha convinto poco è il grande salto temporale, si passa dalla condizione della donna nel periodo Heian (anno 1000 DC), al successivo capitolo che parla del Giappone moderno, ed in mezzo?
Ma la condizione della donna nell'anno 1000 è così importante?
Leggere i diari della varie dame di corte Shei Shonagon, Izumi Shikibu, Murasaki Shikibu e Sarashima, è veramente rivelatore di come era educata la donna giapponese nell'anno 1000?
In pratica nel primo capitolo vengono commentati i passi di questi diari, che in gran parte (fa eccezione Murasaki) raccontano di storie d'amore, tresche d'amore, corteggiamenti etc etc
C'è poi la questione delle fonti, abbastanza monotematiche.
Nel primo capitolo vine citata come fonte solo “Diari di dame di corte nell'antico Giappone” di Giorgia Valensin, possibile che non sia stato scritto altro?
Stesso discorso per il secondo capitolo, che ha come fonte (tranne per una voce) “I giapponesi giorno per giorno” di Fernando Mezzetti, del 1993. Il libro usato come fonte aveva già quasi 10 anni quando venne fatta la tesi, quando è stato pubblicato pubblicato il libro ne aveva 20.
Questo, tra l'altro, sarebbe stato il capitolo che mi sarebbe interessato di più, visto che arriva al Giappone moderno, saltando a piè pari 1000 anni. Purtroppo, oltre ad essere formato da sole 16 pagine, vi è stato introdotto il tema dell'aborto, per altro interessantissimo, e del matrimonio combinato, anch'esso interessante.
Ma che nesso c'è con l'educazione femminile?
Probabilmente per "educazione" si intende un significato molto ampio.
A questo punto non era meglio intitolare il saggio “La condizione femminile in Giappone”?
Quando si tratta dell'aborto si riportano dati del 1987, non era proprio disponibile un dato più recente?
Qualche dato sugli aborti degli anni 2000 per la tesi, ed anni 2010 per la pubblicazione del libro?
Il terzo paragrafo, che è più incentrato sull'educazione femminile, è di quattro pagine (vedere scan indice più sotto).
Il quarto paragrafo di questo secondo capitolo, che tratta del matrimonio combinato, riporta delle tariffe in lire.
Il terzo capitolo si focalizza sui servizi per l'infanzia, cioè gli asili.
Ed io continuo a chiedermi che nesso ci sia con l'educazione femminile giapponese, se non per come sono educate le bambine negli asili giapponesi. Tema che, però, non è il soggetto principale del capitolo.
Magari il capitolo può avere un nesso con il mondo del lavoro femminile, se una donna può portare il figlio all'asilo, può andare a lavorare, ma con l'educazione?
In particolare si analizza il “komatsudani”, un peculiare tipo di istituto per l'infanzia, che fu oggetto di uno studio specifico a Kyoto, nel 1985/86, ma nel 2002 (anno della tesi) e nel 2015 (anno di pubblicazione di questo libro, il “komatsudani” è ancora attuale?
Anche per questo capitolo c'è una sola fonte, “Infanzia in tre culture, Giappone, Cina e Stati Uniti. Vengono spiegate le dinamiche fra i bambini e bambine, fra insegnanti e bambini, fra madri ed in segnati.
Il quarto capitolo ci parla della geisha. Ma nel 2015 (anno di pubblicazione del libro), la geisha influenzava ancora l'educazione femminile? Ed è la stessa autrice ad dirci che oggi (2000? 2015?) la geisha è scomparsa, sostituita dal karaoke.
In particolare si riportano le esperienze di una antropologa statunitense, che nel 1974/75 riuscì ad entrare in una scuola per geisha, studiandone le caratteristiche. In questo ultimo capitolo c'è qualche fonte bibliografia in più, ma la più citata è il libro scritto dall'antropologa di cui sopra, “La mia vita da geisha”, di Liza Dalby. 

All'inizio del secondo capitolo, dove si parla della condizione lavorativa della donna Giappone moderna, a pagina 66 sono presentati alcuni dati sull'impiego negli uffici amministrativi.
Fonte? Anno dei dati?



Questo, invece, è il punto sui matrimoni combinati in ambito lavorativo, in cui compaiono delle tariffe in lire.








Go Nagai Robot Collection 148 Deimos F3

$
0
0

Deimos F3 mi ricordava qualcosa, non riguardante la puntata, che penso di aver visto per la prima volta allo scopo di fare questa recensione, ma in un altro contesto:
il gioco in scatola di Mazinga Z.

Si vede solo il viso robotico, però mi era rimasto impresso.
Secondo me Nagai disegnò Deimos F3 pensando alla futura colorazione della GNRC.
Criiibiiio, è tutto verde con la testa tutta celestina, mica lo avranno sbavato pure stavolta!
Si, la cintura gialla   >_<
Ok, è sottile, ma almeno una volta colorati senza sbavature prima della fine ce lo saremmo meritato...
Diciamo che le proporzione delle orecchie/ali/eliche non mi pare tornino molto, quelle del modellino sono un po' più piccole, ma poi non ci sarebbe stato nella scatola  :]
Comunque, sul versante delle proporzioni, la puntata riserva parecchie prospettive farlocche...
La posa è la medesima che si può vedere nel momento della presentazione con nome giapponese, e con quelle orecchie non sarebbe stato facile farne una differente.
Personalmente, la cosa che ho apprezzato di più, è tutto lo spazio vuoto nella tabella in ultima pagina (o ottava pagina...) sulle "prossime uscite"  ^_^
L'episodio non è nulla di che, forse Deimos F3 è stato scelto in quanto è il primo robot magnetico?
Mi correggo, all'interno di questo nono episodio ci sono dei punti che ho trovato abbastanza ridicoli. Ok che era un cartone per bambini, e che la logica passa in coda alle priorità narrative, ma una stupidata la capisce pure un bambino...
L'unico punto della puntata che ho apprezzato molto, anzi, moltissimo, è stato l'inizio!!!



Deimos F3 dalle solite avariate posizioni  :]














Ecco perché ho adorato i primi minuti della puntata   ^_^





Purtroppo era solo un fantoccio... immagino che i bambini giapponesi ci saranno rimasti abbastanza male...


Dopo la prova di forza di Deimos F3 con un fantoccio, il Dottor Inferno illustra il suo piano al barone Ashura, oltre alle caratteristiche del mostro meccanico.
Una delle prime trovate abbastanza improbabili è quella della spia che si è introdotta nella base e ha ripreso tutti i suoi membri, con lo smartphone?  >_<
Cioè... se il radiocomando che fa sganciare le parti di Deimos F3 è grande come una scatola da scarpe, quanto sarà stata grande la cinepresa?
Possibile che nessuno si sia accorto che veniva ripreso?
Anche il piano non è meno improbabile della spia:
Yumi è partito per gli Usa, comandano i tre prof.
Ipnotizzarli e far loro introdurre Deimos F3 a pezzo dentro la base.
Farlo agganciare e distruggere tutto dall'interno.



La miniaturizzazione non era una tecnologia che si confaceva al dottor Inferno...


Non ho messo nessuna delle immagini successive alla partenza di Yumi perché sono senza senso.
Una volta che ai tre prof è stato affidato il comando della base, loro cosa fanno?
Se ne vanno a giocare a bowling... dico, non potevano aspettare una settimana?
Vengono catturati dalle maschere di ferro ed ipnotizzati da Ashura...
Qui sotto li vediamo già ipnotizzati, poco prima che attivino la piscina e facciano uscire  Mazinga Z in superficie, allo scoperto.
Che poi il piano non era mica quello di far entrare Deimos F3 dentro la base?  >_<
Misteri degli adattamenti italici.



Koji e compagni si recano dove sono atterrati i missili con dentro i pezzi di Deimos F3.
Da notare che Koji è poco più piccolo della testa.



Idem per Boss.


Ma poi, quando Deimos F3 si aggancia, diventa enorme, oppure Koji e Sayaka piccolissimi...


Deimos F3 afferra Koji, e invece di stritolarlo... la scaglia in aria.


...lo scaglia in aria.
Vabbè, sarà morto uguale... no, perché atterra sulla faccia di Shiro.
Quindi saranno morti entrambi!!!
No...


Deimos F3 si accanisce contro l'immobile Mazinga Z.


Sbaglio o il piede destro di Deimos F3 non dovrebbe stare lì?  O_O


Nel frattempo Koji sta andando a prendere l'aliante slittante, ma le maschere di ferro cercano di impedirglielo, ovviamente.
Tutta la scena è abbastanza ridicola, ma la più ridicola è questa sotto.
Koji entra con la sua moto dentro questa casupola posta in mezzo alla strada(!), ne esce sfondando la parte (di paglia?), appena dopo due auto delle maschere di ferro vi entrano, e scoppia tutto...
Ma l'auto nera di sinistra, da dove arriva, visto che ci sono gli alberi?   >_<




Deimos F3in versione commesso di negozio di scarpe.


Deimos F3 può far girare la testa come un'elica, in questo modo riesce anche a volare.


Koji riesce con molta difficoltà ad agganciarsi (Tetsuya ci avrebbe messo 30 secondi...), colpisce subito il mostro meccanico.


Lo ha distrutto!


No, si riaggancia...


Poi lo colpisce con varie armi, lo distrugge...



...ma poi si riaggancia.


Alla fine usa il raggio termico e lo squaglia.





Augura Augura e Chis'èvistos'èvisto  ^_^
Non vedo l'ora di scoprire le prossime uscite del numero 150  :]



Breve audio di una trasmissione (televisiva?) su Goldrake - 1979(?)

$
0
0


Come avevo già scritto in un post precedente (link) ho del tutto fortuitamente recuperato un paio di registrazioni audio su magnetofono riguardanti i robottoni.
Il primo è lo spot di Jeeg trasmesso da Milano TV nel maggio/giugno 1979 del link sopra.
Il secondo è uno stralcio di solo, purtroppo, tre minuti di una trasmissione che non mi è assolutamente possibile identificare.
Molto probabilmente una trasmissione Rai, in quanto erano gli unici ad avere in mano video e audio di Goldrake, oltre all'interesse per parlarne.
Quasi sicuramente una trasmissione televisiva, non radio, perché si sentono in sottofondo le voci e le sigle del cartone. Non posso esserne certo, ma dato che la radio da bambino non la ascoltavo molto, è più facile che fosse un programma televisivo della Rai.
Per quanto riguarda la datazione non ci sono certezze, ma visto che in questi tre minuti si parla solo di Goldrake, e non si sente nessuna citazione di altri robottoni o anime di altro genere, ritengo che fosse stata messa in onda prima dell'arrivo del Grande Mazinga, Jeeg e Danguard. Le tre serie robotiche arrivate dopo Goldrake, ma prima di tutte le altre.
Quindi direi nel periodo della seconda tranche delle puntate di Goldrake, alla fine del 1978 o nelle prime settimane del 1979.
Non credo che sia una trasmissione andata in onda nel aprile del 1978, cioè per prima parte di Goldrake, in quanto il successo di "Atlas Ufo Robot" non era ancora finito nelle cronache giornalistiche.
Poi, dato che si parla dei costumi di Carnevale, è probabile che ci riferisca al Carnevale 1979.
C'è da dire che essendo solo tre i minuti in mio possesso, non è da escludere che altri robottoni siano citati in altri punti della trasmissione.
Purtroppo l'audio è un po' rovinato, son passati quasi 40 anni... ho dovuto effettuare alcuni brevissimi tagli all'inizio del file. Comunque sono riuscito a trascrivere l'audio riascoltandolo millemila volte il file, perciò il contenuto è quasi del tutto comprensibile.
Un altro problema è dato dalla voce del giornalista, che non legge una traccia scritta, ma parla a braccio (unico motivo per il quale potrebbe essere una trasmissione radio), ergo non è sempre molto chiaro ciò che dice. Tende a ripetersi, ad inserire vari "appunto" e "poi", si impappina più di una volta. In pratica il giornalista non mi ha reso l'ascolto molto agevole... se qualcuno capisse il senso di qualche parola che mi è sfuggita, me lo scriva pure nei commenti  ;)
L'altro disturbo audio è causato dal me stesso di 39 anni fa, che pare avesse la tendenza a scatenarsi come un ossesso quando vedeva Goldrake in tv...   ^_^
Quindi ad un certo punto si sente la mia voce di bambino gridare cose a caso... come penso facessero in molti ai tempi   >_<
Ho ritenuto, però, che il valore di testimonianza della registrazione fosse incommensurabilmente più importante del rumore della mia voce, ergo non ho tagliato le parti con me me stesso medesimo che grido, per quanto ridicile possano essere oggi  :]
Ho scritto fin troppe volte quanto "Atlas Ufo Robot" rivoluzionò l'immaginario di noi bambini, le abitudini ludiche, il linguaggio, le letture, il rapporto con la scienza e la fantascienza. E questo breve audio non fa altro che confermare questo terremoto "mediatico", come diremmo oggi.
Un giornalista, probabilmente della Rai, analizzava il nascente fenomeno "Goldrake", ma senza mai demonizzarlo, almeno i questi soli tre minuti.
Anche il giornalista si accorge che le puntate non erano tutte uguali, seguivano un canovaccio, ma  "i contenuti di una trasmissione non sono quelli dell'altra".
Perché tanti altri suoi colleghi avrebbero insistito per mesi ed anni nel dire che tutte le puntate erano uguali? Forse solo perché non ne guardarono mai due di seguito...
Il giornalista cerca di spiegare il meccanismo narrativo della serie, il suo valore educativo (per un bambino), i motivi che ci spingevano a seguirlo fedelmente tutti i giorni. E che chi non lo seguiva era considerato uno/a sfigato/a  ^_^
Ma si scopre anche che un cartone sui robot spingeva tanti bambini a porsi domande più importanti, addirittura sulla religione (non era il mio caso...).
Un vero peccato che si siano salvato solo questi tre minuti... ma piuttosto che niente.. è meglio piuttosto   :]
Di seguito il testo che sono riuscito a trascrivere, comprensivo dei piccoli tagli iniziali. Quindi nei primi secondi ci si potrebbe trovare un po' spiazzati leggendo il testo ed ascoltando l'audio.



"I famigliari, gli stessi grandi   ????  un bel sollievo per i bambini, un bel contrappeso alla costruzione   ????

????   un cartone animato, degli extraterrestri   ???? 
moderno   ????    gli stessi personaggi, le stesse vicende, le stesse sequenze  ????   al superamento del pericolo, non li fanno con Cenerentola, con Biancaneve con le principesse eccetera, ma li fanno come elemento del nostro mondo.
Cioè con elementi di bambini che tutti i giorni sono a contatto con meccanismi o automatismi ???? che il bambino vede come l'apparecchio della televisione   ????   scatta la manopola automatica della lavatrice, la stazione orchestrale(?), vede   ????  elettrici che automaticamente variano le informazioni.

Sono tutti.... vedono, non so, il braccio automatico del giradischi   ????  sono tutti meccanismi che il bambino in parte conosce, ma in gran parte non sa spiegarsi, fantastici, quasi magici. 
E, se esistono questi, possono esistere i robò, può esistere Goldrake, e via discorrendo.

La serie, poi, ha degli elementi che sono classici della favola, certi abbinamenti sono fissi. C'è sempre, appunto, il pericolo iniziale, c'è sempre la vittoria finale del buono, certi elementi variano. I contenuti di una trasmissione non sono quelli dell'altra.

E tutto questo è molto di aiuto al bambino per capire che il mondo è pieno di aspetti varianti, sempre diversi, ma sotto ha(?) sempre, però, ha sempre le stesse leggi. E' un mondo nel quale ci si   ????  si può riconoscere anche nella variazione degli aspetti.

Poi c'è il fatto che tutti i bambini ne parlano, parlano della trasmissione, quindi... [INTERRUZIONE?]

...tra l'altro lui con molta sufficienza, conclude tutto il discorso dicendo "ma figurati quello lì non gli piace neanche Goldrake", no?

Il fatto che il bambino non si interessasse alla serie televisiva di Atlas Ufo Robot, va preso proprio come segno di massimo disprezzo.

E più o meno negli stessi   ????  , un altro bambinetto della stessa età mi chiedeva:"Ma secondo te dio è un extraterrestre? E' un ufo?".

Così scherzando, dicevano, "non si vede mai" . (dio?)

E non sono stati solo due episodi, sono discorsi che sono ritornati con una certa frequenza da parte di bambini.

Del resto tutti, ormai, sanno il grado di immedesimazione che c'è da parte dei bambini verso questa trasmissione televisiva. I costumi di Carnevale ispirati ad essi, i bambini che sono attaccati al televisore, e guai a chi li disturba.

Quali possono essere gli elementi che spiegano questo interesse   [INTERRUZIONE]  nel fatto che per i bambini la realtà non è così nettamente distinta dall'immaginazione com'è per...."


Chiudo con il reperto audio-archeologico   ^_^



          



Dentro il Giappone, scuola, formazione professionale. Lavoro

$
0
0


TITOLO: Dentro il Giappone, scuola, formazione professionale. Lavoro
AUTORE: di Ronald P. Dore e Mari Sako
CASA EDITRICE: Armando Editore
PAGINE: 223
COSTO: 29000 £
ANNO: 1994
FORMATO: 21 cm x 13 cm
REPERBILITA': di difficile reperimento
CODICE ISBN: 9788871443867

Il sistema educativo giapponese, specialmente dagli anni 90 ad oggi, ha subito parecchie critiche per il suo carattere nozionistico, e per la poca creatività ed individualità che stimola negli studenti nipponici. A cui vanno aggiunte le critiche al sistema di punteggio hensachi. Senza contare i suicidi per gli esami falliti o per l'imperante bullismo scolastico. Gli anni 90 sono stati, però, il decennio della deflazione (“il decennio perduto”), quindi tutto il sistema giapponese subì critiche.
Come, invece, era visto il medesimo sistema educativo dopo 10 anni di grandi successi economici come il decennio 1980?
Perché si sa che gli esperti sono molto bravi a spiegarci il perché di un fenomeno quando questo è già capitato, è raro che riescano a anticipare una qualsiasi crisi valutando le storture in essere (mia opinione).
Il presente saggio è stato tradotto in Italia nel 1994, ma risale al 1989, quindi i dati economici, i dati statistici sulle ore di lezione e sul numero di studenti ed istituti analizzati è ormai inutile, ma resta, a mio avviso, interessante la fotografia del sistema educativo giapponese.
Uno dei difetti di base del saggio, per un lettore italiano, è che gli autori fanno riferimenti alle diversità tra il sistema educativo giapponese e quello anglosassone (Inghilterra ed Usa), quindi se non si conosce il primo, i paragoni saranno poco esplicativi. Inoltre gran parte dei termini giapponesi (non tutti) è stato tradotto in inglese, ergo manca un qualche raffronto con i termini scolastici moderni giapponesi.
La cosa interessante che ho capito è che in generale la scuola giapponese predispone per una istruzione di “cultura generale”, perché le aziende prediligono questa formazione, in quanto saranno poi loro a formare il neo assunto specificatamente. Anche in ingegneria ci sono molti più corsi di “cultura generale”, perché le aziende (grandi) non vogliono “specialisti” (vedere tabelle del terzo capitolo).
Per esempio in epoca Tokugawa la scala dell'ordine sociale era “shi-no-ko-sho”, cioè prima venivano i samurai, poi gli agricoltori, l'artigiano ed infine il commerciante. Per la scuola la scala di importanza è diventata “fu-sho-ko-no”, prima le scuole di cultura generale, commercio, industria, agricoltura.
La concorrenza è forte tra gli studenti, ma lo è altrettanto tra gli istituti scolastici, se il prestigio della scuola cala, gli studenti che faranno richiesta di ingresso avranno un hensachi più basso, che porterà ad un ulteriore calo del prestigio scolastico e via discorrendo.
Si legge spesso che entrare in una università giapponese prestigiosa sia arduo, ma una volta ammessi i quattro anni di studio sono relativamente poco impegnativi. In parte questo è dovuto al fatto che gli studenti sanno che ormai l'azienda che li assumerà non guarderà più agli esami dati, ma al solo fatto di essere in quella università. Inoltre il basso numero di bocciature universitarie (il 20/25% nel 1989) è dato dall'omogeneo alto livello di istruzione degli studenti in ingresso. In pratica se passi l'esame d'ingresso avrai pochi problemi a laurearti.

Capitolo 1
Sono passati quasi 30 anni da quando fu scritto il saggio, non sono sicuro che il sistema scolastico sia rimasto invariato, a me pare che da quello che posso capire da Wikipedia sia rimasto lo stesso (link).
Comunque il capitolo spiega bene tutte quelle dinamiche presenti nella scuola giapponese che ho letto in altri saggi (magari accennate), visto negli anime e letto sul web. Non mancano le scuole che offrono a pagamento i corsi preparatori per gli esami.
In 12 anni di istruzione primaria e secondaria uno studente nipponico va a scuola tante ore quante uno inglese in 14 anni! Poi dicono che è stressante...
Gli autori parlano di clima disteso in classe, pochi atti violenti (in rapporto agli Usa), professori motivati ed interessati all'insegnamento. Forse sono stati un po' troppo positivi, visto che il bullismo esisteva ampiamente già nel 1989...

Benché le tabelle siano ormai vetuste (più di 30 anni...), magari a qualcuno/a potranno essere utili. Per parte mia le ho capite pochino  >_<
Ovviamente corrispondono al capitolo relativo.










Capitolo 2
Si legge sempre delle università e licei giapponesi di prestigio, quelle scuole che spingono gli studenti a fare massacranti esami di ammissione, scuole che permetteranno (o permettevano) allo studente di avere l'impiego a vita. Mai si legge, invece, delle altre scuole, quelle che sono una scelta di “ripiego”. Il capitolo spiega bene quale tipo di formazione diano le scuole di minor prestigio, e analizza anche le scuole professionali (periti, ragionieri etc etc). Comunque queste scuole “professionali” non sono per forza considerati “posti per ragazzi sottodotati”, dipende molto dalla prefettura presa in esame e dal (di nuovo) prestigio dell'istituto.
E' spiegato dettagliatamente il metodo di selezione degli studenti che basandosi sul punteggio hensachi, li smista già in partenza per scuole “adatte” alle proprie capacità, quindi una scuola di alto, medio o basso prestigio. Una volta avuto il proprio punteggio hensachi, lo studente, affiancato da genitori ed insegnanti, deve effettuare una vera e propria scelta tattico strategica. I posti disponibili per una data scuola sono limitati, e se le capacità dello studente non sono all'altezza (in base all'hensachi) viene considerato inutile sprecare energie nel tentativo di ammissione. Quindi lo studente deve valutare scuole alternative, anche in base alle distanze da casa. Ed è in questo frangente che entrano in gioco le scuole che offrono i corsi supplementari per superare gli esami di ammissione.
Se una scelta del genere deve essere pesante per un 18enne che si appresta ad entrare all'università, deve essere una responsabilità schiacciante per un ragazzino che deve scegliere (e poi affrontare gli esami) per un liceo.







Capitolo 3
Il capitolo è dedicato alla scuola “secondaria” (licei) con indirizzo professionale, cioè finito il percorso di studio si può anche entrare in una azienda. Sono spiegate le materie insegnate, dove c'è sempre molta matematica, ma la cultura generale resta una parte importante delle lezioni. Questo perché eventualmente lo studente, grazie alle materie di cultura generale, potrà passare ad una università. Se la scuola non fornisse queste materie di studio di cultura generale, che magari, in base ai nostri criteri, sarebbero meno importanti, potrebbe perdere appeal verso gli studenti.





Capitolo 4 e 5
A dire il vero non sono sempre riuscito a capire di quale tipo di scuola si stesse argomentando. Alcune sembrerebbero semplici scuole professionali da triennio, altre durano fino a 4 anni, oppure un anno o un biennio, sono presenti anche corsi per il week end. Evidentemente il sistema scolastico giapponese è troppo variegato rispetto al nostro.
Più interessante il paragrafo sui corsi infermieristici per aspiranti Candy Candy  ^_^



Capitolo 6
Il motivo per cui le grandi aziende prediligono assumere studenti con una ampia “cultura generale”, è che, in funzione dell'impiego a vita, sarà l'azienda a formare specificatamente il neo assunto. In Giappone le aziende non si lagnano della scarsa preparazione materiale dei neo assunti, come capita in Italia, perché preferiscono occuparsene in prima persona. Un aspetto dell'impiego a vita è anche avere una forza lavoro a tutti i livelli continuamente aggiornata, a cui le aziende nipponiche dedicano un grosso sforzo economico.

Capitolo 7
Pare che le aziende giapponesi, almeno quelle grandi, siano fissate con il controllo del livello di preparazione dei dipendenti, non solo per le figure manageriale, ma addirittura per i saldatori. Rivelatore il paragrafo sui corsi e certificazione richiesta ai parrucchieri.

Capitolo 8
Il capitolo soffre l'avere dei dati statistici ormai inutili (come il resto del saggio), fa eccezione il paragrafo sui costi sostenuti dalle famiglie giapponesi, che già nel 1989 gli autori valutavano “considerevoli”.

Capitolo 9
L'ultimo capitolo avanza delle proposte per il miglioramento del sistema educativo britannico, oltre alle conclusioni finali degli autori.







Viewing all 1512 articles
Browse latest View live