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I servizi segreti giapponesi (tra il 1930 e il 1946)

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TITOLO: I servizi segreti giapponesi (tra il 1930 e il 1946)
AUTORE: Gabriele Zaffiri
CASA EDITRICE: Youcanprint
PAGINE: 149
COSTO: 13
ANNO: 2020
FORMATO: 21cm X 15 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 9788831663014


Forse si sarà intuito che questo blog non è che goda di molta fama sul web, è assai di nicchia, termine figo per dire che lo leggono in quattro gatti   ^_^
Campo uguale, sia chiaro.
Quando ho aperto il blog mi bastava che anche una sola persona potesse trarre utilità o piacere da quello che postavo per sentirmi soddisfatto. Dato che alla fine c'è più di una persona che lo legge, va benissimo così.
Certo, però, che quando mi rendo conto che lo stesso autore del blog (cioè me medesimo in persona) non legge le sue stesse recensioni di libri prima di acquistarne uno nuovo, non posso poi sorprendermi se sul web io non abbia acquistato fama e notorietà   ^_^
A cosa mi riferisco?
Ovviamente alla recensione del libro "I servizi segreti giapponesi", del cui autore avevo già recensito "Dipartimento prevenzione delle epidemie giapponesi", che non è che mi avesse entusiasmato più di tanto... (leggere la recensione)
E cosa faccio?
Ne compro un altro...
Complimentoni a me stesso  T_T
Non è che ora posso prendermela con l'autore per i tanti refusi, le molte parti scritte in italiano alla "Google Traslate", le numerose ripetizioni di testo, le didascalie e lo scritto lasciato in inglese e le onnipresenti wikipediate, c'erano anche nel nel libro che avevo già comprato e recensito...
La recensione l'avevo scritta come al solito in maniera abbastanza dettagliata, ma poi mi sono reso conto della tipologia delle fonti, cioè il web (una fonte gratuita che poi diviene a pagamento se pubblicata in un libro...), ho quindi cestinato tutto  :]



Questo è un esempio a caso che inserisco solo per non venire tacciato di essere un visionario.
A pagina 35 (capitolo sulla Kempetai) si parla delle "missioni in tempo di guerra" e della "uniforme" (che poi  verrà ritrattato poco più avanti...).
Quella sotto è la pagina di Wikipedia in inglese su "wartime mission" e "uniform".
Valutate voi le differenze. 




Qui sotto l'indice del libro.




"Duello Spaziale" - Clementoni (1977)

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Come ho scritto più volte, in cortile eravamo veramente tanti bambini, ma tanti... ed una parte di questi possedeva giochi in scatola, riflettendoci bene c'era uno zoccolo duro di coetanei che permise a tutti gli altri di giocare ad un numero spropositato di giochi di società.
"Duello Spaziale" fa parte di quella serie di confezioni possedute da compagni di giochi, e per quanto vi giocai poche volte, lo trovavo tra i più belli in assoluto.
A dire il vero quando ho rivisto il non eccelso disegno della confezione non mi diceva nulla, neppure il nome del gioco... ho dovuto vedere il contenuto per ricordare le belle astronavi in dotazione e di conseguenza collegare il nome dell'articolo ai ricordi ludici.
Il tema del gioco era la fantascienza, eravamo in pieno boom "Guerre Stellari", "Star Trek" e robottoni giapponesi, ergo poter effettuare battaglie strategiche, muovendo su un enorme tabellone diverse tipologie di mezzi spaziali, era una figata assurda   ^_^
Un'altra cosa che ho scritto spesso nei post dei giochi in scatola è che in cortile non seguivamo alla lettera le regole, anzi, alcune volte ce le inventavamo di sana pianta. Le semplificavamo, anche perché spesso giocavamo direttamente per terra in cortile, non in casa di qualcuno, quindi il caos non mancava.
"Duello Spaziale" fa parte di quei giochi in scatola le cui regole apprendo solo oggi, non usavamo neppure l'elaboratore a schede per decidere l'esito dei combattimenti!
Non ricordo neppure, di conseguenza, le schede preforate e i talloncini con le esplosioni, quindi, in pratica, usavamo il tabellone, le astronavi e il dado, fine   :]
Nonostante ciò (o forse grazie a ciò) il gioco restava divertente, dovevi pensare ad una strategia  per difendere le tue basi spaziali (quelle tonde), ma nel contempo si poneva il problema di attaccare quelle avversarie.



Come si può vedere la dotazione si limitata alle 56 astronavine di plastica e al necessario per far funzionare l'elaboratore a schede, ma visto che noi ci giocavamo senza questa parte di pezzi, alla fine rimaneva solo la parte inerente il posizionamento dei pezzi sulla scacchiera cosmica.



Il tabellone è enorme (e da bambini pareva ancora più grande), misura 68 cm X 98 cm, e deve essere ripiegato in quattro per entrare nella scatola. Di solito le plance di gioco si piegavano in due, ma la Clementoni usava in alcune occasione questa opzione.



Come detto sopra non ho mai giocato usando il sistema delle schede preforate, mezzo presente in più confezioni del periodo, tanto per dare quel tocco tecnologico al gioco in scatola.
Tra l'altro la confezione, praticamente intonsa e completa (anche nei 120 talloncini delle esplosioni!) ha purtroppo il computer non funzionante. 
Probabilmente basterebbe aprirlo e risaldare qualche filo, oppure la lampadine è bruciata, ma tanto noi non lo usavamo!  ^_^



Un quadrante che aveva visto la distruzione di una astronave, doveva essere segnalato con il talloncino con l'esplosione, in quanto zona radioattiva e non più occupabile. Questa regola (che noi non usavamo) doveva comportare la notevole riduzione delle opzioni di movimento, creando una ulteriore variante strategica.





Sulla modalità di gioco non posso esprimermi, visto che usavamo regole inventate, però non pare malaccio, probabilmente molto meglio delle nostre regole.
Le "Navi Spillo", quelle più numerose, non potevano sparare, ma solo autodistruggersi in un attacco kamikaze, però erano anche le uniche che potevano entrare nel settore di partenza avversario (senza bollini colorati). Quindi non le si doveva sacrificare inutilmente, perché non si sarebbe più potuto "stanare" il nemico che si rifugiava nei propri confini spaziali.
Non mi è invece chiara la mossa in stile "dama" spiegata nell'ultima pagina... nel senso che se bastava terminare il movimento con le Basi Spaziali e gli Incrociatori Spaziali a fianco di un nemico per "soffiargli" un'astronave, il gioco ad un certo punto avrebbe visto una moria infinita di mezzi, e comunque questa regola disincentivava il movimento in avanti di questi due pezzi.










Piccola curiosità.
Le Navi Spillo bianche hanno, nella mia confezione, due tonalità di bianco  ^_^


Completamento dell'album Panini di Big Jim del 1977 con la figu n° 214!

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Nel maggio del 2014 avevo postato le scan dell'album di figurine Panini di Big Jim, annata 1977:

Purtroppo l'album del post, da me acquistato qualche anno prima ad una fiera del fumetto, era mancante della figurina n° 214... da bambino ne avevo uno anch'io, ma non riuscii mai a completarlo, e neppure questa copia era completa... una maledizione... una delle tante   >_<
Alla fine sono riuscito a recuperare questa figurina numero 214 con Big Jim che doma un cavallo, e l'ho pure attaccata!
Dopo 43 anni le figurine Panini si attaccano ancora!!!   ^_^



Chissà cosa ci mettevano nell'adesivo della figurina per farla attaccare dopo quattro decenni...    





Son Soddisfazioni!!!  ^_^

"La scuola della personalità: il gioco", di Giorgio Bini - "Calendario del Popolo" n° 416 novembre 1979

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Con le emeroteche chiuse mi devo ingegnare oltremodo, ma non sempre i miei tentativi alla cieca vanno a buon fine... 

Ho provato ad accaparrarmi due annate complete della rivista comunista "Calendario del popolo" (fondata del 1945), pensavo che gli anni 1979 e 1980 mi avrebbero permesso di recuperare qualche articolo sui cartoni animati giapponesi, purtroppo ho fatto un buco nell'acqua... nonostante in queste due annate la pubblicazione si sia occupata anche di media popolari, non vi sono scritti sull'animazione giapponese. C'è un solo articolo in cui si accenna en passant agli anime, ovviamente con accezione negativa, ma il soggetto sono i giocattoli. La cosa bella è in quella frase si afferma che nei decenni alcune modalità di gioco non sono cambiate (cioè il gioco alla guerra), ma se veniva fatto nella modalità nipponica televisiva, non andava più bene   ^_^

L'autore dell'articolo è Giorgio Bini, che non apprezzava per nulla i cartoni animati giapponesi, e quindi non perse l'occasione per buttare lì un altro giudizio negativo su quei giocattoli "orribili di origine giapponese e televisiva".                                                                                                                                Dei cinque articoli a firma Giorgio Bini ne ho postati quattro, metto i link per rendere l'idea della sua posizione anti-anime: 

"Programmi per bambini e industrie da grandi" (alla fine del post)                                                  "L'anno del bambino o di Ufo Robot?"                                                                                             "Candy Candy ha molto cuore" (alla fine del post)                                                                    "Apocalittici e Integrati: è opportuno censurare Goldrake?", di Giorgio Bini - "LG Argomenti" gennaio/giugno 1981                                                                                                                                   E Mazinga consultò Ulisse", di Giorgio Bini - l'Unità 10 febbraio 1983

Se la legittima opinione di Giorgio Bini sui cartoni animati giapponesi era tanto negativa, e questi erano in quel periodo un aspetto importante del tempo libero dei bambini, come vedeva il giornalista il tema dei giocattoli in generale?                                                                                                                    Stante che i giocattoli ispirati agli anime erano tanto "orribili", cosa era educativo e cosa diseducativo nell'attività ludica dei più giovani? 

In quasi tutti gli articoli sui giocattoli arriva sempre il punto in cui si discetta se il gioco alla guerra sarebbe stato da bandire. Noi giocavamo alla guerra in una quantità inusitata di modi, dalla guerra simulata con armi giocattolo (annesse strategie di battaglia che avrebbero fatto impallidire il generale Patton), passando per i soldatini Atlantic e gran parte dei giochi in scatola, per terminare coi videogiochi e i giochi ispirati ai cartoni animati giapponesi. Se fossero stati banditi i "giochi di guerra", saremmo rimasti gran parte del tempo a guardare il soffitto... pare che gli adulti non se ne rendessero neppure conto... e comunque nessuno di noi ha intrapreso la carriera del killer di professione, il soldato di ventura o il politico che aizza odio a piene mani...

C'è un aspetto che divide la quasi totalità della generazione di Giorgio Bini, quella che ci rompeva l'anima se guardavamo Goldrake o giocavamo ai videogiochi, e la nostra generazione, quella che ha giocato sia con i soldatini e con Big Jim, ma anche con i videogiochi e i giochi in scatola: la differenza fondamentale è che NOI giochiamo ancora oggi, loro, tranne qualche eccezione, da adulti non giocavano più. 

Nell'articolo questo aspetto si nota, Giorgio Bini parla del gioco dei bambini come un aspetto asettico, non lo coinvolge, non che scriva cose sbagliate, ma sono teoria, non pratica. 


All'inizio di questa pagina c'è l'accenno negativo ai giocattoli di matrice giapponese e televisiva.


Inserisco la copertina della rivista in cui è presente l'articolo per rendere quali altri argomenti erano trattati.

"Sono ancora giocattoli?", di Bernhard Kroner - "Psicologia Contemporanea" maggio/giugno 1979

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Nel post precedente abbiamo visto quale era il punto di vista di un giornalista generalista (Giorgio Bini) sui giocattoli alla fine del 1979 su di una rivista politica, questa volta si potrà leggere la posizione di uno psicologo su una rivista di psicologia sul tema dei soldatini alla metà del 1979. I soldatini Atlantic erano ancora grandemente venduti in Italia, benché iniziassero a subire la concorrenza dei videogiochi e dei nuovi giocattoli veicolati dai cartoni animati giapponesi.

I quattro soldatini nazi-fascisti in plastica non sono quelli della Atlantic, ma comunque sono la scelta giusta se si vuole terrorizzare i genitori, ma solo quelli anti nazi-fascisti, i genitori filo nazi-fascisti ne saranno solo contenti...

Anch'io feci comprare il set di Mussolini ed Hitler, ma solo per farli sconfiggere dai buoni!

Nei miei scontri bellici in cameretta, io non mi limitavo a vincere una battaglia, ma ponevo fine alla guerra!  ^_^

Io posso capire che i genitori di allora potessero avere remore verso i soldatini, perché loro stessi avevano subito un indottrinamento da piccoli tramite il gioco, l'attività fisica, le parate etc etc... solo che i tempi erano cambiati, giocare alla guerra non era un obbligo piovuto dall'alto, ma una delle varie opzioni ludiche disponibili. Vedevamo un sacco di film dove i nazi-fascisti venivano sconfitti dagli alleati e dai partigiani, e volevamo riproporre quegli scenari. Fine.

Più equivoca era la situazione dei soldatini western, dove gli indiani, sempre grazie a film statunitensi, erano visti come i cattivi, quando in realtà erano le vittime dell'aggressione. 


 

Io propendo per la terza tesi, si sopravvalutavano gli effetti dei giocattoli bellici, specialmente quando hai tante altre opzioni ludiche tra le mani e che nessuno ci obbligava a giocare alla guerra per prepararci alla guerra, era un nostro modo per divertirci, ma si vede che  l'esperto autore dell'articolo non la pensava come me.

Per il resto lascio la lettura dell'articolo senza ulteriori commenti.

P.S.

Blogspot ha introdotto una nuova versione del blog. I primi post ero sorpreso che non ci fossero problemi, ora sono più tranquillo... bastava vedere come vengono allineate le righe,,, e non c'è solo questa magagna...


                                                                                                                                                     

 








Problemi con il nuovo aggiornamento di Blogspot da agosto

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A fine giugno l'aggiornamento dell'interfaccia di Blogspot è diventato l'opzione predefinita del blog, quando qualche mese fa era comparso l'avviso di questo nuovo aggiornamento, immaginavo ci sarebbero stati problemi, capita sempre. A dire il vero all'inizio non ho trovato grossi imprevisti, qualche piccola imperfezione, che era più un fastidio facilmente aggirabile, ma nulla che impediva di postare. Infatti fino al post del 30 luglio non avevo avuto i problemi che descriverò di seguito, ad agosto ho potuto inserire il primo post solo il 9 agosto, ed ho trovato un certo numero di brutte sorprese... 
Speravo fosse un aggiustamento della nuova interfaccia, ma nel post nel 12 agosto le cose non solo non sono migliorate, ma addirittura peggiorate...

Le due problematiche ostative ad inserire post sono:
a) Immagini caricate in ordine inverso rispetto alla prima caricata nell'interfaccia del blog;
a1) Stessa problema se uno carica in ordine inverso le immagini, cioè dall'ultima...
b) Zero spazio presente tra alcune immagini caricate, quindi impossibilità di inserire testo.

Ci sono poi un certo numero di problemi che rendono non impossibile postare, ma creano problemi di allungamento dei tempi e di risultati grafici del blog:
c) Le immagini che si presentano nell'interfaccia sono di formato "MOLTO GRANDE", quando prima erano sempre tutte in formato "MEDIO";
d) Le immagini vanno impostate una alla volta in formato "MEDIO";
e) Impostare le immagini in formato "MEDIO" incasina l'allineamento dello scritto...
f) Alcune volte le immagini, una volta caricate, non compaiono centrate, ma tutte allineate a sinistra, quando le centri, si incasina di nuovo tutto l'allineamento dello scritto...

Per come utilizzo io il blog, cioè caricando spesso molte immagini (per esempio le riviste televisive o i cataloghi di giocattoli), non mi è possibile caricarle una alla volta per non farmele caricare in ordine invertito (la prima ultima, l'ultima prima...). Ho quindi provato a caricare prima l'ultima immagine e via di seguito, e alla fine la prima immagine (ordine inverso già dall'inizio!), niente... sempre in ordine inverso vengono caricate...
Il fatto, poi, che tra le immagini ci sia spazio zero, non è che aiuti molto a commentare le immagini... come farei a commentare le epiche gesta di Megaloman?
Ok, potrei lasciare le immagini "MOLTO GRANDE" nel blog per non incasinare l'allineamento dello scritto, aumenterebbe solo la lunghezza del post, senonché le stesse immagini compaiono a random già centrate a sinistra...

Spero che questi problemi, come sono comparsi, scompaiano, perché l'attuale situazione del blog è per me ingestibile... ok qualche problemino può capitare quando si cambia, ma non tutti quelli sopra esposti tutti assieme   ^_^
Ergo non inserirò più dei post con molte immagini fino a quando (e se) i problemi a-a1-b saranno presenti, e posterò poco fino a quando i problemi c-d-e-f non saranno risolti.

Già dedico molto (forse troppo) tempo al blog, ma non ho nessuna intenzione di stare davanti al video ore ed ore sclerando per sopperire a casini creati da gente che sarebbe pagata per non farli accadere, cioè i programmatori di Blogspot   ^_^




Prendo ad esempio il post "Sono ancora giocattoli?" per mostrare le immagini che vengono caricate in ordine inverso.




Dove lo inserisco un eventuale commento tra le due immagini?
Ok, forse Blogspot ha capito che i miei commenti sono superflui e ha deciso di evitarmi brutte figure, grazie   ^_^




Le immagini sono caricate automaticamente nel formato "MOLTO GRANDE", che si può modificare in un altro formato solo agendo singolarmente su ogni singola immagine... addio...




E a forza di mettere mano alle immagine, si incasina tutto il resto... a parte quando il casino nasce al momento di caricare le immagini, già allineate tutte a sinistra e se le sposti al centro... apriti cielo...
E non si riesce a modificare il post neppure nella versione "HTML", perché peggiora a caso, probabilmente non ho le capacità tecniche per farlo, ma soprattutto perché hanno cambiato anche la versione "HTML"... 



Nella versione precedente le stringhe erano poste una sopra l'altra, e riuscivo, seppure con molta fatica, a comprendere dove fosse la bega informatica, messe tutte di fila in questo modo, non ci capisco una mazza   ^_^

Spero che Blogspot sistemi tutto, altrimenti cambierò hobby, mi metterò a fare l'orto, peccato io non abbia appezzamenti di terra   :]


Mondomiyazaki, una vita nell'arte

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TITOLO: Mondomiyazaki, una vita nell'arte
AUTORE: Susan Napier
CASA EDITRICE: Dynit
PAGINE: 303
COSTO: 22
ANNO: 2020
FORMATO: 21 cm X 15 cm
REPERIBILITA': online
CODICE ISBN: 97888833551319


Ogni tanto, nell'ormai martoriato e quasi desertico mondo della saggistica sull'animazione giapponese (in lingua italiana), compare una piccola oasi di ristoro e vera analisi. Per questo non miraggio dobbiamo ringraziare l'autrice, Susan Napier, la casa editrice, la Dynit, e la traduttrice, Giovanna Falletti. 

L'autrice si è interessata agli anime in tarda età, rispetto a noi che vi siamo cresciuti, questo aspetto comporta che talvolta si notino delle "lacune" date proprio dalla mancanza di imprinting con i cartoni animati giapponesi, ma per il resto è una studiosa titolata che ha al suo attivo altri numerosi scritti sugli anime.

Leggere il logo della Dynit sulla copertina del saggio è stato fonte di tranquillità e speranza. Tranquillità perché conoscono l'argomento del saggio. Speranza perché, finalmente, una casa editrice che si occupa stabilmente di pubblicare manga ed anime si è presa la briga di tradurre un recente saggio straniero. Altrimenti questo libro non sarebbe stato tradotto, e che quindi mi fa illudere che questo libro possa essere il primo di una lunga serie di pubblicazioni in italiano. La Dynit ha le competenze (e dovrebbe avere l'interesse) per veicolare una divulgazione delle analisi su anime a manga, e tramite librerie e fumetterie (e magari le edicole!) potrebbe raggiungere sia un pubblico di appassionati che di semplici curiosi.

Infine una menzione la merita la traduttrice del testo inglese, che risulta più chiaro e leggibile di molti scritti sugli anime in italiano... Probabilmente il testo originario era già abbastanza leggibile, ma comunque il risultato è una lettura chiara e scorrevole.

L'autrice illustra perché Miyazaki può essere considerato un autore, pur essendo "solo" un regista di film d'animazione. Quello che viene analizzato è, appunto, il "mondomiyazaki", un qualcosa di unico che si è sviluppato in decenni di lavoro. E' stato interessante leggere i punti di vista di una studiosa non italiana, con valutazioni anche differenti dai nostri saggisti. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi libri sul "mondo Miyazaki" da parte della collana "Ultra Shibuya", che non si possono neppure avvicinare al livello di analisi di questo della Napier. Lo scritto, in quanto non italiano, ha dei contenuti che si discostano dalla media dei saggisti (seri) nostrani, non che sia in assoluto migliore, ma vi si può leggere un approccio diverso dal solito. Il saggio fu pubblicato in lingua inglese nel 2018, quindi questa traduzione ha anche il merito di essere recente. Recente per le abitudini delle case editrici italiane, che di norma, nelle poche occasioni che li hanno visti tradurre un'opera saggistica straniera, impiegano molti più anni, rendendo la lettura di un nuovo saggio, già vecchia.

Dato che il saggio l'ho apprezzato moltissimo, inizialmente mi permetterò di fare qualche appunto. Per esempio l'autrice non tratta per nulla il contributo di Miyazaki (e Takahata) alla prima serie animata di Lupin III (quella in cui il ladro indossa la giacca verde), nonostante sia dedicato un capitolo al film di "Lupin III - il castello di Cagliostro". E' in quella serie che il regista modifica i personaggi del manga, nella versione che poi vedremo nel film. Questa assenza di trattazione mi ha lasciato perplesso. In generale l'autrice tratto poco o nulla le serie animate televisive di Miyazaki, nessuna citazione anche per "Il fiuto di Sherlock Holmes". Un po' più analizzato "Conan il ragazzo del futuro", ma a mio avviso meno di quanto avrebbe meritato. Vengono trattate occasionalmente Heidi ed "Anna dai capelli rossi".

Sono poi presenti un paio di errori, oppure io ho compreso male lo scritto   :]



A pagina 108 si accosta Sheeta di Laputa al genere majokko, citando Lamù come un personaggio simile. Il mondo dello shojo è assai variegato ed opinabile, ma Lamù era l'ultimo esempio che mi sarebbe venuto in mente di citare, non il primo. Inoltre, se si parla della serie animate, questa è del 1981, non del 1978, anno di pubblicazione del manga.





A pagina 210 si afferma che è San a ferire gravemente Ashitaka, quando, in realtà, la ragazza gli fa solo sgorgare del "fluido ematico" dalla gota sinistra tramite uno stiletto di masso (sono entrato in modalità Cannarsi!), ed è, invece, una villica a sparargli con l'archibugio. Questi sono errori che mi lasciano perplesso, perché io il film di Mononoke l'avrò visto una decina di volte, eppure non sono un saggista.

Nel primo capitolo viene rievocata l'infanzia bellica e post bellica di Miyazaki, con annesso stra citato ricordo del regista del bombardamento della sua cittadina e della fuga di notte, con annesso non salvataggio di madre e figlioletto estranei alla famiglia Miyazaki. Segue la questione del senso di colpa per lo sfruttamento della guerra da parte dell'azienda di famiglia, etc etc.

Nel secondo capitolo si tratta della sua giovinezza fino all'università, e del suo rapporto con il fratello maggiore, il padre e la madre.

Il terzo capitolo si occupa dell'inizio della sua carriera di disegnatore nel 1963 alla Toei e negli studi successivi anni 70. Probabilmente il fatto che Heidi e "Conan il ragazzo del futuro" siano anime inediti negli Usa, non ha permesso all'autrice di dedicare loro lo spazio che avrebbero meritato. Di certo lei non è cresciuta con queste due serie animate.

Nel quarto capitolo si tratta il film di Lupin III e il castello di Cagliostro, e come accennavo all'inizio del post non è citata la serie con la giacca verde, forse negli usa non arrivò neppure questa...

Nel quinto capitolo si analizza Nausicaa. L'autrice confida che questo fu il secondo anime che vide (il primo fu Akira), in pratica una neofita di anime in età adulta, con tanta cultura alle spalle, ma sempre una neofita rispetto a chi con gli anime è cresciuto/a   ^_^

Nel sesto capitolo tocca a Laputa (vedi appunto di cui sopra), il fatto che Conan negli Stati Uniti sia inedito, forse non ha consentito all'autrice di cogliere tutte le similitudini tra le due opere.

Nel nono capitolo inerente "Porco Rosso" si può leggere che la scena in cui Marco narra della morte del suo amico Berlini (neo sposo di Gina) è tratta dal romanzo di Roal Dahl dal titolo "They shall not grow old", ma questo è solo un esempio delle tante informazioni interessanti presenti nello scritto.

Nel decimo capitolo si tratta esaurientemente il manga di Nausicaa, compresa una dettagliata sinossi dello stesso.

Nell'undicesimo capitolo su Mononoke (vedi errore di cui sopra) si accenna alla distribuzione che la Disney fece dei film dello Studio Ghibli tramite la "Buona Vista", che in Italia fu una distribuzione poco distributiva (sia al cinema che in VHS/DVD), senza contare gli adattamenti in modalità Disney. Ma ovviamente l'autrice non può conoscere le questioni italiche. 

Di alcuni capitoli non ho scritto nulla, ma non perché non siano interessanti, ma solo perché non c'era un particolare da segnalare. Tutte le analisi dell'autrice sono da leggere. Poi, talvolta, ad una scena o ad un film vengono affibbiati più significati, quindi potrebbe voler dire una cosa oppure un'altra cosa, in pratica "fai tu lettore", ma questo vale per tutti i saggi   ^_^

Nel quindicesimo ed ultimo capitolo viene dato ampio spazio alle polemiche che suscitò l'assenza di una esplicita condanna di Miyazaki verso il mezzo da guerra "caccia Zero", con tutte le vittime che questo aereo causò in Asia. Quasi a voler sollevare il Giappone dalla responsabilità della guerra. E' questo lo stesso dubbio che io ebbi quando vidi il film, ma poi pensai che un autore che in tutte le altre sue opere aveva condannato la guerra, i regimi dittatoriali e il fascismo in particolare, non poteva aver cambiato idea. Aveva solo provato a farla cambiare ai suoi connazionali con una storia diversa dai suoi canoni, che io non ho ben compreso.

L'indice del saggio.




 

Megaloman (1979) - puntata 19

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Nella precedente puntata era stato istituito l'Organismo Segreto di Difesa (o come lo chiameranno), per combattere l'invasione aliena, con a capo un maestro di arti marziali... in questa puntata la nuova struttura non viene mai citata, rimane sullo sfondo, con Takamine che ha informazioni di prima mano e permette ai suoi ragazzi di essere presenti durante indagini e sopralluoghi. Mi aspettavo che l'OSD venisse maggiormente coinvolto, e magari era così nel doppiaggio originale, mentre nel claudicante adattamento italico alcuni aspetti saranno andati persi. Di certo si notano alcune contraddizioni del doppiaggio rispetto a ciò che vediamo sullo schermo, ma ormai è dalla prima puntata che sono presenti questi dialoghi approssimativi, in fondo era roba per bambini!  ^_^

Questo episodio non è nulla di particolare, ma comunque si lascia guardare, senza infamia e senza lode. Noto che le mega esplosioni sono ormai ridotte (problemi di budget?), e che l'incolumità di stuntman ed attori non è più messa a repentaglio come prima (problemi di denunce per infortuni?). 
Stavolta, però, un paio di scene con esplosioni vicino agli attori ci sono, ma le deflagrazioni sono assai scarse   T_T

P.S.
Lascerò le immagini nel formato "molto grande", perché è quello ormai standard, e per riportarle al formato medio bisogna agire su ogni singola immagine, col rischio che si incasini la centratura dello scritto... vedi post relativo: Problemi con il nuovo aggiornamento di Blogspot da agosto



Qual è il segreto delle squame?
Cioè... in realtà non è che venga poi tanto spiegato... ti dicono di chi sono le squame, esseri marini, ma mi pareva ovvio, sono squame.. 
Una tematica della puntata sarebbe quella del popolo soggiogato, usato come schiavo nel lavoro e come soldato sacrificabile in battaglia (che poi per un regime dittatoriale sono sacrificabili anche i propri connazionali...), che sarebbe quello che i giapponesi fecero alle popolazioni asiatiche sottomesse durante la guerra del pacifico (lo facemmo anche noi italiani con libici, etiopi e somali).
Chissà se fu un'intenzione volontaria degli autori di riesumare certi ricordi bellici e se qualche bambino/a o genitore giapponese colse l'allusione?



L'episodio inizia con un paio di cojones in auto che finisco a tutta velocità in mare... sicuramente un messaggio educativo per i futuri patentati italici e nipponici.



Solo che l'auto si inabissa proprio vicino alla nuova base aliena in costruzione... Questi becchini sono veramente iellati...
Il capo becchino ordina di spostare la macchina (è un diesel?) per evitare che le autorità, cercandola, possano scoprire le loro attività di invasione.
Si noti come in fondo al mare siano presenti una baita, una cancellata ed un albero...



Entrano in scena gli alieni pesce. 
A dire il vero questa è l'unica scena in cui li si vedrà operare sott'acqua, perché la seconda volta direi che sia la ripetizione di questo momento... 



Il maestro Takamine mostra al gruppo le foto dell'auto ripescata dal mare (non nel posto dove era affondata), le foto con morti vengono fatte vedere anche ad un bambino delle elementari   ^_^
Il maestro Takamine afferma che non è stato un incidente, quando in realtà noi abbiamo visto che è stato chiaramente un sinistro autostradale dovuto a coglionaggine acuta da alta velocità, e fa vedere l'elemento che ha, in realtà, creato sospetto nelle autorità competenti. 



Una enorme squama!



La sorpresa è grande, Takamine manda i ragazzi ad indagare.
Intanto i due alieni pesci scoprono che una delle loro squame viene analizzata in un laboratorio della polizia.




I due alieni pesce trafugano la prova squamosa ed uccidono il tecnico di laboratorio ivi presente.
Da notare che i due pesci umanoidi alieni rilasciano cospicue tracce di fluidi (non ematici, semi cit.) ovunque, tipo Mocio non strizzato...



Takamine invia i ragazzi sul luogo del furto e delitto, la polizia lascia scorrazzare sul luogo del delitto una manica di estranei tra cui un bimbominkia di neppure 10 anni...
Si noti come siano ancore presenti le tracce di liquido acquoso, che non si è ancora asciugato...



Di norma non concordo con le prese di posizione dei capi becchino, però stavolta il tizio non ha tutti i torti ad incavolarsi per l'iniziativa autonoma presa dai due alieni pesce. In questo modo hanno attirato l'attenzione della polizia, mentre se non fossero intervenuti nessuno sarebbe mai risalito a loro tramite una singola squama.




Interviene Capitan Delitto per sollecitare l'ultimazione della base sottomarina.
La fretta è cattiva consigliera, alla base sottomarina si genera un guasto che si ripercuote all'esterno.



Ne fa le spese un'azienda di prodotti chimici, a cui prima esplode un serbatoio, poi tutto il complesso. 
Il perché non è chiaro, ma mi fido  :]




Ricevuta la notizia da Takamine, Hyosuke si offre volontario per andare ad indagare, in quanto lui è cresciuto in quella zona, cioè un bacino idroelettrico. 
I becchini lo sorvegliano senza intervenire.




Hyosuke fa la conoscenza con uno degli alieni pesce, gli racconta che una volta nella valle c'era il suo paesino, allagato dal bacino idrico. I ricordi fanciulleschi di Hyosuke commuovono l'alieno, perché è la medesima cosa che capitò a lui (ovviamente senza spiegargli che successe su un altro pianeta).
Ecco perché vicino alla base aliena sottomarina c'era una baita, una cancellata ed un albero... anche se a mio avviso è più facile che gli autori si siano inventati questo racconto per riciclare le immagini della base...




Una volta salutato l'alieno pesce, il ragazzo trova due enormi squame, rileva la presenza dei becchini (a quanto pare i bracciali non segnalano gli alieni pesce) e chiama Takashi e soci a dargli manforte.




I becchini sparano ai nostri eroi, e qui apprezziamo l'unico momento in cui la loro incolumità viene messa a  repentaglio, la seconda esplosione è parecchio vicina a Seiji (in basso a sinistra).




Cerchiato in rosso il punto in cui i becchini mitragliano i nostri eroi.




Arriva la supposta spaziale con il kaiju di turno, che mi pare di aver già visto da qualche parte...




Il kaiju ha il poter di riattacarsi le teste mozzate da Megaloman.




Il capo becchino comanda agli alieni pesce di attaccare Hyosuke e soci, il ragazzo rimane colpito dalla rivelazione che il tipo poco prima conosciuto è un alieno, la cui stella (?!) fu conquistata e distrutta dalla Tribù dal Sangue Nero, e che il loro popolo da allora è schiavo.
Qui entrerebbe in scena la similitudine tra la Tribù dal Sangue Nero e il regime fascista imperiale giapponese. 




Hyosuke gli chiede perché accetta di combattere i terrestri...




Il capo becchino spara a tutti quanti, tanto gli alieni pesce sono esseri sacrificabili (affermazione fatta dallo stesso alcuni minuti prima).




Il primo ad essere beccato è proprio il neo amico di Hyosuke...



Il nostro emotivo eroe si vendica sparando al capo becchino.



Da notare che il capo becchino ha mitragliato a morte tutti i suoi "alleati" alieni pesce, mancando tutti i nemici terrestri... grande mira...




Si torna su Megaloman, a cui il kaiju recide parte dell'argentata criniera!




I ragazzi sono sgomenti!




Mari e Takamine sono sgomenti!
I due sentenziano: "La sua capigliatura... Il punto di forza!"

Inizio a preoccuparmi pure io... vuoi vedere che l'episodio resterà in sospeso?
Vuoi vedere che dovrò aspettare domani per sapere come finisce? (questo è quello che avrò pensato nel 1981...)


Ed invece Megaloman in due mosse elimina il kaiju... vabbè... meglio così... che domani non potevo vedere la puntata... 






Tutti sollevati.
Non mi è ancora chiaro, però, perché quando esplode il kaiju, deve esplodere anche la base aliena, che in questo caso non aveva subito danni e non era neppure stata individuata... 



Altro malfunzionamento di Blogspot il 21 agosto

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Quando ho pubblicato il post della 19esima puntata di Megaloman mi sono ritrovato con le immagini che strasbordano dal limite normale del blog...

Nel post stesso avevo fatto notare che non avrei riportato le immagini da "molto grandi" a "medie", in quanto l'operazione va effettuata su ogni singola immagine e questo comporta il disallineamento dello scritto.

Pubblico il post e... sorpresa... 

Ma non solo!!!

Nel post sul libro di Miyazaki avevo notato che le immagini non venivano più caricate in ordine cronologico inverso (l'ultima prima e via dicendo: link relativo), ed anche nel post di Megaloman di oggi ore 18 e 56 minuti era tutto ok, ma ora che sto scrivendo questo post sul nuovo malfunzionamento le immagini me le ha caricate di nuovo al contrario!

E le prime due  hanno spazio zero tra di loro, quindi è impossibile inserire un commento... il tutto è successo nell'arco di neppure 10 minuti... 

No, tranquilli programmatori di Blogsot, fate con calma   ^_^

Per la cronaca, da quando è entrato in funzione il nuovo interfaccia di Blogspot, sto usando Chrome e non più Firefox, perché andava fin peggio... 





"La prima spedizione italiana nell'interno del Giappone e nei centri sericoli" - Pietro Savio (1869) - parte 4

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A metà del 1800 l'Italia ed il Giappone avevano un interesse commerciale in comune, la  sericoltura.
Pietro Savio fece parte di una spedizione commerciale per studiare l'allevamento del baco da seta in Giappone e per stipulare accordi commerciali. Durante questo viaggio di lavoro prese nota di tutto ciò riguardava l'industria del baco da seta giapponese e lo pubblicò in questo libro. A dire il vero, come mi capitò per "Il Giappone Moderno" di Giovanni De Riseis, io non ho ancora letto nulla di questo libro, quindi non sono certo che vi siano riportati anche aneddoti di vita sociale del periodo.
Il lunghissimo libro di De Riesis venne pubblicato nel 1900, ma raccontava di un viaggio del 1895, lo scritto di Pietro Savio venne pubblicato nel 1873, però il viaggio è datato giugno 1869!
Ben 26 anni prima, quindi l'autore si recò in un Giappone ancora poco occidentalizzato, mi auguro che l'autore non vi abbia riportato solo le tecniche di sericoltura.
L'epoca Meiji iniziò nel 1868, cioè pochi mesi prima di questo viaggio
Confido nel titolo, in cui si parla di "prima spedizione italiana nell'interno del Giappone", e solo in carattere più piccolo si accenna a i centri sericoli.
Come per il libro di De Riesis, sono molto belle le incisioni, più piccole in quanto il formato del libro è quello di un quaderno.

Tra gli spunti interessanti si fa cenno al villaggio di "Hanno" appena ricostruito dopo l'incendio causato dallo scontro tra le truppe imperiali e i "kerai di Tokungaua" nel settembre precedente. Considerando che il libro termina nel giugno 1869, ci si dovrebbe riferire al settembre 1969, quindi alla "guerra Boshin", e la cronologia mi pare che torni.

Ho cercato su Google Maps la città di "Hanno", e mi viene riportata la seguente ubicazione, chissà se è la stessa.


Bello il racconto di quando gli abitanti di Hanno pare non collaborassero con gli illustri ospiti, quindi l'ufficiale nipponico di scorta alla missione italiana ne fece arrestare alcuni per renderli più cooperativi... bel modo di fare apprezzare l'Italia all'estero... Alla fine li misero a pernottare in un tempio, e loro lamentano il rumore delle preghiere, immagino cosa sarebbe successo se dei giapponesi si fossero lamentati del rumore delle preghiere di frati italiani in un monastero italiano   ^_^

Buona lettura.









"Giappone" (1942?)

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Premessa sulla nuova versione di Blogspot:
Dopo qualche giorno riprovo ad inserire un post, e la novità di questa volta è che, pur essendoci un spazio tra le immagini (non sono più incollate una all'altra), non si può inserire un commento scritto... non è possibile far comparire il cursore... l'unica eccezione è usare l'opzione didascalia... boh... mi sono un po' stufato...
E devo ringraziare Ideeis, che mi ha suggerito come far apparire tutte le immagini nel formato medio e centrate (leggere i commenti), solo che quando avevo fatto l'esperimento il 31 agosto c'era lo spazio per inserire un commento, dopo 8 giorni lo spazio è scomparso... ovviamente non riesco neppure ad inserire "INSERISCI INTERVALLO", quindi in home si vedono tutte le immagini, non solo le prime due  o tre... quanta perdita di tempo per nulla...
Senza contare che ora le etichette da inserire non sono più presenti, devi digitare il nome dell'etichetta per farla comparire.

Volevo mostrare questo interessante opuscolo propagandistico sul nostro neo alleato nipponico, ma un po' mi è passato l'entusiasmo...
La datazione non è certa perché non presente in alcun punto, ma considerando che nella cartina con i territori dell'Impero Giapponese è riportata la data del 10 dicembre 1941, presumo sia stato pubblicato nei primi mesi del 1942.
Fondamentalmente la propaganda fascista aveva un problema, far passare un'alleato ubicato letteralmente dall'altra parte del mondo, utile alla contrapposizione contro Usa ed Inghilterra.
Una bella sfida alla logica umana... ma questa gente non si faceva problemi, osanniamo l'alleato nipponico!  ^_^

"Il Giappone è un paese molto distante da noi"... e grazie... questo lo avevano capito anche nel 1942... ma allora perché allearcisi? Non si sa, comunque l'opuscolo aveva lo scopo di far apprezzare tutte le doti del popolo giapponese.
Chissà quale effetto fece ad un italiano che aveva il Papa entro i propri confini nazionali, leggere che il nuovo alleato avesse una discendenza diretta divina.. un pelino pagano e blasfemo...


 






Prosegue l'impossibilità di inserire lo scritto tra le immagini

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 A distanza di 20 giorni prosegue l'impossibilità di inserire il testo tra le immagini, l'unica opzione è inserire una "didascalia", il cui testo risulta con un carattere più piccolo ed uno sfondo.

Il cursore appare solo alla fine delle immagini, il che vorrebbe dire che dovrei inserire una immagine alla volta, scrivere il testo all'immagine, e proseguire di seguito con questa modalità per ogni immagine. Uno spreco di tempo assurdo, oltre al fatto che prima dell'aggiornamento questo problema non esisteva.

"Future, the magazine of science adventure" (rivista di fantascienza statunitense) - numeri aprile (1); maggio (2); luglio (3) 1978

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Ad un mercatino ho recuperato ad un euro l'uno nove numeri di questa testata pubblicata a New York dal 1978 (numero 1), li ho presi in blocco, oltre per il prezzo, perché sfogliandone alcune pagine ho notato articoli sui telefilm e film che in seguito vedemmo sulle televisioni private locali e al cinema. Il mio inglese è così scarso che non mi permette di apprezzare al meglio le anteprime di 40 anni fa, però magari a qualcuno potranno risultare interessanti. 
Comunque ad un euro si prende e si porta a casa, poi si vede  ^_^
Premetto che tra i tanti argomenti di cui non sono esperto c'è anche la narrativa di fantascienza, le riviste di fantascienza e la fantascienza classica, cioè quella più impegnata. 
Detto ciò ho notato una differenza colossale tra le riviste di fantascienza statunitensi ed italiane del medesimo periodo: le prime davano ampio spazio alla fantascienza televisiva e cinematografica; le seconde solo a quella cinematografica.

Nella "fantascienza televisiva" nostrana io inserisco anche i "cartoni animati giapponesi", che negli Usa in quel periodo non erano presenti quanto in Italia, però la rivista americana pubblicava notizie sulle serie televisive di fantascienza, che era comunque "fantascienza televisiva". Ho trovato anche qualche accenno alle produzioni fantascientifiche nipponiche (considerando che ho solo 9 numeri), che nelle riviste italiane era pressoché ignorate. 
Parrebbe che in Italia gli editori e i lettori si sentissero superiori alla fantascienza commerciale televisiva (animata o meno che fosse), mentre negli Usa la consideravano, giustamente, a mio parere, facente parte del medesimo filone.
Al link qui sotto si possono leggere (e vedere) le recensioni delle riviste di fantascienza che ho postato fino ad oggi, due italiane e due statunitensi (tre con questa):

Per ogni numero ho inserito gli articoli che mi sono parsi più interessanti, e alla fine l'indice di quel numero. Delle numerose rubriche presenti, quella che più si confà ai temi di questo blog è "video.images" (il punto centrale è nella grafica), che presentava brevi news sulla fantascienza "video", peccato non aver potuto leggere quelle righe nel 1978 e non poterle comprendere appieno oggi...

Come per le controparti italiche, erano presenti articoli e racconti di importanti autori di fantascienza, ma le riviste americane consideravano lo sci-fi televisivo meritorio di spazio, quelle italiane no. Un vero peccato, perché in Italia avemmo una rivoluzione fantascientifica televisiva senza pari dal 1978 ai primissimi anni 80, grazie all'animazione giapponese e ai primi telefilm statunitensi ed inglesi. Quelle nostre riviste, se pensate come quelle d'oltre oceano, sarebbero state oggi una grande emeroteca di notizie sulla fantascienza che vedevamo in tv.


Non vedo l'ora di vedere al cinema Star Trek 2 e Guerre Stellari 2!!!
Buona lettura (in inglese).
Ringrazio il lettore Ideeis che (in questo post) mi ha suggerito come ovviare alla simpatica impossibilità, causata dalla nuova interfaccia di Blogger/Blogspotdi, ad inserire i commenti tra le immagini (problema ancora presente...), che ad agosto e settembre mi ha pressoché impedito di postare.

L'anteprima di uno dei telefilm che da bambino adoravo di più: Projet Ufo!

Anche nelle riviste italiane era presente il tema fantasy, motivo per il quale ancor meno mi spiego il perché ignorassero gli anime di fantascienza...
Ad occhio l'articolo mi pare interessante, nel caso qualcuno mi faccia sapere   :]


Benchè l'immagine veda la sacra effige di Godzilla, l'articolo è incentrato su quella che sarebbe dovuta essere la controparte nipponica di "Guerre Stellari": "Guerra Spaziale! ("Wakusei daisenso") - 1977

Di nuovo "Projet Ufo"!



Questa copertina lancia (in alto a sinistra) il film, poi telefilm, "Galactica", che comunque era già stata trattata brevemente nei due numeri precedenti.
Piccola chiosa mnemonica: fu mia nonna a portarmi a vedere "Galactica" al cinema "Dal Verme" di Milano. Il "Dal Verme", per un bambino era un cinema spettacolare, ripido quanto un burrone!

"Per favore mandateli via", di Oretta Borganzoni - "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" febbraio 1980

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Mi sono reso conto che a luglio, agosto e settembre (con annessi casini per la nuova stupenda interfaccia di Blogspot) non ho inserito neppure un post dell'Emeroteca Anime. Rimedio con questo articolo del febbraio 1980, che ha un paio di caratteristiche interessanti.

In primis fu ospitato su una rivista di fumetti, "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" (pubblicata a Roma), da cui, a posteriori, mi sarei aspettato una contro analisi un po' più approfondita del tema trattato. Infatti la rivista si limitò a ripubblicare un articolo di "Paese Sera" senza alcuna chiosa propria, quindi immagino che la redazione concordasse in toto con il contenuto, cioè "per favore mandateli via". Leggendo i nomi degli articolisti di questo numero della rivista si rimane sorpresi dal fatto che nessuna voce si mosse in favore dell'animazione giapponese, ma se degli specialisti in materia non trovavano almeno un argomento per considerare positivi i cartoni animati del Sol Levante, come avrebbero potuto farlo i giornalisti della carta stampata senza alcuna conoscenza della materia?

Questi articoli potrebbero essere un monito verso chi demonizza i passatempi dei bambini e dei ragazzi di oggi, che di norma sono i videogiochi (brutti e violenti, guarda caso...). C'è da dire che sia sul versante dei videogiochi che dei fumetti ed animazione, oggi esiste una stampa specializzata che ai tempi o non esisteva (per i videogiochi) oppure, sul versante di fumetti ed animazione, capì poco o nulla.

L'articolo in origine venne pubblicato su "Paese Sera" mercoledì 12 dicembre 1979, quindi anticipa di qualche mese lo tsunami mediatico contro i cartoni animati giapponese della primavera 1980, fu una delle prime tracce dell'insofferenza di una parte degli adulti di allora verso il nuovo modo con cui venivano intrattenuti i figli. 



Gli argomenti della giornalista contro gli anime robotici e non sono sempre i medesimi: i cartoni giapponesi erano violenti o lacrimosi e noi una manica di rincoglioniti che li seguivamo, ma la colpa era del sistema che lo permetteva.

La cosa che bella è che la giornalista non trova neppure uno spunto positivo in quelle serie... non andavano bene le guerre robotiche in cui gli invasi si difendevano da invasori di chiaro stampo nazi-fascista, magari arruolando tra le proprie file un profugo (Actarus, per esempio). Purtroppo non andavano bene neppure le rivisitazioni dei romanzi per ragazzi di fine 800, da cui i giapponesi avevano tolto ogni riferimento religioso, che per un quotidiano di sinistra come "Paese Sera" sarebbe dovuto essere un punto a favore.
Entrando nel particolare l'articolo l'ho trovato un po' confuso, non comprendo bene perché avrei dovuto avere il dubbio verso quale parte schierarmi... perché dalla parte del robot cattivo?  >_<
Quello che proprio non venne compreso fu che gli anime erano molto targettizzati, ed offrivano una svariata gamma di "esperienze" narrative, però che non lo colse la giornalista di "Paese Sera"è anche accettabile, mentre la redazione di una rivista di fumetti, parecchio meno.



"I Quindici: i libri del come e del perché" - Volumi 3, 4 e 5 (1968)

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Non che ci faccia una bella figura ad ammetterlo, ma i volumi 3, 4 e 5 li sfoglia così poco che alcune pagine erano ancora incollate, sapevano di nuovo, che bambino poco interessato alla lettura ero. I tre volumi si concentrano sui personaggi famosi, italiani e stranieri (due tomi per questi ultimi), e a me non garbavano per nulla... 

Pur sapendo che la pubblicazione era di matrice statunitense (o comunque anglosassone), mi ha colpito sincerarmi quanto fosse americano-centrica. Ovviamente il terzo volume sui personaggi italiani contiene solo personaggi famosi italici, ma il quarto e il quinto tenderebbero a dare l'impressione, specialmente ad un bambino non made in Usa, che nel mondo esistessero solo personaggi famosi a stelle e strisce! 

Dei 43 racconti del terzo volume ben 15 sono di personaggi statunitensi, ecco alcuni nomi: Beniamino Franklin, Giorgio Washington, Thomas Jefferson, Gilberto Lafayette, Jean Lafitte, John James Audubon, David Crockett, Abramo Lincoln, Clara Barton, varie sui nativi americani.

Dei 46 racconti del quarto volume addirittura 24 sono made in Usa, qualche nome: Mark Twain, George Westinghouse, Buffalo Bill, Edison, Robert Peary, George Washington Carver, William hristopher Handy, Lee De Forrest, Harry Houdini, Annie Oakley, Charles Kettering, Robert Hutchings Goddard, Roy Chapman Andrews, Giorgio Gershwin, Luis Armstrong, Lindberg, Malcom Scott Carpenter, Thomas Dooley III.

Quello che colpisce è che, oltre a personaggi storici statunitensi di un certo rilievo, ne siano stati inseriti altri totalmente sconosciuti a noi europei. Ci sono inventori ed industriali (che comunque erano inventori essi stessi), ma anche due jazzisti(!) e fin una circense(!!), confezionando un panorama in cui gli Usa erano il centro del mondo... non che dal 1800 non abbiano avuto un ruolo importante, ma non esistevano solo loro, se a quelli americani, si aggiungono quelli anglosassoni, diventa un mondo in lingua inglese. Su queste pagine riporto spesso articoli della carta stampata di fine anni 70 e primi anni 80 che denunciavano quanto fossero diseducativi i cartoni animati giapponesi, non mi pare che Buffalo Bill potesse essere considerato un esempio educativo... 

Ho inserito un solo racconto dei tre volumi presentati, quello del quarto su Hokusai dal titolo "Il vecchio pittore pazzo", visto che il blog è un po' a tema nipponico.

P.S.

Eventuali immagini disallineate o problemi grafici, sono sempre dovuti allo stupendo aggiornamento di Blogspot/Blogger...

















Hokusai Manga!
Ho cercato on line riscontri a questo racconto, ma ho trovato solo poche righe su Wikipedia (link):
Anche lontano da Edo Hokusai riuscì a farsi una certa nomea e, proprio a Nagoya, ripropose la performance del "grande Daruma".






"Noi non siamo soli: Incontri ravvicinati del terzo tipo" - Brochure informativa del distributore CEIAD (1978?)

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Come ho già scritto, una delle mie regole collezionistiche è che "se costa un euro, si porta a casa", ovviamente se il materiale ha un minimo di interesse.
Quindi, rifacendomi alla regola di cui sopra, quando ho trovato ad un mercatino questa brochure su "Incontri ravvicinati del terzo tipo" non mi sono potuto esimere dal comprarla.
Oggi queste informazioni sono chiaramente fin banali, grazie al web tutto è disponibile all'istante a costo zero (se non quello della connessione), ma nel 1978 sapere qualcosa del film di Spielberg non era facile. 
Come promuovere il proprio lungometraggio per il circuito cinematografico?
La "CEIAD", distributrice in Italia dei film della "Columbia Pictures", rendeva disponibile per le sale cinematografiche questo ciclostilato (mi pare sia un ciclostilato) informativo in cui, oltre al cast completo (ci sono addirittura i solisti di oboe e tuba) è presente una sinossi e la descrizione del ruolo degli attori. Infine una traduzione di un articolo di Ray Bradbury pubblicato sul "Los Angeles Times" il 20 novembre 1977, ho scannerizzato solo l'introduzione allo scritto.
In pratica è quello che oggi chiameremmo una anteprima del film, ma in versione 1978, anche se la data del documento la desumo dal fatto che in Italia venne proiettato da fine febbraio 1978. Purtroppo da nessuna parte del documento è presente una data.
Facendo un paio di passi indietro, forse tre, bisogna rammentarsi che la fantascienza al cinema nell'Italia del 1978 era mediamente appartenente a pellicole di B-movie, comunque mai film con grandi budget o cast importanti, fece eccezione "Guerre Stellari". Lo spettatore cinematografico del 1978 ancora non era abituato alla fantascienza, di certo non a quella che proponeva Spielberg.
La cartelletta conteneva anche uno stampato fronte/retro del "Notiziario Ufo, organo ufficiale del centro ufologico nazionale", con sede a Milano. Neppure su questa stampa è presente una data.

Nella parte posteriore della cartelletta che contiene i tre documenti presenti (la recensione del film; l'articolo di Ray Bradbury; il notiziario Ufo) è stampato il marchio della "CEIAD".
Piccolo ricordo personale: 
Dopo aver visto "Guerre Stellari", mi facevo portare a vedere ogni film che riportava "film di fantascienza" della descrizione del genere. La conseguenza fu che, per esempio, non apprezzai per nulla un capolavoro come "Capricone One", ed anche questo film di Spielberg non mi entusiasmò molto, non c'era neppure un combattimento... però la colonna sonora era ipnotica. A 8 o 9 anni vuoi vedere i combattimenti con le spade laser, non alieni anoressici nudi...



A mio avviso vi si possono leggere notizie ormai perdute nel tempo, forse nulla di importante, ma per un fan sfegatato del film, quale io non sono, potrebbero risultare interessanti.



La prima pagine con l'articolo tradotto in italiano, non l'ho scannerizzato perché mi è parso poco importante come contenuto.


Il terzo ed ultimo contenuto della cartelletta, il "Notiziario Ufo".

"Inchiesta Aperta" - Giochiclub (1969)

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Cercando notizie su questo gioco in scatola ho scoperto che "Cluedo", secondo Wikipedia, si pronuncia "kluːdoʊ", io l'ho sempre pronunciato come si legge... ma prima di "kluːdoʊ" esisteva "Inchiesta Aperta", che fu la versione originaria pubblicata in Italia nel 1969 da "Giochiclub" su licenza della "John Waddigton Limited".
Consultando il Dizionario dei giochi da tavolo si può apprendere che l'edizione con nome "Cluedo" arrivo nel 1974, sempre grazie alla Giochiclub, che fu anche la prima azienda italiana a distribuire Risiko nel 1968, quindi i due giochi di società uscirono nell'arco di un anno.
"Giochiclub" era un'azienda della "Meyercord Italiana spa", che a quanto pare si occupava inizialmente di decalcomanie, ho questa idea in quanto su Ebay si trovano solo questi articoli con il nome "Meyercord. Sul bordo della confezione è presente la dicitura "Giochiclub Meyercord Italiana /sezione giochi", e facendo una ricerca ho trovato dall'Archivio di Stato il documento di costituzione dell'azienda nel 1964 in Italia, da cui si può intuire che fosse una sussidiaria di una capostipite francese.
Le quattro scan per meglio valutare queste mie elucubrazioni le trovate alla fine del post.


Si fa abbastanza fatica a notarlo, ma c'è un errore di stampa sulla confezione, dove la dicitura "Copyright 1969 by John Waddigton Limited"è stampata a specchio  ^_^
Devo dire che non sono mai stato un fan di Cluedo, forse perché vi ho giocato pochissime volte e sempre da adulto, ma quando ti imbatti nella confezione del 1969 completa ed intonsa a 20€, non ti puoi esimere dal portatela a casa. Inoltre non avevo idea della sua esistenza in questa versione con il nome italico, quindi è stato anche un acquisto per curiosità.

Si può notare come il/la proprietario/a originale decise di personalizzare la confezione scrivendo i nomi dei sei protagonisti con la Dymo ed appiccicandolo le strisce sulla confezione interna. A parte ciò, il contenuto è perfetto, ci giocarono veramente poco, visto che sono compilate solo una decina di schede "Note del detective". Le carte da gioco sono ancora lucide, come luccicante è la plancia di gioco.
Non essendo un appassionato di Cluedo non posso valutare se e quanto il regolamento del 1969 differisca da quello attuale, lascio la considerazione a chi ci gioca regolarmente.
Dimenticavo, i proprietari può essere che fossero di Legnano, la mia ipotesi nasce da un extra presente nella confezione, e ricordate: "risparmiate"!!!  ^_^



La confezione del 1974 della "Giochiclub" con il primo nome "Cluedo"è pressoché identica a questa, per esempio fu cambiato solo il nome al centro della plancia
Ho trovato molto bella l'idea di mettere una corda vera, comunque anche le altre armi, pur essendo di plastica, sono di buona fattura. Un po' scarsini i segnalini...
C'è un dado in più nella scatola   :]

All'interno della confezione c'erano ancora le matite usate da chi ci giocava, ed una riporta la scritta "Credito Legnanese - Risparmiate"  ^_^


Di seguito le quattro scan inerenti la contestualizzazione sulla proprietà dell'azienda e gli anni della messa in vendita del gioco.

Giocattoli "la Rinascente" (1970/71?)

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La scelta di postare questo corposo (100 pagine) catalogo di giocattoli è data da molteplici aspetti interessanti della pubblicazione, in primis la mia curiosità di vedere se in uno dei tanti cataloghi di giocattoli in mio possesso ci fosse il gioco in scatola "Inchiesta Aperta", pubblicato nel precedente post.
Alla fine "Inchiesta Aperta" l'ho trovato, con addirittura il prezzo alla vendita, cioè 4000 lire. A questo punto mi sono reso conto che tutto il catalogo della Rinascente conteneva i prezzi, quindi, anche in virtù del target degli articoli proposti per famiglie non popolari, volevo vedere a quanto corrispondessero quei prezzo all'oggi. 
Qualche anno fa avevo postato due libricini giapponesi pieni zeppi di pubblicità di giocattoli (ed altro) risalenti alla decade 1965/1974, e paragonandoli a quelli italici del medesimo periodo li avevo trovati molto più di qualità, con giocattoli più ricchi e belli:

Questo catalogo de "La Rinascente" riequilibra un po' la bilancia dalla parte italiana, visto che vi si trovano giocattoli veramente particolari, complessi e costosi. Ovviamente la catena "la Rinascente" (presente al momento della stampa a Milano, Genova, Roma, Napoli, Cagliari e Catania) non era l'Upim o la Standa, era un grande magazzino per ricchi (o comunque non aveva prezzi popolari). Mia madre mi ci portava spesso quando passavamo per piazza del Duomo, ma non ricordo abbia mai comprato nulla, se non piccole cose.
Un altro aspetto interessante del catalogo è la presenza di una analisi sul giocattolo differenziata per età del bambino, purtroppo di questo scritto è mancante la prima pagina, ma il resto l'ho messo tutto.
Il catalogo ha anche smentito in gran parte la mia convinzione che alla fine degli anni 60 ci fossero pochi giochi in scatola disponibili, mentre ne sono pubblicizzati ben 25. Probabilmente nei cataloghi di giocattoli dei grandi magazzini per il popolino non erano un articolo molto richiesto, mentre per le famiglie di fascia di reddito più alta era un tipo di gioco consueto.
Infine nelle ultime tre pagine ci sono i marchi in ordine alfabetico di tutte le aziende presenti nel catalogo.
Purtroppo non mi è stato possibile datare con certezza la pubblicazione, in quanto da nessuna parte è presente l'anno, forse era stampato nell'unica pagina mancante... comunque, esaminando gli articoli proposti, sono risalito alle annate 1970 o 1971, non credo oltre, di certo non prima, anche perché "Inchiesta Aperta"è del 1969 e il Minicinex è del 1970.
Chiaramente per motivi anagrafici non ho mai giocato alla gran parte di questi giocattoli, anche se alcuni sono sopravvissuti per molti e molti anni nei negozi e nei cataloghi, come, per esempio, "Concilia?" della Clementoni.


Questione prezzi dei giochi e rivalutazioni ad oggi.
Come sempre ho sfruttato il sito dell'Istat. Alla fine del post è presente un'immagine che serve da piccolo vademecum per il calcolo a spanne, che si basa su questi valori:
500 lire del 1970 = 4,76 €
1000 lire del 1970 = 9,52 €
2000 lire del 1970 = 19,04 €
5000 lire del 1970 = 47,59 €

L'articolo più costoso presente nel catalogo è una macchina ad accumulatore elettrico della Formula 1 che costava ben 49500 lire (del 1970?), quindi 471 euro di oggi, se vi vanno a vedere i prezzi dei medesimi articoli attuali per bambini, si vedrà che sono tutti inferiori, di norma di circa la metà. Si vede che alla fine del 1960 era un giocattolo veramente di nicchia ricca, se si pensa che uno stipendio di un operaio era sotto le 100 mila lire.

Alla fine il giocattolo "gioco di società" non era poi così raro come mi ero convinto, anzi, diciamo che lo era per la fascia medio bassa di reddito, mentre per la fascia medio alta di reddito c'era abbastanza scelta. Probabilmente con passare degli anni i prezzi scesero e i giochi in scatola divennero disponibili anche per chi viveva nelle case popolari   ^_^

In questo post ho già recensito "Il gioco del calcio" della "Giochiclub":



"Alta Finanza" della "Alma Giochi"è in mio possesso, prima o poi lo posterò.




Ho raggruppato tutte le pagine dello scritto di analisi sul giocattolo ed il bambino, ho comunque lasciato le scan che fungevano da divisorio per le varie fasce di età degli articoli.
Come ho scritto sopra manca la prima pagina dell'articolo, un vero peccato... quindi si leggerà un "Di contro" senza il prima del "contro"...
Lo scopo dell'articolo mi è parso quello di convincere i genitori che spendere soldi per un giocattolo (anche costosissimo) non implicava buttar via i soldi, ma far progredire intellettualmente e formativamente il proprio figlio/a. Bisogna rammentarsi che un genitore del 1970 aveva vissuto la guerra e magari non tutti avevano avuto disponibilità di giocattoli durante l'infanzia. Già quando ero piccolo io, quindi metà/fine anni 70, per mio padre i soldi spesi per i giocattoli erano soldi buttati in pattumiera, per fortuna c'erano mia madre e mia nonna, immagino che per un genitore di un bambino che nel 1970 avesse già una decina di anni, i giocattoli fossero ancor di più degli inutili e costosi orpelli. 
L'articolo del catalogo rassicurava i genitori: spendete pure qui da noi!!!   ^_^
Al punto tre si può leggere la valutazione contraria verso il giocattolo "che si gioca da solo", che sarà una delle accuse contro i primi videogiochi e contro i giocattoli che si ispiravano ai cartoni animati giapponesi, specialmente i robot giocattolo.
Ho trovato interessante il commento alle armi giocattolo, pur non essendo ancora i piena "strategia della tensione" (era appena iniziata con Piazza Fontana), questi articoli era già mal visti, tanto da essere relegati alla fine del catalogo, ma comunque presenti, perché facevano vendere grazie ai film western e di guerra di matrice statunitense   ^_^




Da qui in poi inizia il catalogo diviso per fasce di età, chiaramente lo scritto ad introduzione di ogni capitolo lo si è già letto poco sopra.
Consigli di soffermarsi anche sui prezzi, facendo uso del piccolo vademecum di cui sopra.
La Zax metteva in vendita un set di accessori per le bambole, erano in legno laccato e decorato, totale 18900 lira, circa 180€!
Sticaxxi!   ^_^

Prima del Tango esisteva il Goleador o il San Siro.
Il target ricco del catalogo è dato da articoli come i piccoli sci, non tanto per il prezzo (solo 4000 lire), ma perché in cortile nessuno di noi sciava.



Ai tempi i giocattoli restavano sul mercato per molti più anni, spesso senza subire aggiornamenti della confezione, ne è un esempio il "Festacolor:


La mitica, unica ed irripetibile Atlantic presentava il suo casco spaziale.

 

Il Minicinex era per una fascia di età più grande:


La pista della CO-MA doveva essere qualcosa di spettacolare.



Il Das c'era già nel 1970!  :]


Se in cortile qualcuno avesse proposto di giocare a cricket, sarebbe stato preso a bastonate... ci fu, invece, un tentativo di giocare a baseball, probabilmente nato dopo aver visto qualche cartone animato giapponese dove era mostrato, ma naufragò in fretta.

La pista dell'ippodromo era un'altra chicca assai costosa.



Stupendo anche questo set che voleva simulare il volo!

La cyclette negli anni 70 non sapevo neppure che esistesse, devo averla vista per la prima volta in qualche telefilm americano negli anni 80, e qui già era disponibile. Per non parlare del vogatore, ma quale bambino li avrebbe usati??
Scendevo e andavo in giro in bici!


Uno dei prossimi post lo farò su questi articoli della Philips, da qualche parte ne ho una confezione, forse due.



I marchi di tante aziende ormai dimenticate, che ci hanno fatto passare giornate divertentissime.

 

La rivalutazione dalle lire del 1970 agli euro del 2020.

"Philips Electronic Engineer - all transistor 20 " (anni 60)

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Gli ultimi tre post sono un po' ad effetto domino.
Il gioco in scatola "Inchiesta Aperta" della Giochiclub pubblicato nel 1969 ha fatto cadere la tessera del catalogo di giocattoli de "la Rinascente" (1970/71?), che a sua volta ha innescato questo post.
Infatti l'immagine sopra è quella presente a pagina 93 del catalogo "la Rinascente" linkato sopra, nella fascia di età dai 9 ai 12 anni, dove venivano presentati alcuni articoli della Philips di carattere educativo: 
"Giochi ed esperimenti scientifici per scoprire i segreti dell'elettronica e imparare ad applicarne i principi. Scatole per 12 esperimenti 7500 lire, per 24 esperimenti 14000 lire
Con il Radio Esperto si può costruire un vero e proprio apparecchio radio ricevente a transistors, completo d mobile, uguale a quelli costruiti dai tecnici e si imparano i principi fondamentali della radiotecnica. Costa 10000 lire."

Non per essere classista, ma educare il proprio figlio giocando, aveva un costo:
7500 lire = 71 euro 
14000 lire = 133 euro
10000 lire = 95 euro

Chiaramente non tutte le famiglie italiane potevano permettersi questa spesa, mentre oggi a grandi linee sono presenti molti giochi educativi a prezzi abbastanza accessibili per tutti, poi, se si vuole regalare "la piccola centrale nucleare" al nipotino, si dovrà comunque avere una disponibilità economica sopra la media.
Tornando al collegamento fra il precedente post e questo, quando ho visto gli articoli della Philips mi è tornato in mente che anni fa avevo preso da uno stock una serie di giochi, tra cui c'era una confezione non completa di questa serie di articoli.

Lo scopo del post è solo di "smaltire" un acquisto non strategico, nobilitandolo con un post e dare una certa concretezza ad una singola immagine di un catalogo di 50 anni fa.
Per il resto non posso aggiungere altro, in quanto da bambino non sarei mai stato in grado di assemblare dei marchingegni del genere, già andavo in difficoltà con i Lego...

Manca chiaramente la basetta sperimentale su cui montare i pezzi, mancano un po' di componenti, ma, per esempio, le schede che esemplificavano graficamente il montaggio terminato, sono in parte intonse. Prova che il piccolo proprietario originario non si cimentò in tutte le varianti possibili.
Molto bello il manuale di spiegazione di 72 pagine (ogni pagina era ripartita in due settori), diviso in una parte teorica ed una pratica.
Ho trovato sul web un sito in inglese che presenta molte altre confezioni e questa in particolare:

"Onda TV" dal 20 al 26 gennaio 1980

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Trovo sempre interessanti i numeri di "Onda TV", benché gli articoli siano molto pochi e più brevi rispetto ai "TV Sorrisi e Canzoni", purtroppo reperire numeri di questa rivista delle annate a cavallo tra la fine del 1970 ed i primissimi anni 80 è arduo. 
In questo numero non è che ci siano articoli rivoluzionari per la storia della televisione (un paio li ho direttamente omessi), uno sull'emittente "Tele Radio Monza Brianza" (che non captavo), uno su un programma di "Antenna 3 Lombardia" ed un altro paio sui programmi Rai. Uno di questi due sulla Rai è la replica del marito di Rita Pavone (Teddy Reno) ad una critica di Alberto Bevilacqua ospitata sulla sua rubrica sul Corsera, si vede che lo scrittore non se la prendeva solo contro i cartoni animati giapponesi:


La veste grafica dei palinsesti tv, sempre pulita ed asciutta, rendeva la consultazione molto veloce, anche se il carattere di scrittura era un po' minuscolo, la pagina delle tv locali monori è quasi illeggibile tanto è ridotto... 
I film presentavano spesso una breve sinossi, e, soprattutto, nel gennaio 1980 i "cartoni animati giapponesi" erano presentati con il titolo della serie, magari non sempre, ma non sono più anonimi cartoni animati come nei numeri di qualche mese prima. Questo almeno per la seconda pagina giornaliera dei programmi, dove erano ospitate le tv locali più importanti. La terza pagina con le tv locali meno famose recava ancora solo il desolante "cartoni animati", pure film e telefilm quasi sempre mancavano di un titolo.
Ora fioccano Jeeg, il Grande Mazinga (con il titolo della penultima puntata!), Falco il superbolide, Gaiking, il telefilm jappo "Guerra fra galassie", Lupin III (con il titolo delle puntate!!!), Danguard, e c'è pure la prima puntata di Mazinga Z sulla Rete 1 con tanto di sinossi.
La fetta di pubblico rappresentata dai bambini iniziava ad avere un valore, basta vedere che Lupin III era trasmesso da "Antenna Nord" in prima serata alle 20,00 (direttamente in concorrenza con il TG1), sicché le tv locali private iniziarono a comunicare con più precisione quale serie giapponese veniva messa in onda.



Il numero prima di questo (il n° 3 dal 13 al 19 gennaio) conteneva un ampio articolo su "Antenna Nord"!
Che peccato sapere che non lo si potrà mai leggere...
Il direttore dei programmi Antonio Mariani affermava che "Tele Monza Brianza crede molto nei telefilm e nelle serie a cartoons per lo più giapponesi ed americani che oggi vanno per la maggiore", purtroppo TMB era relegata alla terza pagina dei programmi tv, ergo nessun titolo delle serie...
Poco sotto ho riunito i sei palinsesti settimanili di TMB, solo sei perché la domenica l'emittente brianzola riposava, strano per degli stakanovisti brianzoli...






Cartoni animati e telefilm sono senza titolo, ma dall'intervista sappiamo che il canale trasmetteva anime, peccato non conoscere quali.

In realtà questo servizio era in terza pagina, ma per scala di importanza, l'articolo su TMB andava messo prima  ^_^

L'attore lo rammento, però facendo operetta, non è che lo seguissi molto.


Dato che non ero a conoscenza della polemica Bevilacqua vs Pavone, ho recuperato anche l'articolo originale (qua sotto).

"Antenna Nord" presentava i titoli delle puntate di Lupin III, cosa abbastanza rara.
Mentre "Tele Milano" inserisce solo il titolo della penultima puntata del Grande Mazinga, "Tetsuya e Koji all'attacco", infatti da martedì inizia il Danguard e scompare il guretto.

Remì in vetta alla classifica dei 45 giri, basterebbe passare in rassegna le canzoni che superò, per dare una misura dell'impatto dei cartoni animati giapponesi:
"Le canzoncine per bambini sono, in verità, la carta vincente delle classifiche nostrane. Ce ne sono di belle e brutte. Questa appartiene alle belle soprattutto per il binomio che le firma: L. Albertelli V. Tempera, i quali sono diventati quasi infallibili nella stesura di musica per l'infanzia"


Chi avrebbe mai detto che questo album di Zagor raggiungesse il valore di 999,99 euro?

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