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Prima apparizione dei programmi delle tv locali private su "TV Sorrisi e Canzoni" dal 5 al 11 dicembre 1976

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Ad aprile avevo postato il primo inserto delle tv locali presente in "TV Sorrisi e Canzoni" del marzo 1977, nella sua edizione (delle tre disponibili al tempo) del nord Italia:

In quel numero della rivista, però, non vennero pubblicati in assoluto in primi programmi delle tv locali private italiche, che, invece risalgono ad un numero dei primi di dicembre del 1976.
In quella edizione erano presenti poche emittenti, inserite nelle pagine dei programmi Rai (sotto la Rete 1), quindi ben posizionate graficamente, tramite un box informativo che conteneva un campione di varie emittenti di tutta Italia:
Tele Alto Milanese (unica lombarda...); 
TVC Canale 48 (Firenze); 
TVL Antenna 42 (Livorno, Pisa, Lucca); 
Teletirreno 1 (Livorno); 
Teleumbria (Perugia); 
Telesambenedetto; 
Roma GBR; 
Teleroma 56; 
PTS 1 (Roma); 
Quintarete (Roma); 
Teleciociaria; 
Telenapoli; 
Video Siracusa; 
Videolina Cagliari.

In alcuni giorni della settima qualche emittente scompariva dalla scarna programmazione, poi riappariva il giorno dopo, in particolare "PTS 1".
Scrivere "Da questa settimana i programmi completi delle tv regionali", fu un pelino ottimista, perché ciò che le emittenti dichiararono alla redazione era abbastanza pochino...
Certo, come si dice a Milano: "piuttosto che niente, è meglio piuttosto"  ^_^
Le tv locali erano veramente agli esordi, quindi quel poco che veniva pubblicato dei loro palinsesti era già molto, e forse oggi risulta ancora più prezioso.


Da notare che la redazione, come farà spesso anche più avanti, si appella direttamente ai dirigenti delle nascenti "televisioni libere, come erano anche chiamate in quel primo periodo, per farsi conoscere ed inviare i loro palinsesti.
Nel giro di pochi mesi ci sarà una crescita esponenziale di quelle prime tv locali, tanto esponenziale che "TV Sorrisi e Canzoni" dovrà inserire il famoso inserto spillato a centro pagina.
Inserto che, per quanto inizialmente poco dettagliato (non per colpa della redazione della rivista), risulta essere l'unica fonte informativa certa che oggi possiamo consultare.



In basso a destra del box informativo (lo si vede meglio nella foto qui sotto), la redazione avvisava che la lacunosità dei palinsesti pubblicati non era loro responsabilità, ma delle emittenti, che non solo non erano spesso in grado di comunicare quale sarebbe stato il titolo di un film, ma che comunque questo film sarebbe potuto essere cambiato all'ultimo momento!
Quindi, il lettore abituato alla precisione del palinsesto Rai, doveva, di contro, abituarsi all'anarchia delle scalette dell nascenti emittenti locali.
Personalmente non vissi questo primo periodo di programmi trasmessi dalle tv locali, a casa mia l'antenna per captarle arrivo nel 1978, quindi non posso dare alcuna testimonianza, mi basta, però, la precisazione di "TV Sorrisi e Canzoni" per immaginare che quella pubblicata era spesso una traccia di palinsesto.
Per quanto riguarda i programmi per noi ex bambini, ogni tanto è descritto un "cartoni animati" o "programma per ragazzi", ma nello specifico non si sapeva in cosa consistesse, nessun titolo, purtroppo.
Quello che posso notare è che, stante spesso l'assenza del titolo, i film non erano ancora così preponderanti nella programmazione, almeno quella dichiarata, visto che più emittenti iniziavano la programmazione nel pomeriggio o nella sera (quella dichiarata?).
Non c'erano in palinsesto telefilm (o mi sono sfuggiti), ma, invece, tanti programmi auto prodotti, e in quei casi il titolo è presente.

Come in altre occasione non mi è stato possible eseguire scansioni della rivista, in quanto la biblioteca prevede solo la possibilità di effettuare foto, mi scuso per qualche immagine storta e/o un po' sfuocata.
Pur con qualche cambio di sfumatura, i colori che caratterizzano ogni singolo giorno della settimana, sono rimasti gli stessi nel tempo.


In rosso domenica.



Il azzurro lunedì.



In arancione martedì.




In violetto mercoledì.



In grigio giovedì.
Da notare che Telenapoli alla 19,05 (che precisione) mandava in onda il film "Seduzione di minorenne", mentre alle 23,10 "Gangster in agguato", spero trattasi di inversione di orari  ^_^
Ho cercato il film "Seduzione di minorenne", ma non l'ho trovato, il che mi fa temere che potesse assere un po' più che semplicemente erotico.



In verde venerdì.



In rosa sabato.


Il numero della rivista in cui è presente l'esordio delle tv locali.



Prima apparizione su "Milano TV" di "Kimba il leone bianco" dai "TV Sorrisi e Canzoni" dal 30 ottobre al 5 novembre 1977 (n° 44) di + le apparizioni sui numeri 45, 46 e 47 (fino al 18 novembre)

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Tra le mie ricerche sull'animazione nipponica trasmessa dalle emittenti italiche, c'è quella su "Kimba il leone bianco", che ho scoperto essere il primo anime "impegnato" e con una trama ben costruita, quindi non "Barbapapà o "Vicky il vichingo", ad essere stato trasmesso in Italia:

Questa volta mostro la prima traccia di Kimba nella zona milanese, cioè la mia zona di appartenenza, sul mitico canale "Milano TV", che negli anni del boom dei cartoni animati giapponesi ci regalerà tante prime assolute e tantissime stupende infinite repliche.
Oltre al numero 44 di "TV Sorrisi e Canzoni, sono presentati i palinsesti di "Milano TV", nei giorni dove c'è Kimba, dei tre numeri successivi della rivista, non ho proseguito a fare foto (non era possibile fare scan) dei numeri oltre al 47, in quanto mi è parso superfluo. Forse sarebbe stato, invece, interessante scoprire fin quando durò la messa in onda.
Questa prima televisiva milanese avvenne venerdì 4 novembre alle 14,00 con il titolo "Il ritorno di Kimba", che potrebbe essere il titolo dell'episodio, come per il 6 novembre, dove leggiamo "Il guastafeste".
Ovviamente il 4 novembre non implica che sia la prima tv certa, viste la carenza informative delle emittenti del periodo, ma solo la prima apparizione sulla rivista.
Ho provato a cercare i titoli delle puntate italiane, ma non corrispondono... avevo pensato che probabilmente quella titolazione non era quella tradotta dall'originale giapponese, ma una dalla versione statunitense del 1965, ma su ma sul sito "imdb.com" ho trovato i titoli americani, e non mi pare corrispondano a questi due italiani:

Evidentemente questi titoli degli episodi si sono persi nel tempo, sostituiti dalle versioni dei primi anni 80.
Comunque è una rarità trovare nei palinsesti delle tv private fine anni 70, oltre al nome della serie, addirittura il titolo di un episodio, visto che di solito c'era scritto solo "cartoni animati"...


Ma il 4 novembre 1977 "Kimba il leone bianco" non fu l'unico anime trasmesso da "Milano TV", visto che venne mandato in onda anche Il gatto con gli stivali (film 1969), ma la cosa curiosa riguarda l'orario, alle ore 23,00!!!
Allora, io dubito fortemente che nel novembre 1977 qualche genitore permettesse ai figli, a differenza di quello che capita oggi, di restare alzati fino a mezzanotte, quindi penso fu un refuso della rivista, e a quell'ora, invece, c'era il solito pornazzo di "Milano TV"   ^_^
Kimba veniva replicato anche due volte al giorno, e giovedì 17 novembre venne ritrasmesso anche "Il gatto con gli stivali", quindi in un singolo giorno (pure feriale), vennero mandati in onda tre anime!












Presenza di "Kimba il leone bianco" nei palinsesti di "TV Sorrisi e Canzoni" delle tv locali private dal 12 settembre 1977 al 3 aprile 1978 (era pre-Goldrake)

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Premetto che il mio campione di numeri di "TV Sorrisi e canzoni" su cui si è basata questa mia ricerca non è completo né territorialmente (cosa penso impossibile per chiunque) né cronologicamente.
Dell'annata 1977 sono in mio possesso i numeri:
30-36-37-38-39-40-41-42-43 (di 2 edizioni locali differenti)- 44-48-51-52.

Dell'annata 1978 prima del 4 aprile 1978 ho i numeri:
2-3-5-6 (di 2 edizioni locali differenti)- 7-8-9-11-12.

Ho poi fatto ricerche in biblioteca su vari numeri dell'edizione milanese del 1977, dal 44 al 47. In realtà ho consultato tantissimi altri numeri di quel periodo, ma ancora non mi ero focalizzato sulla serie di Kimba, quindi prima o poi dovrò tornarci.

Consultando gli inserti locali dei "TV Sorrisi e Canzoni" ero curioso di vedere quanto la serie di "Kimba il leone bianco" fosse diffusa sul territorio nazionale a livello locale precedentemente la data del 4 aprile, quando "Atlas Ufo Robot" scatenerà il successo degli anime in Italia.
Io stesso, prima di trovare il nome "Kimba" sugli inserti locali e rendermi conto che era trasmesso in Italia in anticipo rispetto a  Heidi e Goldrake, ci ho messo un pochino, ci sono arrivato solo il 16 aprile 2016, ed inizialmente avevo sottovalutato la cosa:

Solo un paio di anni dopo ho iniziato a mettere assieme i vari tasselli dei palinsesti locali:



E' stato quando ho trovato ed ascoltato la primissima sigla di Kimba mandata in onda dalle tv locali, che mi son ricordato che "quel "Kimba" di matrice statunitense lo avevo visto anch'io.
Noi tutti consideriamo la sigla dei "Cavalieri del re" quella classica di "Kimba il leone bianco", ma venne pubblicata nel 1982, quindi prima di questa data la sigla era quella della versione Usa, compresi gli anni 1977 e 1978.
Fino ad ora ho tracciato la presenza di Kimba in sei zone d'Italia su sette emittenti locali (due milanesi):
a Firenze il 12 settembre 1977 su "TVC Canale 48;
a Roma il 10 ottobre 1977 su "GBR";
a Milano il 4 novembre 1977 su "Milano TV";
a Torino il 28 novembre 1977 su "GRP";
a Perugia il 25 dicembre 1977 su "Teleumbria";
di nuovo a Milano il 16 gennaio 1978 su "Tele Alto Milanese";
a Piacenza il 3 aprile 1978 su "RTP Radiotelepiacenza".

In un solo caso sono presenti alcuni titoli degli episodi, nell'edizione del 4 novembre 1977, che confermano oltre qualsiasi dubbio che si trattava proprio del leoncino di Tezuka:

A causa del fatto che il titolo di una serie animata non veniva messo spesso, di solito le emittenti si limitavano a comunicare alla redazione della rivista solo che era un "cartone animato", non è possibile una reale mappatura televisiva di "Kimba il leone bianco", come di qualsiasi altro anime del periodo...
Io posso, però, solo basarmi sulle certezze dei titoli le poche volte che venivano inseriti, da qui la mappa di cui sopra.
Preciso che anche la mappa è vintage, essendo scannerizzata dal mio atlante geografico del 1974  ^_^
Sto facendo la medesima ricerca su altri riviste, vedremo cosa troverò.









“La calata degli eroi”, di Bruno Ferrero - “Mondo Erre” aprile 1979

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La bella rivista per ragazzi "Mondo Erre", su cui tornerò in un post apposito, era di matrice religiosa, penso legata a Don Bosco. Nell'aprile 1979, quando ancora le critiche verso gli anime non erano strabordanti, dedicò un articolo ai nuovi eroi dei giovanissimi di allora. Uno di questi tre era, ovviamente, Goldrake, l'altro Fonzie, che io non ho mai digerito... il terzo era un eroe che lo era già stato e lo sarà per diverse generazioni, Superman.
Mi ha colpito la parte finale dell'articolo, in cui l'autore fa notare, dopo la chiosa sull'allontanamento da Dio da parte della nostra civiltà, e lo sfruttamento massimo delle multinazionali dello spettacolo dei nuovi eroi virtuali, che l'italiano del 1979 era disposto a credere nel Lotto e nel Totocalcio, quindi poteva credere anche in Superman e soci.
Oggi crediamo ancor di più nei giochi d'azzardo che promettono di cambiarci la vita, ma mi pare che, nel contempo, si creda molto anche ai chiacchieroni populisti che promettono di risolvere ogni problema con dirette Facebook e mangiando ciliegie, non pagate da lui...
Restano i tre eroi dell'articolo, che a mio avviso erano solo due, perché di "Fonzie" nel mio cortile ultra popolare ne vedevo a pacchi ogni giorno, e gli spacconi non li ho mai considerati né eroi né super...
Forse è solo una mia impressione, ma dei tre quello trattato un po' peggio, mi è parso proprio Goldrake, Superman era comunque un eroe ben radicato nell'immaginario di più generazioni, Fonzie era considerato un simpatico smargiasso.
Goldrake no, era implacabile... per colpa sua alle sette di sera le famiglie italiane erano obbligate a seguirlo (per un totale di 8 milioni di spettatori! per un cartone animato!!!), aveva contaminato anche i cugini francesi, aveva fatto guadagnare un sacco di soldi ad industriale e alla Rai (con accezione negativa, mi pare), era ripetitivo, era violento (secondo il deputato Corvisieri), era una macchina, ma, soprattutto, era fatto al computer   ^_^
Per lo meno l'autore riconobbe ad Actarus di essere un immigrato sfuggito da una guerra, cosa che oggi alcuni politici che tirano fuori Goldrake a caso, pare non abbiano capito...
Ma è sempre la parte che veicola la fake news sui cartoni animati fatti al computer che trasmette le maggiori soddisfazioni  ^_^





"Goldrake non ha un ideatore preciso. I tecnici giapponesi della Toei Animation che l'hanno creato, inseriscono i disegni-base nel computer, che provvede a realizzare i movimenti. Da bravo robot, insomma, Goldrake è figlio di un computer.".

E per un famoso pedagogista, di cui non viene purtroppo citato il nome, l'essere creato dal computer era un mostro di "gelo tecnologico", peccato che non fosse vero   ^_^
Probabilmente, passando in rassegna gli articoli del periodo, troverei anche la testimonianza del pedagogista, alla fine erano quelle 4 o 5 dichiarazioni a caso che poi venivano ricitate fino alla morte...
tipo l'articolo di Corvisieri:

La cosa che mi ha colpito è che questa pubblicazione era indirizzata anche al target di questi eroi, compreso Goldrake, quindi un bambino apprendeva che il suo robottone preferito, era fatto al computer, era falso, violento e creava dipendenza...
Ma quindi, se non andava bene Goldrake, non andava bene Fonzie e non andava bene Superman, cosa cavolo potevamo vederci in pace?  ^_^



“Sventole cosmiche e lacrimoni”, di Bruno Ferrero - “Mondo Erre” marzo 1981

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Secondo articolo sui cartoni animati giapponesi dalle pagine della bella rivista per ragazzi "Mondo Erre", due anni dopo quello presentato nel precedente post (aprile 1979), come sarà cambiato il punto di vista dell'autore dei due articoli e della redazione della rivista?
Ma sarà cambiato?
Direi di no, dato che nell'articolo dell'aprile 1979, nonostante che lo spazio dedicato a Goldrake fu minore rispetto allo scritto totale, la valutazione complessiva mi era parsa negativa. Comunque più negativa rispetto a Fonzie e Superman, gli altri due soggetti dell'articolo.
Bruno Ferrero fu l'autore dei due articoli, e si nota abbastanza, nonostante il tempo intercorso tra i due scritti.
Sia chiaro, ai tempi non era agevole reperire informazioni in generale, men che meno su argomenti così poco importanti. Come facevi a sapere il nome esatto di un robottone andato in onda un anno prima?
Per un adulto cambiava qualcosa sapere se era Mazinga o il Grande Mazinga ad essere stato trasmesso sulla Rete 1?
Nella sfilza di titoli elencati poteva capitare che ci si infilasse anche uno di Hanna & Barbera, "Joyce & le Pussycats", oppure che si cannasse qualche titolo.
Il problema, secondo me, è che questa pubblicazione era indirizzata ai ragazzi/bambini, quindi loro forse se ne sarebbero accorti delle inesattezze. Io le avrei notate.
La redazione non avrebbe potuto far revisionare l'articolo ad una decina di undicenni?  ^_^




Se proprio si vuole dare una primogenitura italica alle serie "strappalacrime", questa dovrebbe essere affibbiata ad Heidi, non a Remi...
Apprezzo che questa volta non sia stata tirata fuori la fake news degli anime fatti al computer, mentre ci si è attenuti al basso costo dovuto all'esternalizzazione del lavoro attuata dalle case di produzione giapponesi. Nella spiegazione dell'autore mancano altri fattori, ma almeno non è citato il fantomatico megacomputer che faceva tutto a gratis  ^_^
Si capirà chiaramente da questo blog che io i cartoni animati giapponesi li guardavo (e li guardo anche oggi), detestavo il Dottor Inferno, ma sapevo descrivere una mucca e avevo tenuto in mano un grillo, anche più di uno... 
Sinceramente non comprendo su quali basi si facessero tali affermazioni...
Che poi era così negativo che un bambino del 1981 "odiasse" il Dottor Inferno?
Un tale che assoldava i nazisti... altro che odiarlo... ero solo dispiaciuto di non averlo visto crepare in televisione, visto che la serie non venne mai trasmessa fino all'ultima puntata.
C'è un aspetto che tutti questi adulti del tempo pare non considerassero, cioè che molto spesso i cattivi avevano sembianza politiche note a noi europei, si ispiravano al fascismo e al nazismo, ed erano personaggi totalmente negativi.
Neppure questo pareva essere un motivo di merito... 
Io non avevo bisogno di sentirmi narrare cose negativa su nazismo e fascismo, visto che in casa mi raccontavano di casa succedeva prima e durante la guerra, ma comunque quei personaggi animati cattivi nazi-fascisti di matrice nipponica erano una conferma della loro spietatezza.
Eppure questa rivista, nei soli due numeri in mio possesso, dedicava largo spazio alla liberazione dal nazi-fascismo, abbastanza incredibile che non si rendessero conto che avevano un alleato nelle serie robotiche televisive.
Forse, semplicemente, non lo sapevano, scrivevano l'articolo, ma non perdevano tempo a seguirsi 4 puntate di seguito.
L'articolo si chiude, come altri di quel periodo, con la notizia che Mazinga e Goldrake furono "tolti dalla circolazione" in Giappone ben 12 anni prima, mentre Heidi e Remi 7 anni prima.
Goldrake termino in Giappone nel 1977, per arrivare al 1981 non fanno 12 anni.
Mazinga Z terminò in Giappone nel 1974, un po' meglio, ma non fanno 12 anni.
Heidi termino in Giappone nel 1974, e fanno giusto 7 anni!
Remi terminò in Giappone nel 1978, farebbero 3 anni.
Quindi, su quattro informazioni date ai giovani lettori, tre erano grandemente errate, probabilmente l'autore le avrà lette a sua volta su altre testate e date per certe.
Le fake news che alimentavano altre fake news   :]


"Leo il re della giungla", regia di H. Disney(!!!)" - "Guida TV" dal 16 al 22 novemnre 1980

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Dato che ultimamente mi sono concentrato un po' su "Kimba il leone", colgo l'occasione per mostrare questo numero di "Guida TV", che sarebbe una normalissima edizione di una rivista televisiva, se non fosse per un piccolo particolare...
Piccola premessa.
Penso che tutti si conosca la questione della leggera somiglianza tra il lungometraggio disneyano "Il re leone" e "Kimba il leone bianco" di Osamu Tezuka, ma proprio una leggerissima somiglianza  ^_^
Non è mia intenzione riassumere tutta la diatriba, la si può trovare ben spiegata su numerosi siti, ai tempi trovai fin comico leggere le dichiarazioni della Disney sulla semplice coincidenza di scene e contenuti tra i due titoli.
Io, appena venni a sapere del film della Disney, pensai subito: 
"Ma è Kimba!!!
Cribbbbbbio!
E' Kimba il leone bianco!!!"

Il problema non era che la Disney avesse preso spunto da Kimba, ma che non lo ammettessero...
Nel 1994 non era semplice far passare il concetto che il colosso statunitense dell'animazione, avesse scopiazzato da una piccola casa di produzione nipponica (la "Mushi Production").
Quando ai fan della Disney facevi presente che il loro amato film era la copia quasi sputata di Kimba (per quanto riguarda personaggi, temi ed alcune scene), venivi guardato come un mentecatto, perché i più piccoli Kimba non lo avevano mai visto, e gli adulti non appassionati di cartoni animati giapponesi non lo conoscevano.
Anni ed anni di battaglie verbali a qualcosa son servite, il web ha fatto il resto. 
Ora penso che sia accettato da tutti che lo studio d'animazione americano si ispirò ad Osamu Tezuka... ecco... in realtà aveva ragione la Disney ed avevo torto io... chiedo venia...
Perché ho scoperto che il film d'animazione "Leo il re della giungla", che fu un film di montaggio della serie di Kimba del 1967, ebbe come regista addirittura Disney!
Quindi tutto torna...
Osamu Tezuka crea Kimba il leone bianco, Disney produce il lungometraggio di Leo/Kimba, infine la Disney prende spunto dal suo film del 1967 per produrre il remake del 1994!  
Questa incredibile notizia la possiamo apprende nella pagina che mostra il palinsesto di giovedì 20 novembre su "Telealto Milanese"!

FILM: "Leo il re della Jungla"
(Avv. 1970)
Regia di H. Disney



Chiaramente, sempre che non esista un altro film, magari live, che si intitoli "Leo il re della Jungla", direi che alla redazione di "Guida TV" pervennero informazioni errate, ma che un po' fanno sorridere, se pensiamo a cosa succederà nel 1994 con il film de "Il re leone".


Mi ero soffermato sulla serie di Kimba anche in questo post:

Segue l'intero numero di "Guida TV".
















Il alto a destra c'è il film di H. Disney   ^_^







"Atlas Ufo Robot" - "Schedario: periodico di letteratura giovanile" maggio/giugno 1978 (recensione del cartonato)

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Il sottotitolo del post potrebbe essere: "Quando Goldrake era ancora buono (o non cattivo)".

La pubblicazione qui presentata si occupava prettamente di informare il corpo docente italiano sui libri per ragazzi, dal romanzo di qualsiasi genere, ai manuali su qualunque cosa, fino ai "cartonati", che fossero di Sandokan o Goldrake non aveva importanza.
La rivista si divideva in due sezioni, quella con gli articoli di approfondimento, i cui argomenti di questo numero si possono leggere nell'indice in basso, e nella parte centrale (con un tipo di carta differente) una decina (o più) di pagine con le schede dei libri per ragazzi (ogni pagina contiene 3 recensioni fronte retro). I bordi delle schede erano preforati, in modo da distaccare agevolmente questi fogli e conservarli.
Nella pagina dell'indice si può leggere:
"Bollettino bimestrale a cura della Sezione di Letteratura Giovanile del Centro Didattico Nazionale di Studi e Documentazione di Firenze, con la collaborazione della Sezione Italiana dell'Unione Internazionale per la Letteratura Giovanile e del Foyer International du livre de Jeunesse".

Basta il numero di maiuscole per considerare già molto seria ed attendibile la pubblicazione  ^_^
Nello specifico veniva recensito questo libro:

E quale posizione prese la redazione di una testata tanto istituzionale verso il primo cartonato di "Atlas Ufo Robot"?
Totalmente positiva.
Il cartonato venne pubblicato nell'aprile del 1978, in concomitanza con l'inizio della serie, questo numero di "Schedario" e del maggio/giugno 1978, quindi il primo disponibile per la recensione dopo la messa in vendita del cartonato.
Gli esperti in letteratura per ragazzi che lessero il cartonato di Goldrake non vi trovarono nulla di pericoloso :
"La lettura piacevole e avvincente... illustrazioni vivissime... interessanti...continui colpi di scena."

Quelle che in seguito verranno bollate come violentissime e disumane battaglie, cioè "l'orgia della violenza annientatrice" del deputato Corvisieri, diventano una lotta di un gruppo unito da una profonda solidarietà contro i ripetuti colpi dei nemici.
Le vicende narrate sono considerate interessanti anche "per le più svariate tecniche belliche adottate", ciò che in seguito verrà considerato totalmente diseducativo.
E quale giudizio venne dato sul robot Goldrake?
"Macchina perfetta dalla quale possono scaturire armi di ogni specie".

Ho letto e riletto queste poche righe, e non ci ho visto nessuna critica, nessun avviso ai docenti sulla pericolosità del soggetto, nessuna censura della pubblicazione, anzi, veniva consigliato come "lettura d'evasione per i giovani appassionati di questo mondo ancora avvolto dal mistero".

C'è da dire che nella sinossi qualche topica venne presa  ^_^
La fattoria diventa americana, ma questo è comprensibile se chi lo recensì non lo collegò al cartone animato, basandosi solo sugli adattamenti del cartonato.
Il povero Actarus diventa un personaggio del pianeta Vega...
Actarus si trasforma in Goldrake... ma questo è un errore che facevano in molti all'epoca.
Goldrake è considerato un collaboratore di Actarus ed Alcor, dimostrando che non si era compresa la sua posizione nella trama generale.
Queste poche righe restano interessanti perché recensori seri, interessanti allo sviluppo intellettivo ed morale del bambino, non considerarono per nulla pericolosa la trama del libro, che poi era la stessa del cartone animato.
Poi iniziarono le polemiche, e le cose cambiarono, ma nel maggio 1978 Goldrake era ancora buono  :]

Qui sotto la copertina del numero e l'indice.




Approfondimento su Telelombardia dell'inserto tv locali di "TV Sorrisi e Canzoni" dall'8 al 14 ottobre 1978

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Non è facile trovare notizie sui primi anni delle emittenti private locali, le riviste televisive si dedicavano alla Rai, al massimo c'erano i palinsesti delle tv libere, ma poco altro.
Sfogliando l'annata 1978 di "TV Sorrisi e Canzoni", nell'edizione locale di Milano, ho trovato alcuni mini articoli che rendevano conto un po' più nel dettaglio dei programmi trasmessi  e dell'organizzazione di alcune televisioni private.
In questo caso il focus era su Telelombardia, una delle poche tv locali lombarde che è sopravvissuta fino ad oggi.
Sinceramente non rammento nessuno dei programmi citati, ma magri altri potranno cavarne quale informazione utile  ^_^
Chiedo venia per le immagini di bassa qualità, ma la biblioteca permetteva solo fotografie, e quando ne fai tante, con una illuminazione non ottimale, qualche volta ci scappa la sfocatura.
Buona lettura.

P.S.
Ho provato a cercare info su Paola Rossi, ma zero spaccato...





Approfondimento su TeleAltoMilanese dell'inserto tv locali di "TV Sorrisi e Canzoni" dal 5 al 11 novembre 1978

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Proseguo la mia mini indagine sugli esordi delle tv locali, questa volta con TAM, cioè "TeleAltoMilanese" o "Telealtomilanese" oppure "Tele Alto Milanese"... non ho ancora capito come lo si debba riportare   ^_^
Mentre nel precedente post si parlava della ancora esistente Telelombardia, questa volta la tv privata non esiste più, inglobata prima dalla Rizzoli e poi dalla Fininvest.
Per il resto, come nel precedente post, non rammento nulla dei programmi qui citati, quindi nulla posso commentare.
Spero che le poche righe che l'inserto di "TV Sorrisi e Canzoni" dedicò a TAM, possano tornare utili a qualcuno   ;)





Mazinga contro l'atomica, gli anime giapponesi degli anni settanta come metafora della guerra

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TITOLO: Mazinga contro l'atomica, gli anime giapponesi degli anni settanta come metafora della guerra
AUTORE: Giorgio Messina
CASA EDITRICE: CentoAutori
PAGINE: 214
COSTO: 14€
ANNO: 2020
FORMATO: 20 cm X 13 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788868722364


Bel titolo, sottotitolo interessante, comprato subito, anche perché io ho sempre avuto interesse per la politica estera e le dinamiche di scontro/rapporto fra le nazioni/blocchi (articoli di giornale e saggistica specializzata), quindi era il mio saggio!
Non il primo in tema, per esempio in "Shooting Star, sociologia mediatica e filosofica politica di Atlas Ufo Robot" si trattano argomenti simili, ma Goldrake-centrici.
Ho letto tutto il saggio di Giorgio Messina, ho trovato qualche errore (può capitare), ma la mia critica inizialmente era che avevo letto una sequela di sinossi di serie animate anni 70 (alcune delle quali non avevano nesso con la guerra) e ben poco di analisi sulla "metafora della guerra" o  sull'atomica.
Riflettendo sulla mia libreria di "saggistica anime" mi metto a cercare un altro titolo che mi pareva avesse a che fare molto con questo, lo trovo... non era simile... era identico... stesso autore, stesso indice, stesso scritto... pure gli errori erano gli stessi... però cambiava il titolo...
Queste sono le cose che non digerisco...




Nel 2010 venne pubblicato "Anime in guerra", nel 2020 " Mazinga contro l'atomica", nel 2030 pubblicheranno "Mazinga in guerra contro l'atomica"?   :]
Nella recensione sopra mi ero concentrato sullo scritto, ma ai tempi avevo già notato la poca analisi sulla guerra e sulla pace, mi auto-cito:

"da notare che il corpus di questa analisi sono le trame dei cartoni animati. In pratica ci si ritroverà a leggere dettagliate recensioni della trama di ogni anime di carattere bellico, con alla fine di essa una più o meno breve valutazione sugli aspetti bellici della serie. Forse si sarebbero dovuti invertire i rapporti, una breve recensione della trama (sicuramente necessaria) ed una parte più ampia di analisi."

Quindi nel 2010 avevo già visto questa pecca, che è rimasta immutata in quanto lo scritto è restato identico... 



E nel 2010 avevo notato anche questo grave errore, cioè non riconoscere al grande Isao Takahata la paternità de "Il segreto della spada del sole", ed invece affibbiarlo al più famoso (nel 2010)  Hayao Miyazaki. 
L'errore era già grave nel 2010, ma nel 2020 è imperdonabile... 
Come è imperdonabile avermi fatto riscucire 14 euro per leggere la medesima cosa del 2010 con i medesimi errori...
Ancora più imperdonabile non aver riportato in nessuna parte del saggio che questa era una riedizione di un titolo già pubblicato, con un altro titolo!
Chiaro che a saperlo non lo avrei ricomprato.
Spesso si legge della crisi dell'editoria, la colpa sarà di certo della scarsa propensione degli italiani alla lettura, ma ha senso per una casa editrice fare queste furbate nei confronti di quella minoranza che si ostina a comprare libri?
Comprendo che si volesse ripubblicare il saggio, magari sarebbe stato più corretto lasciare il precedente titolo, magari avvertire in copertina che era una seconda edizione con un titolo differente.
Ma se si cambia il titolo, non si potrebbe almeno rivedere lo scritto allo scopo di eliminare eventuali errori?
Magari aggiungere mezzo capitolo...
L'unica cosa buona di aver ricomprato e riletto il medesimo scritto è che mi son reso contro che, rispetto al 2010, ho beccato più errori, quindi si vede che qualcosa in 10 anni ho appreso, oppure li avevo notati anche nel 2010, ma glissai per non fare il pignolo  ^_^




Il film d'animazione della Toei "Ventimila leghe sotto i mari" fu tra i miei preferiti dell'infanzia, lo rivedevo tutte le volte che veniva trasmesso dalle tv locali, infine mi sono comprato pure il cofanetto DVD della Dynit con tutti i film del periodo.
Tralasciando il fatto che a mio avviso questo film non mi pare abbia molto senso con l'argomento che dovrebbe avere il saggio in base ai due titoli, però sarebbe stato utile evitare errori, o almeno correggerli nell'arco di 10 anni.
Durante il film non viene mai affermato che il padre di Isamu fosse il proprietario del sommergibile visibile all'inizio, ma il bello è che non è neppure un sommergibile... è una nave, particolare, ma è una nave, lo si apprende leggendo i sottotitoli del DVD Dynit. 
Certo, nel 2010 il DVD originale non esisteva, ma nel 2020 si, per questo che si sarebbe dovuto aggiornare lo scritto eliminando gli errori.
Inoltre Magma 7 non viene esiliato nel sottosuolo dal re del regno sottomarino, ma la causa è l'aver cercato di assoggettare i mostri di fuoco in epoche passate (lo si vede nel film).



Per quanto riguarda Goldrake si fa l'affermazione di cui sopra, ma allora Boss che compare in ben due puntate? 
Quindi non è vero che nulla sappiamo degli altri personaggi della mazinsaga.




Ma il computer della Arcadia era il 41esimo o il 42esimo membro dell'equipaggio?
Per Elena Romanello è il 42esimo:

Ma anche per Raflesia nella puntata n° 36 al minuto 19 e 50"...

Gli errori che mostro non sono tutti quelli che ho trovato, ovviamente nelle serie che conosco meglio (alcune citate nel saggio non le ho mai viste o riviste da adulto), ma li posto per la prossima edizione identica con terzo titolo che verrà pubblicata nel 2030, nella speranza che nel frattempo vengano  corretti   ^_^

Queste sotto sono le due pagine dell'indice di "Mazinga contro l'atomica"




Questo sotto è l'indice di "Anime in guerra".
Indici identici!






Da notare che "Anime in guerra" non viene mai citato in quarta di copertina, e neppure all'interno del libro.

Megaloman (1979) - puntata 18

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Puntata pregna di avvenimenti e di incongruenze  ^_^
Se nella puntata precedente avevamo visto Capitan Delitto tentare in prima persona di installare una base in Giappone, stavolta tocca ai buoni cercare di organizzare una difesa a livello nazionale (giapponese). Poi sul "come" e sulla tempistica, ci sarebbe da opinare...
Fino a questa puntata avevamo visto solo maschi alieni tra le fila della Tribù dal Sangue Nero, in una occasione un bambino (maschio), ma mai femmine... quindi gli alieni erano ancora più misogini dei giapponesi?
Ed ecco alla 18esima puntata fare la sua apparizione la prima donna della Tribù dal Sangue Nero, l'Eva aliena, una bella aliena, spietata ed infida, ma patata, tipo la puffetta in un mondo di Puffi.
La società giapponese di quel periodo dava poco spazio alle donne (meno della nostra, probabilmente), un altro aspetto del mondo del lavoro giapponese era (e a grandi linee penso sia ancora) l'assenza di meritocrazia, causato dall'avanzamento di carriera dato dall'anzianità e dal fare parte di un gruppo specifico, niente outsider. Quindi vedere il maestro Takamine che, senza essere un militare, viene nominato comandante dell'Organismo Segreto di Difesa (o come lo chiameranno) in quanto è il più informato sugli alieni, è abbastanza inverosimile. Tra l'altro la più informata sugli alieni sarebbe Mari, la madre di Takashi, non Takamine, che ha imparato tutto da lei, ma Mari è una donna, ergo si torna al punto di cui sopra.
Non mancano gli effetti speciali fantasmagorici, ma purtroppo nessun attore o stuntman è stato messo a rischio della vita in questa puntata   T_T
Sulle ingenuità della trama, in alcuni casi un po' esagerate, ci torno più sotto.



Perché l'episodio si intitola "Prove concrete"?
Perché dopo 17 puntate in cui il Giappone è devastato da ogni tipo di kaiju alieni, il governo giapponese è ancora convinto che questi nascano a causa dell'inquinamento...
E quindi c'è bisogno che un tizio proietti un filmino in superotto con il riassunto delle puntate precedenti.


Come accennato sopra il maestro Takamine sta proiettando un filmino che illustra l'opera distruttiva dei kaiju visti nelle puntate precedenti, visto che le autorità militari pensavano, in base al doppiaggio, che questi mostri fossero causati dallo sfruttamento indiscriminato dell'ambiente.
Da notare che non si vedono politici o burocrati civili, solo militari...



Takamine spiega tutto per benino, ma il capo si scusa di non potersi basare su un filmino di un telefilm tokusatsu proiettato da un maestro di arti marziali per attivare le forze armate contro gli alieni... 
Chissà come mai...
Poi arriva l'ufficiale (generale?) Kamiya (o Kamia), che in due battute convince il superiore ad istituire una organizzazione militare segreta contro l'invasione, tipo Gladio...
Il generale Kamiya crede in Takamine!
Ah beh, allora...
Kamiya diviene il capo di questa nuova struttura segreta militare creata senza aver interpellato politici o il parlamento, proprio tipo Glaldio...



Cambio di scena.
Immagino per dare una certa ufficialità governativa alla cosa, vediamo i nostri eroi passare con l'auto davanti alla Dieta Nazionale, il parlamento giapponese. Devo aver pure imbroccato la posizione attuale della ripresa, per fortuna il luogo non è cambiato in questi 40 anni, stessi cespugli intervallati, stessi lampioni, stesso senso di marcia del traffico  ^_^



L'auto dei ragazzi si ferma davanti al "Dipartimento della difesa nazionale - sede centrale per il bureao della difesa" (grazie a Valentina ed Andrea per la traduzione volante), li aspetta il maestro Takamine, piantano l'auto lì ed entrano in una sede di uffici militari, compreso un bimbominkia   ^_^



Nella scena successiva vediamo una bella ragazza dallo sguardo ambiguo, poi in un ufficio il generale Kamiya che sfoglia le schede dei nuovi membri dell'ODS, la tipa entra per portare il caffè, massima mansione per una Office Lady del periodo.


Ma la bellezza piazza anche una microspia sotto al tavolo, il becchino è soddisfatto.
In questo modo la nuova organizzazione segreta militare è già infiltrata... no, non è come Gladio...



Kamiya ed altri due militari entrano in ascensore, la ragazza ci si tuffa allo scopo di eliminare il neo comandante dell'ODS, in che modo?
Con una schiuma assassina rossa!!!



Mi chiedo quale sia il PH di questo bagnoschiuma...


La bella assassina aliena esce dall'ascensore e chiede aiuto... perché?   >_<
Guarda caso i nostri eroi erano in una stanza vicino ad ascoltare il rendiconto di Takamine.



Takashi si tuffa nella schiuma rossa, l'aliena non è contenta, bastava non chiedesse aiuto...



Takashi porta in salvo il generale Kamiya.
Da notare che nessuno dei bracciali dei ragazzi segnala la presenza della giovane ed avvenente aliena, nonostante nelle altre puntate questi oggetti scenici fungessero anche da rivelatore di alieni.
Kamiya viene portato nella navicella di Mari, per fargli una bella lampada abbronzante.



Intanto la schiuma rossa aliena prende possesso di alcuni palazzi e li smaterializza, lo scopo è creare una nuova base operativa segreta.



Il povero guardiano notturno fa una brutta fine...



I grattacieli ricompaiono in una foresta, di certo nessuno farà caso a dei grattacieli in una foresta... ma la Tribù dal Sangue Nero ha sviluppato un sistema di occultamento tipo quello degli sparvieri Klingon, quindi i palazzi vengono fatti sparire dalla vista umana.



Kamiya guarisce grazie a Mari e alla sua lampada UVA.



Al TG danno la notizia della scomparsa dei grattacieli.
Takamine riceve la telefonata di Kamiya (già tornato a lavoro come se nulla fosse) che lo avverte di aver localizzato la posizione dei palazzi scomparsi, ma la bella aliena sta origliando, che organizzazione segreta.
Da notare che Mari si è fatta installare una linea telefonica direttamente nella sua navicella spaziale, chissà se ha la fibra super veloce...



Il generale Kamiya, dopo essere sopravvissuto alla schiuma assassina, si becca un proiettile dalla simpatica aliena. 
Takamine è testimone telefonico della dipartita dell'amico, oppure è caduta la linea.



Takashi e soci si recano nel punto segnalato da Kamiya, ma non c'è nulla, solo una foresta.
Il nostro eroe lancia i bracciale e fa sparire l'occultamento Klingon.
In pratica c'è una città intera.



Il gruppo si reca nella città/base aliena e vi trova il copro esanime di Kamiya e la bella aliena con un mantello.


Inizia la solita fagiulada, in cui spicca la gomitata pneumatica di Takashi e il poveri Ippei aggrappato ad un muro al triplo della sua altezza.




La schiuma rossa assassina diventa un kaiju, interviene Megaloman in un combattimento un po' sbrigativo, il tema principale della puntata era l'organizzazione di una difesa nazionale anti-aliena.




Il generale Kamiya viene onorato per il suo sacrificio, la sua tomba, una croce di legno unita da del fil di ferro (che sembra filo spinato), è piantata in mezzo al nulla... manco è un cimitero, è un campo...
Pare che a causa della morte di Kamiya non verrà creata nessuna organizzazione di difesa, ma arriva il segretario (alla Difesa?) che promuove il maestro Takamine a capo della nuova struttura militare segreta.
Mari osserva in disparte il trionfo della meritocrazia...

"La prima spedizione italiana nell'interno del Giappone e nei centri sericoli" - Pietro Savio (1869) - parte 3

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A metà del 1800 l'Italia ed il Giappone avevano un interesse commerciale in comune, la  sericoltura.
Pietro Savio fece parte di una spedizione commerciale per studiare l'allevamento del baco da seta in Giappone e per stipulare accordi commerciali. Durante questo viaggio di lavoro prese nota di tutto ciò riguardava l'industria del baco da seta giapponese e lo pubblicò in questo libro. A dire il vero, come mi capitò per "Il Giappone Moderno" di Giovanni De Riseis, io non ho ancora letto nulla di questo libro, quindi non sono certo che vi siano riportati anche aneddoti di vita sociale del periodo.
Il lunghissimo libro di De Riesis venne pubblicato nel 1900, ma raccontava di un viaggio del 1895, lo scritto di Pietro Savio venne pubblicato nel 1873, però il viaggio è datato giugno 1869!
Ben 26 anni prima, quindi l'autore si recò in un Giappone ancora poco occidentalizzato, mi auguro che l'autore non vi abbia riportato solo le tecniche di sericoltura.
L'epoca Meiji iniziò nel 1868, cioè pochi mesi prima di questo viaggio
Confido nel titolo, in cui si parla di "prima spedizione italiana nell'interno del Giappone", e solo in carattere più piccolo si accenna a i centri sericoli.
Come per il libro di De Riesis, sono molto belle le incisioni, più piccole in quanto il formato del libro è quello di un quaderno.

In questa parte c'è un qualche accenno al "daimio di Mabisci", una città fortificata che ai tempi della missione contava 40 mila abitanti, ed in generale si narra meno di bachi da seta e più di luoghi.
Mentre leggo cerco di riadattare i nomi della toponomastica giapponese italianizzata di fine 1800, e più o meno sto riuscendo a seguire il viaggio attualizzato ad oggi, qualche volta ci riesco, qualche volta no,
Buona lettura   ^_^



















"Enciclopedia Pratica del Computer" volume 2 di 4 - Longanesi Periodici (1984/85)

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Come ho scritto nel primo post di recensione di questa enciclopedia del computer datata metà anni 80, io non sono un esperto di informatica, ergo gli articoli che seleziono li scelgo sulla basa di una mia mera curiosità.
Gli aspetti che mi attirano, oltre l'incredibile evoluzione di hardware e software avvenuta dal 1985 ad oggi, sono gli articoli che cercavano di immaginare le future applicazione dei computer, da quelle lavorative a quelle più aleatorie, come l'economia, l'informazione e la sicurezza informatica.
L'articolo sul "Denaro elettronico" mi ha fatto una certa impressione... allora si parlava ancora di dipendenti della banca impegnati 24 ore al giorno a soddisfare le transazioni telematiche dei clienti, oggi fanno tutto i clienti e i dipendenti vengono pensionati. 
Da questo articolo risulta chiara la matrice statunitense della pubblicazione, in quanto nel 1984 non ho proprio memoria di Bancomat nelle filiali bancarie o utilizzo del pos nei negozi  ^_^
Poi ci sono le previsioni errate, tipo quella che immaginava uno sviluppo senza fine del Videotel o Teletext, tramite cui si sarebbe potuto, oltre a restare aggiornati sulle news, effettuare varie operazioni materiali. Peccato che ci fu l'avvento del web, ed il Televideo è rimasto lì per salvaguardare qualche posto di lavoro alla Rai.
Ho provato a cercare info sui "pirati informatici di Milwaukee", cioè il "gruppo 474", ma pare che le loro gesta non siano disponibili in italiano.
 Ho inserito qualche programmino per i videogiochi, nulla di trascendentale, ma fa sempre molto vintage, specialmente se pensiamo a quel livello di videogiochi possono ospitare i nostri telefonini. 
Mentre più serio è il simulatore di volo per il computer Apple lle
Per quanto riguarda l'hardware fa impressione l'articolo sulla stampante laser HP-2680, in pratica un paio di lavatrici affiancate... chissà quanto costava e chissà perché un articolo su un prodotto non acquistabile da nessun privato era presente in una tale pubblicazione. 




Secondo me si è perso memoria che il "modem" nasce da questi "accoppiatori acustici" per le cornette del telefono, che oggi non potresti neppure incastrarci in cordless   ^_^

























Rivista "Cinematografia Ita - rassegna di informazioni" novembre/dicembre 1977: Sandokan e Marco Polo

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Nella mia ricerca infinita di materiale cartaceo mi sono imbattuto in questa pubblicazione, che fino ad oggi mi era sfuggita. A dire il vero deve essere sfuggita anche a Wikipedia, in quanto non mi pare ci sia (almeno in ordine alfabetico) neppure nel suo elenco di riviste italiane sul cinema:

La rivista pare introvabile nelle emeroteche da me raggiungibili...

In copertina possiamo ammirare il Sandokan del film di Sollima del 1977, il cui album di figurine avevo già postato:

La rivista, dopo alcune pagine di informazioni varie attinenti il mondo del cinema e della televisione, presentava alcune schede sui film, il formato è molto grande, 34 cm per 24 cm, il numero di pagine, invece, è ridotto, solo 12.
In questo numero, oltre alla recensione del film di Sandokan, c'è l'annuncio che la regista Lina Wertmuller avrebbe girato lo sceneggiato Rai del "Marco Polo", che poi verrà affidato a Giuliano Montaldo. Presumo si tratti del medesimo sceneggiato che poi esordì nel 1982.
Infine mostro una pubblicità del 37esimo Mifed, quello primaverile, il successivo, quello autunnale, sarà quello in cui la Rai acquisterà "Atlas Ufo Robot".





Chissà come mai cambiarono regista e nazionalità dell'attore principale.



Le schede dei film recensiti in questo numero, si noti che non ci sono solo film italiani.



Un esempio delle pagine con notizie varie dal mondo dello spettacolo.




Il Mifed prima di Goldrake.

"Scuola Sampaolofilm" - supplemento a "mese Sampaolofilm" n° 12 dicembre 1976

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Questa pubblicazione della "Edizioni Paoline" aveva il medesimo scopo di "Segnalazioni  Cinematografiche", che veniva pubblicato dal "Centro Cattolico Cinematografico", cioè selezionare dal punto di vista religioso e dei contenuti (vedi violenza e sesso) cosa si poteva far vedere ai minori, in questo caso durante le famose (o famigerate) proiezione scolastiche.
Su "Segnalazioni  Cinematografiche", che si occupava dei film proiettati negli oratori, ho fatto tre post:



La differenza tra le due pubblicazioni stava, oltre che una si occupava dei film proiettati all'oratorio e l'altra di quelli a scuola, nel fatto che in "Scuola Sampaolofilm" ci sono solo sinossi dei film in superotto ( e 16 mm) disponibili nel catalogo della società, niente giudizi o valutazioni sui contenuti, presenti invece in "Segnalazioni Cinematografiche".
In pratica, il fatto stesso che venissero venduti o affittati dalla Sampaolofilm, era già garanzia di sicurezza educativa.
Penso che tutti i miei coetanei debbano aver subito almeno una volta, magari durante l'ora di religione alle elementari, un film in superotto (o 16 mm) della Sampaolofilm, nel mio caso fu "Le avventure di Pinocchio".
Ricordo la mattina come tremendamente noiosa... ma non ricordo quale anno di elementare facessi, se pre o post Goldrake, punto che motiverebbe il rompimento.


In seconda pagina la redazione illustra il senso di questo catalogo.
Da notare il rimando al giudizio del "C.C.C.", che secondo me è il "Centro Cattolico Cinematografico" che pubblicava "Segnalazioni  Cinematografiche".


Un po' opinabile la divisione dei film non per età, ma per tipo di ciclo scolastico, la prima elementare non è la quinta elementare, come la scuola materna non è la quinta elementare e la prima elementare non è la terza media.
Per esempio i due film di "Ufo Shado" e quello di "Rodan, il mostro alato", erano consigliati per scuole medie e superiori, io li vidi alle elementari, ed il secondo all'oratorio prima che in televisione.
Nel dicembre del 1976 nel catalogo di "Scuola Sampaolofilm" non erano presenti film di animazione giapponese, e solo un film di kaiju (Rodan di cui sopra), mentre i film di animazione erano quelli della Worner Bros, un paio francesi ed uno di Bozzetto.
Anche sul versante fantascienza eravamo messi male, solo "Ufo Shado"... ok che andavano proiettati a scuola, e quindi il contenuto non doveva essere di solo svago, però qualche titolo in più da inserire nel loro catalogo forse ci sarebbe stato.
Ovviamente non mancano i superotto di carattere prettamente religioso o di educazione religiosa, inserisco queste pagine alla fine del post, come sono posizionate della rivista.




Il film di Pinocchio che ammorbò quella mattinata a scuola della mia infanzia  ^_^
Una grave mancanza della scheda è l'anno di produzione dei film... vale per tutte le schede.



Erano in previsione degli speciali sul linguaggio delle imamgini.



Ricorderò male, ma la sinossi di Rodan mi apre un po' a caso  :]
Poi ci sono i film di Sandokan pre-sceneggiato televisivo.




I cartoni animati statunitensi presenti nel catalogo.


Effettivamente alcune scene di "Ufo Shado" che vidi in età delle elementari mi impaurirono un po', come quelle degli alieni sul tavolo operatorio, per quanto poco di impressionate si vedesse, ma consigliarlo per alunni delle scuole medie e superiori mi pare una cautela esagerata...



Bozzetto e Zorro.


La parte prettamente religiosa e di educazione.





"Sampaolofilm scuola e dibattiti 79-80" - supplemento a "mese Sampaolofilm" n° 3 1979

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Nel precedente post ho pubblicato la medesima rivista dell'annata 1976, mettendo questa del 1979, provo a fare una valutazione se il catalogo della Sampaolofilm (Edizioni Paoline) aveva migliorato la sua dotazione in fatto di animazione giapponese e film di fantascienza.
Risposta: no  ^_^
L'unico film d'animazione prodotto dai giapponesi è quello dei Barbapapà, ma di un soggetti europei, niente robottoni o orfanelli nipponici in tutto il catalogo.
Per quanto riguarda i film di fantascienza giapponesi e kaiju c'è qualcosa in più, ma poca roba.
Per esempio c'è la sinossi di "Guerra Spaziale! ("Wakusei daisenso" - 1977) e di "Odissea sulla terra", di nuovo "Rodan, il mostro alato" già presente nel catalogo del 1976: tre film.
C'è ancora Ufo Shado, che restava nel catalogo della casa di distribuzione.
Si può dire che le "Edizioni Paoline" non suggerivano alla scuola italiana proiezioni di animazione giapponese, non che ci siano poi tanti cartoni animati delle altre nazioni nel loro catalogo, ma comunque un numero maggiore di zero. Hanno messo un film d'animazione australiano (Maro Polo Junior), ma zero giapponesi doc.



Mentre nel precedente posto avevo "lamentato" l'assenza di giudizi dei film, con la presenza della sola sinossi, a distanza di tre anni misero anche le valutazioni, anche per generare un dibattito dopo la proiezione del film (in stile fantoziano scolastico).
La valutazione di ogni film è presa dalla pubblicazione "Segnalazioni Cinematografiche" del "Centro Cattolico Cinematografico", come già spiegato nel suddetto precedente post.
Stavolta la redazione inserì anche un breve commento allo scopo di stimolare il dibattito, ovviamente nei casi di film più impegnati, non per Barbapapà  :]
Qualche esempio lo mostro nella pagina con il film "Candida, dove vai senza pillola?", i cui argomenti soggetti a dibattito erano: i problemi familiari; l'amore; la vita; le ragazze madri; la maternità e il ruolo del padre.
Quindi, nel totale, una pubblicazione più sensata per lo scopo che si prefiggeva la "Edizioni Paoline".


Sempre presente la differenziazione per cicli scolastici, anche se alcuni film vennero anticipati.
Per esempio "Ufo Shado" passa dalle superiori del 1976, alle medie del 1979, si vede che eravamo maturati  :]


Anche nel 1979 non si poteva scampare a Pinocchio...


Un esempio di film più impegnati con giudizio e suggerimenti per il dibattito.



Ma non era francese?




"Maria del villaggio delle formiche" ho provato un paio di volte a vederlo, ma è troppo triste...
Chissà se il film australiano di animazione è ancora reperibile da qualche parte.







Stavolta c'è anche il Sandokan dello sceneggiato televisivo.



Nella parte finale, come nell'altra annata, c'è la parte del catalogo più prettamente religioso/educativo.






La divisione dei film per classi, poco senso aveva nel 1976, poco senso nel 1979, infatti un certo numero di film in tre anni sono stati resi fruibili per età inferiori rispetto al 1976.


E' presente una ulteriore tabella per rendere più chiaro quali film siano utilizzabili al fine di un confronto in classe.

Hikikomori, il nuovo male del secolo

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TITOLO: Hikikomori, il nuovo male del secolo
AUTORE: Michele Miccoli e Simonetta Vernocchi
CASA EDITRICE: Lupetti
PAGINE: 178
COSTO: 24,90
ANNO: 2019
FORMATO: 24 cm X 17 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788883913709


E' questo il 16esimo saggio sugli hikikomori che recensisco su questo blog, il primo lo lessi nel 2008, ciò non fa di me un esperto in materia, anche perché non ho nessun titolo di studio in merito, però mi consente di raffrontare gli scritti e valutare, dal mio punto di vista, se possono essere analisi interessanti e nuove. 
Perché uno dei problemi dei saggi sugli hikikomori è che spesso riportano informazioni datate. 
Per quanto mi riguarda io sono interessato al fenomeno in Giappone, non qui in Italia, e un altro problema sono i saggi che non differenziano le due casistiche nazionali.
Se il risultato finale in entrambe le nazioni è il rinchiudersi in casa nel rifiuto di ciò che li circonda ( e di come li circonda), le cause scatenanti sono date dalle società in cui queste persone vivono, ed Italia e Giappone hanno abitudini ed obblighi sociali differenti. Quindi trattare le due casistiche (nipponica ed italica) assieme, è per me un errore.
Ho altri due criteri generali per valutare un saggio: il restare in topic con l'argomento (cioè, in questo caso gli hikikomori) e non fare del sensazionalismo.
Per tutti i motivi sopra esposti, sempre dal mio punto di vista di lettore non scolarizzato su questo tema (non scolarizzato in generale...), non consiglierei questo saggio per comprendere il fenomeno hikikomori.
Intanto il sottotitolo: IL NUOVO MALE DEL SECOLO

Con tutti i problemi che il nostro povero mondo ha, è questo il nuovo male del secolo?
Ma esiste un nuovo male di un secolo che non venga, nel giro di pochi anni, sostituito da un altro più nuovo nuovo male del secolo?
Non si potevano usare delle parole meno allarmanti?
Dalla data di pubblicazione abbiamo avuto il Covid-19, con l'annesso crollo economico mondiale... in cui milioni di persone (non io) sono diventate hikikomori per decreto legislativo!
L'ambiente ne ha beneficiato (crollo dell'inquinamento ovunque), qualcuno ha iniziato a vivere differentemente la propria vita, molti hanno avuto problemi (e non solo di salute). Ovviamente gli autori non potevano immaginare lo scatenarsi di una pandemia mondiale, forse proprio per questo un sottotitolo più pacato sarebbe stato saggio, per un saggio   ^_^
Il libro tratta del fenomeno hikikomori in Giappone o in Italia? Purtroppo è un misto di informazioni dove non sempre è chiaro a quale scenario ci si riferisca.
L'analisi resta in tema del soggetto? A mio avviso no, ma ci torno più sotto.
Il saggio è approfondito nel trattare i temi esposti?
Non direi, specialmente se si pensa che nelle 169 pagine scritte (poi c'è la bibliografia) ci sono 166 paragrafi (verificare l'indice alla fine della recensione). In una singola pagina ci possono essere anche 3 o 4 paragrafi, ovviamente molto brevi.



A pagina 115 è riportato che "il suicidio (negli hikikomori) appare l'estrema risorsa in una minoranza di casi".
Però il saggio si apre con la storia di un povero ragazzo che si suiciderà (e poi c'è un'altra storia di questo tipo) ed è chiuso con ben 55 pagine (un terzo del saggio!!!) solo sul tema del suicidio, ma trattato in generale, non sui casi inerenti gli hikikomori.
In questa trattazione del suicidio nelle ultime 55 pagine si parla anche del suicidio dei detenuti in carcere, dell'omicidio-suicidio e dell'infanticidio (li cito solo per fare un esempio).
Ma che nesso hanno questi aspetti (drammatici) del suicidio con gli hikikomori?
Per quanto riguarda la situazione in Giappone, il cui tasso di suicidi nazionale è assai alto, tra gli hikikomori il togliersi la vita non è la prassi, anzi, pare che queste persone (non solo ragazzi) siano addirittura più attaccati alla vita rispetto ad altre categorie con problemi personali. Gli altri si suicidano, gli hikikomori, nel tentativo di sfuggire all'opprimente società giapponese, non scelgono di morire, ma di allontanarsi dalla società chiudendosi in casa.
Allora perché tutta questa attenzione degli autori sul tema suicidio?
Ho un po' anticipato la recensione, ripartirò dalle prime pagine.
A pagina 17 si afferma che il fenomeno hikikomori si è diffuso in Giappone negli ultimi 15 anni(!!!), ma in realtà io ho scovato un articolo (che pare non riesca a far recepire agli esperti in materia) del 1981 su "La Stampa" in cui si parla degli hikikomori (non chiamandoli ovviamente in questo modo) fin dal 1960!!!  
Il 1960!

Nel 1981 la presenza di videogiochi, manga ed anime non era così massiva. Non esistevano i videogiochi on line, e quelli che esistevano non avevano una meccanica di gioco che ti permetteva di giocarci ore ed ore continuativamente. Non parliamo poi del 1960(!!!), periodo che l'insegnante giapponese (il signor Shiogama) dell'articolo indica come inizio di questo fenomeno di assenteismo scolastico.
Quindi dare la colpa ai videogiochi è assurdo. Chiaramente chi fa hikikomori è confinato in uno spazio angusto a non fare nulla, e se nel 1960 "sfogliava qualche libro", nel 2020 si "sfonda" coi videogiochi!
Dopo l'introduzione è raccontata la triste storia di Marco, suicidatosi dopo un periodo di autoreclusione.
Capisco che gli autori siano rimasti colpiti da questa esperienza personale, ma quel è il messaggio che arriva al lettore?
Magari un lettore che non ha mai letto nulla sugli hikikomori...
Hikikomori = suicidio
In Giappone non è così, lo è per l'Italia?
A pagine 29 veniamo informati che in Oman fare hikikomori è considerata una forma di possessione demoniaca... che utilità può avere una informazione del genere?
L'Oman è una pietra di paragone per Italia e Giappone?

Nel capitolo "Stile di attaccamento dell'hikikomori" (non ho capito il titolo) si parla anche degli "stili genitoriali", sarebbero sette, tra cui quello "porte aperte", dove manca il senso del pudore e vengono mostrati atti sessuali davanti ai figli. 
Che nesso c'è con gli hikikomori?
Vengono illustrati questi sette stili genitoriali differenti. 
Ok, e se i due genitori avessero stili diversi?
Di nuovo, quale "plus" conferisce all'analisi sugli hikikomori?
Poi non ho capito, tra i tanti, il paragrafo "Il bambino del mercoledì" di pagina 53, qual nesso con gli hikikomori?
A grandi linee fino a pagina 59 non si entra nell'argomento hikikomori, ma, dato un fattore che potrebbe scatenarlo, lo si analizza in pochissime righe: il tipo di stile genitoriale; il senso di colpa etc etc.
Se si togliesse il soggetto "hikikomori" e lo si sostituisse con un altro malessere personale (dipendenza dal web, rifiuto scolastico) queste parti del libro resterebbero immutate.
A pagina 63 sono riportati i cinque stadi della sindrome hikikomori:
fobia scolastica;
ludopatie;
antropofobia;
insonnia;
agorafobia

In Italia per "ludopatia" intendiamo la dipendenza dal giogo d'azzardo, nel libro si intende i videogiochi. A parte il fatto che si sarebbe potuto usare un termine che non lasciasse spazio ad equivoci, ma l'articolo del 1981 (linkato sopra) dimostra che i videogiochi sono solo un modo per impegnare il tempo di uno che non ha nulla da fare tutto il giorno.
A pagina 78 si classificano le emozioni non positive, con la chiosa finale che gli hikikomori hanno alcune di queste emozioni. Quindi? Sempre che un hikikomori non sia un vulcaniano, avrà di certo un tot di emozioni non positive.
Una persona che si auto segrega in casa potrà mai essere ilare e sereno?




A pagina 82 si può leggere l'affermazione della scan qui sorpa.
Io sapevo che sono proprio i giapponesi a non gradire il contatto personale. Quando si incontrano non si abbracciano né baciano, poi chiaramente in metropolitano sono ammassati come delle sardine... poi magari avrò capito male io il senso del concetto.
E' trattato il tema del bullismo scolastico, ma di nuovo in maniera generale, non con un focus sugli hikikomori.



Nello spiegare il sistema scolastico giapponese, la cui durezza è una delle cause (assieme al bullismo scolastico) del fenomeno hikikomori tra gli studenti, si può leggere la scan sopra.
Come si chiama lo studente giapponese che, fallendo il test di ingresso all'università, resterà un anno a non far nulla fino al successivo test?
Per gli autori si chiama "unioni", ma non era "ronin"?
Quindi Godai di "Maison Ikkoku" era un "unioni"? 
Bisognerebbe dirlo a Rumiko Takahashi  ^_^
Ok, sarà un refuso, capita.
Però il termine giapponese per descrivere "l'inferno degli esami", "shinke-jigoku"è scritto tutto attaccato, quando sono due parole distinte. Altro refuso?
A pagina 104 è presente un altro racconto (drammatico) di un ragazzo, finale? Il suicidio...
Si arriva a pagina 112 (stralcio mostrato all'inizio del post), in cui si afferma che "il suicidio (negli hikikomori) appare l'estrema risorsa in una minoranza di casi".
Ma se riguarda una minoranza di casi, perché viene tirato in ballo così spesso?
La cosa che sorprende è che, dopo aver affermato che il suicidio è l'estrema risorsa di una MINORANZA di casi, nella pagina di fianco il nuovo capitolo (finale di 55 pagine!) si intitola "Il suicidio dell'hikikomori"... 
Ultima cosa, il saggio costa 25 euro (24,90), che è a mio avviso un costo esagerato per i sui contenti e il numero di pagine.

L'indice del libro per valutarne i temi trattati e il loro approfondimento.








Cofanetto "Disney 50" (Avventure-Giochi-Fiabe-Fumetti) - Mondadori 1973

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Ho più volte fatto notare come negli anni 70 ed 80 la qualità delle pubblicazioni cartacee dedicate ai bambini/ragazzi erano abbastanza scarse, in particolar modo quelle sui cartoni animati giapponesi, facevano sempre eccezione i prodotti della Disney.
Nel 1973, in occasione del 50esimo anniversario, la Mondadori pubblicò questo cofanetto con quattro cartonati sulle seguenti tematiche:
Avventure; Giochi; Fiabe; Fumetti.

Non sono mai stato un fan della Disney (cosa che ribadisco sempre), ma questo era indubbiamente un bel prodotto, purtroppo non è riportato il prezzo a cui vene messo in vendita nel 1973.
Tra l'altro l'ho reperito praticamente intonso, le pagine non sono neppure ingiallite, ed il cofanetto (in cartone super rigido) è perfetto.
Le illustrazioni delle storie del cartonato"Avventure" sono molto belle, mi hanno ricordato quelle di Big Jim o Barbie. Le illustrazione del volume "Fiabe" sono più di matrice Disney, riprese anche da corti animati. I giochi proposti nel volume "Giochi" sono numerosissimi (con tanto di soluzioni finali). Infine il volume con i fumetti di Topolino penso sia una edizione unica, ma non sono esperto in materia.
La pubblicazione pare essere una traduzione di una versione statunitense, basta vedere la storia sui sudisti, che non fa proprio parte del nostro vissuti italico, però non sono riuscito a risalire alla copertina originale del cofanetto.
Trovo che questo cofanetto sia ancor più bello di quello del 1969 che avevo postato nel febbraio 2018:




Le due facce del cofanetto di cartone.















La Disney produsse un film identico, ma in cui i bassotti erano quattro:

Considerando che il film è del 1966 ed il cartonato del 1973, suppongo che il quarto bassotto sia dipartito...


















Film cinema scuola - catalogo critico

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TITOLO: Film cinema scuola
AUTORE: L. Baroni e G. Volpi
CASA EDITRICE: 
PAGINE: 300
COSTO: 5
ANNO: 1980
FORMATO: 242cm X 12 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 

Non c'erano solo i supplementi di "Mese Sampoalofilm" ad interessarsi ai film proiettati a scuola:

Nel 1980 venne pubblicata la seconda edizione aggiornata del libro-catalogo "Film cinema scuola", contenente 280 pagine di sinossi di film proiettabili nelle scuole, dalle elementari alle superiori. 
A dire il vero sono presenti titoli che se me li avessero fatti vedere da adolescente mi sarei sparato nei maroni... e a pensarci bene un paio me li fecero pure vedere... 
Moltissime delle pellicole qui suggerite sono di film impegnati, anche molto impegnati. 
A mio modesto avviso un po' oltre la media culturale di un ragazzino del 1980, parlo per esperienza propria e dei miei coetanei e coetanee, alcuni dei quali hanno poi proseguito gli studi molto proficuamente, ma se gli avessero fatto vedere "Dersu Uzala" a scuola, non credo lo avrebbero apprezzato...
Detto ciò, quello che mi ha interessato nel libro, più dei due numeri di Sampaolofilm, non è tanto quello che c'è, ma quello che non c'è... non sono presenti film di fantascienza/kaiju giapponesi e c'è un solo (dico, un solo) film di animazione giapponese...
Non che sia un reato, probabilmente trovavano il genere non adatto allo scopo di formare lo scolaro, insomma, non erano film educativi, in nessuna maniera.
Peccato che nella breve introduzione al cinema per ragazzi gli autori lamentino che i film per la prima infanzia scarseggiavano in Italia, e che in occidente, a causa del mercato, i bambini non erano visti come un fruitore remunerativo. Per il versante "disegni animati" si faceva notare come i cartoon statunitensi fossero quasi esclusivamente comici (Warner Borss etc).
Ma come?!
Eravamo nel 1980!
In televisione spopolavano i cartoni animati giapponesi, e gli autori si lamentavano che non esisteva una animazione interessante dedicata agli scolari delle elementari?!?!
E quale paese, invece, aveva creato una intera industria che rendeva "remunerativi" i film di animazione per bambini/ragazzi?
Il Giappone!
Talvolta, leggendo questi scritti, trasecolo...
Ok, nei nostri cinema giravano gli orrendi film di montaggio dei robottoni, ma volendo ci sarebbe stato un catalogo infinito o quasi di film di animazione giapponese proprio in target con la mancanza  descritta dagli autori.
Questi film erano stati proiettati nei cinema italiani dei primi anni 70, e in quel periodo venivano trasmessi regolarmente in televisione:

Ma a quanto pare per i due autori non esisteva un cinema d'animazione per bambini/ragazzi che facesse film con tematiche valide, avvincenti e di buona fattura tecnica... ed erano pure a buon mercato!
Chissà quanti dibattiti interessanti avremmo potuto fare a scuola guardando "Ventimila leghe sotto i mari": lo sfruttamento dell'ambiente; la dittatura; l'uso pacifico della tecnologia; l'avventura; la coabitazione di popolazione differenti.
Sarebbe bastato avere un maestro o una maestra con un po' di fantasia, quante occasioni perse... ed invece di facevano vedere Pinocchio...



La cosa curiosa è che l'unico film di animazione giapponese che ebbe l'onore di una sinossi fu "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro", con ben due righe... ma già i nomi dei protagonisti non mi tornano...
"Jim, il topo, e Biricchino vivono avventure e disavventure di caccia al tesoro nell'isola della pirateria.".

Il nome del protagonista maschile umano viene appioppato al topo, ed il nome del topo viene cambiato in "Biricchino".
Tutto ciò mi fa supporre che esista un altro doppiaggio del film, magari fatto solo per la proiezione in 16mm.
Questa sopra è 'unica sinossi che mostro delle tantissime del libro, non ci sono neppure i film di "Ufo Shado"!




La sinossi de "Gli allegri pirati dell'isola del tesoro" in questo libro non è paragonabile a quella, pur contenente errori, che venne pubblicata nel 1975 da "Segnalazioni Cinematografiche", che si dimostrarono di una professionalità unica, specialmente perché volevano veramente dare informazioni sui film proiettabili (in quel caso nei cinema parrocchiali) per i bambini.


Metto tutta la prefazione ai film per ragazzi, tanto per far capire che gli autori stilavano un profilo di un genere di animazione che per loro non esisteva, quando, invece, veniva trasmessa tutti i giorni in televisione...
Valli a capire gli intellettuali...





Qui sotto la prefazione a questa seconda edizione del libro.




"1000 quiz sulla televisione" (1981)

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La chiusura di emeroteche e biblioteche mi ha spinto a dover recuperare. un po' più a caso del solito. possibili nuove fonti per reperire altri articoli sui cartoni animati giapponesi. Una di queste fonti pensavo fosse questo libro di quiz sulla televisione, anche in considerazione del fatto che l'anno di pubblicazione fu il 1981. Immaginavo qualche domanda sui cartoni animati giapponesi in stile Memoquiz della Polistil, ed invece gli anime non vengono mai trattati... probabilmente il target del libro, gli adulti, scoraggiò l'editore da inserire quesiti su programmi troppo per bambini.
Infatti moltissime domande vertono su programmi degli anni 60 e 70 che un adulto del 1981 probabilmente aveva visto.
Non ho trovato gli argomenti per cui lo avevo recuperato, però mi sono imbattuto sul qualche pagina che tratta "Spazio 1999", fatto che era pure immaginabile, ma soprattutto Star Trek, che in quel periodo era praticamente ignorato dalla stampa specializzata.
Le domande su Star Trek non sono poche, e per quanto possano apparire semplici oggi, nel 1981 necessitavano di una grande memoria o passione per la fantascienza in televisione, visto che, mentre Spazio 1999 era stato trasmesso più volte dalle reti nazionali pubbliche, il povero Star Trek passava solo sui canali privati locali (dopo la prima trasmissione su TMC).
Penso che sia una delle prime (o magari la prima in assoluto) occasioni in cui si leggere il termine "Trekkie" e la sua spiegazione.
Tra l'altro le risposte, a differenze di quelle del Memoquiz, sono pure giuste   ^_^



Benché il libro non abbia soddisfatto le mie ipotesi di ricerca, trovo che l'idea di un quiz casalingo sui programmi trasmessi in televisione fu un'idea simpatica ed originale.
Lo spirito della pubblicazione lo si può intuire dalle poche righe dell'introduzione e dalla chiosa finale (che metto a fine post).



Rispondete senza sbirciare la pagina con le soluzioni  ;)



La sacra effige di Spok proviene chiaramente dal pilot della serie, in Italia "Lo zoo di Talos".





Ormai mi sa che l'unica serie famosa da cui non è stato tratto un film, sia Spazio 1999... e con l'abitudine consolidata di fare remake di qualsiasi cosa, il fatto è assai strano...






"Se abbiamo sbagliato qualche risposta, lo abbiamo fatto apposta per vedere se te ne saresti accorto"   :]

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