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Dizionario dei giochi da tavolo (seconda edizione)

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TITOLO: Dizionario dei giochi da tavolo
AUTORE: Enrico De Luca
CASA EDITRICE: Lulu
PAGINE: 289
COSTO: 25€
ANNO: 2009
FORMATO: 23 cm X 15 cm
REPERIBILITA':
CODICE ISBN:9781409227373

Solo da poco ho scoperto che il bel dizionario dei giochi di società di Enrico De Luca godette nel 2009 di una seconda edizione aggiornata, anche nel titolo, dove il dizionario diventa dei "giochi da tavolo".
Le pagine sono molte di più, da 162 a 289, sono state migliorate le descrizioni di alcuni giochi che erano un po' lacunose, e ne sono state inserite molte di nuove, anche di confezioni vecchie, tipo Petrol della Clementoni, che nella prima edizione era assente.
Sarebbe bello veder pubblicata una terza edizione con le immagini dei giochi in scatola, specialmente di quelli più vecchi e rari.
La recensione della prima edizione:
Dizionario dei giochi di società (prima edizione)



Nella prima edizione la descrizione di "Batman" era ridotta all'osso, in questa c'è qualcosina in più:
Batman - Editrice Giochi 1967

"Petrol" della Clementoni su licenza Disney:
"Petrol gioco magnetico sulla ricerca del petrolio" - Clementoni (1975)





"Millecanali": 5 articoli del 1977 sulle tv private locali - numeri 26 (febbraio) - 27 (marzo) - 29 (maggio) - 30 (giugno) - 36 (dicembre)

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La testata "Millecanali" nelle annate dal 1980 al 1982 mi ha permesso di scoprire 11 articoli sui cartoni animati giapponesi, ma il motivo di interesse per questa rivista mensile risiede negli approfondimenti sull'era del far west televisivo delle tv locali private durante gli anni 1977/78/79.
Anche quotidiani, settimanali e mensili più famosi trattarono l'argomento "tv private locali", ma gli articoli erano per lo più di cronaca oppure riguardavano alcuni aspetti politici dell'ascesa dell'etere privato, pochi dati, poche annotazioni su programmi e nomi delle tv private.
"Millecanali", ma anche "Altrimedia", invece si mantenevano sul tecnico, fungendo involontariamente da "memoria storica" dell'etere privato. Suggerisco a chiunque abbia interesse per la storia delle tv private locali, di andarsi a sfogliare in una emeroteca tutti i numeri di queste due riviste, perché il materiale interessante è veramente molto numeroso, per parte mia ho dovuto selezionare un po' gli articoli.
In questo post mostro tutti gli articoli del 1977 che mi sembrarono più attinenti alla mia ricerca quando consultai la rivista, forse oggi avrei fotocopiato un numero maggiore di contenuti.
Sono presenti anche i semplici elenchi (annuari) delle tv private locali che trasmettevano nei vari periodi del 1977, quindi non solo un piccolo riepilogo storico, ma anche un database delle prime emittenti private. Da notare che la rivista basava le sue valutazione sulle emittenti da lei censite, quindi, molto probabilmente, il loro numero era maggiore.
C'è anche un articolo specifico su "Canale 3 Lombardia", che poi divenne "Antenna 3 Lombardia" (oppure la redazione sbagliò il nome), oggi ancora presente.
L'incipit del primo articolo sul numero 26 di febbraio inquadra bene, a mio avviso, il limite degli articoli della carta stampata più autorevole:
"Se ne parla sempre di più, attorno ad esse si accendono nuovi interessi, la polemica e lo scontro politico. Ma pochi sono in grado di valutare l'entità reale del fenomeno, oltre alla cronaca spicciola."

Il grafico sopra riepiloga l'incremento delle emittenti a fronte delle date più importanti per la liberalizzazione dell'etere, chiamato anche "far west televisivo".
Le tabelle sono graficamente molto artigianali, in fondo non esistevano ancora i computer  ^_^










Numero 27 del marzo 1977:



Nel marzo del 1977 a Milano c'erano 10 delle 20 emittenti lombarde, mentre a Roma ben 14 di quelle regionali.
Delle 150 tv locali censite da "Millecanali" il gruppo più numeroso era al nord, con 65 emittenti, seguiva il centro con 49, infine il sud Italia con 43.



Forse non sarà una grafica ricercata, ma era chiara.





Nel numero di marzo, ma non collegato all'articolo qui sopra, c'erano anche queste due pagine con i dati di alcune emittenti.






Numero 29 del maggio 1977:



Non solo ci viene riepilogata la storia nella nascita di "Antenna 3 Lombardia", ma l'autore dell'articolo specificava anche il tipo di strumentazione a disposizione dell'emittente!



Numero 30 del giugno 1977:



In questa pagina c'è solo l'elenco delle tv locali private censite dalla rivista.
Considerando che a casa mia l'antenna per captare i segnali delle tv private venne installata dopo il 1977, forse verso la metà del 1978, quelle che vedevo io erano: Tele Alto Milanese; Tele Milano; Telenova; Antenna Nord; Telelombardia; Teleradioreporter.

Da notare che la redazione non inserì "Antenna 3 Lombardia" a cui dedicò un articolo il mese prima, forse non trasmetteva ancora regolarmente nel maggio del 1977?








Numero 36 del dicembre 1977:


In questo articolo non solo si stilava un "bilancio tecnico" delle dotazioni delle tv locali private alla fine del 1977, ma si cercava di capire lo stato di salute economica ed il numero di dipendenti.






Quando ho letto che "Antenna 3 Lombardia" aveva trasmesso Mazinga alla fine del 1977 mi è quasi preso un colpo... pensavo di aver fatto lo sguuub (alla Biscardi) dell'anno, invece era un incontro di pugilato   ^_^

Alessandro Mazzinghi


"Prontuario tv locali" - "Millecanali" n° 54 del maggio 1979

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Sulla scia del precedente post (link), in cui avevo mostrato l'annuario delle tv locali private pubblicato da "Millecanali" nel giugno 1977 (penultimo articolo del post), ecco il "prontuario delle tv locali" che la rivista stilò nel maggio 1979, quindi 2 anni dopo.
Premesso che era la redazione a censire le televisioni, quindi un certo numero saranno mancate all'appello, nel giugno 1977 si contavano 241 emittenti private, mentre in questa lista ve ne sono 125. La mancanza di 116 tv locali nel maggio 1979, quasi la metà rispetto al giugno 1977, fu dovuta ad una grossa scrematura del mercato, con conseguente chiusura dei canali più artigianali, inglobati dalle emittenti più professionali.
In pratica stava terminando l'era pionieristica della televisione privata locale.
Le tv locali cercavano di accaparrarsi più frequenze possibili per aumentare il bacino dei potenziali telespettatori, ergo le 241 televisioni private del 1977 erano la dimostrazione di un'offerta troppo parcellizzata. Il trend sarà confermato nei due anni successivi, con una ulteriore riduzione della bio-diversità dell'etere privato, a favore di una sempre maggiore concentrazione di pochi canali, fino ad arrivare alla Fininvest "prendi tutte le frequenze" con Italia 1, Rete 4 e Canale 5.
Facendo un raffronto tra le singole regioni a due anni di stanza, notiamo che il Piemonte passo da 20 emittenti a 16, la Lombardia da 23 a 16, la Campania da 11 a 5, la Sicilia da 27 a 17.
Sempre che, ovviamente, la redazione di "Millecanali" non si dimenticò qualche tv locale nel giugno del 1979, perché a me pare che nell'elenco mancassero un po' di emittenti milanesi (Teleradioreporter, Telelombardia, per citarne due).
A parte questi miei conteggi, magari poco affidabili, il prontuario, oltre alla data di inizio trasmissioni o il nome del direttore responsabile, cercava di dare informazioni poco consuete per il periodo:
il numero di giorni di programmazione, infatti ai tempi capitava che la domenica si effettuasse il riposo;
la concessionaria pubblicitaria locale;
le tariffe (in lire) per due tipi di spot(!);
i dati di audience regionali.

Peccato che non sempre fu possibile reperire questi dati.
Per quanto riguarda le tariffe, che immagino fossero in migliaia di lire,  si può notare che 30 secondi sulla piemontese "Tele Radio City" costavano 30 mila lire, mentre su "Antenna 3 Lombardia" da 240 mila lire a 780 mila lire, se interpreto bene le cifre.
Inoltre la redazione assegnava ad ogni emittente una valutazione in base al tipo di programmazione messa in onda, ed effettivamente le categorie assegnate mi pare fossero corrispondenti alla realtà. "Milano TV" ed "Antenna Nord" erano la patria, di film, telefilm e cartoni animati giapponesi, quindi categorie "A" e "B", mentre "Tele Alto Milanese" e "Antenna 3 Lombardia" producevano molti programmi di intrattenimento, ergo categorie "C" e "D". "Telenova" trasmetteva il segnale di TMC o la Svizzera, se non sbaglio, quindi categoria "E".
Buona consultazione  ;)








"Ministero delle poste: le 1618 stazioni (radio e tv) registrate" - "Millecanali" n° 37 gennaio 1978

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Visto che ormai negli ultimi due post (1 e 2) mi sono lanciato sui prontuari ed annuari delle televisioni locali private pubblicati dalla rivista specialistica "Millecanali", stavolta riesumo l'elenco del Ministero delle Post in cui erano presenti tutte le stazioni radio, televisive e radiotelevisive.
Il documento del ministero era del settembre 1977, ed il suo scopo era quello di stilare una classifica per valutare chi avrebbe avuto diritto all'assegnazione di una frequenza da parte dello Stato. Mi pare giusto rammentare che ai tempi, come oggi, l'etere è un bene pubblico, chi trasmette opera in concessione.
In Italia mancava, e sarebbe mancata ancora per molto tempo, una legge organica sulla assegnazione delle frequenze radiotelevisive, fatto politicamente voluto perché permise ad alcuni di accaparrarsi moltitudini di frequenze prima che una legge antitrust glielo avesse potuto impedire. Ovviamente alla fine degli anni 70 ci si illudeva, invece, che una legge sarebbe stata votata in tempi brevi, quindi le emittenti cercavano di dimostrare al ministero di competenza i propri diritti a trasmettere.
In questo documento sono presenti, rispetto ai due post linkati sopra, anche le emittenti radiofoniche, fatto che rende l'elenco assai corposo, motivo per il quale, visto il carattere abbastanza piccolo dello scritto, ho omesso il watermark.
Le stazioni radio e televisive sono divise per regioni, ma non in ordine alfabetico, per ogni colonna le informazioni disponibili da sinistra a destra sono:
numero della pratica del Ministero;
nome della stazione o del titolare;
comune;
la potenza in watt dell'impianto di trasmissione;
nome del titolare, residenza, sede dell'impianto.

Per distinguere le radio dalle televisioni basta verificare la frequenza, se si legge un numero a sole due cifre seguito da una "C", quella è una emittente televisiva. Le frequenze radio sono composte da più cifre con una virgola e più decimali.
Da notare che molte riportavano un bello zero sia per quanto riguarda la frequenza utilizzata che per la potenza di trasmissione dell'impianto. Queste stazioni erano, quindi, esistenti solo sulla carta, persone che si erano "portate avanti" cercando di "occupare" una frequenza.
Per esempio nella lista del Piemonte si può leggere nella colonna a sinistra verso l'alto il nome della stazione "Attività Cinematografica", con watt zero e frequenza zero, di tal "Cecchi Gori V.", cioè Vittorio Cecchi Gori?
Anche in Lombardia c'era un emittente dal nome "Attività Cinematog.", stesso indirizzo romano di quella piemontese, forse l'idea di un network?
Dopo aver spulciato l'elenco della Lombardia, direi che manchino delle emittenti televisive, ma considerando che erano gli interessati ad inviare la propria registrazione al Ministero delle Poste, può essere che alcune lo avessero fatto successivamente all'acquisizione del documento ufficiale da parte della rivista.
Per quanto riguarda il mio etere lombardo, ho la conferma che "Antenna 3 Lombardia" in origine si chiamasse "Canale 3 Lombardia", e che probabilmente "Antenna Nord" (la pre-Italia 1) inizialmente era stata registrata con il nome di "Tele Antenna Nord".
Per il resto posso augurare solo buona ricerca tra le righe.





















"Si consuma, non si produce. I programmi sono parole e i cataloghi bluff (quattro tesi e una lettura orientata)" - "Millecanali" n° 50 febbraio 1979

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Quarto articolo consecutivo e ultimo (per un po') della rivista "Millecanali" sulle televisioni private locali. In questo caso ci si trova di fronte una analisi parecchio approfondita (10 pagine) sui programmi che venivano trasmessi quotidianamente, sul perché le tv locali trasmettessero relativamente poco di faccende locali, ed invece molti film, telefilm e cartoni animati.
Gli anime sono solo citati in un ambito televisivo più generale, ergo non ho inserito questo articolo dell'Emeroteca Anime.
Sull'autore dell'articolo, Virgilio Bardella, ho trovato solo una mini biografia sul sito della Mimesis, ammesso sia lui:
http://mimesisedizioni.it/una-bellezza-intangibile.html

Virgilio Bardella (1938) è stato attivo in molti dei mestieri della comunicazione: dalla regia teatrale (nel fu teatro underground) a quella pubblicitaria, dai corsi universitari online alla documentaristica, dalla traduzione (dal russo e dall’inglese) alla scrittura tecnica per Banche, Assicurazioni, Ministeri, Regioni, Enti Pubblici. Vive tra Milano e la Liguria senza smettere di lavorare.

Bardella avanza quattro ipotesi sul perché le tv private trasmettessero programmi poco costosi:
prima tesi: ambito si, ma largo da viversi;
seconda tesi; viva il film, abbasso il telefilm;
terza tesi; abbondano i materiali, non c'è chi li cerchi;
quarta tesi; produrre è un affare, ma non ci crede nessuno.

E' indubbio che la prima tesi si stava già avverando nel febbraio 1979, visto che molte emittenti più piccole, e quindi con meno risorse, meno potenza di emissione e pubblico, avevano cessato di trasmettere. La tendenza sarebbe aumentata con passare dei mesi, fino all'avvento della Fininvest "prendi tutto".
Nella seconda tesi si spiegano i motivi per i quali le emittenti prediligevano film, telefilm e cartoni animati.
La terza tesi era utopistica, chi avrebbe mai trasmesso su una televisione commerciale un corto in super8 di carattere amatoriale?
L'ultima tesi si pone il quesito di perché tutti si buttarono sull'affare delle tv locali, e nessuno sulla produzione di programmi per questa moltitudine di tv locali che non sapevano cosa trasmettere.
Infine, a suffragio di ciò che ha esposto, l'autore analizza il catalogo dei programmi "Mondadori Audio Visual", che in pratica rivendeva quasi in toto programmi prodotti dalla tv deka Svizzera Italiana.
L'articolo, oltre ad essere interessante, è scritto bene, buona lettura.



Manca qualche lettera nella parte destra, chiedo venia...












Megaloman (1979) - puntata 14

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Non brutta questa puntata, non eccezionale, ma meglio di altre viste fino ad ora.
Sul versante delle esplosioni al napalm è stato un episodio un po' al risparmio... al posto del liquido infiammabile sono stati usati fuochi d'artificio (mi pare), comunque di una certa intensità. C'è una scena in cui i nostri eroi sono colpiti da queste esplosioni d'artificio, tipo grosse stelle filanti, che non paiono rischiose come le deflagrazioni di puntate precedenti, ma comunque gli occhi potevano rimanere effesi (come avrebbe detto Rezzonico).
In un combattimento all'aperto Ippei atterra più avversari lanciandosi alla Tarzan, inutile far notare che se fosse caduto e avesse battuto la testa, non avremmo più avuto il quintetto di supereroi.
Continua l'evoluzione dark del nostro eroe, se nel precedente episodio Takashi aveva ucciso con un pugnale un nemico, primo chiaro omicidio commesso dal ragazzo, in questa puntata colpisce un bambino, che sarà anche un alieno spietato, ma resta un bambino   ^_^




Capitan Delitto decide di assoggettare i bambini terrestri, che una volta divenuti schiavi acquistano occhi inquietanti, che mi hanno ricordato il film degli anni 60 "Il villaggio dei dannati".
Magari gli sceneggiatori si ispirano ad alltro  :]


Purtroppo l'approssimativo adattamento italico lascia un po' di dubbi sui dialoghi, nulla di stravolgente, visti i contenuti scarsi della trama, però sarebbe stato simpatico sapere cosa si dicevano in realtà.
Anche la scelta di fare delle riprese nei boschi, con scarsa luce, non mi pare sia stata un grandissima idea del regista.. se poi ci aggiungi i fumogeni colorati... in alcune scene non si vede quasi nulla.
Comunque il fatto che mi ha colpito di più è stato quello di vedere Megaloman con i capelli tinti di rosa, molto fashion!


Degli ignari escursionisti vedeno una strana nube rossa, che poi una nube rossa è per forza strana... compare il kaiju della puntata, scene di panico da Oscar, ma Mondadori.



Già in questa scena vengono dette cose che poi non hanno riscontro nel proseguo della puntata. Capitan Delitto ordina di far schiavi gli escursionisti, ma non li vediamo più... per poi intimare ai suoi sottoposti di intensificare la caccia ai bambini, il nuovo oggetto dei piani alieni.



Ippei guida il gruppo di ciclisti, ma da bambini, quando mai capitava che il più piccolo del gruppo, sia come età che come stazza, fosse il leader?
Forse in Giappone era la prassi, ma dalle mie parti i più piccoli stavano muti  :]
Mentre stanno facendo merenda arriva un altro bambino, che propone loro di andare sul monte Futago a cercare noci...


Ho qualche dubbio che il monte sia lo stesso... mi pareva di aver capito che i nostri eroi vivessero nella zona di Tokyo.


Comunque, indipendentemente, dal nome e posizione reale del monte, io non avrei mai seguito un tipo con un sorrisino del genere, pare un renziano in miniatura   >_<



Ovviamente le noci non ci sono, ma i becchini si.
Come accennato sopra, non si vede un granché...


Takashi e soci sanno già tutto, e si mettono alla ricerca di Ippei e dei suoi amici.
Capitan Delitto senza casco annuncia il nuovo piano della Tribù dal Sangue Nero:
rapire i bambini, farli diventare schiavi, in quanto più docili degli adulti, e poi ricattare gli uomini.

Boh... non mi pare un grande piano... era meglio quando li pensava col casco.
Il simpatico bambino alieno prosegue il suo proselitismo truffaldino promettendo di regalare i suoi gocattoli usati, ma come nuovi!



Casualmente Takashi e soci si scontrano con il bambino alieno, il bracciale scintilla, ma i nostri eroi non comprendono subito chi sia il sogggeto non terrestre.




Ok essere ingenui, ma chi potrebbe mai tenere dei giocattoli nel bosco?
I bambini rapiti, tra cui Ippei, vengono esposti alla nube rossa.



Il nostro piccolo eroe bimbominkia pare non essere stato soggetto agli effetti venefici della nube rossa, che ha, invece, trasformato gli altri bimbiminkia in piccoli zombie disposti ad eseguire qualsiasi ordine.
Un po' il sogno di ogni genitore...



Ippei si impiastriccia il viso di terra e finge di essere stato zombizzato.



Accidenti, è proprio uguale agli altri... identico...



Per la serie "aver più culo che anima", Takashi si imbatte di nuovo nel piccolo alieno, ma stavolta lo sgama.



Dopo l'inseguimento, in cui un bambino, seppur alieno, a piedi percorre la stessa distanza di un supereroe volante, Takashi trova i bambini rapiti.


Ippei viene preso come ostaggio, ma Takashi, che ormai ha imboccato il lato oscuro, lo colpisce senza pietà...


Segue la scena del combattimento corpo a corpo, in cui Ippei si esibisce come un novello Tarzan.



Di certo queste grosse stelle filanti sono meno pericolose delle deflagrazioni delle puntate precedenti, ma comunque beccare in un occhio quei fuochi d'artificio avrebbe causato ingenti danni alla vista.



 Visto che i bambini zombizati sono armati, attaccano i nostri eroi, ma senza sparare da vicino.



Inizia lo scontro tra Megaloman e il kaiju che emette la nube rossa.
E cosa succede ad uno che ha una fluente chioma bianca quando gli spari in faccia della vernice spray rossa?


Ti tinge i capelli di rosa  ^_^



Semplice, per impedire al mostro di emettere la nube, basta ostruire l'ugello nebulizzante  :]


Megaloman dopo aver fatto uno shampo e aver vinto la battaglia si accascia a terra, anche Takashi è sofferente... apre gli occhi... e sono rossi!


Come mai solo Ippei è rimasto immune alla nube rossa?
Perché aveva bevuto il latte all'inizio della puntata!
A questo punto sarebbe interessante capire se lo scopo degli sceneggiatori era solo salutistico ("bambini bevete il latte che fa bene!"), oppure si voleva pubblicizzare quella specifica marca di latte.



I ragazzi chiamano Mari e le spiegano che il latte ha reso Ippei immune alla nube rossa, la madre di Takashi, che scopriamo essere anche una scienziata, farà subito delle "radio analisi".
Queste "radio analisi", eseguite senza visitare i pazienti o analizzare l'agente patogeno, evidenziano che trattasi di un virus dal nome "bune rossa"... quale fantasia...
Bisogna dar da bere agli esposti MOLTO latte, che si trasformerà in acido lattico, neutralizzando il veleno.
Bisognerebbe usare la "radio analisi" con il coronavirus!


E dove lo trovano MOLTO latte in mezzo ad un bosco?
Per fortuna Ippei ne aveva ancora nello zaino!
Tralasciando il fatto che lo zaino compare dove prima non c'era, che non puoi far bere nulla ad una persona che ha perso i sensi, e che magari qualcuno di loro era intollerante al latte, ma come può essere bastato mezzo bric di latte per sette bambini ed un adulto che dovevano bere MOLTO latte?
La scena è di nuovo praticamente al buoi.
Comunque guariscono tutti, anche se Takashi questa carognata degli alieni se la è legata al dito!


"Il Giappone Moderno" - Giovanni De Riseis (1895) - Capitolo 19

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E' già qualche anno che mi ripropongo di leggere questo libro antico (dal mio punto di vista) che narra del viaggio del nobile, poi Senatore, infine podestà(...) di Napoli, Giovanni De Riseis, ma a forza di rimandare rischio che diventi più che antico, direi vetusto...
Sono due le problematiche che mi hanno frenato, in primis il numero di pagine, quasi 600, che non saprei bene come riassumere, in quanto ogni descrizione di un Giappone tanto trapassato può risultare interessante, riportarne un aneddoto, per tralasciarne un secondo, ha ben poco senso.
Inoltre le pagine sono veramente delicate, molto leggere, tanto che nello sfogliarlo c'è sempre il rischio che si rompano, senza contare che alcune parte interne al libro si sgretolano, lo si nota pure dalle scan. Mentre la rilegatura regge ancora bene, considerando che lo scritto, risalente al 1895, fu pubblicato del 1900, ergo 118 anni fa!
Quindi, alla fine, ho pensato che aveva molto più senso scannerizzare per intero lo scritto, ovviamente diviso in più post, in questo modo ognuno potrà fruire di questo documento storico senza dover pendere dal mio punto di vista.

19esimo capitolo... questo "Il Giappone moderno" pare non finire mai!  ^_^
L'autore tocca un argomento che letto oggi risulta molto interessante, perché, oltre ai trattati in epoca medioevale, si parla dei famigerati "trattati ineguali" che gli occidentali stipularono con le nazioni asiatiche tra cui il Giappone. La Restaurazione Meiji nacque proprio per opporsi (a lungo termine) a questi accordi economici capestro imposti con la forza militare. In questa ottica risulta rivelatore il punto di vista diretto dell'occidentale prevaricatore, che ammanta l'atto ingiusto con motivi di civilizzazione. Nel giro di pochi anni il Giappone usò il medesimo metodo con la Cina, ma questa è un'altra storia.
Per De Riseis lo shogun si limitò ad accettare l'apertura di cinque posti, non viene neppure menzionato quale fu l'argomentazione che convinse i giapponesi, cioè le cannoniere... e poi ci si lameta del giornalismo di oggi  :]
Però viene almeno riportato che questi accordi generarono un forte scontento nella popolazione ed il continuo tentativo di rinegoziarli da parte dei giapponesi.
Lo scritto rivela dei fatti storici (forse minimali) su vari tentativi nipponici di rivedere i trattati, che non conoscevo, nonostante di saggistica storica sul quel periodo ne abbia letta un po'.
Il quarto paragrafo si concentra sul trattato tra Italia e Giappone, approvato dal parlamento italiano nel 1895.

















Dagli Antenati ai Pronipoti i fumetti di Hanna & Barbera

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TITOLO: Dagli Antenati ai Pronipoti i fumetti di Hanna & Barbera
AUTORE: Alberto Becattini e Alessandro Tesauro
CASA EDITRICE: Alessandro Tesauro Editore
PAGINE: 265
COSTO: 22,9€
ANNO: 2019
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': ancora presente a Milano
CODICE ISBN: 9788886819305

Non sono un fan dei fumetti di "Hanna & Barbera", da bambino penso di averne sfogliati al massimo una decina di numeri, semplicemente preferivo i cartoni animati, inoltre sono un po' più piccolo degli autori, che ricordano la prima trasmissione alla Rai di un cartone animato dello studio statunitense.
Nonostante ciò ho comprato il libro, in quanto è una esauriente trattazione del mercato editoriale italiano della "Hanna & Barbera", e non solo sul versante fumettistico, sono presenti anche gli album di figurine e i cartonati (libri illustrati).
Nella prima parte del libro si effettua un commento sullo studio di animazione, le pubblicazioni di fumetti e lo sbarco editoriale in Italia, non mancano le notizie inerenti l'animazione sulla Rai, compresi gli spot di Carosello prodotti da studi italiani.
La seconda parte è un particolareggiato index su tutto quello che venne pubblicato in cartaceo.
A mio avviso il libro si integra bene con un altro titolo più di carattere saggistico:
Hanna & Barbera, i personaggi le avventure dello studio che ha fatto la storia dell'animazione televisiva

Forse il prezzo del libro è un po' altino, considerando che gran parte di esso è formato da un index, e le immagini, tranne una parte finale a colori, sono tutte in bianco e nero.








Godzilla e altri kaiju, guida ai mostri giganti del cinema

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TITOLO: Godzilla e altri kaiju, guida ai mostri giganti del cinema
AUTORE: Jason Barr
CASA EDITRICE: Odoya
PAGINE: 380
COSTO: 22€
ANNO: 2019
FORMATO: 20 cm X 15 cm
REPERIBILITA': ancora presente a Milano
CODICE ISBN: 9788862885676


Premessa, per me è ancora abbastanza straniante vedere tutto quello che mi piaceva da bambino (ed anche da adulto) divenire popolare per le masse ignoranti (nel senso che ignorano). Film, fumetti, videogiochi e cartoni animati che fino a solo dieci anni fa erano considerati ancora roba da rimbambiti, vengono visti al cinema e commentati sul web o dal vivo da chiunque ^_^

Quando sono venuto a conoscenza dell'uscita di questo saggio, avevo deciso di non acquistarlo, pensavo fosse il solito riepilogo un po' trito e ritrito delle sinossi dei film di Godzilla con qualche analisi buttata lì a riempire le pagine. Poi mi è capitato di sfogliarlo in libreria, e mi è sembrato abbastanza interessante da portarmelo a casa. Una volta letto posso affermare che è questo un saggio veramente unico nel suo genere, in quanto si concentra su questioni molto particolari, che mi pare non siano mai state molto analizzate prima (vado a memoria, magari sbaglio).
Inoltre è scritto (cioè tradotto) bene, e la casa editrice ha fatto un ottimo lavoro editoriale. Il saggio contiene molte immagini (in bianco e nero) e tante sono delle versioni italiane di libri e film. Quindi la casa editrice ha sostituito la versione Usa (dove esistenti) di locandine e copertine dei libri con quelle italiane. Inoltre nello scritto è sempre presente il titolo italiano di un film (o di un libro) se venne proiettato in Italia. Infine, nonostante il libro sia stato pubblicato negli Usa prima dell'uscita di alcuni film importanti per le tematiche esposte, i lungometraggi vengono comunque citati, almeno a titolo informativo.



Qui sopra un esempio dell'adattamento editoriale con le locandine italiane, se esistenti, oppure quelle originali.

L'autore non tratta solo Godzilla e i suoi colleghi nipponici, ma allarga la platea a tutti i mostri giganti visti sul grande schermo, creando un nuovo genere a se stante, il “kaiju”. I film di “kaiju” furono, nella sua analisi, un genere nato in più nazioni, tutte attratte dal bisogno di storie con mostri che distruggevano l'umanità. Per questo motivo viene sostenuto che i “film di mostri” debbano essere considerati un genere a parte rispetto ai film di fantascienza, che comunemente li ingloba.
Praticamente tutta l'introduzione è dedicata ad esporre le motivazioni accademiche per cui sia giusto avere un genere “kaiju” per i film con mostri giganti dediti alla distruzione di edifici con la conseguente morte della popolazione circostante. Forse, invece di una introduzione di ben 40 pagine, si poteva fare un capitolo apposito. Personalmente ritengo che una volta era più facile stilare dei generi ben precisi per i film, oggi, con il continuo contaminarsi di trame prese da film vecchi, fumetti, romanzi e videogiochi, la catalogazione all'interno di un genere ben definito sia più problematica (mia opinione).
Comunque questa perorazione accademica sul genere “kaiju” non è scritta in maniera pallosa.
Nel primo capitolo, nonostante per l'autore i film di “kaiju” travalichino il tempo (presenti anche nella mitologia mondiale) e spazio (il Giappone), resta quella del Giappone la cultura che lo ha reso un genere autonomo con il film di Godzilla, quindi si elencano le fonti di questa genesi:
yokai; bunraku; kabuki; teatro no.

Ovviamente per ognuna di queste fonti primordiali viene data una spiegazione con esempi ed analisi.
I film di kaiju sono ambientati in scenari colmi di disastri naturali e/o generati dall'uomo, il secondo capitolo li analizza dividendoli in quattro gruppi:
disastri nucleari; disastri naturali; terrorismo; inquinamento.


Molto stimolante il terzo capitolo che affronta i film di kaiju in rapporto alla politica interna al Giappone ed internazionale. Sono trattate questioni come l'imperialismo giapponese, lo sviluppo economico degli anni 50 e 60, le contraddizioni della società giapponese, il ruolo delle Forze di Autodifesa. In pratica questo capitolo prende in prestito i film di kaiju per svolgere una analisi sociologica e storica del Giappone dal post seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri. L'autore dimostra di non essere a digiuno della tematica di politica estera ed interna, ovviamente chi non ha mai letto nulla in merito, avrà qualche problema a seguire il ragionamento esposto.
Il quarto capitolo affronta due temi cardine dei film di kaiju:
come è vissuta eticamente e moralmente la scienza che crea armi devastanti (anche immaginarie), ma che hanno lo scopo di difendersi dai mostri;
quale ruolo hanno le Forze di Autodifesa nipponiche, con tutte le contraddizioni che implicherebbe avere una costituzione pacifista, che implicherebbe non avere delle forze armate.
Nel quinti capitolo si spiega il perché gli Usa hanno accolto tanto favorevolmente un personaggio immaginario prettamente nipponico come Godzilla.
Riepilogando molto brevemente successe che, a causa gli adattamenti molto approssimativi dei primi film di Godzilla assieme all'ignoranza della cultura e del contesto sociale giapponese, lo spettatore statunitense (ma anche quello italiano) reinterpretarono (o annullarono) i messaggi di quei film trasformandoli in mero intrattenimento.
Ovviamente non conosco il valore dei doppiaggi statunitensi, ma quelli italiani in effetti erano abbastanza piatti, come tutti i prodotti che si pensava fossero destinati ai bambini/ragazzi.
E questo il capitolo che mi ha interessato meno, perché è tutto Usa-centrico, per una trattazione della tematica più sul versante italiano, meglio leggere i nostri saggi.
Il sesto capitolo affronta un'altra tematica che mi pare nei “nostri” saggi è stata poco analizzata, il ruolo della donna nei film di kaiju.
Inutile dire che la donna vista nei film di Godzilla e soci è marginale, questi film sono fatti da uomini per uomini, fanno eccezione poche pellicole. L'autore spiega il perché di questa posizione di inferiorità della figura femminile, utilizzando il test di Bechdel per valutare il ruolo della donna.
Quasi tutti i film di kaiju non superano il test di Bechdel ^_^
L'altro paragrafo del capitolo tratta la mutazione del corpo umano e l'orrore che ne deriva.
Il settimo capitolo cerca di spiegarci il perché noi vecchi (ed originali) fan abbiamo continuato a seguire Godzilla e soci anche se tutti ci dicevano che era roba da bambini: la nostalgia.

Il tema della nostalgia, per come è stato trattato dall'autore, travalica i film di kaiju, e può essere applicato, per esempio, a tutto quello che si può trovare in questo blog.
L'ultimo capitolo si chiede cosa avverrà nel futuro dei film di kaiju, beh... noi il futuro lo abbiamo visto al cinema con “Godzilla king of monsters” dell'anno scorso!










Storia critica della televisione italiana - volumi 1954/1979 e 1980/1999

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TITOLO: Storia critica della televisione italiana - 3 volumi (dal 1954 al 2018)
AUTORE: Aldo Grasso
CASA EDITRICE: Il Saggiatore
PAGINE: 1418 (i 3 volumi assieme)
COSTO: 55€ (i 3 volumi assieme)
ANNO: 2019
FORMATO: 22 cm X 15 cm
REPERIBILITA': ancora presente a Milano
CODICE ISBN: 9788862885676

Puntai questa pubblicazione di Aldo Grasso già dalle sue prime edizioni, però, per il mio campo di interesse televisivo, che si concentra fondamentalmente tra il 1978 e il 1983, dovermi portare a casa un bel malloppone di pagine, per poi leggere ben poco sull'animazione giapponese, aveva poco senso.
Il caso ed un mercatino dell'usato sono venuti in mio soccorso, facendomi trovare la nuova edizione del 2019 de “Il Saggiatore” (nuova ed intonsa), con la possibilità di prendere solo i primi due volumi, a soli 5 euro totali.
L'aver sacrificato i terzo volume (dal 2000 al 2018) è motivato esclusivamente dalla carenza di spazio che ormai attanaglia la mia libreria... dovrei comprare una casa più grande solo per metterci tutta la fuffa editoriale che ho accumulato :]
Aldo Grasso è un autorevolissimo critico televisivo, e quando ne leggevo gli articoli sul Corsera, apprezzavo sempre i suoi giudizi pacati, per questo ero curioso di vedere come avesse trattato e quanto spazio avesse dedicato a Goldrake e soci.
Infatti sui mille e passa articoli (link) inerenti l'animazione giapponese in Italia tra il 1978 e i primi ani 80, non ne ho scovato neppure uno a suo nome!
I volumi sono un documento unico sulla televisione pubblica e privata, ovviamente i programmi mandati in onda dalla Rai sono maggioritari, anche perché i canali privati iniziarono a trasmettere a fine degli anni 70. Quindi il primo volume (1954/1979) è praticamente tutto incentrato sulla Rai, mentre dal secondo volume in poi (il terzo non l'ho consultato, ma mi pare scontato) iniziano a far capolino prima le tv locali, e poi i grandi gruppi privati (cioè in pratica quasi solo Fininvest/Mediaset).
Nell'annata 1978 è citato “Superclassifica Show”, che era trasmesso da più tv locali.
Nell'annata 1979 sono citate tre trasmissioni di Telemilano: “Milan-Inter club; Sprolippio; I sogni nel cassetto.

Nel secondo volume sono elencate anche trasmissioni di altre emittenti private, basta consultare il sommario degli anni dal 1975 al 1983 che scannerizzato.
Faccio una premessa prima di dare un giudizio sull'aspetto “animazione giapponese in Italia”.
In una opera del genere è difficile, se non impossibile, inserire tutte le trasmissioni che avrebbero meritato di essere citate, l'autore fece delle scelte, e qualche programma venne cassato. Su questo aspetto entra in scena anche il gusto personale, il fissato dei serial televisivi lamenterà l'assenza della sua preferita telenovelas brasiliana, il fan dei telequiz si lagnerà che manca il programma che guardava il mercoledì sera 40 anni prima, l'otaku dei cartoni animati giapponesi noterà il poco spazio dedicato alle serie che rivoluzionarono le trasmissioni per bambini/ragazzi in Italia.
Vengo quindi al punto, e ricollegandomi alla mia curiosità di cui sopra di leggere per la prima volta come Aldo Grasso trattava i cartoni animati giapponesi, sono rimasto altresì sorpreso che solo Heidi e “Atlas Ufo Robot” si siano guadagnati il diritto a schede proprie...
Chiaramente gli anime che venivano trasmessi sulle tv locali ebbero meno impatto nazionale, ma non poi così poco, e comunque sul versante Rai avrebbero meritato una scheda almeno “Capitan Harlock”, Remi e “Mazinga Z”. Quest'ultimo si sarebbe dovuto citare, se non per la serie in sé (assai insipida...), almeno per le trasbordanti polemiche che si scatenarono nell'aprile 1980.
L'unico accenno che ho letto su quello tsunami mediatico che si scatenò nella primavera del 1980, lo si può trovare nella scheda de “L'altra campana”, poche righe in cui si ricorda della votazione pro o contro Goldrake:



Dato che nella trattazione di ogni annata viene effettuata anche una analisi più generale su quali tipi di programmi ebbero successo e per quali motivi, citando anche i programmi a cui non è stata dedicata una scheda specifica, almeno in questa sezione del saggio si sarebbe potuto analizzare il fenomeno e l'impatto sui bambini di allora (che si mantengono vivi anche oggi) dell'animazione giapponesi in Italia.
Nell'annata 1982 c'è una scheda su telefilm statunitense “Mary Tyler Moore Show”, una sit-com iniziata nel 1970, posso capire la presenza di trasmissioni culturali e popolari che io da bambino non guardavo, e che ebbero un impatto sul pubblico italiano, ma “Mary Tyler Moore Show” no...
Va bene, passi “Mary Tyler Moore Show”, ma allora perché “Anna dai capelli rossi”, che viene ancora replicata, no?
All'interno della scheda di “Bim Bum Bam” nel 1982 vengono citate tre serie animare giapponesi, due delle quali non vennero lanciate dalla trasmissione di “Italia 1”, ma precedentemente da tv locali minori...
“Lupin III” e “Dolce Candy” (cioè "Candy Candy") non esordiscono grazie a “Bim Bum Bam”, ma erano già state trasmesse da una moltitudine di emittenti private. E' questo, a mio avviso, un piccolo grande errore informativo.
Il terzo anime citato (solo citato) è “Lady Oscar”, ma la nostra eroina parigina non avrebbe meritato una sua scheda?
Perché l'americana Mary Tyler Moore si, e la nippo-francese madamigella Oscar no?
Torno quindi agli unici due anime analizzati da Aldo Grasso, Heidi e Goldrake, come ne ha scritto?
Per Heidi c'è la sinossi e qualche annotazione di cronaca, nessuna analisi sulla serie.
Per “Atlas Ufo Robot, che ha una scheda lunga la metà rispetto a quella di Heidi, solo 9 righe e mezzo...
Penso di aver intuito il motivo per cui ad oggi, non ho trovato neppure un articolo di Aldo Grasso sui cartoni animati giapponesi degli esordi italici, perché non li ha mai considerati degni di essere menzionati  ^_^












Blogspot ha eliminato il tasto di correzione grammaticale del testo + compaiono spazi tra le righe non presenti in originale

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Occasionalmente, a fronte di mie critiche verso libri, articoli o prodotti mediatici vari, mi vengono fatte notare, più o meno educatamente, ma del tutto correttamente, le carenze grammaticali e sintattiche del mio scritto.
La mia obiezione, scusandomi nel mentre dei miei grossi limiti nella scrittura, risiede nel fatto che questo è comunque un blog gratuito, mentre i prodotti che recensisco erano in vendita, ergo l'attenzione nel renderli pubblici e a pagamento, sarebbe dovuta essere maggiore.
Fatta questa premessa, Blogspot ha deciso da un paio di settimane di eliminare il tasto che mi permetteva di correggere i refusi e gli errori grammaticali più grossolani, sostituendolo con un misterioso tasto di "RIMUOVI FORMATTAZIONE"...
Kemminkia vuol dire "RIMUOVI FORMATTAZIONE"?  >_<
Questo post è indirizzato a tutti quelli che, giustamente, mi fanno notare la mia illetteratura di base, per avvertirli che di certo non sarà migliorata dalla eliminazione dell'unica funzione del blog che mi permetteva di ridurla   T_T


Contestualmente è apparso un problema grafico un po' seccante, nonostante che nella fase di scrittura nel post non siano presenti spazi tra una riga e l'altra, quando il post è pubblico compaiono degli spazi in maniera random...

Storia critica della televisione italiana - volumi 1954/1979 e 1980/1999



Per eliminarli dovrei andare nella versionne HTML del post, e rimuovere i codici che sono nati a caso e che generano gli spazi a caso...
Ma non ho nessuna voglia di farlo   ^_^

Giappone, storie di una nazione alla ricerca di se stessa dal 1850 ad oggi

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TITOLO: Giappone, storie di una nazione alla ricerca di se stessa dal 1850 ad oggi
AUTORE: Christopher Harding
CASA EDITRICE: Hoepli
PAGINE: 479 
COSTO: 27,90€
ANNO: 2020
FORMATO: 23 cm X 15 cm
REPERIBILITA': ancora presente a Milano
CODICE ISBN: 9788820395681

Il saggio mi ha attratto perché inizia dall'arrivo delle navi nere del commodoro Perry, nel 1853, ed arriva fino ai giorni nostri, passando in rassegna tantissimi aspetti della storia e della società giapponese.
Ecco, forse troppi aspetti... in quanto ogni capitolo non ha un tema ben preciso, ma una traccia temporale, un periodo analizzato, all'interno del quale posso essere trattata poche tematiche, oppure svariate, troppe, forse. Alcune appena accennane, un po' buttate lì, altre maggiormente approfondite, moltissimi aneddoti, tutti interessanti.
Il libro è scritto bene (cioè tradotto bene), scorre via veloce, e consiglio di fare delle ricerche aggiuntive (magari su You Tube) quando si citano canzoni, programmi fatti di cronaca, sovente li si potrà vedere ed udire, tanto per cercare di avvicinarsi a ciò che narra l'autore.
L'unica pecca del saggio che è in alcune sue parti, specialmente negli ultimi capitoli, molto dispersivo, troppi temi accennati.
Ogni capitolo riporta piccole biografie di personaggi politici e/o accademici allo scopo di illustrare quale fossero il tipo di problematiche del periodo.
In generale avviso che le recensioni dei singoli capitoli sono una traccia di alcuni temi che mi son sembrati più presenti, non necessariamente di tutto ciò che è stato trattato.
Ho notato un certo numero di refusi, che da un libro uscito per la Hoepli, mi son sembrati eccessivi.

Capitolo 1
Si da conto della situazione del Giappone prima dell'arrivo del Commodoro Perry nel 1853 e fino alla Restaurazione Meiji.

Capitolo 2
E' narrata la ribellione di Saigo Takamori del feudo di Satsuma nel 1873 contro il governo Meiji. Seguono le cronache di altre rivolte verso il nuovo assetto sociale ed economico. Il capitolo illustra quali furono gli aspetti del nuovo Giappone che il popolo non accettava, come le tasse in valuta e la leva obbligatoria di tre anni. Queste proteste crearono un forte malumore verso il governo centrale, che a differenza dei precedenti daimyo, più attenti ai bisogni dei propri sudditi diretti, dimostrava di non interessarsi alle condizioni di vita delle comunità locali. Tutto ciò portò alla nascita di movimenti popolari che richiedevano libertà e maggiori diritti.

Capitolo 3
Nei primi anni del 1880 la nuova élite di governo occupava il tempo libero con passatempi occidentali, compresi i balli all'europea in sfarzosi saloni. Il titolo del capitolo, “Un gabinetto danzante”, fa riferimento al fatto che alcuni membri influenti del governo erano anche grandi organizzatori di questi balli all'europea, passatempo criticato dai quotidiani e mal visto dal popolo più attaccata alle tradizioni. Ci si chiedeva se dei governanti tanto occidentalizzati avrebbero avuto la forza di porre termine ai trattati ineguali imposti dai paesi occidentali.
Sono trattati anche le opposizioni popolari alle nuove mode occidentali, la stesura della costituzione Meiji, le nuove leggi, le votazioni, le libertà personali.

Capitolo 4
E' trattata la famiglia, il ruolo e i diritti della donna all'inizio dell'epoca Meiji. Il capitolo è molto interessante, e tra i tanti aneddoti riportati mi pare giusto menzionarne un po' collaterale:
quando l'imperatore Meiji iniziò a viaggiare per la nazione, il popolo si disinteressava per la sua venuta, mentre la visita dello shogun era ricordata ancora come importante. Addirittura, per un compleanno dell'imperatore Meiji, la polizia dovette obbligare i sudditi ad uscire di casa per presenziare ai festeggiamenti pubblici.
Ciò evidenzia quanto il popolo giapponese fu plagiato in un tempo relativamente breve, trasformando un perfetto estraneo che veniva ignorato, in un dio in terra.
Il capitolo tratta, tra l'altro, anche dei personaggi Hiratsuka Karuka e Shimizu Shikin.


Capitolo 5
Inoue Enryo (nato nel 1858) è la figura principale trattata dall'autore per spiegare quale ruolo ebbe il buddismo nella Restaurazione Meiji. Il capitolo si occupa di religione, di come inizialmente lo shintoismo fu preferito dagli oligarchi Meiji, in quanto religione autoctona, e cosa fecero i vertici buddisti per riposizionare il loro brand religioso. Nel capitolo si trattano anche i “kakure kirishitan”, cioè i “cristiani nascosti”, che con il ritorno dei missionari nel paese, poterono tornare a professare in pubblico la propria religione. In questo ambito Inoue Enryo fu un loro oppositore.

Capitolo 6
Capitolo incentrato sul periodo dal 1900 al 1930.
Gli enormi costi economici ed umani della vittoria sulla Russia zarista si stavano ripercuotendo sulla popolazione. Per tutti gli anni 10 e 20 il governo dovette guardarsi dalle proteste popolari, più difficili da sedare rispetto alla censura verso una femminista, un partito o un giornale che incalzava i governanti. Si parla della figura di Akutagawa Ryunosuke.

Capitolo 7
Kosawa Hiesaku e Ohtsuki Kenji, due psicanalisti degli anni 30, con loro l'autore prende in esame lo sconforto della popolazione per la modernizzazione forzata, che aveva messo da parte le tradizioni, e creato un vuoto di valori.

Capitolo 8
Viene narrata la storia di Kikugawa Ayako, e partendo da questo personaggio si illustra la situazione geopolitica degli anni 20, in cui il Giappone si stava imponendo come nuovo colonizzatore/civilizzatore dei vicini asiatici, con relativa reazione di sospetto da parte delle potenze occidentali. Il Giappone iniziava a crearsi il mito della razza superiore discendente diretta da una divinità, mentre i popoli sottomessi erano inferiori.
Un altro tema trattato è il sindacalismo e le riforme sociali imposte dai burocrati.

Capitolo 9
La guerra di invasione in Cina negli anni 30, fino alla conquista di Shangai e all'arrivo a Nanchino.

Capitolo 10
Le truppe giapponesi entrano a Nanchino, dopo la cronaca dei massacri, viene ricapitolato quale filosofia ci fosse dietro a queste violenze, nate dal disprezzo verso gli altri popoli asiatici. Segue la cronaca dei fatti che portarono all'attacco di Pearl Harbor, l'inizio della guerra, il vantaggio iniziale giapponese e le successive sconfitte.

Capitolo 11
I temi trattati sono: la resa del Giappone, le mosse del governo per salvare Hirohito e farlo passare per vittima della cricca militare, la reazione alla resa del popolo e la loro condizione di vita.

Captiolo 12
Tramite la storia del musicista Akiyoshi Toshiko e della giornalista Beate Sirota l'autore racconta il dopo guerra, gli stenti per sopravvivere, l'arroganza dei vincitori occupanti, il cambio repentino ed incredibile dei giapponesi.
Con Beate Sirota si narra di come venne stesa la nuova costituzione. Segue la breve cronaca delle prime elezioni libere a suffragio universale. La contraddizione statunitense che professavano i diritti per i giapponesi e poi attuavano la separazione razziale verso i propri soldati di colore.

Capitolo 13
Il capitolo inizia con l'illustrare l'attività imprenditoriale di un “tal” Morita Akio, segue, di contro, la cronaca di come le zaibatsu riuscirono a salvarsi e di come i burocrati riuscirono a salvarsi dalle epurazioni. Il capitolo si concentra sulle contraddizioni della rinascita economica ed industriale, compresa la nascita delle Forze di
Autodifesa Nazionale, che in base alla Costituzione pacifista, sarebbe dovuta essere anticostituzionale.
IL capitolo si conclude con il ritorno del Giappone nel consesso internazionale, l'apertura delle olimpiadi a Tokyo e l'arrivo della televisione nelle case nipponiche.

Capitolo 14
Gli argomenti illustrati sono: il trattato di sicurezza del 1952 rinnovato nel 1960, con le relative proteste popolari per la sottomissione agli Usa; il malcontento per i crimini non puniti commessi dai soldati statunitensi; la figura controversa dell'ex criminale di guerra e ai tempi primo ministro, Kishi Nobosuke.
La televisione e la musica veicolavano la cultura occidentale a discapito di quella nazionale, assieme alle proteste contro il rinnovo del trattato di sicurezza, non mancavano quello contro i programmi tv, tacciati di istupidire il popolo.
Viene ripercorsa la rinascita del teatro e del cinema, tra i successi viene trattato Godzilla (del 1954).
Nel capitolo si arriva a descrivere la fine degli anni 60, con l'inizio delle proteste studentesche e del terrorismo di sinistra, compreso il dirottamento nel marzo 1970 del volo 351 della Japan Airlines.

Capitolo 15
Si continua a raccontare numerosi episodi di cronaca degli anni 60 e 70 per illustrare vari aspetti di quel periodo:
l'inquinamento e i problemi di salute per la popolazione; il successo del consumismo; le crisi dovute allo shock petrolifero.
In questo contesto si illustra la nascita dei movimenti di cittadini che decisero di modificare metodo di protesta rispetto alle manifestazioni degli anni 50, più turbolente: niente più violenza (per gli standard nipponici, si intende), ma, invece, gruppi di pressione.
Un esempio sono i movimenti di cittadini di varie città contro le aziende che inquinavano, provocando numerose morti e ancor più malattie croniche.
L'episodio più famoso è quello della città di Minamata, dove, dal 1956, gli abitanti iniziarono a soffrine di strani sintomi, che in alcuni casi portavano alla morte del paziente. La causa era l'azienda “Shin Nihon Chisso Hiryo, che sversava ingenti quantità di mercurio nella baia, i pesci erano contaminati, e la popolazione si cibava di pesce. L'azienda continuò, nonostante le proteste, ad inquinare per più di 10 anni, ma alla fine furono le proteste degli attivisti ad obbligare la Chisso a smettere.



A questo proposito lascio un video di un episodio di cronaca citato nel saggio a pagina 315, dove la signora Hamamoto Fumiyo prende di petto, nel vero senso della parola, il presidente della Chisso e lo fa vergognare di esistere almento per quei pochi secondi...


        


Queste proteste dei cittadini giapponesi le vedemmo anche noi tra la fine degli anni 70 ed i primi anni 80, ma su un medium differente: i cartoni animati giapponesi.
In “Jeeg robot d'acciaio”, puntate 7 e 24, si vedono i riflessi di quelle manifestazioni dei cittadini nipponici nate dai problemi dell'inquinamento.


Nella puntata 7 un mostro Aniba ha contaminato le acque di lago, i pesci sono radioattivi, la popolazione è preoccupata.



E', però, nella puntata 24 che si vedono realmente all'opera i movimenti cittadini pro-ambiente. Un virus che fa impazzire le persone è stato versato da un mostro Aniba nel lago dove la Base Antiatomica scarica prodotti chimici/biologici (fatto mal tradotto in italiano), che funge da bacino idrico per la città!!!
La popolazione addossa la colpa al povero professor Dairi. La cosa incredibile è che il comitato cittadino intima alla Build Base di chiudere i battenti!
In pratica, se Hiroshi non avesse scoperto il vero inquinatore delle acque, la base sarebbe stata chiusa ed Himika avrebbe conquistato il mondo!

Capitolo 16
Il capitolo esplora la mitizzazione giapponese della natura, dalla campagna agricola ai boschi. Sono trattati manga ed anime, in particolare è presente una analisi di “Nausicaa della valle del vento” di Miyazaki, poi si passa alla setta Aum Shinrikyo, la corruzione politica, la bolla immobiliare, fino al terremoto del 1995.
Sinceramente arduo recensire questo capitolo...

Capitolo 17
Altro capitolo praticamente impossibile da recensire vista la moltitudine di tematiche trattate e il continuo passaggio da una all'altra. Si inizia con la cronaca nera (tre militari Usa che nel 1995 usarono violenza su una bambina ad Okinawa), si termina con l'accenno a Fukushima nel 2011. Il capitolo resta belo e leggibile, ma tracciarne un filo conduttore, come ho cercato di fare con gli altri, non mi è stato possibile.

Capitolo 18
Il capitolo si intitola “Frammenti”, ed è composto da una miriade di aneddoti sul Giappone attorno al periodo di Fukushima e delle prossime olimpiadi di Tokyo 2020.
Il capitolo è così “frammentato” che non è possibile stilarne anche solo una traccia.






"Città Verde (la EG costruisce con voi la)" - Editrice Giochi (1977)

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In cortile nessuno aveva questo gioco in scatola, che vedevo continuativamente tra le pubblicità dei Topolino (da cui è tratta l'immagine sopra - Topolino n° 1150 dell'11 dicembre 1977), quindi non posso dare giudizi sulla sua giocabilità effettiva.
Di certo la dotazione di pezzi non è minimale, come capitava spesso nei giochi in scatola del periodo non di marca Clementoni, che di norma metteva in vendita confezioni strapiene di accessori (cosa che rende arduo oggi trovarle complete).
Se, in questa epoca di ambientalismo un tanto al chilo, l'ecologia ha trovato spazio anche nei giochi dei bambini, alla fine degli anni 70 era, invece, abbastanza inconsueta come tematica, mentre la guerra, l'economia corsara, l'avventura, lo sport e i programmi televisivi andavano per la maggiore.
Ma poi "Città Verde" era un gioco ambientalista?
Sinceramente a me pare di no... a dispetto della grafica della scatola, l'illustrazione dello scopo del gioco ne rivela il bieco scopo da palazzinaro cementificatore ammantato dal brand "verde":
"Scopo del gioco è quello di costruire, partendo da lande desolate, una meravigliosa CITTA' VERDE". 

Intanto, a mio avviso, il verbo "costruire" nel contesto edile, è l'antitesti dell'aggettivo "verde" in senso ecologista.
Il fatto che una "landa" sia "desolata", non implica mica che ci si debba "costruire" sopra una "città", di qualsiasi colore essa sia, ed anche se la si definisce "verde", quel luogo sarebbe stato comunque più verde se fosse restato nella sua conformazioni originaria di "landa desolata", anche solo per le specie animali e vegetali che vi risiedevano e che saranno state spazzate...
Poi, se una giunta comunale ha un minimo di senso ecologista, una città si può anche fondare riducendo al minimo l'impatto ambientale, ma il sindaco e gli assessori di "Città Verde" ci riuscirono?
Il piano regolatore prevedeva l'edificazione delle seguenti strutture:
giardini pubblici;
camping;
ippodromo;
palazzo dello sport;
stadio;
cattedrale;
ville;
piscina olimpionica;
supermercato.

Dal tipo di strutture ivi presenti, questa città Verde sarebbe il paradiso dei cementificatori! ^_^
Che poi... in una città ci metti dentro un ippodromo, un palazzo dello sport, lo stadio e la piscina olimpica?
Kemmikia devi fare, le olimpiadi?



Il fatto che io non ci abbia mai giocato mi ha creato un ulteriore problema sulla dotazione del gioco, in quanto sia nel regolamento sotto il coperchio della scatola, che nel "Dizionario dei giochi da tavolo", viene riportata la presenza di 12 cartoncini fustellati denominati "SETTORI DI BONIFICA" (3 cartoncini per ogni zona colorata).
Pensavo che nella mia confezione mancasse qualcosa, ma leggendo il regolamento ho capito che si tratta dei cartoncini (2 triangolari ed un parallelogramma) su cui posizionare le strutture in plastica.



Nonostante che sulla confezione compaiano vari volatili esotici, una tigre, un leone ed una gazzella, il gioco è l'antitesi della città eco-sostenibile  ^_^


In base al regolamento il gioco non parrebbe brutto, interessante la parte "bastarda" che permetteva di opporsi alle costruzioni degli avversari esibendo la carta apposita, con l'interessante introduzione del martelletto per dirimere la disputa giudiziaria.
Il gioco, oltre ad essere il paradiso dei cementificatori, era il bengodi degli indebitati, in quanto, se non avevi abbastanza soldi per pagare ciò che dovevi alla banca, non scucivi il grano non in tuo possesso.
Interessante anche il fatto che i soldi si guadagnavano semplicemente tirando il dado, al numero uscito (1,2 o 3) andavano associati i relativi milioni, e i tiri potevano essere infiniti (altro eden)!
Solo che se usciva la faccia con il bollino rosso, perdevi tutto l'accumulato con i dadi fino a quel momento. Un ottimo insegnamento: la fortuna può girare!





La dotazione del gioco non è scarsa, di solito le confezioni della Editrice Giochi erano più minimaliste...


Il tabellone con le "lande desolate"...



Il tabellone una volta che i giocatori hanno comprato i "SETTORI DI BONIFICA", tre zone per ogni colore.



Il tabellone con tutte le costruzioni ultimate e posizionate, da notare che la sagoma delle Ville dei colori azzurro e viola, siano state stampate al contrario   :]






Il "SETTORI DI BONIFICA" della "zona centrale".



I "SETTORI DI BONIFICA" della zone "riviera" e "zona residenziale".
Ma nella zona residenziale ci metti una piscina olimpica?





In base al colore della pallina, si decideva se era possibile costruire o meno.
Mi sembra meglio che l'uso delle mazzette...



La carta "licenzia edilizia", se uno o più  avversari ti lanciava "l'opposizione", potevi opporti con un numero equivalente di "difesa", ammesso di averle.
A questo punto entrava in scena il martelleto con le palline rosse e verdi.



Ho scannerizzato tutte le "carte della speranza", un numero minimo sono doppie, le ho divise per tipologia, se possibile.








1 = un milione
2 = due milioni
3 = tre milioni
rosso comunista = perdi tutto   ^_^



Le strutture in plastica non sono brutte, fatte con cura.

"Verso le stelle (+ "Attualità Ufo" dal n° 7) - La rivista mensile di ogni appassionato di fantascienza" - Pubblicata dall'agosto(?) 1978 al luglio/agosto 1979 (10 numeri totali)

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Tra le tante testate che si occuparono, pur occasionalmente, di trattaregli anime ci fu quella di fantascienza "Perry Rhodan", dove, in un numero del 1979, era presente la recensione di "Mazinga contro gli ufo robot".
Quindi, nella mia infinita ricerca di articoli tra il 1978 e il 1983 sull'animazione giapponese in Italia, talvolta mi tocca rischiare, in alcuni il caso vengo ripagato, più o meno ampiamente, in altri casi mi ritrovo con il classico buco dell'acqua.
Il rischio consiste nell'acquisto alla cieca di materiale editoriale del periodo, non presente o consultabile nelle emerotoche di Milano. 
Questa volta ho provato con la testata di fantascienza "Verso le stelle", che iniziò e finì la sua avventura editoriale all'interno del primo anno degli anime in Italia.
Dei cartoni animati giapponesi se ne occuparono una miriade di testate, fino ad oggi ne ho trovate più di 120, ma, stranamente, i meno inclini a trattare di una animazione di fantascienza furono le riviste sui fumetti e le riviste di fantascienza.
"Verso le stelle" spicca proprio per la totale assenza di articoli sui cartoni animati giapponesi. In televisione e anche al cinema imperversavano storie di robot/cyborg/androidi, di alieni buoni e cattivi, guerre interstellari, i bambini erano rapiti dalla fantascienza made in japan, e una rivista di fantascienza non vi dedica neppure mezzo rigo?  >_<
La stessa cosa era capitata con la testata "Aliens - Rivista di fantascienza", pubblicata dal novembre 1979 al luglio/agosto 1980.
Pare quasi che i cultori della fantascienza "alta", si vergognassero di quella giapponese, eppure loro stessi erano considerati esponenti di una narrativa secondaria, forse avrebbero potuto cogliere meglio di altri la novità di questi cartoni animati provenienti dal Sol Levante.
A dimostrazione che comunque la redazione della rivista guardava anche verso oriente, nel numero 4 (ottobre 1978?) è presente la recensione di "Guerra Spaziale! ("Wakusei daisenso"- 1977 ), ma di Goldrake e Capitan Harlock nessuna traccia...
Nella rivista, oltre a numerosi racconti di fantascienza, erano presenti brevi fumetti, analisi saggistiche, interviste ad autori, recensioni di film di fantascienza.
Purtroppo solo dal numero 7 esiste un sommario dettagliato, prima ci si doveva accontentare di un riassunto presente in copertina. E' proprio dal numero 7 che al nome della testata si affianca quello di "Attualità Ufo", una specie di bollettino sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati.
Non mi è ben chiaro il nesso tra chi era convinto che gli alieni ci visitassero ogni giorno da millenni, e chi era appassionato di fantascienza... a me piace la fantascienza (cine-televisiva), ma non ho mai pensato che gli ufo ci sorveglino... e se fosse così, sarebbe il caso di mandarli tutti affangala... potrebbero anche darci una mano, visto che noi umani non ce la stiamo cavando benissimo...
In questo post dedicato ai 10 numeri di "Verso le stelle" ho inserito anche gli articoli su quattro film recensiti:
"L'Uomo Ragno", "Starcrash", "Guerra Spaziale", "Guerre Stellari" (quest'ultima assai opinabile).

Da notare che "L'Uomo Ragno" non è proprio un film di fantascienza, a me pare più di avventura, quindi la redazione faceva, giustamente, anche delle eccezioni, ma non per i cartoni animati giapponesi   ^_^



Ho trovato qualche difficoltà a datare i singoli numeri della rivista, in quanto solo dal numero 8 è presente il mese e l'anno di pubblicazione, cioè maggio 1979.
Sul web non ho trovato informazioni in merito, quindi ho cercato riscontri negli articoli, nella posta e nelle pubblicità di altre testate della casa editrice.
Mi restano lo stesso dubbi sui primi mesi...


Nel numero 1, in cui non è segnato né il mese né l'anno(...), a pagina 93 viene dato conto del "XVI festival della fantascienza di Trieste" svoltosi dall'8 al 15 luglio 1978.
Quindi ritengo che il primo numero di "Verso le stelle" arrivò in edicola nell'agosto (luglio? settembre?) 1978.
Ci devono essere stati alcuni mesi (direi marzo, aprile 1979) in cui la pubblicazione non è uscita, in quanto, terminando a luglio/agosto 1979, mancano chiaramente dei numeri nel computo totale.


 Tra i film in concorso al festival di Trieste c'è "Incrociatore spaziale Ymato", che ovviamente era la Yamato, cioè "Star Blazers", che non ebbe alcun premio dalla giuria.




"Noi non siamo soli" era la rubrica con le recensioni dei film più o meno di fantascienza.



Le recensioni del film prevedono solo una sinossi, un po' spartana in alcuni casi, più dettagliata in altri. Quella de l'Uomo Ragno è minimale.




Settembre (?) 1978


La sinossi di Starcrash, che andai a vedere in un cinema di millemila visione della mia cittadina in un pomeriggo domenicale, è molto dettagliata, praticamente spoilerano tutto il film   ^_^






Ottobre (?) 1978



 Novembre (?) 1978




Chissà come mai la redazione non si rese conto che in questo film erano presenti le medesime figure dei cartoni animati giapponesi. L'autore del pezzo pare non rendersi conto che i giapponesi facevano film di fantascienza da prima di "Guerre Stellari", benché in questo film qualche analogia ci sia   ^_^
"Guerra Spaziale! ("Wakusei daisenso"- 1977 )



Dicembre (?) 1978



La recensione di Guerre Stellari mi ha lasciato un po' allibito... sembra quasi una anteprima, solo che il film era uscito mesi e mesi prima...
Intanto non capisco quale sia la prima battaglia vinta dai ribelli narrata all'inizio della sinossi... forse l'aver rubato i piani della Morte Nera?
Poi non comprendo come mai si usino i nomi in inglese, quando da noi i due robot si chiamavano C1P8 e D3BO...
Il messaggio viene affidato solo a C1P8, D3BO si accoda, non conscio della missione.
La principessa Leila non è stata detronizzata da alcuno, ma resa prigioniera.
Tralasciando il nome errato del popolo di Chewbecca, io non l'ho mai considerato "leonino", ma sono impressioni personali.
Dove è detto nel film che su Alderaan posseggono la Forza?
Il Millenium Falcon non viene raggiunto dal raggio traente della Morte Nera, ma sono loro a dirigersi, inconsciamente, verso il raggio traente...
Tarkin non è un dittatore, mi pare chiaro che fosse un sottoposto, visto che avvisa gli alti ufficiali della Morte Nera che l'Imperatore ha sciolto il senato.
Lord Fener non ha messo la Forza al servizio di Tarkin.
Luke non riceva la Forza dalla morte di Kenobi.
La pace non ritorna manco per un cacchio nella galassia e nessun popolo riconquista la libertà, altrimenti non ci avrebbero un'altra decina di film.
Se mi avessero sottoposto questa sinossi nel 1978, avrei dissentito quanto ora.




Gennaio (?) 1978



Febbraio 1979
Ho, però, il dubbio  se questo fosse effettivamente febbraio, perché in un trafiletto è riportato:
"Bollettino novità n 1-79" (vedi poco sotto)
Quindi il numero 7 era di gennaio 1979?
Perciò la pubblicazione iniziò a luglio 1978?





 A questo punto si salta a maggio 1979, quindi la rivista non uscì per tre mesi (ipotizzo).








"I cartoni animati: il genere fantascientifico", di Fawzia Mascheroni - "Religione e scuola: mensile per l'animazione culturale e la ricerca religiosa" ottobre 1982

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Una enorme fonte di articoli sono state le riviste collegate alla scuola, ma anche le riviste religiose hanno dedicato spazio ai cartoni animati giapponesi, e quando una pubblicazione è indirizzata sia alla scuola che alla religione, si ottiene il massimo  ^_^
In realtà, la testata "Religione e scuola", ha dedicato solo due articoli nelle sette annate (dal 1978 al 1984) che ho passato in rassegna, però mi hanno dato un sacco di soddisfazione  :]
Come prima immagine ho messo il sommario del numero di ottobre 1982 per mostrare quale fossero le tematiche trattate, cioè la difesa dell'insegnamento della religione a scuola: Quindi il target della rivista erano gli insegnanti di religione (basta leggere i titoli delle rubriche), e poi magari qualche genitore cattolico particolarmente fervente.
Quando ho consultato la rivista non ho fatto caso all'articolo di pagina 83, perché mi sarebbe piaciuto capire quale fosse il problema con Galileo, mi pareva che fosse assodato il fatto che i problemi erano degli altri, non di Galileo...
Un vero peccato che la redazione abbia dedicato all'animazione giapponese solo due articoli, visto che mi son parsi abbastanza pugnaci  ^_^
E' nel leggere queste riviste, che con cartoni animati non avevano nessun nesso, che rimango perplesso quando mi rendo conto che pubblicazioni su fumetti e fantascienza ignorarono il fenomeno anime in Italia nella suo primo approdo:
"Verso le stelle - La rivista mensile di ogni appassionato di fantascienza"
"Aliens - Rivista di fantascienza"



Il sottotitolo evidenzia chi fosse per l'autrice il nemico principale, cioè le televisioni, poi chi fosse complice delle tv per inerzia, cioè genitori ed educatori.
Ma chi "corrompeva" l'anima dei giovani studenti cattolici?
I "sanguinari e violentissimi" cartoni animati giapponesi!   ^_^
La giornalista (o insegnante) riporta uno stralcio di un articolo apparso su "La Repubblica" il 26 luglio 1980, per fortuna io lo avevo già postato:
"Discutendo con i bambini di Mazinga e di fantasia", di Lella Longoni - "La Repubblica" 26 luglio 1980

A scanso di equivoci i cartoni animati vengono divisi subito in due gruppi, quelli su cui è ormai inutile soffermarsi, cioè gli statunitensi Disney ed "Hanna & Barbera", e poi quelli verso cui è indispensabile concentrare l'attenzione, quelli di fantascienza e strappalacrime, guarda caso entrambe le catogorie sono animazione giapponese.
Sia chiaro, l'autrice aveva tutto il diritto di sollevare dubbi sulla bontà formativa dell'animazione seriale nipponica, proprio in quanto la rivista si occupava di insegnamento, seppur religioso.
Magari sarebbe stato utile informarsi un po' meglio, visto che non si era più nel 1978, anno in cui arrivarono in Italia gli anime.
In considerazione del fatto che l'articolo incitava gli insegnanti (nella figura di un moderatore totalmente schierato) a sollevare in classe la questione degli scarsi contenuti dell'animazione giapponese, suggerendo su quali concetti contro gli anime far leva con gli studenti, ho trovato lo scritto assai inquietante.
Non solo l'autrice suggerisce di iniziare un dibattito in classe per stigmatizzare l'animazione giapponese, manco fosse una droga... ma imbocca passo passo gli insegnanti su cosa dire/replicare, con lo scopo finale di dimostrare al bambino/scolaro quanto stesse sbagliando a trovare piacevoli quei cartoni animati non statunitensi.


Ciò che mi ha sorpreso (ed inquietato) nell'articolo è che l'autrice suggeriva agli insegnanti con quali argomenti far fronte alle eventuali contestazioni di qualche sparuto bambino che avesse insistito a non condividere la demolizione/demonizzazione dei cartoni animati giapponesi.
Per uno studente, specialmente delle elementari, non era facile opporsi al proprio insegnante, c'era proprio bisogno di doverlo "convertire" a tutti i costi?
Tra l'altro il maestro era stato "imboccato" da una terza persona che non aveva conoscenze sull'argomento del dibattito(?).
Ma questo sarebbe il ruolo dell'insegnante per una pubblicazione scolastico-religiosa?!



Intanto si cerca di focalizzare quali siano i tratti salienti di un cartone animato fantascientifico. 
Quindi un cartone animato sarebbe di genere fantascientifico quando sono presenti uno o più robot giganti?!
E Capitan Harlock?
E "Galaxy Express 999" ?
Il bello è che mettono una immagine proprio di "Galaxy Express 999", che non presenta robot giganti del tipo di Goldrake, Jeeg, Mazinga etc.
I piloti non erano "sempre orfani di entrambi i genitori":
non lo era il pilota del Gundam (con entrambi i genitori!!!);
non lo erano i piloti del Gakeen;
non lo era il pilota di Jeeg;
non lo era il pilota del Trider G7
etc
etc

Non è vero che "generalmente" esisteva un altro personaggio-robot femminile innamorata del protagonista.
Le "robottone" sono presenti solo in Mazinga Z ed il Grande Mazinga, due serie robotiche su le tante che arrivarono in Italia dal 1978 al 1982... solo due!  
Nella maggior parte dei casi il nemico era comandato da una donna?  O_o
No, solo in una minoranza dei casi!




La didascalia alla scena del "Galaxy Express 999" ci informa che dal 1978 al 1980 furono trasmessi 20 mila cartoni animati, l'80% di questi, cioè 16000, acquistati all'estero.
16 mila cartoni animati non italiani?!?!   O_O
Forse ci si riferiva al numero delle puntate totali?
Può essere che dal 1978 al 1980 in Italia siano state trasmesse 16 mila puntate di cartoni animati non italiani?
A me pare una cifra un po' buttata lì a caso...

Mentre effettivamente i buoni restavano sostanzialmente buoni per tutta la serie (con delle momentanee eccezioni, tipo Tetsuya Tsurugi), non corrisponde assolutamente al vero che tutti i cattivi restassero tali. Gli esempi da fare in merito sarebbe così tanti, che solo un adulto totalmente disinteressato a seguire qualche puntata consecutiva di quegli anime poteva ignorarli... oppure un adulto che partiva dal presupposto che bisognasse stigmatizzare i cartoni animati giapponesi come se fosse una missione religiosa.

"Qui i ragazzi forse obietteranno che la guerra trova nella realtà quotidiana riscontri concreti".

Non sia mai!
Se gli alunni si permetteranno di obiettare, l'autrice dell'articolo avrà già trovato un secondo argomento per stroncare la rivolta.
Ma l'insegnante non era dotato di capacità argomentative proprie?
Aveva bisogno del suggeritore contro una ventina di bambinetti?



Per l'autrice l'uso della violenza per difendersi da una invasione non era accettabile, ma ai nazifascisti come ci eravamo opposti? Con la richiesta di tregua?
Il ragionamento si basa tutto sulla non conoscenza dell'argomento...
Dalle trame di alcune serie robotiche si capivano anche le motivazioni che avevano spinto gli invasori ad attaccare la Terra, e c'era anche chi cercava in qualche modo di intavolare un dialogo con chi aveva mosso il primo attacco, inoltre all'interno dei cattivi una figura di spicco proponeva la pace, ma semplicemente il capo supremo rifiutava ogni accordo.
Sarebbe bastato seguirsi qualche puntata consecutiva, oppure chiedere ai bambini, mica eravamo scemi... 



"Stabilito che i programmi televisivi considerati sono deleteri per la formazione del bambino..."
Ma chi lo avrebbe stabilito?
Con quali argomentazioni?


Nello spiegare il perché ci piacessero quei cartoni animati, mi pare che si dimostri di non averlo compreso per nulla, o comunque di essersi fermati alle ovvietà.



Fa impressione il metodo che l'autrice illustra per spingere, alla fine dell'articolo, lo studente a cambiare idea sul programma a cartoni animati che trovava tanto bello ed emozionante...
Ma questa non è violenza?




Ma il non plus ultra della disinformazione lo si ha alla fine di questo ultimo trafiletto, che è a parte rispetto all'articolo, in cui si riescono a scrivere cose senza alcun fondamento...

L'articolo di Beniamino Placido su "La Repubblica" del 29 aprile 1980 lo potete leggere tutto al link sotto, verso la fine del post:
"Arriva Goldrake: Marx, salvaci tu", di Beniamino Placido - "La Repubblica" 29 aprile 1980

"... ai piccoli telespettatori dagli occhi a mandorla, infatti, quegli spettacoli erano stati da tempo vietati. Nel 1980 le varie reti televisive giapponesi hanno trasmesso una media di sole tre ore settimanali di cartoni animati: LE ULTIME IMMAGINI DI MAZINGA E GOLDRAKE SONO APPARSE SUGLI SCHERMO NEL 1968"

Per l'autrice, che non rivela la sua fonte informativa, in Giappone le serie robotiche erano state sostituite da serie di ottima qualità di carattere favolistico e folkloristico.
In un articolo di Vittorio Zucconi dell'aprile 1983 (quindi 7 mesi dopo questo) si commentavano tre serie nipponiche che, secondo Fawzia Mascheroni, erano di ottima qualità:
The Kabocha Wine  (in tv luglio 1982);
Maicching Machiko-sensei  (in tv ottobre 1981);
Patalliro!  (in tv primavera 1982).

Secondo me, se le avesse viste, avrebbe rivalutato subito Mazinga e Goldrake!  ^_^

"Dopo Heidi e Mazinga dal Giappone arriva il fumetto erotico", di Vittorio Zucconi + "Lady Oscar, dama ambigua nella rivoluzione francese", di c.d.c. - Tuttolibri 16 aprile 1983



"I cartoni animati del genere feuilleton", di Fawzia Mascheroni - "Religione e scuola: mensile per l'animazione culturale e la ricerca religiosa" dicembre 1982

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Piccola premessa: chiedo scusa per la qualità di alcune immagini, ma l'emeroteca permetteva di fare solo foto agli articoli.
Nel precedente post (link) avevo mostrato con quale tecnica semicoercitiva Fawzia Mascheroni suggeriva agli insegnanti (solo di religione?) come stroncare ai propri studenti il piacere di guardarsi i cartoni animati giapponesi di genere fantascientifico (robotico), considerati diseducativi oltre ogni umana immaginazione.
Ok, Goldrake e soci erano "sanguinari e violentissimi", ma almeno le serie "strappalacrime" nipponiche andavano bene?
Ovviamente no...
Lo si intuisce dal sottotitolo:
"I fumetti strappalacrime sono apparentemente innocenti. Inoculano una visione semplicistica e moralistica della realtà"

Non vorrei sembrare sacrilego, ma la rivista aveva come target l'insegnamento della religione a scuola, qualcosa di ben più "semplicistico e moralistico" da "inoculare" a dei bambini... e non potevi neppure spegnere il maestro...
Ma con quali argomenti inoppugnabili si generava nei giovani telespettatori l'abiura dei cartoni animati di genere feuilleton?


Io non ricordo una sola compagna di classe/giochi che piangesse vedendo Candy Candy... ok, eravamo un pelino più grandi della bambina di sei anni portata ad esempio, ma forse nella racconta del dramma materno c'era anche una cosa positiva: le bambine si riunivano in gruppo per vedere il cartone della signorina tuttalentiggini, cioè socializzavano.
E' vero, Candy Candy la seguivamo anche noi maschietti, io la guardai finché divenne infermiera, poi mi scassai i maroni a forza di veder le iatture che le capitavano...
Poteva mancare la stoccatina politica ai sessantottini rivoluzionari comunisti che venivano sconfitti da una avversaria animata?
Perché "strappalacrime elettronici? Perché? Cosa avevano di "elettronico"?    >_<




Non posso affermarlo per tutti gli anime del genere "feuilleton" (non saprei dire su Remi), ma di certo "Anna dai capelli rossi" e Heidi (non citata dall'autrice) erano fedeli all'originale cartaceo.
Quindi, se questi anime seguivano la trama originale, e per la giornalista erano ripetitivi, forse non era colpa dei romanzi occidentali?
Quello che mi irrita in questi scritti è l'aver pianificato una trappola verso i propri studenti, che pensavano di dialogare con l'insegnante su un tema di loro interesse, ma invece non sapevano che tutta la discussione era pianificata allo scopo di stroncare le loro passioni...

Vista la matrice religiosa della rivista, mi ha un po' sorpreso che non venga sottolineato che una delle "alcune" donne che si prendono cura di Candy è una suora... non "alcune" donne in generale, una è una suora e l'altra è comunque una fervente cattolica. Ho il dubbio che la scrivente non abbia mai neppure guardato la prima puntata  ^_^
La presenza di un contesto religioso sarebbe dovuto essere almeno un elemento apprezzato... manco questo...
Stante che l'autrice aveva totalmente ragione a bollare Candy come una iattura per se stessa e per il prossimo, motivo per il quale ho smesso di seguirla, sarebbe stato più corretto riportare gli accadimenti in maniera più fedele.
Intanto, tra le prime sfighe galattica della ragazzina, non viene citata la morte di Anthony, se Fawzia Mascheroni lo avesse saputo, ci avrebbe scritto tre colonne di accuse... poi Terence, pur non sopportandolo, visto che le mie coetanee lo trovavano irresistibile, non era un "drogato"... si ubriacava e fumava, cosa non bella, ma in Italia sarebbero stati "drogati" milioni di italiani... sbaglierò, ma la ragazza che ruba Terence a Candy non è una collega infermiera, ma una collega attrice di Terence...
Chi è l'amica di Candy Candy che fugge da casa e scompare?
Laura Palmer?   >_<

L'autrice rivela che le serie di genere "feuilleton" sono più difficili da stroncare al cospetto dei bambini, rispetto alle serie fantascientifiche (robotiche), personalmente questa "ammissione" mi ha ancor di più lasciato sgomento.
Forse, il fatto che le trame di queste serie si avvicinassero maggiormente al vissuto reale dei giovani telespettatori (maschi e femmine), era l'indice che non fossero poi così campate in aria, come lo erano quelle fantascientifiche....
Quindi le serie di fantascienza non andavano bene perché troppo "grossolane", mentre le serie feuilleton non andavano bene perché troppo realistiche...


Inizia il piano per il plagio dei gusti degli studenti...
Ma perché si dovrebbero paragonare le caratteristiche di un viso disegnato con quelle di un viso in carne ed ossa?!
Qualcuno ha mai visto uno schifoso ratto nero camminare eretto e portare in giro un cane?
Il colmo dei colmi è leggere in un articolo su una rivista religiosa che ci si lamenti di Candy Candy che faceva i sermoni a chi si comportava male...
Quindi un'orfana povera in canna, senza alcuna violenza fisica, ma con la sola forza delle proprie idee e valori morali/religiosi, riusciva a far pentire chi si comportava male, e tutto ciò non andava ancora bene... ma non andava bene neppure quando Mazinga annientava il Generale Nero a colpi di Spada Diabolica... ma allora cosa acciderbolina bisogna fare quando sei testimone o subisci una ingiustizia?!



Da altre pubblicazioni ho scoperto che anche ragazze e ragazzi delle superiori seguivano l'animazione giapponese, ma immagino che il coinvolgimento fosse solo a scopo ricreativo, dubito che si immedesimassero nei personaggi degli anime...
Il fatto che Candy abbia uno spirito missionario, faccia i sermoni, riesca a convertire chi si comporta male, in suo aiuto intervenga la Provvidenza divina (a detta dell'autrice, sia chiaro), è considerato negativamente... in una rivista religiosa!

Forse io rammento male, ma a me non pare che Terence avesse problemi di droga, fumava e beveva, da bambino l'ho visto fare anche ai preti, cosa che mi colpì molto negativamente...


Nel mio cortile non mancavano gli elementi problematici, direi cattivi, anche molto cattivi e violenti, ma non ho mai pensato che dialogando potessi avere la meglio su di loro, però Candy ci illustrava una alternativa ad usare le mani, pur consci che non sarebbe comunque servito.
Chiaramente Fawzia Mascheroni non aveva mai seguito Candy Candy, altrimenti avrebbe saputo che la bambina bionda era incline a scatti d'ira, e due scappellotti non li negava a nessuno... era, invece, Annie ad essere una vittima inerme.
Tutte le elucubrazioni sulla "identificazioni" non le ho capite... o meglio, mi sono parse delle argomentazioni senza senso, superflue, perché non c'era alcun bisogno di stroncare alcunché... nessuno di noi vedeva Candy come la paladina del bene, era solo un accidente di svago!





Solo chi non aveva mai visto mezza puntata di Candy Candy poteva affermare che nella serie non si toccasse l'argomento morte... muore Anthony, muore l'anziano signor Mc Gregor, muore Stear in guerra.
E' normale che una adulta non vedesse Candy Candy, ma allora perché scriverci un articolo?




I bambini erano così convinti che Candy crepasse, che fecero cambiare il finale agli adattatori italiani, che ci fecero credere che Candy e Terence si stessero per sposare.
 


Il meccanismo mi pare un po' inquietante:
si crea un aspetto preoccupante nella serie, cioè la futura morte di Candy preconizzata dai bambini(?!?!), e poi si parte con l'analisi psico-sociologica, peccato che la premessa non esisteva...




Quindi, alla fine, se il bambino/a insisteva, nonostante tutti i ragionamenti dell'insegnante e dell'autrice dell'articolo, a volersi immedesimare in Candy anche se era orfana, rischiava l'intervento dei servizi sociali...
Minkia... manco un cacchio di cartone animato potevamo guardarci in pace!  ^_^



Gli strali contro lo sfruttamento economico dei gusti dei bambini ci stava, in quanto eravamo veramente dei polli da spennare...
Poi, una quindicina di anni dopo la prima trasmissione di Candy Candy, colui il quale aveva più di chiunque altro sfruttato i bambini (e gli adulti) per vendere pubblicità e prodotti, trasformandoci per la prima volta in esseri impegnati nel bieco consumismo, diverrà Presidente del Consiglio, chissà quale sarà stata la posizione della redazione   ^_^



Ma quale colpa aveva Candy Candy se la generazione di ventenni di allora si dedicò al terrorismo ed era vittima della droga?
Oddio... forse per la droga.. a forza di vedere le disgrazie di Candy...




Tutto giusto(?), tutto perfetto(?), ma il "Galaxy Express 999" può essere considerato di genere feuilleton?  O_o



Il sommario del numero di dicembre 1982.


Tako Japanese Kite Book (1962)

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Una mia regola prevede che "a 10 euro (o meno), si porta a casa"  ^_^
Qualche settimana fa ad un mercatino ho trovato questa pubblicazione nipponica sugli aquiloni giapponesi, datata 1962, tenuta come nuova e (quasi certamente) senza pezzi mancanti.
Mi aspettavo che mi sparassero un prezzo assurdo, anche solo per l'intonso stato di conservazione, e invece la venditrice mi ha chiesto solo 10 euro, quindi (per la regola di cui sopra) me lo sono accattato subito, benché io non abbia mai avuto alcuna passione per gli aquiloni.
Comunque, sempre grazie ai cartoni animati giapponesi, noi apprendemmo della loro passione per gli aquiloni in non poche puntate degli anime.
Un classico era Boss Robot, che, nel suo incensante tentativo di poter volare, usò più di una volta enormi aquiloni in stile giapponese, come quelli presentati in questo librone.
Viste le mie scarse competenze nella lingua inglese, oltre che in quella italica, eviterò di lanciarmi in un commento al testo, specifico solo che in una tasca alla fine dell'album, sono presenti tre sagome disegnate di aquiloni, una di un samurai e due con degli ideogrammi (spero di non averle messe al contrario...). Immagino che le tre sagome andassero montate con le strisce di bambù (credo sia bambù) presenti in penultima pagina. Mentre in ultima pagina c'è un mini aquilone rappresentante due kokeshi.
Per quanto riguarda le immagini, essendo l'album di un formato più grande (26 cm x 36 cm) del mio scanner, ho prima fotografato ogni pagina, e poi scannerizzato i testi, inserendo prima la fotografia della pagina nella sua grandezza totale, e poi le singole scan più piccole.

Buona visione e lettura delle 59 immagini.





























































Catalogo Caudano primavera 1975 (solo giocattoli)

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Molto prima di Postalmarket ed incredibilmente prima di Amazon esisteva la piemontesissima Caudano, nata nel 1854, si occupava originariamente solo di articoli casalinghi venduti in più punti vendita di proprietà, in seguito (non saprei quando) iniziò la vendita di svariati prodotti anche tramite servizio postale.
Il catalogo della primavera 1975 era veramente corposo, mi pare un centinaio e più di pagine, avendolo regalato non posso controllare, ma ho scannerizzato la parte dedicata ai giocattoli, composta da ben 12 pagine.
Il catalogo lo si può considerare contenente giocattoli pre era cartoni animati giapponesi e videogiochi, qealli della mia prima infanzia ludica.
Un fattore interessante del catalogo è la presenza sempre dei prezzi, tanto per farsi un'idea di quanto incidemmo nei costi fissi della famiglia...
Consiglio sempre di usare il sito dell'Istat: http://rivaluta.istat.it:8080/Rivaluta/

Il trittico Ufo Shado, che alla Rai era stato trasmesso dal 1970 al 1974, costava 44€ per il mezzo cingolato, 41€ per l'intercettore lunare e 25€ per l'auto del colonnello Straker.
Si noterà che la parte del leone la facevano gli articoli per giocare all'aperto, dalle biciclette alle altalene, passando per le piscine gonfiabili (immagino un articolo poco comune nel 1975) e gli aquiloni, non per nulla la Caudano si occupava anche di articoli per il giardinaggio giardinaggio.
I genitori andavano a comprarsi qualcosa per la casa, ed il figlioletto riusciva a estorcere un giocattolo per non rendere il pomeriggio insopportabile   ^_^



Alla fine degli anni 70 la Caudano cavalcò anch'essa al massimo l'onda dei cartoni animati giapponesi. Lo si apprende dalla bellissima pubblicità presente su "Stampa Sera" del 13 dicembre 1979:
"Il fantastico Goldrake e Mazinga, suo fedele amico; Capitan Harlock pirata dello spazio che scorrazza con la sua navicella(sigh...); i Micronauti, astuti robot con i loro veicoli; la battaglia navale, il calcio, il basket, tutti elettronici; strumenti musicali elettronici e no; Remi il pastorello per i più piccini; Barbie con il suo ricchissimo guardaroba e Gnocchetta la macchina per fare i gnocchi, per le bambine.
E tante altre novità e giochi spaziali elettronici, oltre ai giocattoli classici già collaudati dalla tradizione. 
Riusciresti a pensare qualcosa che possa far più contenti i tuoi bambini?
Vieni da Caudano: perché Caudano sa come trasformare il Natale dei tuoi figli in un Natale spaziale!
Caudano è la più vasta esposizione di giocattoli che tu possa immaginare!"

Cavoli... ci avrei fatto con piacere una visitina  ^_^


La casetta Mimosa costava 37 mila lire, ovvero 203 euro, non popolarissimo come prezzo, ancor meno la versione deluxe Graziella, ben 68 mila lire, cioè 377 euro.




Le altalene erano per i bimbi ricchi  ^_^






 Il Das costava solo 1000 lire.








Ovviamente la mia pagina preferita è quella dei giochi in scatola:
"Oro Nero, il gioco del petrolio"costava 4800 lire, 26 euro di oggi;
il mio amato "Il gioco del west (a 3 dimensioni)" si portava a casa con 5000 lire.
la corposa Battaglia Navale della MB, assai difficile da recuperare completa, costava 6500 lire, quanto il "Castello Incantato" (l'unico, l'originale!) della MB. 








La simil Graziella, chiamata "Marina", costava 51 mila lire, 283 euro, mica poco...
La simil Saltafoss ben 377 euro, e non era una vera Saltafoss!!!   ^_^








Ad occhio parrebbe che la Caudano sia stata la prima, o tra le prime, in Italia a sfruttare la mania dello sport come attività del tempo libero, erano molto avanti.

Telesette dal 20 al 26 maggio 1979 - articolo su Spazio 1999

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Era parecchio che non mostravo un Telesette, rimedio subito   ^_^
Questo numero non contiene articoli sull'animazione giapponese, ma uno sulla nuova serie di "Spazio 1999", molto più movimentata e "fantastica" della prima.
Sono presenti un paio di articoli su come era trattata l'informazione nei telegiornali e nella politica, un servizio sul serial "Olocausto", che temo una parte della popolazione italica dovrebbe guardarsi... un articolo che mette a confronto i due attori ballerini Fred Astaire e John Travolta, un articolo calcistico del grande Beppe Viola sull'Argentina e il giovane Maradona, infine una mini servizio sulla famiglia di Mike Bongiorno.
Qualche articolo l'ho omesso, perché mi son sembrati troppo sorpassati.
La rivista si chiude con i programmi televisivi nazionali e locali, della zona di Piemonte, Val D'Aosta  e Lombardia.


Lo confesso, ero innamorato di Maya   ^_^
Il suo personaggio mutante rese il telefilm più fantascientifico, comunque più in linea con i film cinematografici e i cartoni animati giapponesi di fantascienza. Mentre la prima serie era tetra, burocratica, talvolta statica, sebbene sempre bella, questa nuova impostazione la liberò da vincoli legati al satellite su cui vagavano, permettendo ai membri di Alpha di mostrarci più azione.
Maya era per Spazio 1999 un po' lo Spock di Star Trek, citato a fine articolo perché trasmesso su Telemontecarlo con il titolo "Destinazione Cosmo".




Non ho moltissima memoria di questo sceneggiato, ricordo che in famiglia venne seguito, ma forse per me che ero un bambino era una tematica troppo difficile. Purtroppo parrebbe che una parte degli italiani che lo vide in televisione nel 1979 avrebbe bisogno di guardarsi una replica...





Secondo me Jader Jacobelli, pur con tutta la sua pacatezza, non sarebbe riuscito a nascondore il disappunto verso il metodo comunicativo di una parte della nostra classe politica attuale.




Non molto accurata la descrizione dei programmi, si legge spesso solo "film", "telefilm" o "cartoni animati", mi pare che l'unico anime con il titolo sia Jeeg...























      



       






Micro aggiunta marzolina (12 articoli) dell'8 marzo 2020 all'indice dell'Emeroteca Anime

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Causa vari fattori, la mia ricerca di articoli dal 28 settembre 2019 (data del precedente aggiornamento) si è un po' arenata..
In primis il problema è la non consultabilità di molte testate, nonostante queste sarebbero teoricamente in possesso delle emeroteche che visito. Purtroppo, a causa di mancanza di fondi e della burocrazia elefantiaca, alcuni depositi esterni sono inagibili. Penso a quello della Sormani, chiuso ormai da anni (anni!!!), mentre da poche settimane anche i depositi contenenti i periodici della Braidense non sono più disponibili, quindi la biblioteca ha sospeso la possibilità di consultarli fino a data da destinarsi...
Dato che alla Sormani lo spazio è ovviamente sempre il medesimo, e hanno continui arrivi di materiale, regolarmente molte testate vengono spostate nel deposito esterno di cui sopra per accogliere i nuovi arrivi, ma il deposito non è più visitabile, quindi una testata che magari due anni fa avevo consultato, può essere che oggi sia stata portata nel limbo... inoltre alcune segnature, pur presenti materialmente alla Sormani, sono "momentaneamente" non disponibili. Solo che il significato di questo avverbio, per la pubblica amministrazione, ha una durata media assai maggiore, che si avvicina più a "quasi definitivamente"  ^_^
Per ultimo è arrivato il covid-19, con la chiusura prima di tutte le biblioteche e poi di un po' tutto il resto... mancano i posti in terapia intensiva e quindi non possiamo ammalarci... certo... dopo 30 anni di tagli alla sanità pubblica (e alla scuola pubblica) a livello nazionale e regionale, ora mancano i posti in terapia intensiva e blocchiamo una nazione... ma sto divagando...
Nonostante l'apocalisse, sono riuscito a recuperare 12 articoli, che sono veramente pochi, ma che contengono ben cinque nuove testate, quindi mi è sembrato il caso di aggiornare l'Emeroteca Anime anche se in misura minimale.
Le cinque nuove testate sono:
"Cinema Oggi";
"Mondo Erre";
"Club piccoli artisti: il giornalino, periodico culturale mensile";
"Cinema Sessanta";
"Palermo Radio TV".

La testata "Cinema Oggi", pur essendo tecnicamente nuova, conteneva in realtà più numeri di  "Cinema, mensile di attualità cinematografica", infatti vi si ritrova la recensione di "Mazzinga contro gli Ufo Robot" (con due zeta).
Sempre per quanto riguarda "Cinema, mensile di attualità cinematografica", mi sono reso conto che la datazione che avevo affibbiato al numero presentato nell'aggiornamento del 28 settembre 2019, molto probabilmente non è corretta... il numero era il 7 del 1978, ed io lo avevo interpretato come luglio. Questa volta, però, ho trovato un articolo sugli anime nel numero 5, contenente la cronaca del "Festival di Fantascienza di Trieste" n° XVI, che si tenne a metà luglio 1978, quindi se nel numero 5 si parla di una manifestazione di luglio, il numero 7 non può essere luglio  ^_^
Purtroppo la rivista "Cinema, mensile di attualità cinematografica"è così poco conosciuta (venne pubblicata per pochi mesi), che non si trovato informazioni da nessuna parte... ergo, anche la datazione di "Cinema Oggi"è teorica... questo è un piccolo esempio dei problemi che si riscontrano in queste ricerche. Se qualcuno avesse notizie certe, per cortesia mi dia una mano a datare correttamente questi numeri, grazie.
Ho trovato estremamente belli due new entry, "Mondo Erre" e "Club piccoli artisti: il giornalino, periodico culturale mensile". Dei periodici per ragazzi ben curati, pieni di interessanti notizie per dei bambini, e che dedicarono spazio ai cartoni animati giapponesi, soprattutto   ^_^
Di "Cinema Sessanta" ho passato in rassegna le annate dal 1977 al 1982, ho trovato un solo articolo sugli anime, ma mi ha dato un sacco di soddisfazione   :]
Per quanto riguarda "Palermo Radio TV", dedicò la copertina di un numero tra marzo e aprile 1980 a Mazinga Z, niente articoli, ma era giusto inserirla nel calderone.

Di seguito i 12 articoli inseriti:


1978 = 2 articoli
“Space Cruiser Yamato” - “Cinema, mensile di attualità cinematografica: speciale fantascienza” n° 5 agosto(?) 1978

“Mazzinga contro gli Ufo Robot” - “Cinema Oggi” n° 4 dicembre 1978(?)

1979 = 1 articolo
“La calata degli eroi”, di Bruno Ferrero - “Mondo Erre” aprile 1979


1980 = 4 articoli
“Senza famiglia ha 102 anni, di Guido Pizzocoli - “Club piccoli artisti: il giornalino, periodico culturale mensile” gennaio 1980

Copertina Mazinga Z – “Palermo radio tv” dal 30 marzo al 5 aprile 1980

“Contro Mazinga e company Pinocchio super robot di latta”, di Luciano Gianfranceschi - “Club piccoli artisti: il giornalino, periodico culturale mensile” luglio 1980

“Atlas Ufo Robot contro il signor Rossi”, di Giannalberto Bendazzi - “Cinema sessanta” settembre/ottobre 1980 

1981 = 2 articoli 
“Il primato ai film d'animazione”, di Aminia Maida Vergine - “Riforma della Scuola” gennaio 1981

“Sventole cosmiche e lacrimoni”, di Bruno Ferrero - “Mondo Erre” marzo 1981


1982 = 1 articolo
Indice gradimento Astroboy - “TV Sorrisi e Canzoni” dal 6 al 12 giugno 1982


1983 = 1 articolo
“Ultimissima notizia dal Giappone” - “Riforma della Scuola” novembre 1983


1983 = 1 articolo
“Il bambino e il tempo libero: contributo ad un identikit del bambino 85”, di Mario Russo e Sergio Tavassi - “Bambino Incompiuto, per una nuova cultura dell'infanzia e dell'adolescenza” dicembre 1985

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