I servizi segreti giapponesi (tra il 1930 e il 1946)
"Duello Spaziale" - Clementoni (1977)
Completamento dell'album Panini di Big Jim del 1977 con la figu n° 214!
"La scuola della personalità: il gioco", di Giorgio Bini - "Calendario del Popolo" n° 416 novembre 1979
Con le emeroteche chiuse mi devo ingegnare oltremodo, ma non sempre i miei tentativi alla cieca vanno a buon fine...
Ho provato ad accaparrarmi due annate complete della rivista comunista "Calendario del popolo" (fondata del 1945), pensavo che gli anni 1979 e 1980 mi avrebbero permesso di recuperare qualche articolo sui cartoni animati giapponesi, purtroppo ho fatto un buco nell'acqua... nonostante in queste due annate la pubblicazione si sia occupata anche di media popolari, non vi sono scritti sull'animazione giapponese. C'è un solo articolo in cui si accenna en passant agli anime, ovviamente con accezione negativa, ma il soggetto sono i giocattoli. La cosa bella è in quella frase si afferma che nei decenni alcune modalità di gioco non sono cambiate (cioè il gioco alla guerra), ma se veniva fatto nella modalità nipponica televisiva, non andava più bene ^_^
L'autore dell'articolo è Giorgio Bini, che non apprezzava per nulla i cartoni animati giapponesi, e quindi non perse l'occasione per buttare lì un altro giudizio negativo su quei giocattoli "orribili di origine giapponese e televisiva". Dei cinque articoli a firma Giorgio Bini ne ho postati quattro, metto i link per rendere l'idea della sua posizione anti-anime:
"Programmi per bambini e industrie da grandi" (alla fine del post) "L'anno del bambino o di Ufo Robot?" "Candy Candy ha molto cuore" (alla fine del post) "Apocalittici e Integrati: è opportuno censurare Goldrake?", di Giorgio Bini - "LG Argomenti" gennaio/giugno 1981 E Mazinga consultò Ulisse", di Giorgio Bini - l'Unità 10 febbraio 1983
Se la legittima opinione di Giorgio Bini sui cartoni animati giapponesi era tanto negativa, e questi erano in quel periodo un aspetto importante del tempo libero dei bambini, come vedeva il giornalista il tema dei giocattoli in generale? Stante che i giocattoli ispirati agli anime erano tanto "orribili", cosa era educativo e cosa diseducativo nell'attività ludica dei più giovani?
In quasi tutti gli articoli sui giocattoli arriva sempre il punto in cui si discetta se il gioco alla guerra sarebbe stato da bandire. Noi giocavamo alla guerra in una quantità inusitata di modi, dalla guerra simulata con armi giocattolo (annesse strategie di battaglia che avrebbero fatto impallidire il generale Patton), passando per i soldatini Atlantic e gran parte dei giochi in scatola, per terminare coi videogiochi e i giochi ispirati ai cartoni animati giapponesi. Se fossero stati banditi i "giochi di guerra", saremmo rimasti gran parte del tempo a guardare il soffitto... pare che gli adulti non se ne rendessero neppure conto... e comunque nessuno di noi ha intrapreso la carriera del killer di professione, il soldato di ventura o il politico che aizza odio a piene mani...
C'è un aspetto che divide la quasi totalità della generazione di Giorgio Bini, quella che ci rompeva l'anima se guardavamo Goldrake o giocavamo ai videogiochi, e la nostra generazione, quella che ha giocato sia con i soldatini e con Big Jim, ma anche con i videogiochi e i giochi in scatola: la differenza fondamentale è che NOI giochiamo ancora oggi, loro, tranne qualche eccezione, da adulti non giocavano più.
Nell'articolo questo aspetto si nota, Giorgio Bini parla del gioco dei bambini come un aspetto asettico, non lo coinvolge, non che scriva cose sbagliate, ma sono teoria, non pratica.

All'inizio di questa pagina c'è l'accenno negativo ai giocattoli di matrice giapponese e televisiva.
Inserisco la copertina della rivista in cui è presente l'articolo per rendere quali altri argomenti erano trattati.
"Sono ancora giocattoli?", di Bernhard Kroner - "Psicologia Contemporanea" maggio/giugno 1979
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Nel post precedente abbiamo visto quale era il punto di vista di un giornalista generalista (Giorgio Bini) sui giocattoli alla fine del 1979 su di una rivista politica, questa volta si potrà leggere la posizione di uno psicologo su una rivista di psicologia sul tema dei soldatini alla metà del 1979. I soldatini Atlantic erano ancora grandemente venduti in Italia, benché iniziassero a subire la concorrenza dei videogiochi e dei nuovi giocattoli veicolati dai cartoni animati giapponesi.
I quattro soldatini nazi-fascisti in plastica non sono quelli della Atlantic, ma comunque sono la scelta giusta se si vuole terrorizzare i genitori, ma solo quelli anti nazi-fascisti, i genitori filo nazi-fascisti ne saranno solo contenti...
Anch'io feci comprare il set di Mussolini ed Hitler, ma solo per farli sconfiggere dai buoni!
Nei miei scontri bellici in cameretta, io non mi limitavo a vincere una battaglia, ma ponevo fine alla guerra! ^_^
Io posso capire che i genitori di allora potessero avere remore verso i soldatini, perché loro stessi avevano subito un indottrinamento da piccoli tramite il gioco, l'attività fisica, le parate etc etc... solo che i tempi erano cambiati, giocare alla guerra non era un obbligo piovuto dall'alto, ma una delle varie opzioni ludiche disponibili. Vedevamo un sacco di film dove i nazi-fascisti venivano sconfitti dagli alleati e dai partigiani, e volevamo riproporre quegli scenari. Fine.
Più equivoca era la situazione dei soldatini western, dove gli indiani, sempre grazie a film statunitensi, erano visti come i cattivi, quando in realtà erano le vittime dell'aggressione.
Io propendo per la terza tesi, si sopravvalutavano gli effetti dei giocattoli bellici, specialmente quando hai tante altre opzioni ludiche tra le mani e che nessuno ci obbligava a giocare alla guerra per prepararci alla guerra, era un nostro modo per divertirci, ma si vede che l'esperto autore dell'articolo non la pensava come me.
Per il resto lascio la lettura dell'articolo senza ulteriori commenti.
P.S.
Blogspot ha introdotto una nuova versione del blog. I primi post ero sorpreso che non ci fossero problemi, ora sono più tranquillo... bastava vedere come vengono allineate le righe,,, e non c'è solo questa magagna...
Problemi con il nuovo aggiornamento di Blogspot da agosto
Mondomiyazaki, una vita nell'arte
Ogni tanto, nell'ormai martoriato e quasi desertico mondo della saggistica sull'animazione giapponese (in lingua italiana), compare una piccola oasi di ristoro e vera analisi. Per questo non miraggio dobbiamo ringraziare l'autrice, Susan Napier, la casa editrice, la Dynit, e la traduttrice, Giovanna Falletti.
L'autrice si è interessata agli anime in tarda età, rispetto a noi che vi siamo cresciuti, questo aspetto comporta che talvolta si notino delle "lacune" date proprio dalla mancanza di imprinting con i cartoni animati giapponesi, ma per il resto è una studiosa titolata che ha al suo attivo altri numerosi scritti sugli anime.
Leggere il logo della Dynit sulla copertina del saggio è stato fonte di tranquillità e speranza. Tranquillità perché conoscono l'argomento del saggio. Speranza perché, finalmente, una casa editrice che si occupa stabilmente di pubblicare manga ed anime si è presa la briga di tradurre un recente saggio straniero. Altrimenti questo libro non sarebbe stato tradotto, e che quindi mi fa illudere che questo libro possa essere il primo di una lunga serie di pubblicazioni in italiano. La Dynit ha le competenze (e dovrebbe avere l'interesse) per veicolare una divulgazione delle analisi su anime a manga, e tramite librerie e fumetterie (e magari le edicole!) potrebbe raggiungere sia un pubblico di appassionati che di semplici curiosi.
Infine una menzione la merita la traduttrice del testo inglese, che risulta più chiaro e leggibile di molti scritti sugli anime in italiano... Probabilmente il testo originario era già abbastanza leggibile, ma comunque il risultato è una lettura chiara e scorrevole.
L'autrice illustra perché Miyazaki può essere considerato un autore, pur essendo "solo" un regista di film d'animazione. Quello che viene analizzato è, appunto, il "mondomiyazaki", un qualcosa di unico che si è sviluppato in decenni di lavoro. E' stato interessante leggere i punti di vista di una studiosa non italiana, con valutazioni anche differenti dai nostri saggisti. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi libri sul "mondo Miyazaki" da parte della collana "Ultra Shibuya", che non si possono neppure avvicinare al livello di analisi di questo della Napier. Lo scritto, in quanto non italiano, ha dei contenuti che si discostano dalla media dei saggisti (seri) nostrani, non che sia in assoluto migliore, ma vi si può leggere un approccio diverso dal solito. Il saggio fu pubblicato in lingua inglese nel 2018, quindi questa traduzione ha anche il merito di essere recente. Recente per le abitudini delle case editrici italiane, che di norma, nelle poche occasioni che li hanno visti tradurre un'opera saggistica straniera, impiegano molti più anni, rendendo la lettura di un nuovo saggio, già vecchia.
Dato che il saggio l'ho apprezzato moltissimo, inizialmente mi permetterò di fare qualche appunto. Per esempio l'autrice non tratta per nulla il contributo di Miyazaki (e Takahata) alla prima serie animata di Lupin III (quella in cui il ladro indossa la giacca verde), nonostante sia dedicato un capitolo al film di "Lupin III - il castello di Cagliostro". E' in quella serie che il regista modifica i personaggi del manga, nella versione che poi vedremo nel film. Questa assenza di trattazione mi ha lasciato perplesso. In generale l'autrice tratto poco o nulla le serie animate televisive di Miyazaki, nessuna citazione anche per "Il fiuto di Sherlock Holmes". Un po' più analizzato "Conan il ragazzo del futuro", ma a mio avviso meno di quanto avrebbe meritato. Vengono trattate occasionalmente Heidi ed "Anna dai capelli rossi".
Sono poi presenti un paio di errori, oppure io ho compreso male lo scritto :]
A pagina 108 si accosta Sheeta di Laputa al genere majokko, citando Lamù come un personaggio simile. Il mondo dello shojo è assai variegato ed opinabile, ma Lamù era l'ultimo esempio che mi sarebbe venuto in mente di citare, non il primo. Inoltre, se si parla della serie animate, questa è del 1981, non del 1978, anno di pubblicazione del manga.
A pagina 210 si afferma che è San a ferire gravemente Ashitaka, quando, in realtà, la ragazza gli fa solo sgorgare del "fluido ematico" dalla gota sinistra tramite uno stiletto di masso (sono entrato in modalità Cannarsi!), ed è, invece, una villica a sparargli con l'archibugio. Questi sono errori che mi lasciano perplesso, perché io il film di Mononoke l'avrò visto una decina di volte, eppure non sono un saggista.
Nel primo capitolo viene rievocata l'infanzia bellica e post bellica di Miyazaki, con annesso stra citato ricordo del regista del bombardamento della sua cittadina e della fuga di notte, con annesso non salvataggio di madre e figlioletto estranei alla famiglia Miyazaki. Segue la questione del senso di colpa per lo sfruttamento della guerra da parte dell'azienda di famiglia, etc etc.
Nel secondo capitolo si tratta della sua giovinezza fino all'università, e del suo rapporto con il fratello maggiore, il padre e la madre.
Il terzo capitolo si occupa dell'inizio della sua carriera di disegnatore nel 1963 alla Toei e negli studi successivi anni 70. Probabilmente il fatto che Heidi e "Conan il ragazzo del futuro" siano anime inediti negli Usa, non ha permesso all'autrice di dedicare loro lo spazio che avrebbero meritato. Di certo lei non è cresciuta con queste due serie animate.
Nel quarto capitolo si tratta il film di Lupin III e il castello di Cagliostro, e come accennavo all'inizio del post non è citata la serie con la giacca verde, forse negli usa non arrivò neppure questa...
Nel quinto capitolo si analizza Nausicaa. L'autrice confida che questo fu il secondo anime che vide (il primo fu Akira), in pratica una neofita di anime in età adulta, con tanta cultura alle spalle, ma sempre una neofita rispetto a chi con gli anime è cresciuto/a ^_^
Nel sesto capitolo tocca a Laputa (vedi appunto di cui sopra), il fatto che Conan negli Stati Uniti sia inedito, forse non ha consentito all'autrice di cogliere tutte le similitudini tra le due opere.
Nel nono capitolo inerente "Porco Rosso" si può leggere che la scena in cui Marco narra della morte del suo amico Berlini (neo sposo di Gina) è tratta dal romanzo di Roal Dahl dal titolo "They shall not grow old", ma questo è solo un esempio delle tante informazioni interessanti presenti nello scritto.
Nel decimo capitolo si tratta esaurientemente il manga di Nausicaa, compresa una dettagliata sinossi dello stesso.
Nell'undicesimo capitolo su Mononoke (vedi errore di cui sopra) si accenna alla distribuzione che la Disney fece dei film dello Studio Ghibli tramite la "Buona Vista", che in Italia fu una distribuzione poco distributiva (sia al cinema che in VHS/DVD), senza contare gli adattamenti in modalità Disney. Ma ovviamente l'autrice non può conoscere le questioni italiche.
Di alcuni capitoli non ho scritto nulla, ma non perché non siano interessanti, ma solo perché non c'era un particolare da segnalare. Tutte le analisi dell'autrice sono da leggere. Poi, talvolta, ad una scena o ad un film vengono affibbiati più significati, quindi potrebbe voler dire una cosa oppure un'altra cosa, in pratica "fai tu lettore", ma questo vale per tutti i saggi ^_^
Nel quindicesimo ed ultimo capitolo viene dato ampio spazio alle polemiche che suscitò l'assenza di una esplicita condanna di Miyazaki verso il mezzo da guerra "caccia Zero", con tutte le vittime che questo aereo causò in Asia. Quasi a voler sollevare il Giappone dalla responsabilità della guerra. E' questo lo stesso dubbio che io ebbi quando vidi il film, ma poi pensai che un autore che in tutte le altre sue opere aveva condannato la guerra, i regimi dittatoriali e il fascismo in particolare, non poteva aver cambiato idea. Aveva solo provato a farla cambiare ai suoi connazionali con una storia diversa dai suoi canoni, che io non ho ben compreso.
L'indice del saggio.
Megaloman (1979) - puntata 19
Altro malfunzionamento di Blogspot il 21 agosto
Quando ho pubblicato il post della 19esima puntata di Megaloman mi sono ritrovato con le immagini che strasbordano dal limite normale del blog...
Nel post stesso avevo fatto notare che non avrei riportato le immagini da "molto grandi" a "medie", in quanto l'operazione va effettuata su ogni singola immagine e questo comporta il disallineamento dello scritto.
Pubblico il post e... sorpresa...
Ma non solo!!!
Nel post sul libro di Miyazaki avevo notato che le immagini non venivano più caricate in ordine cronologico inverso (l'ultima prima e via dicendo: link relativo), ed anche nel post di Megaloman di oggi ore 18 e 56 minuti era tutto ok, ma ora che sto scrivendo questo post sul nuovo malfunzionamento le immagini me le ha caricate di nuovo al contrario!
E le prime due hanno spazio zero tra di loro, quindi è impossibile inserire un commento... il tutto è successo nell'arco di neppure 10 minuti...
No, tranquilli programmatori di Blogsot, fate con calma ^_^
Per la cronaca, da quando è entrato in funzione il nuovo interfaccia di Blogspot, sto usando Chrome e non più Firefox, perché andava fin peggio...
"La prima spedizione italiana nell'interno del Giappone e nei centri sericoli" - Pietro Savio (1869) - parte 4
A metà del 1800 l'Italia ed il Giappone avevano un interesse commerciale in comune, la sericoltura.
Pietro Savio fece parte di una spedizione commerciale per studiare l'allevamento del baco da seta in Giappone e per stipulare accordi commerciali. Durante questo viaggio di lavoro prese nota di tutto ciò riguardava l'industria del baco da seta giapponese e lo pubblicò in questo libro. A dire il vero, come mi capitò per "Il Giappone Moderno" di Giovanni De Riseis, io non ho ancora letto nulla di questo libro, quindi non sono certo che vi siano riportati anche aneddoti di vita sociale del periodo.
Il lunghissimo libro di De Riesis venne pubblicato nel 1900, ma raccontava di un viaggio del 1895, lo scritto di Pietro Savio venne pubblicato nel 1873, però il viaggio è datato giugno 1869!
Ben 26 anni prima, quindi l'autore si recò in un Giappone ancora poco occidentalizzato, mi auguro che l'autore non vi abbia riportato solo le tecniche di sericoltura.
L'epoca Meiji iniziò nel 1868, cioè pochi mesi prima di questo viaggio
Confido nel titolo, in cui si parla di "prima spedizione italiana nell'interno del Giappone", e solo in carattere più piccolo si accenna a i centri sericoli.
Come per il libro di De Riesis, sono molto belle le incisioni, più piccole in quanto il formato del libro è quello di un quaderno.
Tra gli spunti interessanti si fa cenno al villaggio di "Hanno" appena ricostruito dopo l'incendio causato dallo scontro tra le truppe imperiali e i "kerai di Tokungaua" nel settembre precedente. Considerando che il libro termina nel giugno 1869, ci si dovrebbe riferire al settembre 1969, quindi alla "guerra Boshin", e la cronologia mi pare che torni.
Ho cercato su Google Maps la città di "Hanno", e mi viene riportata la seguente ubicazione, chissà se è la stessa.
Bello il racconto di quando gli abitanti di Hanno pare non collaborassero con gli illustri ospiti, quindi l'ufficiale nipponico di scorta alla missione italiana ne fece arrestare alcuni per renderli più cooperativi... bel modo di fare apprezzare l'Italia all'estero... Alla fine li misero a pernottare in un tempio, e loro lamentano il rumore delle preghiere, immagino cosa sarebbe successo se dei giapponesi si fossero lamentati del rumore delle preghiere di frati italiani in un monastero italiano ^_^
Buona lettura.
"Giappone" (1942?)
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Premessa sulla nuova versione di Blogspot: Dopo qualche giorno riprovo ad inserire un post, e la novità di questa volta è che, pur essendoci un spazio tra le immagini (non sono più incollate una all'altra), non si può inserire un commento scritto... non è possibile far comparire il cursore... l'unica eccezione è usare l'opzione didascalia... boh... mi sono un po' stufato... E devo ringraziare Ideeis, che mi ha suggerito come far apparire tutte le immagini nel formato medio e centrate (leggere i commenti), solo che quando avevo fatto l'esperimento il 31 agosto c'era lo spazio per inserire un commento, dopo 8 giorni lo spazio è scomparso... ovviamente non riesco neppure ad inserire "INSERISCI INTERVALLO", quindi in home si vedono tutte le immagini, non solo le prime due o tre... quanta perdita di tempo per nulla... Senza contare che ora le etichette da inserire non sono più presenti, devi digitare il nome dell'etichetta per farla comparire. Volevo mostrare questo interessante opuscolo propagandistico sul nostro neo alleato nipponico, ma un po' mi è passato l'entusiasmo... La datazione non è certa perché non presente in alcun punto, ma considerando che nella cartina con i territori dell'Impero Giapponese è riportata la data del 10 dicembre 1941, presumo sia stato pubblicato nei primi mesi del 1942. Fondamentalmente la propaganda fascista aveva un problema, far passare un'alleato ubicato letteralmente dall'altra parte del mondo, utile alla contrapposizione contro Usa ed Inghilterra. Una bella sfida alla logica umana... ma questa gente non si faceva problemi, osanniamo l'alleato nipponico! ^_^ |
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Chissà quale effetto fece ad un italiano che aveva il Papa entro i propri confini nazionali, leggere che il nuovo alleato avesse una discendenza diretta divina.. un pelino pagano e blasfemo... |
Prosegue l'impossibilità di inserire lo scritto tra le immagini
A distanza di 20 giorni prosegue l'impossibilità di inserire il testo tra le immagini, l'unica opzione è inserire una "didascalia", il cui testo risulta con un carattere più piccolo ed uno sfondo.
Il cursore appare solo alla fine delle immagini, il che vorrebbe dire che dovrei inserire una immagine alla volta, scrivere il testo all'immagine, e proseguire di seguito con questa modalità per ogni immagine. Uno spreco di tempo assurdo, oltre al fatto che prima dell'aggiornamento questo problema non esisteva.
"Future, the magazine of science adventure" (rivista di fantascienza statunitense) - numeri aprile (1); maggio (2); luglio (3) 1978
"Per favore mandateli via", di Oretta Borganzoni - "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" febbraio 1980
Mi sono reso conto che a luglio, agosto e settembre (con annessi casini per la nuova stupenda interfaccia di Blogspot) non ho inserito neppure un post dell'Emeroteca Anime. Rimedio con questo articolo del febbraio 1980, che ha un paio di caratteristiche interessanti.
In primis fu ospitato su una rivista di fumetti, "L'Urlo, critica e lavoro sul fumetto: bollettino interno dell'Istituto per lo studio e l'informazione sulla grafica e l'immagine" (pubblicata a Roma), da cui, a posteriori, mi sarei aspettato una contro analisi un po' più approfondita del tema trattato. Infatti la rivista si limitò a ripubblicare un articolo di "Paese Sera" senza alcuna chiosa propria, quindi immagino che la redazione concordasse in toto con il contenuto, cioè "per favore mandateli via". Leggendo i nomi degli articolisti di questo numero della rivista si rimane sorpresi dal fatto che nessuna voce si mosse in favore dell'animazione giapponese, ma se degli specialisti in materia non trovavano almeno un argomento per considerare positivi i cartoni animati del Sol Levante, come avrebbero potuto farlo i giornalisti della carta stampata senza alcuna conoscenza della materia?
Questi articoli potrebbero essere un monito verso chi demonizza i passatempi dei bambini e dei ragazzi di oggi, che di norma sono i videogiochi (brutti e violenti, guarda caso...). C'è da dire che sia sul versante dei videogiochi che dei fumetti ed animazione, oggi esiste una stampa specializzata che ai tempi o non esisteva (per i videogiochi) oppure, sul versante di fumetti ed animazione, capì poco o nulla.
L'articolo in origine venne pubblicato su "Paese Sera" mercoledì 12 dicembre 1979, quindi anticipa di qualche mese lo tsunami mediatico contro i cartoni animati giapponese della primavera 1980, fu una delle prime tracce dell'insofferenza di una parte degli adulti di allora verso il nuovo modo con cui venivano intrattenuti i figli.
"I Quindici: i libri del come e del perché" - Volumi 3, 4 e 5 (1968)
Non che ci faccia una bella figura ad ammetterlo, ma i volumi 3, 4 e 5 li sfoglia così poco che alcune pagine erano ancora incollate, sapevano di nuovo, che bambino poco interessato alla lettura ero. I tre volumi si concentrano sui personaggi famosi, italiani e stranieri (due tomi per questi ultimi), e a me non garbavano per nulla...
Pur sapendo che la pubblicazione era di matrice statunitense (o comunque anglosassone), mi ha colpito sincerarmi quanto fosse americano-centrica. Ovviamente il terzo volume sui personaggi italiani contiene solo personaggi famosi italici, ma il quarto e il quinto tenderebbero a dare l'impressione, specialmente ad un bambino non made in Usa, che nel mondo esistessero solo personaggi famosi a stelle e strisce!
Dei 43 racconti del terzo volume ben 15 sono di personaggi statunitensi, ecco alcuni nomi: Beniamino Franklin, Giorgio Washington, Thomas Jefferson, Gilberto Lafayette, Jean Lafitte, John James Audubon, David Crockett, Abramo Lincoln, Clara Barton, varie sui nativi americani.
Dei 46 racconti del quarto volume addirittura 24 sono made in Usa, qualche nome: Mark Twain, George Westinghouse, Buffalo Bill, Edison, Robert Peary, George Washington Carver, William hristopher Handy, Lee De Forrest, Harry Houdini, Annie Oakley, Charles Kettering, Robert Hutchings Goddard, Roy Chapman Andrews, Giorgio Gershwin, Luis Armstrong, Lindberg, Malcom Scott Carpenter, Thomas Dooley III.
Quello che colpisce è che, oltre a personaggi storici statunitensi di un certo rilievo, ne siano stati inseriti altri totalmente sconosciuti a noi europei. Ci sono inventori ed industriali (che comunque erano inventori essi stessi), ma anche due jazzisti(!) e fin una circense(!!), confezionando un panorama in cui gli Usa erano il centro del mondo... non che dal 1800 non abbiano avuto un ruolo importante, ma non esistevano solo loro, se a quelli americani, si aggiungono quelli anglosassoni, diventa un mondo in lingua inglese. Su queste pagine riporto spesso articoli della carta stampata di fine anni 70 e primi anni 80 che denunciavano quanto fossero diseducativi i cartoni animati giapponesi, non mi pare che Buffalo Bill potesse essere considerato un esempio educativo...
Ho inserito un solo racconto dei tre volumi presentati, quello del quarto su Hokusai dal titolo "Il vecchio pittore pazzo", visto che il blog è un po' a tema nipponico.
P.S.
Eventuali immagini disallineate o problemi grafici, sono sempre dovuti allo stupendo aggiornamento di Blogspot/Blogger...
"Noi non siamo soli: Incontri ravvicinati del terzo tipo" - Brochure informativa del distributore CEIAD (1978?)
"Inchiesta Aperta" - Giochiclub (1969)
Giocattoli "la Rinascente" (1970/71?)
La rivalutazione dalle lire del 1970 agli euro del 2020.
